I
NIFF YOU
Day 4. Why
are you so sad?
We'll
be together
«Cacchio,
Nick».
Erano
spaparanzati sul divanetto della loro stanza, con gli occhi fissi sulla
televisione: o meglio, Jeff sembrava avesse ormai creato un contatto
visivo
indissolubile con essa, mentre Nick aveva lo sguardo vacuo, perso in
chissà quali
pensieri.
«Tra
tutti i film dell’Universo dovevi scegliere proprio
questo?» domandò Jeff, lo
sguardo ancora incollato ai titoli di coda.
«Cos’hai
contro Un ponte per Terabithia?» rispose
l’altro.
Jeff
respirò a fondo, per poi voltarsi verso Nick e rivolgersi a
lui come se lo
avesse appena insultato. «Cos’ho contro?
E’ uno dei film più tristi che io
abbia mai visto! Se non mi metto a piangere è solo
perché qua ci sei tu... ma
sappi che dentro sto morendo».
A
Nick venne da sorridere per la reazione del suo amico: da come gli
stava
rispondendo, era evidente che il film gli era piaciuto e che gli stava
dando –
in un certo senso – “la colpa” per questo.
Gli
diede una piccola gomitata di scherno.
«Prometto
che non mi scandalizzerò se per caso dovesse scenderti
qualche lacrimuccia!» lo
prese in giro.
«Seh,
seh! Non fare tanto lo spiritoso!».
Passarono
il resto della serata a prendersi in giro a vicenda, a mangiare
salatini –
anche se Jeff aveva inizialmente lo stomaco chiuso a causa del film
– e a
ridere.
In
effetti, forse quella era una delle migliori serate che Nick e Jeff
avessero
mai passato assieme.
Il
giorno dopo, quando Nick raggiunse Jeff in aula studio, lo
trovò alquanto...
strano.
Quando
gli si sedette accanto, lui sussultò, gli lanciò
un’occhiata triste e chiuse
tremolante il libro. «Ciao... scusa, ma ora dovrei andare. Ho
promesso a Trent
che lo avrei aiutato con i compiti di Biologia».
E
detto uscì dalla stanza, lasciando Nick da solo –
e un tantino perplesso.
Fu
non appena incrociò Trent nel corridoio al primo piano che
si rese conto della
balla raccontatagli da Jeff. Perché? Perché mai
avrebbe rinunciato a
trascorrere del tempo insieme? Anche se significava semplicemente
passare ore a
studiare.
Decise
che, non appena lo avrebbe rivisto, gli avrebbe chiesto una
spiegazione: non
solo lui, Nick, odiava le bugie con
tutto se stesso, ma non riusciva a sopportare che il suo migliore amico
gli
stesse nascondendo qualcosa. Infondo erano sempre stati sinceri
l’uno con
l’altro, non aveva motivo di oscurargli nulla.
Ironia
della sorte, si imbatté in Jeff cinque minuti dopo, quando
uscì in giardino: se
ne stava accasciato bellamente sul muretto, una gamba piegata e
l’altra
penzolante e la schiena appoggiata alla colonna.
Prese
un bel respiro e si avvicinò al compagno. In quel momento
riuscì a vedere
meglio la sua espressione e non gli piacque per niente.
«Mh?».
Jeff,
che probabilmente non si era accorto del suo arrivo, voltò
lo sguardo di
scatto. «A cosa devo quel mh?».
«Non
lo so, dimmelo tu» rispose un po’ sgarbato. Forse
stava esagerando, ma non
riusciva ancora a capacitarsi del fatto che non si fosse confidato con
lui.
«Io
non ho niente da dire».
«Ah,
davvero? Dalla tua faccia non si direbbe» ribatté
Nick. «Sembra che tu abbia
ricevuto il Bacio del Dissennatore, c’hai due occhi da far
paura... Cosa è
successo?».
L’altro
scrollò le spalle. «Niente di che».
«Cazzo,
non dirmi che ti sei rivisto Un ponte per
Terabithia stamattina».
Jeff
rise e a lui parve la cosa più bella che gli fosse capitata
di lì a due ore
prima. Più si avvicinava a lui e più riusciva a
scorgere le ombre scure sotto
ai suoi occhi. Che non avesse dormito? Naah, se ne sarebbe accorto.
«No,
non ho intenzione di rivedermi quel film!».
«E
allora a cosa dobbiamo quei solchi sotto ai tuoi occhi?».
«In
effetti...» cominciò Jeff, deglutendo.
«In effetti è colpa tua».
Nick
aggrottò la fronte. «Ma se quando ti ho raggiunto
in sala studio mi ero appena
svegliato! Cos’avrei potuto fare?».
«E’
che...»
«E’
forse per ieri sera? Quando ti ho detto che assomigliavi a Gargamella?
Guarda,
Jeff, mi dispiace... stavamo solo scherzando» si
giustificò.
«No
che non ce l’ho per quello!» esclamò
Jeff, sorridendo e mettendosi comodo. «E’
che...»
«Allora
è perché ho insultato Call
of Duty? Oh,
non è colpa mia se quel gioco mi fa schifo».
«Se
magari mi lasciassi finire!» sbottò Jeff.
«Stamattina, mentre cercavo i calzini
tra l’Everest di vestiti che abbiamo in camera, ho trovato
una cosa...»
Nick
si fece più attento, sperando non fosse una cazzata di primo
grado – cosa
alquanto probabile.
«Una
lettera» continuò il biondo. Nick
impallidì. «Una lettera in cui dicevano che
sei stato accettato a Yale».
Fu
come se l’intera struttura della Dalton gli fosse crollata
addosso in
quell’istante. Jeff non lo stava guardando, focalizzava
l’attenzione sui lacci
delle sue scarpe e Nick non sapeva cosa pensare. Non sapeva cosa dire. Non sapeva cosa fare.
«Jeff...».
«No»
lo interruppe lui. «Non serve che ti giustifichi. Io sono
contento per te!».
Forse
lo era davvero.
Alzò
lo sguardo e lo puntò in quello di Nick, rivolgendogli uno
dei sorrisi più
tristi che lui avesse mai visto e gli si spezzò il cuore.
Quella
lettera gli era arrivata esattamente due giorni prima e lui non se lo
sarebbe
mai aspettato: aveva mandato un paio di domande in giro nei college, ma
non
pensava di venire accettato proprio a Yale...
praticamente la più lontana da casa sua.
Cosa
avrebbe fatto con Jeff? Se lui avesse deciso di frequentare quel
college, non
ci sarebbe stata più la possibilità di uscire
ogni giorno, di andare a mangiare
una pizza una volta a settimana, di rinchiudersi in camera a giocare
con la
Playstation per pomeriggi interi. Non si sarebbe più
svegliato con il rumore
dello stomaco di Jeff, che annunciava l’ora della colazione.
Non lo avrebbe più
potuto osservare dormire. Non... non sarebbe più stato
felice.
E
non aveva pensato a tutte quelle cose, sinceramente, prima di
presentare la
domanda.
«Io
non avevo messo in conto che fosse così lontano»
disse. «Onestamente... non
avrei mai pensato che potessero accettarmi».
«Ma
lo hanno fatto» ribadì il biondo, continuando a
sorridere. «E io – credimi,
Nick – sono davvero felice per te! Insomma... è Yale! Non ci dovremmo sopportare tutti i
giorni, almeno».
Anche
Nick sorrise.
«E
poi usciremo lo stesso, cosa pensavi! Non ti sbarazzerai di me tanto
facilmente».
«Jeff,
non sarà così facile. Yale è
lontana... se tutto andrà bene ci potremmo vedere
una volta al mese».
Calò
un silenzio imbarazzante, rotto soltanto dal cinguettare continuo degli
uccellini. Nick si guardò intorno e non poté fare
a meno di pensare a quanto
fosse bella la Dalton e che non avrebbe mai
voluto andarsene.
Sospirò.
«Sai
cosa?» disse poi, guardando Nick negli occhi.
«Vuoi
rivedere Un ponte per Terabithia?».
«Oh,
Jeff, hai rotto le palle con sto film!» esclamò
ridendo, seguito a ruota da
Jeff. «Potresti... mandare una domanda anche tu.
Cioè, non voglio assolutamente che
tu ci venga per me, sia
chiaro, però Yale ti apre tante porte. E’ una
specie di garanzia».
E,
vedendo che il sorriso falso che stava sfoggiando Jeff fino a quel
momento
diventò un sorriso vero, si
sentì
bene.
Niffangolo Me.
Eeeeeebbene.
Ieri
non sono riuscita a postare questa storia (perché
l’ho finita solo ora .__.),
causa mancanza di tempo/ispirazione/voglia di scrivere. Così
credo che andrò a
finire la Week un giorno dopo, anche perché non riuscirei mai a postare due storie lo stesso
giorno.
Devo
dire che ne sono abbastanza soddisfatta, questa volta xD
L’idea
che avevo in mente era quella e quella è rimasta, anche
scrivendola.
Vorrei
come al solito ringraziare chiunque abbia inserito la storia tra
seguiti/ricordati/preferiti e soprattutto chi ha commentato (di meno,
questa
volta u.ù), ovvero Weh e
LaRents! Grazie girls *_* ♥
Ci
si vede domani, con una Niff molto... natalizia :D
*lancia
granita*
Lin.
Ps: Prima di lasciarvi a fare
qualunque cosa vogliate fare, vi linko così a caso il mio
profilo Twitter, dove trollo nel tempo libero e ogni tanto spoilero
qualcosuccia! Oh Yeaaaaaah! |