BLACK WHITE REV
Black & White
I Tempi Supplementari dell'Amore
BLACK WHITE REV
Tempo fa osservavo
il
cielo sorprendendomi di quanto fosse sconfinato ed imprevedibile mentre
la mia
vita scorreva con una certa noiosa routine. Non mi importava più di
tanto del
mondo e delle persone che mi circondavano, tranne di Choji che
da sempre era il mio miglior amico. Mi ripetevo di continuo che
non c’era
nulla che attirasse la mia particolare attenzione, se non l’osservare
quella
grande distesa marina sopra la mia testa e il veloce circumnavigare di
quelle
spumose candide nuvole.
Ero sempre stato una persona colta che metteva la zucca in tutto quello
che
faceva ma, al contempo, ero sfaticato e tremendamente pigro.
Nulla e nessuno era mai riuscito ad esaltarmi a tal punto da non
farmi mai annoiare fino
a quando, la sua esistenza
non entrò prepotentemente a far parte della mia vita, sconvolgendola
totalmente.
«Se devi dirmi
qualcosa: parla!» Esortai leggermente contrariato della sua
invadenza.
«Non devo dirti nulla.» mi rispose lei fingendosi offesa.
«Allora perché continui a fissarmi da più di mezz’ora?» le feci poi
notare,
perentorio.
«Perché non posso fingere che tu non sia qui, mi sembra evidente!»
«Sì, ma io sto cercando di studiare, Ino-chan!» sbottai
rassegnato.
No, quando lei era a casa mia studiare era
improponibile!
«Che ne dici se andiamo al cinema?» propose lei, ammirandosi le nuove
unghie
laccate e decorate fresche fresche di estetista.
«Ino!» tentai invano di rimproverarla.
Era assolutamente impossibile concentrarsi!
A volte mi chiedevo come fosse possibile che un ragazzo come me, avesse
scelto
di stare al fianco di una ragazza come lei… Molto probabilmente dovevo
essere
sotto l’effetto di qualche stregoneria, anzi, quasi sicuramente!
Ripresi a leggere il manuale di fisica quantistica, pregando di
riuscire ad applicarmi seriamente ma, in men che non si dica, il volume
dello
stereo alle mie spalle mi perforò l’udito facendomi
sobbalzare per lo
spavento preso.
Sorpreso, la guardai mentre a tempo di musica ripeteva i passi della
milionesima coreografia che aveva imparato guardando i suoi idoli
preferiti
alla televisione.
Era sempre così tremenda!
Sbattei la mano sulla scrivania in segno di protesta, mi alzai e spensi
immediatamente lo stereo, fingendomi poi
adirato.
«Non ti avevo detto di startene tranquilla?»
Alla mia domanda lei non rispose,
preferiva piuttosto continuare a
guardami e a sorridermi parlandomi
con la sua straordinaria mimica
facciale.
Lo sapeva di essere davvero dispettosa?
Era così dannatamente egocentrica e piena di vita che mi sfiniva!
Senza parlarmi accese
nuovamente lo stereo e prima che io potessi fermarla inserì l’attacco
delle
cuffie e riprese a danzare, ovviamente per quanto le era concesso fare,
senza
attorcigliarsi con il filo che penzolava da una parte all’altra.
Era una peste!
Si divertiva così tanto a farmi i dispetti, la mia
cara Miss?
Non le contavo
nemmeno le volte in cui mi aveva deliberatamente fatto
indispettire.
Non ho mai capito perché ma si divertiva nel vedermi perdere le staffe.
Le
piaceva prendermi in giro per la mia capigliatura disordinata e adorava
farmi
la predica se puntualizzavo di non essere disposto a svaligiare il
prossimo
negozio solo perché era periodo di saldi.
Ogni mattina
desiderava che la passassi a prendere in bicicletta per andare a
scuola, salvo
poi fare un predicozzo infernale quando pioveva e
non mi
ero ricordato di portarle un ombrello.
Desiderava
trascorrere ogni pomeriggio inoltrato in mia compagnia, dimenticandosi
però che a volte, vi erano anche i compiti da svolgere e
soprattutto molto
da studiare. Lei però mi era sempre sembrata completamente
allergica a tale attività, eccetto che
non si svolgesse
nelle ore scolastiche.
Non di rado arrivavo alla sera stremato e assonnato per aver
assecondato ogni
santo giorno un ciclone chiamato Yamanaka Ino, ma
ugualmente tentavo di studiare quanto più potevo. E quando, quelle
volte,
capitava che distrattamente mi assopissi sulla scrivania o sul letto
senza
averle mandato come minimo tre messaggi, l’indomani era capace di
tenermi il broncio tutta la giornata. Senza contare poi,
tutte le
volte che per puro caso mi aveva visto conversare con delle
ragazze
di altre classi che lei non conosceva…
Tutte le volte partiva una filippica immane sul fatto
che non
dovessi flirtare con le altre se uscivo con lei.
Ricordo ancora la
prima volta che l’avevo incontrata.
In quel periodo lei era
fra le matricole più popolari dell’intero istituto.
Quel giorno ci incontrammo per puro caso mentre l’un l’altra guardavamo
assorti
il cortile. Dapprima percepii il suo profumo
fruttato invadere le mie narici e poi ne scorsi
immediatamente la figura longilinea alle mie spalle.
Dire che fosse bellissima è un eufemismo!
In quel momento pareva quasi una Dea eterea.
La sua bellezza mi ammagliò completamente
e quando fu lei a rivolgermi la parola me ne stupii,
poiché mai avrei creduto che una ragazza così bella e
popolare
potesse rivolgere la parola a qualcuno di così distante e inadatto per
lei.
«Sei Nara Shikamaru, vero? – mi domandò arricciando le
labbra in un
sorriso rassicurante – Io sono Yamanaka
Ino, piacere di conoscerti.» E si protese dalla veranda al pian
terreno
nella mia direzione porgendomi la sua candida mano.
«Il piacere è tutto mio.» affermai stringendole delicatamente la mano
per paura
di farle male. Restai qualche istante a guardarla attentamente
cogliendone
ogni minimo particolare: dai grandi occhi turchesi, ai capelli biondo
naturale,
al suo trucco deciso dello stesso colore dei suoi occhi, agli orecchini
che
portava, alle spalle larghe e alle mani sottili e morbide. Ed inevitabilmente, per la prima volta,
mi soffermai a guardarle le labbra tinte di rosa
ciliegio.
«Perché mi conosci?» le domandai poi, fingendomi quasi indifferente
alla sua
vicinanza.
«Perché ti ho visto molte volte passeggiare nel cortile. Sei
estremamente colto
e brillante nonostante la tua parvenza possa dire il contrario. Questo
è quello
che si dice sul tuo conto.»
«Non do molto credito a quello che la gente può pensare su di me.
Preferisco
riflettere guardando le nuvole nel cielo.»
«E’ per questo che mi piaci.» ammise lei prontamente e con una tale
sicurezza
da cogliermi totalmente impreparato. Forse non avevo compreso bene
quello
che voleva dirmi, o forse avevo le allucinazioni e confondevo la
realtà
con la fantasia. Poi però, avvertii distintamente le sue mani
poggiarsi delicatamente sulle mie spalle e le sue labbra sulle mie.
Non capii più nulla.
Immaginai solamente che se l’amore
avesse potuto avere un profumo, certamente sarebbe
stato lo stesso di Ino:
fruttato al mandarino, con un cuore di gelsomino e ylang-ylang e con un
tocco
di vaniglia e bergamotto.
L’essenza del piacere.
In quel medesimo attimo compresi che ero stato letteralmente travolto
da quella
ragazza.
Forse, esistevano per davvero i colpi di fulmine.
Sicuramente altri
tempi.
Ora che conoscevo il vero carattere di Ino
potevo inequivocabilmente affermare che era una
ragazza intransigente e decisamente eccentrica. Amava tante
cose
quante ne odiasse. Era allergica alla polvere, non sopportava la vista
di
insetti, aracnidi e scarafaggi e quando ne incontrava uno si metteva ad
urlare
indipendentemente dal luogo in cui si trovava, suscitando stupore e a
volte una
reazione piccata nella gente.
Era impulsiva, sfacciata e molto capricciosa.
Odiava le persone volgari, rozze e di mentalità ristretta ma allo
stesso tempo
non le piacevano quelle troppo formali e vagamente snob.
Forse, a ben guardare, possedeva
molti più difetti che pregi, tuttavia ero
fermamente convinto che non avrei mai trovato un’altra
ragazza
come lei, anche se avessi cercato fra mille
galassie.
La vera forza di Ino era indubbiamente la sua solarità.
Era spavalda, loquace, sensibile e amava preoccuparsi per il
prossimo.
Una sognatrice accanita e una colta acculturata.
In passato non avrei
mai creduto che il bianco e il nero, seppur così
diversi, avrebbero potuto accostarsi e fondersi insieme così bene.
Proprio come Ino e me.
Come il Sole e la Luna. O il giorno e la notte, il cielo e le nuvole.
Eravamo così diversi, quasi inconciliabili ma, allo stesso tempo così
uguali e
inseparabili.
«Ho comprato le
patate dolci in quel chiosco laggiù, ne vuoi?» mi domandasti, quel
tardi
giovedì pomeriggio, offrendomi il sacchetto fumante, mentre tu
addentavi la tua
porzione con nonchalance.
«Vorrei sapere perché continuo a darti corda. Non era la giornata del
cinema,
oggi.»
«Guarda che se non le vuoi, me le mangio tutte io!»
«Eh? Non ho detto che non le voglio…» ammisi assaggiandone anche io
una. E
percependo poi, una ritrovata serenità non appena avvertii il
tuo
braccio intrecciarsi al mio.
Sai Ino, forse sarò un masochista, ma
continuo a desiderare
di poter restare insieme a te.
Spero che la nostra vita possa
continuare così: ridendo, divertendoci,
litigando e amandoci l’un l’altra sotto lo stesso immenso unico
cielo.
NOTE
D'AUTRICE:
Essendo una fan accanita della coppia SHIKA/INO, non potevo di certo
farmi
scappare l'idea di scrivere qualcosina su di loro! Il titolo
della
fiction e la concezione intera della stessa mi son venute alla mente
canticchiando la canzone:
"Black & White" di G.NA.
Consiglio a tutti di ascoltarla, poiché è molto piacevole e divertente
come
canzone.
- Official MV/PV: https://www.youtube.com/watch?v=ntkLP26htZA
- SUB ITA/Traduzione:
https://www.youtube.com/watch?v=jJ6VS3reNEA
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