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Stringi le mie mani.
Passi leggeri sulla pietra, impronte scarlatte sulle piastrelle dure e
squadrate. Come Troia, come questa terra rude di morte brusca e lance
spezzate.
Quella stessa terra a
cui era
cresciuta in seno, quella stessa terra che l'aveva protetta come una
madre, quella stessa terra che assisteva come spettatrice muta.
Fiera, cammina: il portamento elegante, il mento sollevato
orgogliosamente, le spalle dritte. Ancora una principessa, su quel
terreno
non più suo.
Eppure ciò
che indossa
è un chitone pregno di sudore e macchiato di cenere, i suoi
piedi sono sozzi d'erba e polvere, i polsi sottili segati da corde
troppo spesse.
Eccola giunta all'altare, con la dignità d'una
dea e le
vesti d'una schiava. Viene gettata con un tonfo doloroso sui
gradini acuminati e graffianti. Uno schiaffo violento sul suo capo
corvino. Il mento ricade contro il petto, lei socchiude in una smorfia
le labbra aride.
Guardatela ora tutti, la
principessa di Troia! Guardatela, Polissena, precipitare nell'Ade,
spinta dal suo amato!
Le parole d'un rito sconosciuto pronunciate con voce che
lei non
riesce ad udire. Tutti attendono impazienti, scalpitano in fermento.
Ma sorride, Polissena,
il viso chino
e nascosto. Un sorriso mite e sereno. C'è chi la attende,
laggiù, nella terra d'Ade.
E' Neottolemo a sollevare la lama, il padre ha ordinato e
lui obbedisce: che il dio che scuote la terra ci sia propizio, che le
navi ricurve raggiungano indenni la patria, dice.
Ma lei non lo ascolta.
Polissena lo
sente già, adagiata sul sepolcro dove riposano le sue
spoglie
mortali. Ma presto le sue braccia forti, rese bronzee da Iperione che
lo osservava allenarsi rapito, la cingeranno di nuovo. Le sue mani
grandi e ruvide da guerriero stringeranno le sue, esili e bianche.
Proprio come un tempo.
Ride.
Viene scoperto il suo collo delicato, scostata la lunga
treccia d'ossidiana.
Ride ancora, dei suoi
assassini che credono di farle un torto.
Un respiro, l'ultimo.
L'aria nelle
narici, fresca e pura. Ancora quel sorriso sulle sue labbra. Achille,
Achille, Achille.
Achille che dagli Inferi aveva proclamato di
desiderarla con lui, Achille che l'aveva pretesa. Achille, che stava
per ottenerla. Lei, Polissena, figlia di Priamo ed Ecuba, principessa
di Troia.
Il corto pugnale, gelido e crudo, nelle carni. La folla
esulta, un grido animalesco e vittorioso.
Un dolore sordo, vuoto, che si espande come un'eco lontana,
troppo lento e troppo veloce.
Muore, come una schiava
nella sua terra natia, portata al patibolo dall'uomo che ama e la ama.
Arrivo, Achille, arrivo. Poi il suo collo si spezza.
Note dell'Autrice: Ciao a tutti! ^-^ Ecco, questa sarebbe la
descrizione della morte di Polissena. In pratica, per chi non lo
sapesse, è stata sacrificata sulla tomba di Achille dopo la
guerra di Troia perchè il viaggio di ritorno avesse buon
esito,
e anche perchè (si dice) Achille la pretese appunto negli
Inferi con lui, apparendo in sogno a Neottolemo. L'ho trovata una
storia molto misteriosa e romantica, quindi ho provato a buttare
giù qualcosa... Beh, che ne pensate?
Lucy
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