“La prima volta che ti ho visto è stato il tre febbraio due anni fa ed eravamo alla festa di compleanno di Bokuto, indossavi una camicia bianca e stavi attaccato alla parete vicino l’uscita a fissare l’orologio che avevi al polso. Quando hai alzato lo sguardo ed ho notato i tuoi occhi ho pensato che fossero i più belli che avessi mai visto. Il giorno dopo ti ho incontrato in biblioteca, leggevi un libro in inglese, poesie di Pablo Neruda, l’ho comprato quella sera stessa ed ho imparato tutte le poesie. Ti ho cercato ogni qual volta incontrassi Kuroo, ti ho aspettato davanti la tua scuola tutti i giorni per troppo tempo e ti ho lasciato con quella Sawako perché sapevo di non poter competere, che non sarò mai abbastanza per te e che non ti merito per nulla al mondo. […] Hajime, voglio fare con te ciò che la primavera fa con i ciliegi.”
Iwaizumi rimane in silenzio con le lacrime che gli solcano le guance. Non ha mai aperto la porta.

Non ho mai scritto una lettera d'amore, o meglio, ci avevo provato ma poi avevo realizzato che stavo perdendo tempo, perché do tante (troppe) attenzioni a chi non le merita ed io ne soffro perché non ne ricevo mai abbastanza. Magari anche tu non ti meriti le mie parole. Anzi, facciamo che non te le meriti e basta, ma perché no? Perché no? Perché reprimermi quando anche un rifiuto, un tuo rifiuto, mi fa così tanto. Mi sento impotente ma allo stesso tempo anche in grado di governare il mondo.

Ed anche solo che mi sorridi, che mi apri la porta e mi accompagni verso la macchina non va bene, mi riempio di rabbia ed ho solo voglia di urlare.