Romanticismo
Le abili dita di Schroeder correvano veloci sui tasti bianchi e neri,
riempiendo la stanza di una musica dolce e leggera.
Lucy, consuetamente appoggiata con i gomiti al piccolo pianoforte,
ascoltava in silenzio: l’unico momento in cui non si sarebbe
mai permessa di aprire la bocca era quando lui suonava.
Le ultime note vorticarono nell’aria e, quando
anch’esse si dispersero, il giovane pianista chiuse gli
occhi, assaporando l’eco di quella melodia.
-Era molto bella, Schroeder. Che cos’era?
Il ragazzo aprì lentamente gli occhi, cercando di mantenere
la pazienza. Insomma, come
poteva non conoscerla?
-Per Elisa. Di Beethoven.
Lucy non si scompose per il tono infastidito dell’altro, ma
si limitò a chiedere:
-Ah. E chi era quest’Elisa? La sua ragazza?
Schroeder per poco non svenne. E gli ci volle tutta la calma del mondo
per non iniziare ad urlare contro la sua interlocutrice. Anche se,
quando aprì la bocca, la sua voce non risultò del
tutto pacata.
-Come puoi chiedere una cosa del genere? Hai appena ascoltato la
composizione di uno degli artisti più influenti della storia
della musica! Non importa se Elisa fosse o no la sua fidanzata! Non
importa se…
-Ma scusami tanto Schroeder, in che epoca suonava Beethoven?
Il pianista rimase un attimo interdetto, non capendo dove Lucy volesse
andare a parare.
-Durante il Romanticismo.
La mora si girò completamente verso di lui, così
che il ragazzo si accorse di un luccichio che le attraversò
gli occhi.
-Vedi?- esclamò lei trionfante -Vuol dire che in fondo ci
pensava alle ragazze, se suonava in un periodo con un nome del genere!
Schroeder ammutolì. Aprì a vuoto la bocca per un
paio di volte, senza emettere alcun suono.
Anche questa volta, Lucy Van Pelt l’aveva lasciato senza
parole.
Avrebbe voluto dirle che la sua era un’affermazione assurda,
senza capo né coda, che era probabilmente la cosa
più stupida che avesse mai sentito in vita sua.
Ma per un’inspiegabile motivo, quando riuscì di
nuovo a proferire parola, non disse niente del genere.
-Forse hai ragione, Lucy.
Per la prima volta, Schroeder dette ragione a Lucy. E fu probabilmente
per questo che lei alzò il pugno al cielo in segno di
vittoria e gli chiese, più felice che mai:
-Dillo ancora, non è una cosa che capita tutti i giorni!
-Credo che tu abbia ragione. Forse Beethoven ci pensava davvero,
all’amore.
La ragazza sorrise e si alzò, per poi dirigersi verso la
porta. Quando fu con la mano sulla maniglia, si voltò:
-Tutti i musicisti pensano all’amore, Schroeder. Tutti.
E, aperta la porta, se ne andò ancora trionfante.
Schroeder, rimasto solo e allibito, non poté far altro che
cominciare a comporre una nuova melodia.
E chissà se, proprio come Beethoven, l’avrebbe
dedicata anche lui ad una ragazza di sua conoscenza.
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