Tonight
Solo
quando si era trovato faccia a faccia con la realtà, si era reso conto
quanto Nick facesse uscire il suo lato da Blutbad. Dall’alto della sua
discendenza Grimm gli era piombato sulla porta come solito, chiedendo di
entrare quasi Monroe si potesse rifiutare di farsi da parte e lasciarlo
passare.
Sentiva tutto il lato canide che per anni aveva cercato di
reprimere, quando gli si presentava Nick davanti. E provava il serio
istinto di andare a chiudersi nel frigo perché Nick era sempre attento a
ciò che lo circondava solo quando non importava. Tipo quando aveva
bisogno del suo aiuto e bussava alle tre di notte o gli faceva squillare
il cellulare fino a fargli sanguinare le orecchie. Come se poi potesse
riuscirci, solitamente vedendo il suo nome gli rispondeva al più tardi
al terzo squillo.
E lo seguiva da cagnolino fedele. Oddio, si era fatto mettere la museruola, alla fine.
Scosse la testa, provando per un attimo a riprendere le sembianze da
Blutbad solo per essere sicuro che fossero ancora lì.
“Tutto bene?”
Ritornò normale. “Non è niente, per un momento ho temuto di aver perso la faccia.”
Nick alzò le sopracciglia, prese un sorso di birra. Signore, era confuso. Oh, Dio.
“Offrimi
un giro nella roulotte e sono tutto tuo.” Al caso, al caso, si riferiva
all’ennesimo caso che richiedeva la sua sveglia anticipata a l’una e
quarantadue del mattino; si accorse dopo del doppio significato. Troppo
tardi, ma tanto Nick era così anima pura che le battute a doppio senso
gli venivano codificate solo se erano provenienti da Juliette. Un caso
perso, insomma.
Per un lungo secondo si chiese perché gli stava ancora dietro.
Poi
si ricordò che in effetti era Nick quello che andava sempre a dargli la
caccia: lui se ne stava tranquillo nella sua tana a costruire trenini e
riparare orologi e l’altro arrivava a spargere testosterone sul suo
divano. Come se un Blutbad non potesse percepirlo.
Pensò sul serio di
dargli dello stupido e mettere fine una volta per tutte a quegli
incontri. La pistola gli fece ciao dal retro dei pantaloni, quando Nick
si voltò alla volta del salotto. Ok, magari no agli insulti. Era un
pacifista – più o meno, ma vegetariano sicuro -, a che scopo farsi
sparare. Una ferita inutile in più, come se quella stretta
collaborazione non gliene procurasse già abbastanza non volute. La cui
metà buona in posti che nemmeno sapeva esistessero.
Naaah, stava bene con la sua museruola.
“Affare
fatto.” Cavolo, se n’era preso di tempo per decidere. Poteva giurare
che la barba gli fosse cresciuta di un paio di centimetri, nel
frattempo.
“Aggiornami. Con cosa abbiamo a che fare stavolta?” si
buttò in poltrona, cercando di tenersi il più lontano possibile dal
posto accanto a Nick. Già nelle serate solitarie - con appena un accenno
di ormoni nell’aria rimasti dall’ultima visita - faceva fatica a non
morire là sopra, se poi si aggiungeva un Grimm, tutto quello per cui
aveva combattuto in quegli anni diveniva uno sforzo immane.
“Geier.”
“No, ti prego, non di nuovo.” Affondò se possibile ancora più nella poltrona, sbuffando.
Ecco che si ricominciava. E, stando all’orologio… erano
quasi ventisette ore e tre quarti dall’ultima volta. Un record.
Quantomeno, dopo circa quattro mesi dal primo caso, ora sapeva che gli
ormoni di un Grimm erano più potenti di un afrodisiaco.
[Ditemi che non vedete lo slash tra questi due e vi diseredo.]
Bene. Giaggià.
Titolo preso dall'omonima canzone di Enrique Iglesias, per colpa (COLPA COLPISSIMA, FIDATEVI) di questo dannatissimo video.
E' stato bello, addio.
- G
|