"«... Rin?», «Ho una domanda da farti, Haru». Era come se le parole diventassero più piccole man mano che loro diventavano più grandi. Non significavano più niente, e finivano in così poco tempo."

Applausi, urla, delirio. Luci spente. «È l'Iwatobi strip club, gente. Tutti quo, tutto per voi!»

SPOILER se non avete visto la puntata #12
“Makoto sospirò, lasciando ciondolare la testa tra le spalle, e fece il giro della casa per entrare dal retro. Forzò l'apertura giusto un po' – quella porta era stata inutilizzata per anni prima che Haru iniziasse a vivere da solo, ma ogni volta che Makoto la usava questa sembrava ammorbidirsi per farlo entrare più facilmente. Haru lasciava quella porta aperta apposta per lui, e tutti lo sapevano – forse tutti tranne Haru, che lo faceva senza neanche esserne consapevole.”

“Questa è la storia del re e del Lionheart, quando tutto sembrava perduto, e la speranza aveva versato le sue ultime lacrime per un regno che non ne aveva più.”
[Kingdom!AU]

"A quel punto la telecamera girava e John si inquadrava da solo, e rideva anche lui, e diceva: “ok, Sherlock, ti stiamo dando un buon motivo per odiarci sul serio, eh, stai a vedere!”"
CONTENTE?

"Si trattava di un unico gesto, e nulla di più – un'ovvia continuazione della propria vita: appoggiare il piede per terra, rialzarlo. Abbassarsi la cerniera, pisciare. Sparare, ricaricare il fucile. Essere presi, togliersi la vita. Ovvio. E continuo. Un unico gesto. Tac."

“«Mi sposo. Di nuovo».
I coniugi Lestrade si guardarono, in silenzio, per qualche secondo, ma in quel momento la telepatia non funzionò e ognuno dei due capì quello che voleva capire, così quando Jeremy sorrise al figlio, congratulandosi e chiedendo “chi è la fortunata?”, Helen non rimase sorpresa quando Greg, dopo averci pensato su qualche secondo, rispose:
«... Io».”
Sequel di "Greg, we're going to Amsterdam".

"Si appoggia al muro alle sue spalle come se quel muro tenesse in piedi il mondo, come se tenesse in piedi lui: ci si abbandona contro, lascia che l'acqua gli scorra sullo stomaco e sulle gambe, e chiude gli occhi.
Ricorda John."

"James aveva qualcosa da dire.
«Seb, tu credi, vero? In un dio, dico, o in qualcosa del genere», ed infatti.
«Una specie, sì. Non è proprio quello in cui credono tutti, quindi il mio mi sente, avendo meno gente da stare ad ascoltare».
«La faresti una preghiera per me, allora, che io non ci credo?»
Ancora, Sebastian non si stupì.
«Certo, capo. Consideralo fatto».
«Perfetto»."

"Gira nel corridoio a destra e poi si sforza di alzare un braccio per aprirsi la porta dell'obitorio.
L'aria non è mai stata così
«Sherlock! Sherlock, ti prego!» (perché continuano a farlo soffrire, non dovrebbe già averne abbastanza?)
così pesante."

"«D'accordo, Ispettore, qui abbiamo finito, se ci vuole scusare, noi andremmo. Forza, Sherlock».
«Arrivo!», rispose il ragazzo, uscendo dalla porta con pollice ed indice a mimare un telefono. Sulle labbra un sorriso e due parole: mi chiami.
E Greg lo fece."

"Una morsa allo stomaco, una fitta al cuore. Gli occhi stretti, a non lasciar passare l'anima che tentava di buttarsi giù. La tentazione di saltare c'era – oh, eccome se c'era – ma aveva una persona da aspettare, avesse dovuto farlo per tutta la vita, non sarebbe morto prima di esserselo trovato davanti almeno una volta.
Scese dal cornicione, dal tetto, dai ricordi e dalle tentazioni. Provò a scendere da sé stesso, ma non ci riuscì.
Allora salì su un taxi.
«221b Baker Street»."

"La sesta cosa era sentire le sirene della polizia ed ancora non mollare la presa. Era un dolore lancinante di quelli che senti quando il cuore è a metà e la schiena è in due, insieme. Era svenire sentendo la voce di Lestrade, ma farlo stringendo Sherlock. La sesta cosa
era solo Sherlock."