Harleen aveva letto su tutti i giornali dell’arresto del criminale per eccellenza, colui che aveva creato un parapiglia gigantesco istigando la vecchia Gotham alla caduta: come lui era caduto, così avrebbe dovuto seguirlo l’intera città.
Ma il Tenente James Gordon – attualmente promosso a Commissario – e le sue forze di polizia, l’avevano fermato consegnandolo nelle mani del Direttore dell’Asylum.
Harleen ricordava perfettamente quando la notizia giunse. Quando dopo il suo arresto aveva iniziato a studiarne la psicologia e le gesta. Aveva letto e riletto qualunque cosa potesse “avvicinarla” al clown, qualsiasi file o cartella le fosse stata messa a disposizione dalle autorità competenti e più rifletteva sulla veridicità di quelle righe, più si convinceva di quanto potesse essere indispensabile tentare un qualunque percorso riabilitativo volto all’unico scopo di farlo parlare: se esisteva una verità su Batman e su Dent, lei voleva saperla. E possibilmente scriverla.
AGGIUNTO capitolo 40 REVISIONATO!
[Questa storia nasce dal mio amore per la coppia Joker/Harley Quinn e si colloca tra gli eventi di The Dark Knight e The Dark Knight Rises]

La storia che sto per narrarvi inizia quando Wendy Darling dovette crescere. Quando Peter Pan – il bambino che non voleva farlo – volava ancora sopra i Giardini di Kensington, di tanto in tanto, per raggiungere l’unica finestra socchiusa lasciata in quel modo solo e soltanto per lui. Inizia dopo che Uncino fece il suo ritorno e sopratutto inizia quando Peter Pan, guardando le stelle, decise di trovare qualcuno, qualcuno per gli Sperduti, qualcuno di speciale.
[Post Peter Pan 2003]

Il rumore di un applauso infrange il momentaneo silenzio, loro si voltano e accolgono l’ingresso di un uomo che lei non ha mai visto prima di quel momento – dietro di lui Joey il grasso si fa strada, passo dopo passo e istante dopo istante.
«Allora? Ce la stiamo facendo nei pantaloni?»
«Credo proprio di si, Negan.»
Simon sembra sollevato. Resta impassibile come resta impassibile il sorriso stampato sulle sue labbra. Tim osserva la scena e sembra compiaciuto per ciò che sta succedendo e per ciò che deve ancora succedere.
«Joey mi ha appena informato dell’accaduto e sono abbastanza sicuro che non si faccia così. No, cazzo, non si scappa per un niente!»
Negan si avvicina al bancone. Fischietta mentre lo fa, scuote la testa e nella mano destra impugna deciso una mazza da baseball...

[The Hateful Eight]
[The Hateful Eight][The Hateful Eight]Fantasticare non è una normale convenzione, specie se a farlo sono Judy "sei cavalli" e Daisy Domergue.
Ricordare, poi, non è proprio cosa per Joe Gage o Grouch Dougles, che dir si voglia.
[Personaggi: Daisy Domergue, Joe Gage/Grouch Douglas, John Ruth "il Boia", Judy "sei cavalli"]

Harley Quinn se ne sta in piedi dietro uno dei banconi in vetro. Indossa un corpetto rosso e nero, i guanti chiaramente in tinta, le code sono alte e il suo sorriso è luminoso esattamente come gli orecchini che ha deciso di indossare. Le sue mani si agitano nell’aria e già stringono i collier che certamente porterà a casa.
Lui glie lo ha promesso. Lo ha fatto quando ancora quell’uscita era solo un’utopia. «Puoi avere tutto ciò che vuoi, tesoro» le aveva sibilato solo qualche ora prima, tra un brindisi, un bacio e un insulto che lei aveva accolto proprio come se fosse stato il più sentito dei complimenti. E lo erano, conoscendo lui e conoscendo il suo umorismo alquanto bizzarro...
[Suicide Squad]

È una notte come tante a Gotham City, una notte che si narra attraverso una seconda persona un po' particolare...
[Post Suicide Squad]

Erano ormai passate ore da quando aveva consapevolmente scelto di rinchiudersi all’interno del suo appartamento – come unico sollievo all’angoscia crescente quello zapping frenetico in cui si era immolata, in cui si era lanciata per l’assurda ricerca di una risposta, di un segno, un fottuto dettaglio che le rivelasse dove avesse potuto trovarlo...
[Suicide Squad]

Torniamo a casa – così le aveva sussurrato in un orecchio. E quello stesso sussurro si era insinuato dentro alla sua testa, leggero e spensierato, cancellando qualsiasi altra cosa l'avesse circondata – qualsiasi altra cosa ci fosse mai stata sulla Terra.
[Suicide Squad]

Raccolta di microstorie sull'universo cinematografico Marvel.
Capitolo 1. Questo è il tuo retaggio, Loki.
Capitolo 2. Ti sei visto ultimamente, Stark?
Capitolo 3. Così, lo fai entrare, Nat.
Capitolo 4. Tu farai di tutto, Clint.
Capitolo 5. E' uno scontro interiore, Bruce.
Capitolo 6. Cerchi di espiare, Loki.
Capitolo 7. Vorresti essere la luna, Wanda.
Capitolo 8. Non è la cosa peggiore, Pietro.
Capitolo 9. Dopo tutto questo tempo, Bruce.
Capitolo 10. Vendichi i morti, Steve.
Capitolo 11. Lui sarà sconfitto, Phil.
Capitolo 12. Forse l'hai perso nel dolore, Thor.
Capitolo 13. Non ti resta che aspettare, Wanda.
Capitolo 14. Tutto è capovolto, Pep.

Perché Orochimaru non sussulta. Non lo fa neppure quando lui lo raggiunge –dopo attimi lunghissimi rimasti come in sospeso nell’aria.

Ad Asgard tutto scorre come dovrebbe, mentre su Midgard è in atto la Civil War.
Loki, dall'alto del trono, osserva gli avvenimenti e decide di scendere a casa Stark.
[Frostiron]

-Chi siete? –aveva chiesto sicura, con un tono che si addiceva alla fama di un titolo che la precedeva.
-Io sono Loki. Da Asgard.
Il volto si era alzato con fierezza mentre il suono della sua voce scambiava l’emozione in amarezza. Una differenza che probabilmente il suo stesso stato d’animo non tradiva.
-Da Asgard? Davvero? –Regina aveva fatto qualche passo nella sua direzione, un modo come un altro per comprendere l’entità e le intensioni di ciò che le si parava davanti.
-Ovunque si trovi, non credo sia quello il tuo posto, straniero.
[Personaggi: Loki, Regina. Note: La storia si colloca dopo il finale del film Thor, esattamente dopo che Loki cade nel vuoto cosmico, e prima che il sortilegio scagliato da Regina raggiunga gli abitanti della foresta incantata portandoli a Storybrooke.]

Seduta sul cordolo della grande finestra, Darcy osservava il regno.
La sera era scesa e aveva spento anche quel giorno, un impegno che non le era stato richiesto ma che si trovava ad affrontare contro ogni logica e previsione, perché come sempre si era trovata dove non doveva, troppo vicina a quegli amici che l’avevano coinvolta in un viaggio inaspettato, un varco aperto dal custode dei Nove Mondi con l’intento di proiettare i loro corpi su quel suolo chiamato Asgard.
[Questa storia partecipa al contest "E se?... Il contest dell'inaspettato" di milla4]

“A volte sognare è come vegliare.”
Will aveva fissato un punto imprecisato della stanza e aveva pronunciato quella frase. Non si era mosso eppure era riuscito ad avvertire il risveglio dell’uomo alle sue spalle, una figura che silenziosamente aveva sollevato le palpebre.
Un respiro che aveva cambiato ritmo.
“E di che cosa parlano i tuoi sogni, Will?”

Il tempo era musica e la musica era un fluido, un qualcosa in divenire che allontanava per un attimo il futuro.
Doveva pensarlo anche Eddie in quel momento...
[Questa storia partecipa al "Flash contest di fine estate - affidatevi alla fortuna" indetto da Stareem]