Noi che siamo amati

di Eugenie
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Accorrendo



"Fermati
Non muoverti
Non andartene
Noi che siamo amati [...]"
Jean Jacques Prévert



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"Remus... Remus, guardami, ti prego!" implorò Tonks, la voce che tremava.

"Dora, io non so più cosa sono. Non so cosa diventerò."

"Ma a me non importa! Noi ci amiamo, Remus! E' solo questo quello che... aspetta!".

Gli afferrò il braccio, convulsamente, mentre lui si voltava dall'altra parte, lo sguardo fisso a terra.

Rimasero in questa posizione per un minuto, due, tre...

Tonks, esasperata, ruppe il silenzio: "Ehi...", disse, cercando di consolarlo e di ostentare una sicurezza e una forza che non le appartenevano, ma che dovevano bastare per entrambi.

"No, Dora, no! Non ce la faccio, e... guardati! Una ragazza brillante e in gamba come te che perde il suo tempo cercando di confortare un lupo mannaro troppo occupato a contrastare sé stesso per prendersi cura della sua donna... non te lo meriti. Lasciami, perchè io non riesco a farlo."

Inaspettatamente, Tonks si rivolse a lui con fervore, ricacciando indietro le lacrime che premevano per uscire e mandando giù quello che sembrava un gomitolo di lana incastrato nella sua gola.

"Guardami. Girati."

Il tono era talmente perentorio che Remus non potè fare altro se non obbedire, all'istante.

"Io non so una sprovveduta, non sono una ragazzina impulsiva che si è presa una cotta per un uomo più vecchio... anzi, per un lupo mannaro -Lupin sussultò- senza tenere conto dei milioni di problemi cui sarebbe andata incontro innamorandosi di lui. Sì, mi sono innamorata di te... e non guardarmi con quell'aria afflitta e costernata, Remus, perchè io non soffro! Io ti vedo soffrire e mi dispiace tremendamente: l'uomo cui sono legata più di chiunque altro è costretto a combattere contro la sua condanna, a fare i conti con la propria debilitante sofferenza, ogni giorno... ma non sono io a provare tutto questo! Io ci sono, per la barba di Merlino, ci sono... per te. Te lo ripeto, non sono una bambina da tenere al sicuro, nella bambagia."

Lupin era stupito da tanta intraprendenza e risolutezza. Si aspettava che lei scoppiasse a piangere, per poi ammettere che era vero, che non potevano più andare avanti così, che era inutile continuare a fingere che tutto andasse bene... sarebbe stato comprensibile, non si sarebbe mai sognato di biasimarla. Anzi, la stava incoraggiando a porre fine al loro rapporto, alla loro condivisione di sentimenti.

Mai avrebbe pensato che la convinzione fosse radicata così profondamente nell'animo di lei... per un attimo rimase spiazzato.

"Dora, tu... tu sei davvero disposta a prendere parte a questa tragedia? Sei pronta a sopportare l'espressione disumana e grottesca che vedrai su questo volto?" chiese, indicando ansioso il proprio viso.

"Io... sì, Remus. Ho paura. Ho paura della tua sofferenza, ma ci sarò, sarò al tuo fianco."

Ed era vero. Tonks sentiva che la priorità più assoluta nella sua vita era fare in modo che Remus si accorgesse di quanto era amato. Di quanto lei lo amava. Lui non era debole, non aveva motivo di sentirsi inadeguato... non si accorgeva di quanto fosse un'ancora di salvezza, per lei. Di quanto sarebbe stata insopportabile e inutile la vita lontano dall'uomo che rappresentava tutto ciò per cui valesse la pena continuare ad esistere.





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