Potete picchiarmi. Ho un
discorso di scuse da fare alla fine XD
*MALEFICA*
Capitolo 17
*
Malefica e Malefica
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E deciderò di morire,
così come uno chiude il telefono,
quando dall' altra parte c'è un seccatore o un cretino...
Ma voglio dire questo: che ci può essere in un uomo
una esperienza, una pena, un pensiero, uno stato d' animo
per cui la morte, infine, è solo una formalità.
Leonardo Sciascia, A ciascuno il
suo.
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Se
ciò che stavo vivendo in quel momento fosse stato la scena
di
un film, sarebbe stato uno di quei film sui replicanti o sugli alieni,
uno di quelli in cui il protagonista si ritrova a combattere con il suo
clone cattivo venuto per rimpiazzarlo. D' altra parte, colei che aveva
trasformato il nostro incontro nel gioco del gatto e del topo,
differiva da me unicamente nei vestiti.
"Pensi
di scappare ancora a lungo?" la sua voce risuonò da
chissà quale punto della distesa di macerie che mi
circondava
"Guarda che ottieni solo di prolungarti l' umiliazione, posso benissimo
prenderti per stanchezza".
Deglutii.
Aveva ragione, ero più stanca ad ogni fuga.
"Perchè
non affronti il tuo destino con coraggio, una volta tanto?"
Strinsi
le labbra e presi un respiro profondo. Con gli occhi chiusi feci un
balzo fuori dal mio nascondiglio:
"Una
volta tanto? Questa volta dura da fin troppo tempo"
La
mia copia mi sorrise, appollaiata su ciò che restava di un
muro in mattoni:
"In
effetti per una della tua specie sei stata fin troppo brava a
sopravvivere" spiccò un balzo, atterrando a due passi da me
"E
devo ammettere che, per quanto a volte piagnucolassi come una bambina,
sei stata una persona piuttosto interessante da ascoltare. Non poteva
essere altrimenti, come avrei potuto convivere con una qualche eroina
armata di keyblade, dal cuore puro e limpido? No, devo dirlo, nella tua
innocenza quell' oscurità che hai dentro ti ha reso un
soggetto
interessante."
Soffocai
l' impulso di indietreggiare "Guarda, non so cosa tu stia
dicendo. Tanto piacere se non sono una persona noiosa, ma questa cosa
dell' oscurità e della luce nel cuore degli esseri umani me
l'
hanno già spiegata e non l'ho capita."
"Se
la vuoi più semplice te la metto in questo modo" rispose
Malefica "Le anime non si fondono con quelle di cani e porci, Mitsuki,
c'è bisogno di certe condizioni che se non vengono
soddisfatte
non permettono la riuscita dell' obiettivo. Potrebbero essere
tantissime a fare i pignoli, ma si possono riassumere solo in due
fondamentali: innanzitutto, il corpo ospite deve essere adatto, deve
essere sano e con una buona aspettativa di vita. Data la tua
età
la cosa è risultata ovvia. La seconda condizione,
nonché
la più importante, prevede che l' anima del malcapitato
scelto
sia almeno in parte affine a quella dell' usurpatore. Se un' anima
malvagia come la mia cercasse di prendere possesso della persona
più pura dell' universo, non riuscirebbe nemmeno ad uscire
dal
talismano rinchiudente. Ma se quella persona fosse pura solo in
apparenza ed avesse dentro di sé una certa inclinazione a
qualsiasi cosa di poco buono, a quel punto potrei far leva sui suoi
punti deboli, cercare di farla cedere e diventare sempre più
un
tutt' uno con lei. Immagino che tu abbia già sentito questa
storia, è ciò che ho fatto con te."
"Vuoi
spaventarmi?"
"Sottolineo
l' evidenza. Se tu fossi stata una vera pacifista saresti
scappata da quel re Topolino appena avuta l' occasione, ti saresti
fatta proteggere dalla luce abbagliante di Sora e dei suoi compagni. E
forse io avrei avuto molte più difficoltà ad
arrivare
dove siamo ora" fece un sorriso inquietante, che si allargò
nel
momento in cui sentii le mie labbra curvarsi perplesse verso il basso.
Scegliendo come scudo l' Organizzazione XIII avevo contribuito alla mia
stessa distruzione? Malefica colse la mia domanda inespressa e
proseguì:
"Tu
invece no, tu hai scelto lo schieramento opposto. Sai dirmi
perchè?"
Esitai.
C'era sul serio un perchè? In effetti non mi ero mai
posta la domanda per il semplice fatto che... non c' erano motivazioni,
nonostante le avessi cercate. Non ce n' era nemmeno una, se non che...
"Ho
seguito.... il mio istinto" mormorai, intuendo dove la strega stava
andando a parare.
"Proprio
così. E cos'è l' istinto, se non il riflesso di
ciò che siamo veramente? Chi si schiera con l'
oscurità
diventa a sua volta parte di essa."
Scossi
con forza la testa: "Ti ripeto" ringhiai "Che non ho la minima
idea di cosa tu stia dicendo e soprattutto non mi interessa niente!"
"Non
ti è piaciuta la sensazione che hai provato quando quel
sorcio si è piegato alle tue richieste? Tu sapevi di fare la
scelta sbagliata, non nasconderlo, eri cosciente che ciò che
stavi facendo andava contro le regole del buonsenso, eppure ti sei
lasciata incantare dai tuoi rapitori, hai voluto vedere soltanto il
loro lato umano e hai tralasciato ciò che erano realmente:
delle
ombre. Creature delle tenebre che, mentre ti facevano credere di essere
anche solo vagamente dalla tua parte, ti trascinavano lontana dalla
luce, sempre di più, sempre di più. Il buio
cancella la
luce, non certo sé stesso."
Non
risposi subito, mi ritrovai a fissare il pavimento coperto di
detriti: attorno a noi era stato tutto distrutto dal nostro
combattimento. Meglio, dai colpi che Malefica aveva lanciato cercando
di colpirmi mentre scappavo da una colonna all' altra. Infine le feci
la domanda che mi era sorta poco prima:
"E
loro lo sapevano...questo?" sussurrai temendo la risposta.
"Si,
è probabile. Sono dei seccatori, ma non sono affatto
stupidi. Quelli sanno di certo tutto ciò che serve sapere
riguardo a queste cose. Che c'è? Non guardarmi
così,
è assolutamente normale, lo hanno detto anche a te che le
loro
premure nei tuoi confronti erano mirate solo ed esclusivamente a tenere
me sotto tiro. E' deludente lo stesso?"
Oh,
tecnicamente lo era, ma non avrei avuto modo di arrabbiarmi
stavolta. Probabilmente non avrei mai più messo piede nel
loro
castello e l'idea rese tutti i Nessuno improvvisamente molto
più
distanti. Come ci si arrabbiava con chi ormai non esisteva
più?
Comunque, non era di sicuro la peggiore che mi capitava da quando era
iniziato tutto, io stessa mi ero più volte resa conto, in
quel
periodo, di essermi affezionata eccessivamente ad individui che
vedevano in me solo un fragile contenitore. Mi avevano mandata a
combattere da sola perchè in questo modo, nel peggiore dei
casi,
sarei morta solo io e non uno di loro. Si, lo sapevo perfettamente,
anche senza parlarne mai lo avevo saputo dentro di me. Mi chiesi per un
attimo perchè a quel punto fosse tanto necessario
combattere, ma
subito dopo mi pentii di quel pensiero fugace: avevo fatto una
promessa. Non sapevo esattamente a chi l' avessi fatta, ma una voce
nella mia testa mi diceva che sarebbe stato un tradimento. Nessuno mi
aveva mai tradita, in fondo, volevo forse farlo io, che avevo passato
quei mesi precedenti a pretendere quel poco rispetto che sapevo di
meritare come essere umano?
Se
dovevo davvero morire, se anche era stato tutto previsto, forse era
il caso di morire conservando un minimo di dignità. Anche se
nessuno mi avrebbe mai ringraziata o ricordata, avevo superato quel
problema ormai da tempo. Beh, più o meno. Dicendo la
verità, in quel momento nessuna lamentazione mi avrebbe in
nessun modo allungato la vita.
Avevo
solo un vago ricordo di come fossi finita su quel campo di
battaglia. Quell' orribile quanto ormai familiare sensazione di cadere
nel vuoto era durata solo pochi secondi, eppure in quei pochi secondi
qualcosa era cambiato, anche se non riuscivo a ricordare cosa. Nella
mia mente era tutto un' accozzaglia di immagini e sensazioni confuse:
una scrivania, un castello, me stessa o forse Malefica, paura, rabbia,
esaltazione e ancora paura, rumori di cose rotte e infine io in fuga
che saltavo e scappavo con una velocità che non avevo mai
avuto.
Umiliazione
e desiderio di vendetta. Di nuovo la rabbia iniziò a
crescere dentro di me e la sentii: quell' energia che avevo sentito
scorrermi nelle vene durante l' addestramento di Merlino pervadeva ogni
centimetro del mio corpo e lo riempiva di nuovo vigore. Nella mia testa
rimbombavano delle voci che mi incitavano ripetendo ossessivamente le
stesse frasi e sapevo che quelle voci appartenevano a Lèon,
ad
Aerith, a tutti, perfino a Nobuo e Ayame. Parlavano a volte insieme, a
volte sovrapponendosi l' un l' altro. Li risentivo anche ora, mentre le
stesse parole in tonalità diverse si mescolavano quasi come
in
un coro. Sembrava tutto così surreale che avevo il sospetto
di
stare immaginando tutto.
Ma
non era la mia mente, in fondo, quella in cui ci stavamo muovendo?
Mi sentivo strana, era come se conoscessi già il luogo che
mi
circondava, nonostante non vi avessi chiaramente mai messo piede; come
se io stessa fossi l' architetto di quelle costruzioni diroccate, di
quelle macerie polverose che rimanevano al posto di muri rasi al suolo;
come se io stessa mi stessi ponendo quelle domande che sentivo
provenire da Malefica.
Malefica.
Malefica
che era me.
"Dio..."
mi presi la testa tra le mani. Perchè quei pensieri
tutti insieme? Che volevano dire? Avevano uno scopo oltre a quello di
portarmi lentamente all'esaurimento? Gli occhi mi bruciavano, la testa
mi scoppiava sotto la pressione di quelle voci continue.
"Basta"
gemetti "Basta, per favore, basta, basta!" non riuscivo a capire nulla,
tutto era panico, tutto...
Tutto
era terrore, terrore puro.
L'
hai sperimentato il terrore, no? Non riuscire a muoversi, temere l'
avversario al punto da perdere ogni speranza.
"Mitsuki"
La
mia nemica si era inginocchiata davanti a me. Sentii la sua mano
sollevarmi delicatamente il mento e ad un tratto ebbi i suoi occhi
puntati dritti nei miei. I nostri sguardi, identici e opposti si
fusero. Oh, lei era così potente e io non riuscivo nemmeno a
usare quella scintilla di forza che avevo trovato in me grazie all'
aiuto di Merlino. Cosa poteva portarmi alla vittoria, cosa?
"Piccola
mia, sei stanca. Sei terribilmente stanca, non è vero?
Te lo leggo negli occhi che non ne puoi più" mi sorrise
comprensiva "Queste cose non fanno per te, non sei d' accordo? Tu sei
solo una semplice ragazza, non sei tagliata per vivere in questo mondo,
né in nessun altro che non sia il tuo. Perchè
nessuno lo
capisce, eh? Perchè ti costringono a fare ciò che
non
vuoi, perchè ti chiedono l' impossibile e ti trascinano in
battaglie che non senti tue? Questo è crudele, tesoro,
è
egoista, tu lo sai, tu la pensi allo stesso modo, sì. Vieni,
vieni da me, hai solo bisogno di qualcuno che ti consoli" le sue mani
accarezzarono dolcemente le mie spalle e con dolcezza la sentii
cingermi in un abbraccio. Un abbraccio che ricambiai, nonostante ci
fosse in lontananza qualcosa di sbagliato in quel gesto. C' era
talmente tanto calore in quelle braccia che sembrava impossibile e
ingiusto rifiutarle.
"Perchè
non ti arrendi? Ascolta, io lo faccio anche per te, sai?
Guardami, guarda come siamo uguali noi due. Siamo la stessa persona
perciò io so cosa provi, perchè queste sensazioni
le ho
provate io stessa e le provo tutt' ora a contatto con te. Guardami, ti
dico. Cosa vedi?" prese il mio volto tra le mani e con fermezza mi
portò a sollevare gli occhi verso di lei:
"Non
lo so..." risposi, alzando le spalle "Non so più chi sono,
potrei essere io la cattiva e tu la buona, perchè in fondo
non
sono tenuta a ricevere spiegazioni su come vanno le cose. E' tutto
terribilmente..."
"Frustrante"
"Si..."
una lacrima colò sulla mia guancia, una sola seguita da
nessun' altra "Ora che sono qui, qual' è il mio obiettivo?
Perchè tutti sono sempre insieme a qualcuno quando
combattono e
io no? Non è giusto, cosa pretendono da me, che sappia cosa
fare? Io.... io so a malapena come si chiama questo posto e dovrei
sconfiggere te in un modo che non conosco e che ovviamente nessuno si
è preoccupato di dirmi..."
"Tu
non mi puoi sconfiggere, piccola." fu la risposta "Non è
colpa tua, ma non puoi, non lo hai già capito da sola?"
"Credo
di sì. Mi viene da ridere, li sto tradendo tutti" sospirai.
Malefica sbuffò in risposta:
"Stai
semplicemente capendo la verità. Cosa è peggio,
opporsi ad un sistema ingiusto o trattare una persona come una
marionetta come hanno fatto i Nessuno e perfino quei ribelli che ti
hanno accolta?"
Lasciai
scorrere un' altra lacrima, mi lasciai pervadere dallo
sconforto, dalla sensazione che ormai per me era giunta la fine. Ogni
fibra del mio corpo reclamava la pace, anche quella della morte.
Perchè era vero, io non ero tenuta a combattere una
battaglia
che non era mai, mai stata mia. Non volevo. E allora addio.
"Farà
male? Intendo morire"
"Per
niente, se non ti opporrai" la sua mano mi sfiorò la
guancia e a quel punto fui io stessa a prender l' iniziativa,
gettandomi tra le sue braccia con impazienza. Sentii la sua lieve
risata rimbombarle in petto e le sue braccia che mi stringevano.
"Pronta?"
"Solo
una cosa. Posso dirla? Solo due parole. La prima è grazie.
Per avermi fatto capire la verità"
"La
seconda?"
"La
seconda è crepa."
Avvenne
in un attimo, perchè sapevo che non avrei avuto altro
tempo. Nella tasca del mio cappotto, per tutto quel tempo, c' era stato
un oggetto: il piccolo coltello dalla lama corta ma affilata, il regalo
che avevo ricevuto da Yuffie poco prima di avventurarmi da sola. In un
attimo strinsi la presa sull' impugnatura e semplicemente, senza
pensarci due volte, calai l' arma verso il basso affondandola in un
punto imprecisato della schiena della mia sosia. Affondai e affondai la
lama con orrore crescente e allo stesso tempo con una foga sempre
più forte. Malefica urlò e il suo urlo per un
secondo
risuonò nella mia testa. In quel secondo rallentai e
qualcosa mi
colpì al petto, un calcio che mi mandò lunga
distesa
sulla pietra. Annaspai alla ricerca di aria, continuando a stringere la
lama e mi costrinsi ad aprire gli occhi in fretta, perchè la
mia
mossa aveva funzionato solo in parte e lei era ancora lì. Mi
rialzai in tempo per schivare un rabbioso lampo elettrico. Ansimando,
osservai quanti danni ero riuscita a provocare e ciò che
vidi mi
riempi contemporaneamente di felicità e ansia. Il volto
della
mia gemella non mi somigliava più nemmeno un po', ormai
sfigurato da una rabbia disumana che veniva accentuata ancor di
più dalla posizione curva in cui era costretta: dal suo
braccio,
nonostante i vestiti neri, si vedeva chiaramente colare il sangue e il
dorso della mano era solcato da strisce scarlatte. Si reggeva in piedi
a fatica. Io avevo fatto quello? Io avevo accoltellato qualcuno di mia
spontanea volontà, io che fino a quel momento non avevo
fatto
altro che autocommiserarmi?
"Maledetta
bastarda, come hai osato?!" anche la voce che uscì
dalla sua bocca era stravolta dalla furia. Quella visione mi
riempì di una strana sicurezza: lei non era invincibile, l'
avevo colpita, l' avevo presa alla sprovvista!
"Me
l' hai detto tu cosa fare." dissi "O meglio, me l' hai fatto
capire: io e te siamo la stessa cosa, nonostante veniamo da due
dimensioni temporali diverse resta il fatto che condividiamo lo stesso
corpo. E assieme al corpo era ovvio che condividessimo le emozioni. Per
questo mi ero esaltata prima, perchè lo eri anche tu e
credevo
di essere imbattibile quanto te. E allora mi sono chiesta: se tu sei in
grado di condizionare il mio pensiero, perchè io no? Ho
finto
tutto, ma dovevo essere convincente: per ingannarti e renderti
vulnerabile dovevo diventare a mia volta vulnerabile; mi sono riempita
la testa di pensieri tragici a tal punto che ho quasi iniziato a
crederci e a vacillare. Ti sei creduta vittoriosa, in realtà
stavi perdendo, esattamente come accadeva a me nei miei pensieri.
Dì la verità, questo non te l' aspettavi, eh?"
Misi
fin troppa enfasi nell' ultima affermazione, perchè in
fondo non potevo sapere quanti danni le avessi effettivamente
procurato, ma ero certa di averle fatto male, molto male. Almeno nell'
orgoglio.
"Piccola
impertinente" sibilò la strega con espressione
dolorante "Se credi che basti questo sei fuori strada. Ti
farò a
pezzi prima che tu sia riuscita di nuovo ad avvicinarti a me!"
Ebbi
l' impulso di indietreggiare, ma al primo passo mi fermai. "No,
non questa volta. Tu mi hai portata qui per distruggermi dall' interno:
questo luogo...è ciò che io e te condividiamo,
giusto?
Non la mia anima e nemmeno la tua, ma la nostra, quella parte di
entrambe che è un tutt'uno con l' altra. Lo sai qual' era il
motivo per cui, secondo il mio professore, non ero capace di capire la
fisica e la matematica? Diceva che erano troppo esatte per me, che mi
perdevo nelle mie fantasie e perdevo il contatto con la
realtà.
E aveva ragione, me ne sono resa conto quando l' unico modo
perchè io capissi le leggi dell' energia è stato
parlare
di stelle e galassie. Ho un' immaginazione molto fervida, sai? E qui,
dove sono i pensieri a comandare, io posso essere quello che voglio:
anche qualcuno in grado di sconfiggerti!"
Terminai
la frase e calò il silenzio. Malefica mi guardava fisso
negli occhi, la fronte aggrottata e i denti stretti:
"Bene"
disse infine raddrizzandosi "I miei complimenti per l'
intuizione, devo dire che me l' hai fatta. Starò al tuo
gioco,
Mitsuki, vediamo un po' chi ha l' idea più geniale per
vincere.
Ma ti avverto: non sperarci troppo."
"Mi
hai tolto le parole di bocca" replicai.
In
realtà non ero così sicura delle mie parole.
Tutto
ciò che facevo si stava basando su una pura ipotesi che
avevo
formulato poco prima. Aveva un senso, ma avevo imparato a fidarmi poco
della logica quando non mi trovavo a casa mia. Perciò mi
fidai
del mio istinto e delle mie preghiere.
E
quasi scoppiai a ridere quando mi accorsi di avere ragione, quando
vidi comparire sul suo volto un' espressione dapprima perplessa, poi
via via sempre più stravolta. Perchè ci aveva
provato e
non ci era riuscita: le ferite che le avevo inferto non guarivano. Per
un attimo mi sentii terribilmente geniale, anche se subito dopo mi
schiaffeggiai mentalmente, perchè non potevo permettermi di
perdere la lucidità. E poteva ancora non significare nulla.
"Perchè..."
ansimò guardandomi con rabbia, stringendo con una mano la
spalla martoriata "Che diavolo..."
"Quindi
è vero..." mormorai a mia volta. inspirai a fondo,
ricambiando il suo sguardo "Poco fa hai detto che se io mi fossi
schierata con Topolino e Sora, tu non saresti riuscita ad arrivare dove
siamo ora. E tempo fa sostenesti che lo schieramento dei cosiddetti
buoni era composto da gente terribilmente noiosa. E per quel poco che
vi ho avuto a che fare, ammetto che hai ragione: non ho mai conosciuto
Sora e credo di non tenerci troppo, perchè otterrei solo di
sentirmi ripetere discorsi che più o meno ho già
sentito,
insomma, roba su quanto la luce, l' amicizia e l' amore siano
importanti. Tutte cose che in effetti hanno senso, non lo nego, ma che
non fanno per me; sarebbe da scemi cercare di paragonare me a uno di
quei santi del keyblade che cancellano l' oscurità con un
movimento del polso, io l' oscurità non la mando via, la
attiro!
Sono una calamita per guai, sfighe e azioni veramente stupide - che tu
conosci bene - e negare questo non solo non sarebbe utile, ma sarebbe,
anzi, dannoso. Nascondermi in questo modo ha dato potere solo a te e
non riuscirai più a mettermi in soggezione facendomi notare
quanto io sia malvagia dentro: non lo sono. Sono umana. Ho la mia parte
buona e la mia parte cattiva come tutti quanti e non ho scelto nessuno
schieramento, sono semplicemente rimasta con chi mi ha trovata per
prima. Si, è vero, quando ho potuto andarmene ed ero
cosciente
della scarsa bontà dei miei carcerieri, ho rifiutato. E
adesso,
pensandoci, l' idea che qualunque cosa succeda io potrei non rivederli
mai più mi riempie di malinconia. Ma non significa nulla,
perchè sarò anche debole e stupida, ma ho un
cervello che
ho sempre usato per ricordarmi chi ero e un cuore che ho ascoltato
sempre: per quanto fossi superficiale, è arrivato un momento
in
cui a questa cosa dell' amore che vince il buio ho dovuto crederci,
perchè era l' unica cosa a cui potevo aggrapparmi. Lo vedi
questo?" e strinsi la presa sul manico del coltello di Yuffie "Questo
è un regalo ricevuto da parte di una di quelle persone
noiose
che dicevi. La persona che me l' ha dato ha creduto in me nel momento
in cui me ne ha fatto dono, lo so... lo sento stringendolo tra le mani:
in qualche modo questo coltello conserva una traccia della fiducia e
della speranza di quella ragazza; anzi no, di tutti coloro che pur non
sapendo chi io sia sperano in qualcuno che ti distrugga per sempre, che
inconsciamente mi trasmettono la loro forza. E questa forza, Malefica,
a te fa male, è questo ciò che veramente
può
sconfiggerti. Non la magia più potente o l' arma
più
distruttiva, ma l' amore, il fottutissimo e maledettissimo amore contro
il quale la tua potenza non può nulla. Ecco
perchè io
posso sconfiggere te, ma non può accadere il contrario.
Avrei
voluto capirlo prima, per risparmiarmi diversi momenti di angoscia, ma
non ha più importanza; ho cambiato faccia e ruolo
innumerevoli
volte negli ultimi tempi e adesso è arrivato il momento che
giochi l' ultima carta, quella della guerriera che combatte per un
ideale: sei morta, perché ora so che i miei attacchi li puoi
subire."
Malefica
aveva ascoltato le mie parole senza mutare di un solo cenno la
sua espressione. Sentivo il suo respiro pensante, reso più
simile ad un ringhio dalla rabbia e forse dalla fatica di stare in
piedi. Ora che ero arrivata a quel punto cosa avrebbe fatto?
"Morta,
eh?" sputò per terra guardandomi con disprezzo "Se devo
morire io allora mi seguirai anche tu: ti annullerò da
morta, a
meno che non riesca a farlo da viva!"
Alzò
il braccio teso con decisione e nel suo palmo vidi
comparire quell’arma che era familiare anche a me: lo scettro
dorato, il cui globo brillava in cima di un’ inquietante luce
verde, quella stessa luce che aveva dato inizio a tutto, che aveva
brillato davanti ai miei occhi nell’ ultimo istante in cui
avevo
potuto definirmi ancora umana. All’ interno della sfera ora
mandava lampi rabbiosi, quasi come se fosse in risonanza con le
emozioni della sua padrona.
“Ti
disintegro, piccola impertinente” esclamò
quest’ultima “Vedremo se avrai ancora una bocca con
cui
darti delle arie! Niente più discorsi, niente ripensamenti:
un
solo colpo e tra pochi secondi rimarrò solo io, o nessuna di
noi
due!”
Lo
scettro sembrò caricarsi di fulmini minacciosi. Il cielo
divenne scuro e dense nubi violacee si addensarono sopra di noi,
muovendosi in circolo con velocità, mentre il vento iniziava
ad
ululare attraverso le macerie. I lampi improvvisi illuminavano a giorno
quello scenario apocalittico; le saette piovevano dall’ alto
e si
concentravano sullo scettro, che agiva come un parafulmine e inglobava
energia. Malefica era in piedi, dritta come se le sue ferite non
esistessero più. Era spaventosa, bellissima con quel viso
quasi
trasfigurato dal potere che stava scorrendo nelle sue vene. Dentro di
me, qualcosa mi avvertì che quella sarebbe di certo stata la
fine, perché ma una comune umana avrebbe potuto contrapporsi
ad
una strega.
Io
però… io non ero una comune umana. E di colpo fu
come
se, dopo aver rovistato a lungo, avessi finalmente trovato la tessera
finale da fare combaciare con il mio puzzle, come se qualcuno avesse
appena acceso la luce in quella stanza buia che era la mia testa. Ogni
cosa si collegò definitivamente a quella giusta e alla
buon’ ora capii quell’ ultima parte che mi mancava.
Capii
perché ero finita in quel luogo, perché vi ero
finita in
quel momento e in quel giorno. Se non trovai la bontà nel
piano
di Xemnas ne trovai quantomeno il senso logico.
La
mia gemella, di fronte a me, con le braccia spalancate e tese verso
l’ alto stava immagazzinando sempre più energia
con
l’ intenzione di scagliarmela addosso e distruggermi
definitivamente. Non aveva capito. Esaltata dalla
superiorità
aveva tralasciato quel dettaglio. E io di colpo mi sentii
più
potente di quanto mi fossi mai sentita, poco importava che in
realtà non sapessi bene come agire, ma mi stessi affidando
all’ istinto.
‘Al
diavolo’ mi dissi ‘Questa è la resa dei
conti, chi vince ora vince tutto’
Il
braccio con il quale Malefica stava reggendo lo scettro fu caricato
all’ indietro. E infine, in un turbinio di saette e in uno
scrosciare assordante di tuoni si scagliò verso di me. Solo
che
stavolta ero preparata: stavolta qualcosa, dentro di me, mi diceva cosa
sarebbe successo; mi diceva che quell’ attacco poteva essere
potente quanto voleva, ma non lo sarebbe stato mai abbastanza, lo avrei
parato. Perché non stavo facendo altro che attaccare me
stessa.
Qualunque
cosa volesse dire, portai le braccia tese davanti a me,
le mani spalancate per parare quel colpo. Sentii l’ impatto
con
l’ esplosione di energia scuotermi come un terremoto e
spingermi
all’ indietro, sentii i muscoli tendersi all’
improvviso,
strappandomi più di un urlo di dolore. Eppure strinsi i
denti e
lentamente mi raddrizzai, avvertendo finalmente in tutta la sua forza
quel potere che avevo conquistato con fatica e sul cui scopo mi ero
tanto interrogata. Nonostante tutto, non potei non pensare a quanto
quella situazione risultasse, in un certo senso, comica: Malefica che,
volente o nolente, mi dava la possibilità di distruggere
sé stessa. Fossi sopravvissuta lo avrei proposto
all’
insegnante del laboratorio teatrale.
“Pensi
di poter resistere ancora a lungo?” la sua voce mi
riscosse dai miei pensieri, giungendo da un punto imprecisato che
veniva ascosto dalla luce abbagliante che stavamo producendo
“Non
ce la farai, non hai la minima speranza contro di me!”. Quel
grido era impregnato di rabbia, ma era una rabbia stentata: nonostante
non lo desse a vedere sentivo che anche lei si stava stancando a causa
delle ferite ricevute, che nel frattempo non erano guarite.
Stava
cedendo.
“Ancora?!”
ribattei “Ripeti questa frase ormai da
mesi, ma non l’ hai mai mutata in realtà. Tu farai
una
brutta fine, molto presto anche!”
Ed
esattamente come avevo fatto tutto il resto – ovvero in un
modo che assolutamente non conoscevo e non volevo conoscere –
mi
ritrovai ad attingere ancora di più a quella fonte di
energia e
aumentai la mia potenza, opponendo all’ attacco della strega
un
altro mio. Aumentai ancora e ancora, nonostante intuissi che non era
esattamente una buona idea.
‘Scema!’
Quella voce nella mia testa continuava a
ripeterlo ‘Cosa credi, che parlasse a caso, quando ti ha
detto
che voi due siete diventate una cosa sola? Se la uccidi, quali garanzie
hai di sopravvivere anche tu?”
Strinsi
i denti, ma la risposta era una sola. E la gridai con tutto il fiato
che avevo in corpo.
“Nessuna!
Ma saranno di certo molte di più di quante io ne abbia
ora!”
E
poi… e poi, semplicemente, fu la fine. Fu un lampo di luce
talmente accecante da unire dentro di sé perfino le
sfumature
plumbee del cielo e i lampi smeraldini che agitavano l’ aria.
Fu
un respiro mozzato nel petto prima di rendersi conto che, in qualche
modo, di respirare non ce n’ era più bisogno.
Fu
la netta sensazione di qualcosa che da qualche parte si sgretolava
e, lentamente, svaniva in una nube di polvere. Qualcosa che era stato
parte di me.
Qualunque
cosa fosse, lasciava dietro di sé una scia amara che sapeva
di addio.
-----------
HEM!
Le cose da dire sarebbero tante.
Innanzitutto
il prossimo capitolo sarà l' ultimo. La mia idea era di fare
un mega capitolo e di finire con questo, considerando che
il prossimo non verrà lungo - credo. Ma alla fine
mi dispiaceva non avervi avertiti e soprattutto di mollarvi
lì la conclusione dopo mesi che non mi facevo più
sentire.
Appunto,
scusate per questo, tesori <3 Ho avuto taaanti casini, la voglia
di scrivere per un bel pezzo mi è letteralmente morta e se
mi fossi imposta di fare qualcosa avrebbe fatto di certo schifo; e io
sono già una che ragiona un po della serie "E' molto
probabile che io abbia scritto una cagata pazzesca", perfino quando
sono nel mio stato migliore, quindi niente XD Tuttora
rileggendo vecchie fanfiction o i primi capitoli di questa sono molto
"Cos'è 'sta roba?!" (in senso buono eh XD). Mi piacerebbe
essere una di quelle scrittrici che promettono aggiornamenti
settimanali e puntualmente aggiornano davvero, non come me che al
massimo duro un mese, ma ho abbandonato le speranze di diventare
puntuale! Spero che mi vogliate bene lo stesso, anche se molto
probabilmente qualcuno di voi è andato a spulciare gli
ultimi due capitoli per ricordarsi dov' eravamo rimasti. Ehi xD
Comunque,
come dicevo, nel prossimo capitolo everithing will end! E il discorso
strafigo su quanto vi voglia bene per avermi supportato lo
farò lì. In ogni caso non mi sembra vero, tanto
che sospetto che, in parte, la mia scarsa voglia di scrivere fosse
dovuta al non voler vedere finita quella che, alla fine, è
la mia prima fanfiction scritta con un minimo di serietà. Di
certo è la mia prima long-fic e considerato questo sono
felicissima per aver ottenuto un bel risultato.
Rimandiamo
le lacrime al prossimo aggiornamento <3
Che
poi... sono nei casini, perchè ho due idee per il finale,
una a totale lieto fine e una meno e mi piacciono entrambe. Solo che
sono completamente diverse!! D: Ok, prenderò una decisione!
Ciao
a tutti!**
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