Indosso questi pattini.
Eseguo questi salti che tutti ritengono spettacolari.
Mi muovo con una perfetta grazia e maestria.
Stupisco gli spettatori.
Un tempo era quello che cercavo: incantare il pubblico con i miei perfetti quadrupli e le mie coreografie che avevano l’unico scopo di farli rimanere estasiati.

Welcome to the Madness, but Yuri's personal madness.

[ omegaverse ] [ victuri | JJ/Victor | JJ/Yurio/Otabek ]
1937, Kyoto.
Dal testo: [...] Yuri sgranò gli occhi per la seconda volta, non riuscendo a trovare le parole adatte per replicare. Lo vide farsi vicino e quasi boccheggiò. Trattenne il fiato, gli parve di andare in apnea. “Cosa sta facendo?” Si chiese. [...]

Dopo anni separati Yiri incontra sua madre.

Victor vorrebbe dirgli tante cose, vorrebbe sussurrargli sul petto che non è solo, non lo è mai stato e ora che c’è lui ancora meno. Rimane in silenzio però e pensa – tra un sollevarsi e un abbassarsi del suo petto – che alla fine, tra i due, forse è lui quello ad avere più paura della solitudine.
[Victor x Yuuri]

Gli altri hanno sempre sbagliato sui Serpeverde. Questo Yuuri lo sa bene

[Otabek/Yuri] [Guest Star: DJ Beka]
Yuri aveva aspettative altissime riguardo il suo viaggio ad Almaty, ma, dopo tre giorni nella città kazaka, deve rassegnarsi e ammettere la delusione cocente che sente bruciargli nel petto.
Sono passate settantadue ore dal suo arrivo e Otabek ancora non lo ha baciato. Robe da pazzi.

E se al termine del Gran Prix Yuuri non avesse chiesto a Victor di rimanere il suo coach? Se l'avesse solo pensato, ma alla fine l'avesse lasciato andare? Se le loro strade si fossero separate in quel momento?...

Vicchan, il cagnolino di Yuuri Katsuki, soffre di depressione da quando il suo padrone è partito per l'America. Mari, sorella maggiore di Yuuri, sfruttando la finale del Grand Prix, a cui il ragazzo si è qualificato a fatica, decide di portarlo da lui. Grazie a Vicchan, Yuuri finirà con l' incontrarsi/ scontrarsi, con il suo idolo Victor Nikiforov
[Inspirata a "La carica dei 101"]

[Genderfluid!Yuri]
"Basta Mila, è inutile ripetermelo, non dirò niente."
"Ti farai del male continuando così, loro ti vogliono bene."
"E' solo una cosa temporanea, posso benissimo vivere senza che loro la sappiano."
Mila sospirò sconsolata, scostandosi un ciuffo di capelli rossi da davanti gli occhi. Guardò l'amica, increspando le labbra.
"So benissimo il fastidio che provi quando ti chiamano con il nome sbagliato... Yulia."

«Trova uno spogliatoio vuoto. Ora».
«Yuri, ci mettiamo dieci minuti a tornare in...»
Il russo lo afferrò per il colletto della giacca e lo trascinò in un angolo cieco, al sicuro dalle telecamere. Lo spinse su un divanetto color panna, e iniziò a baciarlo come se volesse rubargli ogni particella di ossigeno dai polmoni. Come se Otabek ne avesse ancora, di ossigeno in corpo, dopo quel concentrato di eros e pazzia che Yuri gli aveva servito sul ghiaccio.
La voce dello speaker, che dava indicazioni al pubblico che ancora si attardava sugli spalti su come abbandonare lo stadio del CCIB, diventò un ronzio lontanissimo. C’erano solo Yuri, la sua lingua, le sue labbra e il suo volgare odore di sudore misto alla raffinatezza del suo Amouage Interlude.
«Ho detto che ti voglio ora. Non fra dieci minuti».

Victor trema, quella purezza lo spaventa, eppure lo attira come il fuoco per una falena.

Una piccola fiaba, dove Yuri non è più alto di un pollice, Victor è il principe delle fate, e devono affrontare molte avventure prima di poter stare insieme.
O, in altre parole, una Pollicina!AU

Sento il suo cuore battere. Il suo respiro pizzicarmi il collo. "Questo è un sogno, vero?"
Yuri mi stringe i capelli sulla nuca. Il suo naso sfiora il mio.
"Solo se tu vuoi che lo sia." [...] Mi paralizzo. La mia testa comincia a rielaborare. Lui mi sorride.
Non mi sono dimenticato di te, Yuri, non potrei. Ora sono pronto. Partiamo.

Guang-Hong Ji era un ragazzo davvero timido. Non era un amante del rischio, e raramente era entusiasta quando si trattava di conoscere nuove persone, che era esattamente il motivo per cui riuscì a sorprendere tutti quelli che conosceva, anche se stesso, quando decise di registrarsi ad un programma di scambio internazionale. Non che questo lo fermò. Era preparato per lo shock culturale, gli sconosciuti, anche per il cibo strano.
Quello per cui non era preparato era Leo de la Iglesia.