Vincere la paura
Disclaimer: Trama, personaggi,
luoghi e tutti gli elementi
che questa
storia contiene, sono una mia creazione e appartengono solo a me.
Vincere la paura
Elean sedette su un muretto lasciando
penzolare i piedi doloranti. Finalmente era giunta nella grande
città di Shantara, detta la Perla di Walil o anche Shantara
la Splendente. Si diceva che non fosse la città degna di un
re ma che il re doveva essere degno di tale città. Elean,
dopo essere entrata dai grandi portali di bronzo, pensò che
se le mura erano una promessa di ciò che le città
offrivano, Shantara manteneva in pieno tale promessa. Erano state dette
molte cose sulla leggendaria capitale di Walil, soprattutto nelle
lontane province e nei piccoli villaggi delle pianure orientali, da cui
proveniva la ragazza. Si raccontava che le strade fossero lastricate
d'oro e le fontane di puro cristallo, che il mercato fosse il
più grande e ricco del mondo e che i templi fossero
d'argento e gemme.
Elean si era presto resa conto che erano
tutte leggende tranne quella del mercato. Uomini e donne vestiti con
ogni foggia immaginabile sciamavano per le strade e dentro e fuori dai
negozi. Qualche venditore ambulante gridava mettendo in mostra le sue
mercanzie. C'era anche qualche banchetto di ciambelle ed altre
leccornie che spandevano il loro profumo. Elean fu tentata di comprare
un dolce, ma la sua borsa era troppo leggera per poterselo permettere.
Sospirò e cercò un posto tranquillo dove pensare.
Sapeva che c'erano numerosi parchi in
città, ma era troppo stanca per raggiungerne uno.
Naturalmente tutta la strada che aveva percorso, molte volte a piedi
oppure, ma raramente, in carri, non era stata per vedere la
città.
Le avevano detto che esisteva una donna
nella capitale che poteva aiutarla e Elean per questo aveva fatto tanta
fatica: per trovare quella donna. Il suo nome era Amam e non sapeva
nemmeno se realmente esistesse. Durante le sue ricerche Elean si rese
conto che la magnificenza di Shantara si estendeva solo per i quartieri
alti, c'era una tale povertà e miseria nei quartieri
più poveri che la ragazza si sentiva rabbrividire. Non
poteva permettersi di dormire in una locanda lussuosa ma non si fidava
neanche di entrare in quelle più economiche. Per fortuna
aveva scoperto che il tempio di Pashimor offriva accoglienza ai
pellegrini. La notte, quando finalmente poté avere un
giaciglio per sé ed un pasto caldo, Elean
ringraziò ferventemente il dio e si ripromise: "Domani
troverò Amam".
Il giorno seguente Elean si mise alla
ricerca della donna ma senza risultati apprezzabili e così
per molti giorni di seguito e la ragazza cominciò a perdere
la speranza "Allora mi hanno preso solo in giro!" si ripeteva con
sgomento sempre maggiore. Elean sapeva che le sue mani erano in grado
di guarire, lo sentiva.
Tutto era cominciato qualche anno prima
quando giocando aveva trovato uno scoiattolo ferito. Si era accorta che
l'animaletto soffriva e voleva assolutamente curarlo. Con delicatezza
lo aveva preso in mano e aveva capito che si era rotto una zampina,
ansimava e squittiva piano, ma più Elean lo teneva in mano,
più lo scoiattolo sembrava calmarsi. Elean portò
l'animale a casa e suo nonno gli aggiustò la zampina con una
steccatura. Lo scoiattolo non appena era passato dalle mani della
bambina a quelle dell'uomo aveva ricominciato ad agitarsi e soffrire.
Il nonno allora le aveva detto:
- Hai un grande potere nelle mani,
piccina, ma non usarlo con gli uomini: non capiscono.
Elean anche se era ancora una bambina aveva compreso le parole del
nonno ed era stata attenta in tutti quegli anni a non far vedere a
nessuno ciò di cui era capace, anzi per molto tempo se ne
era addirittura dimenticata. Poi Jelmo, il fabbro del paese, si era
ammalato: toccando dei ferri arrugginiti si era graffiato ed una
malattia grave si era impadronita di lui. A nulla valsero gli sforzi
dei guaritori del villaggio, decotti ed infusi non sortivano alcun
effetto. Elean, allora, ricordò il proprio potere. La sua
stessa presenza sembrava calmare la sofferenza dell'uomo, ma anche se
imponeva le mani non riusciva ad ottenere quasi nessun effetto, tranne
la cessazione del dolore. Così Jelmo morì. In
paese cominciarono a sussurrare che lei era stata la vera causa della
morte dell'uomo ed anche che fosse una strega. Avevano incominciato ad
emarginarla finché non l'avevano convinta a lasciare il
villaggio dicendole che c'era questa donna, Amam, a Shantara che
l'avrebbe aiutata a migliorare le sue arti. Lei vi aveva creduto ed ora
eccola lì, in mezzo ad una strada affollata in una
città sconosciuta a chiedersi cosa ci facesse.
Un grido la riscosse e qualcuno la
spinse di lato. Subito dopo un grosso carro trainato da un cavallo
imbizzarrito sorpassò il punto in cui era stata Elean.
- C'è mancato poco, piccola!
Esclamò un milite cittadino, grassoccio e dalla corta barba
rossiccia.
- Ti sei fatta male?
Chiese vedendola tremare.
- No, io...grazie.
Riuscì a balbettare penosamente Elean. Il soldato fece un
sospiro di sollievo ed aggiunse facendole una carezza:
- Sarebbe stato un peccato vedere
sfracellato questo bel musino.
E le suggerì che se avesse avuto bisogno di qualche cosa
avrebbe potuto rivolgersi alla Shen'muha del vicolo degli storpi. Elean
lo ringraziò e si diresse dove le aveva indicato. Nella
lingua del Walil orientale Shen'muha voleva dire guaritrice ma con una
connotazione negativa, qualcosa di simile ad una strega, ma questo
Elean non poteva saperlo. Il vicolo era stretto, sporco e maleodorante,
persone curve o storpie si aggiravano sfiorandola con i loro mantelli
sudici. Le case erano strette ed attaccate le une alle altre e la luce
del sole non riusciva quasi a penetrare nella piccola strada dalla
pavimentazione sconnessa. Dopo parecchio tempo riuscì a
trovare la casa della guaritrice. Pensava che forse conosceva Amam e le
avrebbe potuto dare qualche informazione. C'era una lunga fila di
malati davanti alla porta. Quando giunse al cospetto della Shen'muha
Elean rimase attonita: la donna aveva proporzioni piccolissime, lunghi
capelli bianchi le svolazzavano intorno al viso rugoso ed in bocca
aveva una grossa pipa. La Shen'muha l'accolse con fare sbrigativo.
Elean cominciò il discorsetto che si era preparata:
- Cercavo informazioni su una guaritrice
chiamata Amam, forse puoi…
La vecchia l'interruppe con un gesto e chiuse la porta urlando:
- Per oggi è chiuso!
E non volle sentire ragioni nonostante le lamentele della folla.
- Siedi bambina. Da tanto tempo non mi
chiamano più Amam, adesso sono la Shen'muha del vicolo degli
storpi.
Mormorò la vecchia con dolcezza. Lo sconcerto della ragazza
crebbe ancora di più. La vecchia le disse:
- Bè, hai perso la lingua?
Cosa cerchi?
Elean si riprese e le raccontò in fretta tutta la storia.
Amam aveva chiuso gli occhi e ascoltava succhiando la pipa. Solo allora
Elean notò che le mani della donna erano stranamente
più giovani del resto del corpo. Quando ebbe finito di
parlare, la guaritrice volle guardare le sue mani, le toccò
con delicatezza rigirandole fra le sue che erano calde ed asciutte.
- La gente dei villaggi è
notoriamente ignorante e stupida, bè peggio per loro.
Amam
decise che sarebbe stata la sua apprendista. Le disse che le mani non
erano in grado di guarire le malattie, ma solo di calmare il dolore e
che era molto più difficile imporre le mani sugli uomini che
sugli animali. Di solito gli ammalati non si fidavano fino in fondo e
bisognava eliminare prima di tutto la loro resistenza all'imposizione.
Elean imparò a riconoscere le erbe mediche e le andava a
raccogliere nell'orto del Tempio della Buona Salute. Dovette imparare
anche a preparare gli infusi e i decotti. Amam le aveva spiegato
più volte che erano le piante sapientemente utilizzate a
guarire le malattie e non le loro mani. Una sera, Elean ed
Amam riposavano davanti al fuoco dopo una giornata di lungo e faticoso
lavoro. Si avvicinava il giorno della grande festa preparata per il
compleanno del Re Soltanas e la città si stava riempiendo di
forestieri.
- Sei troppo tesa, Elean. Non imparerai
mai ad imporre bene le mani.
Proruppe improvvisamente la guaritrice anziana lanciando anelli di fumo
dalla pipa.
- Non riesco, Amam. Non riesco a
superare la resistenza degli ammalati…
La vecchia scosse la testa.
- E' la tua resistenza che devi vincere
prima. Tu hai paura: è male.
Era vero ed Elean lo sapeva.
- Devi accogliere il dolore dentro di te
e solo allora potrai debellarlo.
La ragazza si alzò e cominciò a passeggiare su e
giù, frustrata.
- Lo so, lo so! Ma non riesco, forse
diventerò una brava curatrice ma non una pranoska!
Esclamò fermandosi davanti alla donna più anziana
che ribatté con forza:
- Sciocchezze. Hai un grande potere
nelle mani, ragazza, non lo devi sprecare. Dei forti colpi alla porta
interruppero la discussione.
- E' chiuso!
Urlò Amam senza nemmeno voltarsi. Ma i colpi si ripeterono:
- Aprite, Aprite!
Urlarono da fuori. Elean scambiò un'occhiata con la maestra,
poi si diresse alla porta e aprì uno spiraglio. Fuori
c'erano quattro uomini armati che trasportavano un bambino.
- Amam…
Fece per chiamare, ma gli uomini la spinsero rudemente da una parte.
- Presto!
Gridò quello che sembrava il capo. Amam si alzò
lentamente con uno scricchiolio di ossa:
- Ho detto che è chiuso,
perché venite a disturbare due povere donne sole?
Ma un'occhiata al bambino la rabbonì:
- Mettetelo su quel tavolo.
Gli uomini obbedirono ed appoggiarono con delicatezza il ragazzino. Il
capo implorò ancora:
- Fate presto, Volmo sta male.
Elean si era avvicinata al piccolo che respirava con fatica ed aveva
una gamba orribilmente spezzata. Ad un'occhiata più attenta
si accorse che gli uomini erano laceri e stanchi. Anche Amam stava
osservando il bambino toccando con delicatezza qualche punto del corpo.
- Chi siete e cosa vi è
successo?
Chiese senza interrompere il proprio lavoro.
- Sono Derry il capo della scorta del
principe Volmo.
Le due donne guardarono il bambino riccamente vestito.
- Siamo stati invitati per il compleanno
del Re, ma il principino si stava annoiando ed è
scappato…
Derry si prese la testa con le mani sconsolato:
- L'abbiamo cercato dappertutto
finché non lo abbiamo trovato in queste condizioni: molto
probabilmente l'hanno aggredito e derubato. Vi prego - l'uomo le
guardò con occhi infelici - Sua madre non me lo
perdonerà mai…
Amam aveva preparato una bevanda che offrì agli uomini
pallidi e silenziosi poi comunicò con il suo
solito tono burbero:
- C'è un piccolo cortile,
Elean vi ci condurrà. Restate lì e non ci
disturbate, vedremo quel che possiamo fare.
Derry tentò di protestare ma la guaritrice non si fece
intimidire, anzi esclamò che così facendo
ritardava solo il loro lavoro e aumentava la sofferenza del piccolo.
Solo allora l’uomo si convinse ad ubbidire alla piccola
donna. Quando tornò dentro, dopo aver rassicurato per
l’ennesima volta il capo delle guardie, Elean vide che il
principe stava dormendo.
- Sei riuscita a guarirlo?
Amam stava pestando delle erbe in un mortaio.
- E' ben lontano dalla guarigione. Gli
ho fatto bere della valerias.
Elean accarezzò la fronte del bambino: scottava, segno che
l’infezione si stava propagando. Questo avrebbe reso
più difficoltoso il loro compito. La guaritrice anziana
esclamò improvvisamente senza interrompere il proprio
lavoro:
- Quell'uomo, Derry, è il
padre.
Elean rimase a bocca aperta:
- Come puoi affermarlo così
sicuramente?
- Queste cose si capiscono, cara mia e
poi guarda il suo viso. Non trovi che si assomigliano molto?
La ragazza dovette riconoscere che era vero, ma nessuna delle donne
volle approfondire quell'argomento in tutte le sue implicazioni.
Ciò che premeva loro era di salvare la vita al bimbo
addormentato sul tavolo.
- L'effetto della valerias sta per
terminare. Io devo sistemare questa gamba, aiutami.
Ordinò Amam. Volmo si stava di nuovo agitando lamentandosi.
Elean sapeva cosa voleva dire la maestra. Si leccò le labbra
aride e posò entrambe le mani sul capo del principino.
Sentiva il calore scorrere dalle sue mani e chiuse gli occhi. Amam che
con una pezzuola aveva lavato via il sangue, appoggiò le
mani sulla gamba del bambino massaggiandole delicatamente con un
balsamo. Adesso doveva riportare l'osso nella sua posizione originale e
a quel punto le serviva l'aiuto di Elean. La ragazza mormorò
una preghiera silenziosa a Satrian.
Vedeva solo due figure indistinte: Amam
aveva un'aurea celeste, l'altra l'aveva rossa. Elean penetrò
nell'aurea del bambino, questo era facile perché non faceva
resistenza. Poi navigò sempre più in
profondità fino a trovare il nucleo del dolore. Era un globo
arancione e rosso e Elean doveva dissolverlo. Allungò i due
flussi di calore azzurri, le sue mani, ma troppo lentamente e il globo
s'ingrossò. Sentiva la resistenza della paura, con
più determinazione spinse avanti le mani e toccò
il globo. Il dolore la travolse, onde su
onde di fuoco la investirono. Elean boccheggiò, ma non si
lasciò sopraffare. S'immerse dentro al fuoco e
lasciò che la lambisse, fiamme azzurrine si levarono
tutt'intorno a lei e diventavano sempre più alte e
più grandi fino a che il globo arancione non si sciolse
completamente, sostituito dalla fiamma azzurra. Elean
galleggiò nel flusso di energia fino alla superficie e
notò che l'aurea del bambino era diventata bianca.
Quando tornò in
sé, la ragazza ebbe un capogiro ma non staccò le
mani dal capo del principino. Con la vista ancora offuscata dallo
sforzo vide che Amam stava finendo di fasciare la gamba del bambino. La
vecchia si avvicinò alla ragazza, con delicatezza le fece
staccare le mani e la sostenne fino ad una panca. Bagnò le
labbra aride con dell'acqua fresca e le sorrise. Con voce roca Elean
domandò come stesse il bambino, ma Amam la zittì
con gentilezza:
- Ssshh. Sta bene e riposa.
Adesso sei una vera pranoska anche tu - continuò
Amam - Vieni, vieni a prenderti i ringraziamenti del padre.
Elean sorrise debolmente, esausta ma felice.
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