Jacob che dedica attenzioni alla sua fidanzata, Jacob che le sussurra parole dolci pur sapendo che non l'ascolterà, Jacob che avvicina l'orecchio al pancione per sentire meglio la presenza del piccolo, Jacob che sorride e ama e vive e cresce.
Jacob che non mi ama più, Jacob che non è più mio.

Eppure... eppure c'è qualcosa in lui, qualcosa di veramente inspiegabile, che lo rende affascinante agli occhi di tutte, che lo rende tremendamente "in". Forse la sua arroganza, la sua presunzione, la sua intelligenza superiore alla media, il fatto che sappia disegnare bene e che quindi appaia alle ragazze come un artista pazzo e incompreso, o forse il suo modo di camminare, di parlare, di sorridere, di essere.
Diciamo che io, Summer Roberts, sono cotta di lui da una vita.

Non so quand'è cominciata.
Questa cosa, intendo. Questa cosa degli sguardi, degli occhi lucidi, delle conversazioni silenziose, dei sorrisi, dei segreti. Questa cosa fra noi, insomma.

Sai, forse da te ho preteso sempre troppo.
Ti ho chiesto di amarmi nonostante tutto; di amare i miei silenzi, i miei momenti di rabbia, le mie imperfezioni. Ti ho chiesto di evitarmi questa sofferenza, di non farmi a pezzetti il cuore.
Evidentemente era chiedere troppo.

Esco da quella stanza, cerco l'uscita dell'orfanotrofio che mi porterà finalmente alla luce, alla vita vera, al mondo là fuori che mi è sempre piaciuto moltissimo.
E l'ultima voce che sento provenire da quel mondo finto è quella di Adele, che mi sussurra "anche io".

Senza far caso nemmeno per un attimo al suo stato d'animo,
ai suoi occhi lucidi,
alla sua mente stracolma di pensieri,
alla sua voglia di urlare, di prendere un estraneo qualunque
e sfogarsi
e farsi consolare.

Ti ho visto ridere con un'amica che non ero io.
Ti ho visto vivere – spero meglio – senza di me.
Ti ho visto anche soffrire, ma non ho potuto consolarti, né abbracciarti, né dirti che c'ero.
Perché io c'ero comunque.

Vorrà dire che continuerò così; continueremo a incontrarci – incontrarti – per caso, a riaffondare ancora, ancora. Continuerò a girarmi svelta dall'altra parte, continuerò a fingere di non vederti, imbarazzata per ciò che non c'è stato tra di noi, per quel nostro passato immaginario.

Amore & Altri Rimedi
Vedi, Maggie, in cinque anni non è cambiato niente: io ho ancora bisogno di te e tu hai ancora bisogno di me. E tu sei ancora l'unica donna in grado di farmi sentire importante con una semplice parola, uno sguardo, un sorriso. Forse non te ne rendi conto, ma non sono io che aiuto te: sei tu che, inconsapevolmente, ti prendi cura di me.

Lei non è la mia migliore amica, e nemmeno un'amica. Secondo me, un'amica è quella che parla con te perché vuole che tu faccia parte della sua vita, che vuole un consiglio da te, che cerca un confronto. Un'amica è quella che a volte mette da parte i suoi stupidi problemi per parlare con te, per chiedere a te come stai. Lei non lo fa e non l'ha mai fatto nessuno.

«Dimmi qualcosa di lei»
«Scusa?», risposi, incredulo.
«Quello che vuoi...», esclamò tra le lacrime, guardandomi supplichevole. «Parlami di lei.»
Provai una fitta allo stomaco, provai pena, tenerezza e dispiacere per la donna che avevo di fronte a me, che in quel momento mi stava chiedendo di parlarle di sua figlia, quella figlia che non aveva mai conosciuto veramente.

Ma dopotutto Taylor era famosa per questo: si affezionava facilmente alle persone, a chiunque le dimostrasse un briciolo d'affetto, a chiunque le facesse capire che era importante. Ma stavolta, si sentiva legata a Ryan in maniera diversa. Non cercava solo protezione e affetto in lui, no.
Stavolta se n'era innamorata.

La sua battuta preferita era “Noi Cooper abbiamo nove vite. Riusciamo facilmente a crearcene una nuova, a ricominciare”. Solitamente lo diceva con convinzione e con un sorrisetto. Adesso, però, Julie sapeva di essere morta anche lei insieme alla figlia. Sapeva che non aveva il diritto di ricominciare una nuova vita e che la sua nona vita era appena finita. Le aveva esaurite tutte.