Intro: Paure,
ansie e risoluzioni dopo la morte di Cell.
“Sapeva che, se Goku
aveva deciso di
lasciarla da sola con quel peso, era perché era certo che ce l’avrebbe
fatta
benissimo da sola, ma non aveva tenuto conto del fatto che Gohan stava
crescendo, e non gli sarebbe bastata più solo una madre che si sentiva
sempre
più sfatta e isterica.”
Una madre
“Un
altro giorno
senza Goku.” pensò Chichi sollevandosi lentamente nel letto. Quanti ne
erano
passati? Tanti; così tanti che aveva perso il conto. Mesi, mesi che
aveva
trascorso a piangersi addosso in ogni momento in cui Gohan non l’avesse
vista,
perché il suo umore era balzato improvvisamente su una stupida altalena
che la
faceva prima sentire la donna più fiduciosa e forte del mondo, poi
quella più
debole e stupida.
E
con il passare
del tempo la situazione stava peggiorando: ogni secondo del suo tempo
si
sentiva prima in cielo, poi all’inferno e non c’era mai una via di
mezzo. O
bianco o nero, ma non poteva permetterselo: suo figlio aveva ancora
dieci anni,
non poteva cavarsela da solo anche se aveva salvato il mondo. Era come
suo
padre, superbo nella lotta, ma terribilmente ingenuo e incapace nella
vita
reale e lei doveva tirarlo su da solo proprio nel periodo più difficile.
Sapeva
che, se Goku
aveva deciso di lasciarla da sola con quel peso, era perché era certo
che ce
l’avrebbe fatta benissimo da sola, ma non aveva tenuto conto del fatto
che
Gohan stava crescendo, e non gli sarebbe bastata più solo una madre che
si
sentiva sempre più sfatta e isterica.
“E’
proprio questa
la parola giusta” pensò amaramente alzandosi in piedi con fatica dopo
che ebbe
sentito una fitta allo stomaco; solo così poteva definire i suoi
improvvisi
scatti di umore. Si sentiva talmente a terra che avrebbe potuto
raggiungere la
cucina strisciando.
Senza
i gorgoglii
dello stomaco di Goku e le montagne di piatti da lavare già alle prime
ore del
mattino la cucina era così vuota da farla sentire abbandonata a se
stessa,
anche se con lei c’era Gohan.
A
volte arrivava a
pensare che in realtà era sempre stata da sola, perché Goku era sempre
stato un
marito soltanto di nome e mai di fatto, ma cercava sempre di scacciare
quel
pensiero, perché le faceva troppo male per essere soltanto sua
immaginazione. Se si guardava indietro vedeva che quello non
era soltanto un pensiero, era realtà, e tratteneva le lacrime mentre
svolgeva i
lavori domestici per non farsi notare da Gohan, anche se sapeva che lui
aveva
già capito tutto: per alcune cose era così intelligente.
Aveva
cercato di
non piangere quando, vedendoselo davanti con i vestiti tutti strappati da solo dopo ore di angosciosa attesa,
aveva capito tutto senza bisogno che lui le dicesse nulla e ce l’aveva
fatta,
ma la sera, a letto, piangendo aveva imprecato con tutta la forza che
aveva in
corpo contro di lui, che ricordava di
avere una moglie soltanto quando tutto stava per svanire. Aveva
disprezzato le
parole che lui le aveva detto durante l’ultima notte che avevano
trascorso
insieme prima che Goku fosse andato a battersi con Cell e in cui le
aveva
mostrato così tanta tenerezza da sembrare irreale. Era stato forse
perché aveva
la coscienza sporca?
“Mamma?”
la
raggiunse una voce ben nota, allarmata. Chichi guardò suo figlio con
orrore,
rendendosi conto di avere le guance tutte bagnate di lacrime. Tentò di
salvare
la situazione abbozzando un sorriso e mormorando: “Buongiorno caro,
cosa vuoi
per colazione?”, ma Gohan non si rassicurò. In silenzio le si avvicinò
e con
quel fare spontaneo che lo accomunava tanto a Goku le chiese,
preoccupato: “Che
c’è, mamma? Non ti senti bene?”
“Un
pochino.” ammise
la donna sentendosi messa alle strette, ed era vero. Quelle fastidiose
fitte
allo stomaco che la accompagnavano da qualche giorno non accennavano a
diminuire e la sfiancavano così tanto da renderle difficoltoso stare in
piedi.
“Però non preoccuparti, non è niente. Cosa vuoi per colazione?”
Si
asciugò le
lacrime con le mani e si voltò per cominciare a cucinare. Sentiva lo
sguardo di
Gohan sulla schiena, così simile e così diverso da quello di Goku:
doveva
essere forte, suo figlio era ancora un bambino e aveva bisogno di lei
più di
chiunque altro.
Una
mattina aprì
gli occhi già stanca, nonostante si fosse appena svegliata. Era madida
di
sudore e si era voltata nel letto durante il sonno per tutta la notte,
incapace
di trovare una posizione comoda: il ventre le doleva terribilmente, pulsava.
Sentendosi
più
appesantita del solito, si sollevò sui gomiti con un sospiro e si alzò
con
difficoltà dal letto: le girava la testa e aveva la nausea. Ricacciò la
saliva
in gola e cercò di non pensare a nulla, mentre si vestiva prima di
andare a
preparare la colazione per Gohan: c’era un pensiero particolare che si
stava
facendo largo nella sua testa, ma sentì che non era ancora pronta per
trasformarlo in parole.
Doveva
essere per
forza così, non c’era alcun dubbio. Era successo così anche l’ultima
volta,
tutto corrispondeva. Giunta in cucina, prese la pentola più piccola che
aveva,
la riempì di acqua e la posò sul fuoco. Mille pensieri le vorticavano
in testa,
magnifici e orrendi, mille sensazioni la stavano scuotendo.
Se
era davvero
così, come avrebbe fatto? Era da sola, aveva già un bambino a cui
badare, Goku
era lontano…
Gohan
entrò nella
stanza sbadigliando e prima ancora di salutarla la scrutò come se
avesse dovuto
scoprire qualcosa di segreto nel suo comportamento.
“Ben
svegliato,
caro. Cosa vuoi per colazione?”
Chichi
avrebbe
voluto sorridere, ma senza quasi accorgersene si ritrovò di nuovo a
piangere in
silenzio.
“Mamma!”
Gohan
corse verso
di lei, allarmato, e la scrutò nuovamente, in silenzio. Stava cercando
di
trovare quel coraggio di parlare di suo padre che davanti a lei gli era
sempre
mancato da quando lui se ne era andato. Si era accorta che sua madre
non era
più la stessa da quando erano rimasti solo in due e sapeva che
dipendeva tutto
dal gesto che suo padre aveva compiuto per salvarli. La donna, però, lo
precedette: lo guardò con gli occhi bagnati e balbettò: “Credo di
aspettare un
bambino.”
Doveva
essere per
forza così; era stato così anche l’ultima volta. Se l’ultima volta,
però, si
era sentita felice, in quel momento non ci riusciva: Goku era riuscito
a
lasciarle un’altra cosa da gestire.
Gohan
la guardò
sbattendo le palpebre, lontano, incredulo, come se quella notizia non
lo avesse
raggiunto, poi, chiaramente emozionato, le sorrise.
“Questo
significa…
significa che avrò un fratellino?” le chiese senza riuscire a
trattenersi. La
donna annuì in silenzio e abbassò la testa. Un altro bambino, proprio
dopo
quello che stava succedendo. Goku era riuscito a lasciare un altro
segno di sé
prima di andarsene: era così, lasciava segni di sé dappertutto, a casa,
nel
letto, dentro di lei, ma non c’era mai. Provò la voglia di malmenarlo
con tutta
se stessa, ma era come se avesse potuto sentirne il corpo e la voce e
qualcosa
la fermò. Era certa che se avesse potuto parlare con lui, Goku le
avrebbe
detto: “So che puoi farcela, ce la farai.” con il suo solito sorriso,
ma lui
non c’era. Le aveva lasciato una lista di cose da fare, una vita da
vivere, ed
era scomparso per sempre.
“Quando
nascerà?”
le chiese Gohan, entusiasta.
“Tra
qualche mese.
Dopo una visita all’ospedale, comunque, potrò saperlo con più
precisione.”
“Non
vedo l’ora!
Posso venire anch’io?”
Chichi abbozzò un
sorriso stanco e annuì. Non poteva più piangersi addosso, doveva tirare
su due
figli da sola, doveva dimenticare suo marito e la sua vita: ormai non
era più una moglie, era
soltanto una madre.
***
N/a:
salve a tutti, Ayumi a rapporto! :) Tristemente, sono ben tre
anni che non metto piede in
questa sezione come autrice, ma sono contenta di poter pubblicare di
nuovo
qualcosa su questa serie. Dragon Ball è il primo amore e non si scorda
ma, si
sa. :)
In realtà avrei
voluto scrivere qualcosa che terminasse se non con un happy
ending, con qualcosa di simile, ma non ci sono riuscita. Mi
affascina molto il personaggio di Chichi, la trovo una donna davvero
fortissima, perché riesce sempre a
rialzarsi dopo ogni colpo che le viene inferto. Dato che nel manga è
sempre
dipinta più che altro dal punto di vista comico, desideravo darle un
po’ di
spessore da un altro punto di vista. Mi sono mossa secondo una linea
tutta mia
e spero che il personaggio non risulti inverosimile. Inoltre era da un
po’ che
desideravo scrivere qualcosa del rapporto tra lei e Gohan dopo la morte
di
Cell: so che l’ambientazione di questa saga è strausata, ma spero
davvero che
la mia fic non sia così cliché.
Mi farebbe molto piacere sapere cosa ne pensate, ho tantissima paura!
Ritornare
in una sezione in cui non pubblico da un po’ mi fa sempre questo
effetto.
Con la speranza che vi sia piaciuta, vi saluto. :)
Alla prossima
(speriamo presto!),
Ayumi
Dragon
Ball e i suoi personaggi non mi appartengono, ahimè.
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