Si
ringrazia
Charlotte McGonagall per il betaggio.
Il diavolo veste
Madama
McClan
Dei
tanti
clienti che frequentavano il negozio d'abbigliamento di Madama McClan,
Narcissa
Black in Malfoy era di gran lunga la più esigente e
difficile.
Inutile
descrivere il terrore che suscitava la
sua improvvisa apparizione in negozio: le commesse sparivano nel
retrobottega
in preda al panico, per poi ricomparire con i visi arrossati e i
capelli
scompigliati, cariche di vestiti, gonne di tulle e tuniche colorate,
mentre
Madama McClan si occupava d'intrattenere la gradita cliente che le
avrebbe
generosamente imbottito il portafoglio di Galeoni.
Quel giorno,
il negozio era pieno di clienti: donne intente a provare abiti
sgargianti,
ragazzini in piedi su sgabelli attorniati da sarte che li misuravano in
lungo e
in largo, commesse affaccendate che correvano a destra e a manca.
Il
campanello della porta tintinnò, annunciando l'ennesimo
cliente.
Monica, la
capo commessa, diede un'occhiata rapida a chi era entrato e lo
salutò
velocemente, correndo verso il ripiano vicino all'entrata. Quando si
rese conto
di chi aveva fatto il suo
ingresso nella
boutique si fermò di scatto, le scatole che trasportava le
caddero di mano per
lo stupore e boccheggiò per qualche secondo.
«Signora Malfoy... b-buongiorno!»,
esclamò in tono reverenziale, quasi inchinandosi a terra.
La signora
in questione avanzò impettita di qualche passo, il naso
all'insù e
un'espressione austera sul volto. «Buongiorno»,
proferì con voce squillante.
«Sono qui per effettuare alcune compere. Se avete degli abiti
decenti,
ovviamente».
Quella era
la frase che dava inizio ad uno specifico rituale: alla parola "compere" i neuroni di Monica
si
misero al lavoro, scattò sull'attenti come un soldatino e si
recò nel
retrobottega senza dare le spalle a Narcissa. Una volta giunta a
destinazione,
certa d'essere fuori portata d'orecchio, prese fiato e urlò:
«Madama
McClaaan!».
Pochi
secondi dopo una strega tarchiata e vestita di malva spuntò
dal retrobottega
con un sorriso cordiale sul volto. «Signora Malfoy, qual buon
vento!», salutò
stringendole la mano.
Narcissa
ritirò la mano nascondendo una smorfia,
«Buongiorno, Madama McClan», rispose
educatamente. «Ci sono nuovi arrivi in negozio?»,
domandò con sguardo eloquente,
sedendosi su un pouf di velluto che una commessa aveva portato
appositamente.
«Certamente»,
s'illuminò la proprietaria. Ad un suo cenno un'altra
commessa uscì dal retro,
portando con sé un abito chiaro di seta con una sottoveste
di tulle.
Narcissa
aveva una scala di valori per i giudizi sulle nuove collezioni: se
faceva un
cenno con la mano l'abito poteva definirsi decente, se faceva due cenni
andava
bene, se sorrideva il vestito era più che ottimo - gli
annali annoveravano un
solo vero sorriso per una mantellina davvero elegante mostratale
qualche anno
prima, che aveva comprato senza indugi - altrimenti, se piegava
leggermente la
testa da un lato, non le piaceva per niente e se arricciava
il labbro si trattava di una vera catastrofe.
Questa
giudice era fondamentale per il negozio, non solo perché
pagava fior di Galeoni
ma anche perché i vestiti scelti da Narcissa venivano
indossati in seguito da
tutta la Diagon Alley femminile: era lei che dettava legge in fatto di
moda e,
di conseguenza, tutta la cittadina la seguiva, affollando il locale di
Madama
McClan e comprando abiti in gran quantità.
Narcissa era
alta e bionda, aveva una corporatura esile e un portamento elegante che
le
permettevano d'indossare vestiti che nessun'altra strega avrebbe saputo
portare
meglio: sembrava fosse nata
apposta
per sfoggiare abbigliamento di gran classe.
La cliente
esaminò il vestito da vicino, alzando un sopracciglio biondo
perfettamente
delineato, inclinò un poco la testa di lato e la commessa si
affrettò a
scomparire. Ritornò poco dopo con un abito da sera blu scuro.
Madama
McClan guardò Narcissa con aria speranzosa. La giudice fece
un cenno con la
mano e il vestito venne riposto sul bancone.
La ragazza
sparì di nuovo nel retrobottega. Un rumore di scatoloni che
cadevano a terra
ruppe il silenzio che si era creato.
La signora
Malfoy arricciò il naso, guardando Madama McClan
visibilmente irritata.
Quest'ultima
sorrise imbarazzata. «Allora, come sta il signorino
Malfoy?», chiese tentando
di distrarla.
In quel
momento la commessa sbucò dal retro con i capelli in
disordine, discutendo
animatamente con una collega.
Narcissa
sbuffò, «Perché nessuno è pronto?»,
domandò seccata alla proprietaria. «Non ho tutto
il giorno da sprecare qui».
La commessa si
ricompose e le sorrise nervosa, mostrandole due tuniche colorate
praticamente
identiche. «E' difficile scegliere»,
commentò con una vocina stridula, «Sono talmente diverse!».
La cliente
annuì e fece un cenno verso la tunica più
aderente.
Un'altra
ragazza entrò nella stanza portando con sé una
camicia di lino molto elegante e
raffinata. Si piegò verso la signora per fargliela ammirare,
ma Narcissa si
ritrasse storcendo il naso. «Sento profumo di
fresie», proferì irritata.
Madama
McClan sbiancò e balbettò: «Ho vietato
e-espressamente le f-fresie nel negozio».
La giudice
si avvicinò al collo della commessa e inspirò.
«Il suo profumo sa di fresie»,
rispose a scatti. «Se sentirò ancora quest'odore,
sappiate che mi arrabbierò molto».
L'assistente
si scusò a bassa voce, allontanadosi per poggiare la camicia
sul bancone.
La scelta
degli abiti durò a lungo, si registrarono altri tre cenni
della mano, due
piegamenti di capo e ben quattro arricciamenti del labbro: la
collezione non
poteva ritenersi molto fortunata.
Alla fine
del solito rito cui soleva assistere Narcissa era esausta e irritata.
Si
alzò dal
pouf in modo elegante e sinuoso, pagò la bellezza di
duecento Galeoni al
bancone e diede istruzioni per far portare le borse a casa.
Mentre stava
per uscire udì una commessa mormorare a una collega:
«Fa sempre così: viene
qui, guarda i vestiti, sceglie, paga, se ne va. Non ne ha mai provato
uno... e
se non le andassero bene?».
Si
girò
lentamente, guardando chi aveva parlato con sguardo fiammeggiante, reso
ancora
più temibile dagli occhi chiari. «Forse non sai
con chi stai parlando, ragazzina. Io non vengo qui per
comprare
vestiti che mi stiano bene addosso, sono i vestiti ad esser fatti su
misura per
me, comprendi? Non ti hanno detto che ogni volta che vengo qui sborso
fior di
Galeoni? Sono io che mando avanti questa baracca con i soldi miei e di
mio
marito, chiaro?».
La ragazza
sbiancò. «Mi scusi, signora Malfoy, non avevo
intenzione di offenderla. Sto ancora
imparando tutto di questa roba».
«Di
questa roba? Oh, ma certo, ho
capito: tu pensi
che questo non abbia nulla a che vedere con te. Tu apri il tuo armadio
e
scegli, non lo so, quella tunica azzurra infeltrita per esempio,
perché vuoi
gridare al mondo che ti prendi troppo sul serio per curarti di cosa ti
metti
addosso, ma quello che non sai è che quella tunica non
è semplicemente azzurra,
non è turchese, non è lapis: è
effettivamente cerulea. Sei anche allegramente
inconsapevole del fatto che tempo fa i più grandi stilisti
per maghi hanno
realizzato una collezione di tuniche cerulee e poi il ceruleo
è rapidamente
comparso nelle collezioni di otto diversi stilisti britannici.
Dopodiché è
arrivato a poco a poco nei vari negozi del Paese e alla fine si
è infiltrato in
qualche tragico angolo casual, dove tu evidentemente l'hai pescato nel
cesto
delle occasioni. Tuttavia quell'azzurro rappresenta milioni di Galeoni
e
innumerevoli posti di lavoro, e siamo al limite del comico quando penso
che tu
sia convinta di aver fatto una scelta fuori dalle proposte della moda
quindi in
effetti indossi una tunica che è stata selezionata per te
dalla persona qui
presente... in mezzo a una pila di roba».
La commessa
abbassò lo sguardo, evidentemente mortificata. Madama McClan
le scoccò uno
sguardo di fuoco, ma si affrettò a scusarsi con la cliente,
salutandola con
mille inchini.
Una volta
richiusa la porta, la guardò allontanarsi per la strada
quasi deserta, i
fianchi che ondeggiavano con grazia nascosti dall'abito di seta
aderente.
Si
accasciò
lungo il muro, sfinita. Anche le altre commesse tirarono un sospiro di
sollievo.
«Quella
donna è davvero impossibile!», sbottò
la ragazza che era stata umiliata da
Narcissa, con il viso arrossato dalla rabbia.
La voce
della proprietaria del negozio sovrastò il mormorio che si
era creato: «No,
impossibile è dir poco», sospirò,
«Narcissa Malfoy è proprio il diavolo».
Non
è un'idea malata, no. La fic partecipa al bellissimo contest
Titoli
TuttiGusti +1
di Sophie_85,
Quistis Fabi e HPixie e, dal momento che
amo Meryl Streep al di sopra di ogni altra cosa (escludendo HP), non
potevo non scegliere il titolo "Il diavolo veste Madama McClan",
ispirato al suo celebre film "Il Diavolo veste Prada" <3.
Ho inserito
numerosi riferimenti al film, se non li avete colti andatevelo a
rivedere perché merita, e se non l'avete mai visto vi ordino
di vederlo xP
Anyway, spero
vi sia piaciuta, ci ho messo molto impegno e tanto aMMMore nel
scriverla.
Jo
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