Un lungo ronzio lo risvegliò da un sogno di cui riusciva a ricordare solo colori confusi.
Yuusuke allungò il braccio verso il comodino, afferrando il cellulare e avvicinandoselo al viso notò prima l'orario, poi la chiamata entrante.
"Salvatemi..." mormorò con la voce impastata dal sonno e, nonostante la voglia di attaccare la chiamata e tornare a dormire, rispose.

Sentire che gli piace così tanto quello che stiamo facendo mi scalda il petto e mi rende appagato e felice.
"T-tadokorocchi..." ansima stringendo convulsamente le lunghe dita sopra il suo guanciale, cercando di venire incontro alle mie spinte "... Più forte."

"Kinjou..." un lieve e roco gemito, soffiato proprio nell'orecchio del capitano del Sohoku.
Shingo si alza appena dal petto dell'altro e non arresta il lento strusciare del suo corpo contro quello dell'asso dell'Hakogaku; tiene la sua gola in una morsa serrata, con la mano rigida che sembra non avere pietà.

[KiyoHyuu] Teppei, Junpei e Riko si trovavano negli spogliatoi per osservare alcuni schemi che la coach aveva disegnato su dei fogli, da attuare durante i prossimi allenamenti. Mentre tutti e tre erano intenti a studiare e commentare le decisioni di Riko, la ragazza, sfogliando le sue scartoffie, si tagliò accidentalmente un polpastrello; emise un leggero e infastidito lamento portando subito dopo il dito ferito alle labbra.

[UkaTaka] Ittetsu chiuse la porta della camera dietro di sé, rivolgendo un sorriso al suo compagno di stanza che, avvicinandoglisi, lo sovrastò con la sua altezza poggiando un braccio contro il muro e stringendo il professor Takeda tra il proprio corpo e la porta.
E subito, le loro labbra, si incontrarono in un bacio vorace…

[AsaNoya] Quella notte, durante il loro ritiro d'allenamento per prepararsi allo scontro contro i rivali storici del Karasuno - i Nekoma -, Nishinoya, Tanaka e Hinata erano rimasti terrorizzati a causa degli oscuri corridoi del dormitorio, di Asahi e la sua terrificante apparizione in uno di essi e, come se non fosse stato già abbastanza, proprio mentre il libero della squadra cercava di prender sonno, erano iniziati degli inquietanti rumori che sembravano provenire dalla stanza accanto, adibita a camera da letto per il coach Ukai e il sensei Takeda.

Killian carezzò il viso di David con il suo uncino, graffiandolo all'altezza del mento e sorridendo nel vedere che l'altro, invece di sferrargli un pugno o guardarlo con disapprovazione - come era solito fare -, si limitò a fissarlo negli occhi.

Victor leccò la gola di Jefferson, soffermandosi sulla cicatrice che percorreva tutto il suo collo; lasciò che il compagno chiudesse i suoi occhi chiari e sospirasse nel sentire la ruvida e bollente lingua su di sé, mentre le mani esperte e veloci del dottor Frankenstein lo spogliavano del gilet e della camicia.

"Tu sei matto."
Quella frase l'aveva sentita così tante volte da illudersi di essere ormai immune a quelle tre semplici parole; eppure, quando la Salvatrice – così la chiamavano – lo etichettò come tutto il resto del suo mondo, un moto di rabbia e disgusto percorse il corpo di Jefferson che, roteando gli occhi, le rivolse un sorriso sghembo.

Ogni volta che i suoi occhi si posavano su Regina vedeva in lei sua madre, la sua amante; Cora avrebbe potuto spezzare la sua maledizione... avrebbe potuto amarlo veramente, se solo non avesse scelto di strapparsi il cuore pur di non arrendersi a quel sentimento che li legava.

Arrivò qui circa sei anni fa: io ero intento a raccogliere materiale per i miei studi quando, stanco, decisi di fare una pausa e di sedermi ad osservare i fiori vicino al cimitero.
Tirai fuori il mio blocco da disegno e il carboncino deciso ad impegnare la mia mente in un piccolo e fugace ritratto di una protea, quando sentii una voce squillante chiedermi "Mi disegni, per favore, una pecora?".
Stupito, mi voltai, e vidi questa piccola figura che mi guardava con attenzione.
Non era grigio; il suo corpo era un concentrato di colori brillanti che quasi mi accecarono.
"Cosa?" chiesi, continuando a fissare il bambino.
"Disegnami una pecora."

Raccolta fic rating rosso.
41. I'll give you a hand [Chibs Telford/Juice Ortiz]
42. Sex Now [Chibs Telford/Juice Ortiz]
43. Mirror [Chibs Telford/Juice Ortiz]
44. Vanity [Chibs Telford/Juice Ortiz]
45. Delicious [Chibs Telford/Juice Ortiz]
46. Dominant [Venus Van Dam/Tig Trager]
47. Hot Toy [Venus Van Dam/Tig Trager]
48. Waiting foy you [Venus Van Dam/Tig Trager]
49. Alone in the Water [Wayne Unser]
50. Truce [Clay Morrow/Jax Teller]
51. Shut up! [Tig Trager/Herman Kozik]
52. Valentine [Chibs Telford/Juice Ortiz]
53. Intense [Tig Trager/Gemma Teller-Morrow]
54. Rosary [Gemma Teller-Morrow]
55. Blind [Juice Ortiz/Chibs Telford]

L'idea era: andare a Caracara, guardare un po' di porno, fottere e bere tutta la notte.
Ma qualcosa era andato storto...
Il nuovo film di Luann si era rivelato ben poco interessante e birre e scotch avevano avuto la meglio in attesa di un po' di figa.
Peccato che entrambi avessero esagerato, fino al crollare addormentati su un divanetto in uno dei camerini delle attrici; e, quando Tig si risvegliò, notò le luci dello studio ormai spente.

Il gioco era iniziato con un 'vi fotterò entrambi' ma era ormai chiaro che l'unico ad esser fottuto sarebbe stato lo scozzese!

"Fi..." la voce di Chibs tremava, carezzando la pelle del collo di sua moglie.
O almeno della donna che un tempo lo era stata...