Morto
Sono qui, sull’asfalto. Sento un forte odore e il sangue che
mi esce dalla bocca mi lascia un retrogusto di ferro. Non riesco ad alzarmi.
Sono nato in strada. Non ho mai conosciuto mio padre.
Eravamo tre fratelli, ma due di noi sono morti durante il parto. Io e mia madre
abbiamo sempre viaggiato per la città in cerca di un rifugio. Ogni tanto
qualcuno di buon cuore ci dava anche del cibo, altre volte venivamo cacciati
come fossimo mostri.
Un giorno accadde l’inevitabile. Fu investita da una
macchina e, sebbene il conducente cercò di fare qualcosa, fu tutto inutile.
Restai solo, non ero capace di difendermi, non ero capace di procurarmi il
cibo. Vissi a lungo da solo -ma si può davvero chiamare vita, quella?-, un
giorno fui attaccato da degli spacconi che si credevano migliori perché
vivevano in una casa e mi lasciarono una cicatrice all’occhio.
Le persone cominciarono a credermi uno sbandato: aspetto
poco curato, viso sfregiato, diffidenza verso chiunque e aggressività. Spesso
capitava che qualcuno passandomi accanto mi calciasse per il semplice gusto di
farlo e a nulla serviva elemosinare il cibo.
Alla fine avvenne. Sapevo che sarebbe accaduto. Mi chiedevo
quando, però. Un gruppo di bulletti mi ha notato, mi ha accerchiato e ha
cominciato a picchiarmi con delle mazze. Non avevano un motivo preciso, ma li
sentivo ridere. Li vedevo divertirsi.
“Vediamo cosa fa se lo colpisco qui!” dicevano.
Io ero affamato, non avevo la forza di reagire. E subivo.
“Bestiaccia!” mi chiamavano, “Mostro!”
Un uomo, per puro caso, passò dal vicolo in cui stava
avvenendo e li vide, così fuggirono.
Ma ormai mi avevano colpito alla testa, non riuscivo neanche
a vedere bene.
Però sentivo quell’uomo piangere e ciò mi rendeva felice,
almeno in quella situazione estrema.
Ora sono qui, sull’asfalto. Il sangue alla bocca mi lascia
un retrogusto di ferro. Non riesco ad alzarmi, mi hanno rotto tutte e quattro
le zampe. Aspetto che anche il respiro mi abbandoni, mentre l’uomo che mi ha
trovato aspetta l’arrivo del veterinario.
Cerca di accarezzarmi, di darmi conforto, e rispondo con
delle fusa di ringraziamento. È bello sapere che al mondo esistono umani capaci
di amare anche un “mostro” come me.
È bello, anche ora che sta per finire la sofferenza, e che
rivedrò mia madre e i miei fratelli, sentirmi finalmente chiamare nel modo
giusto da una persona di buon cuore.
“Ti prego, micio, resisti”.
Col mio ultimo respiro, emetto un lieve miagolio.
“Grazie. Addio.”
ANGOLO DI
XECESTEL
Non so perché, ma durante l’ora di matematica, quando sono
annoiata, mi vengono sempre ispirazioni simili! La matematica deve deprimermi
davvero tanto! Comunque, una breve storia scritta da una gattofila pensando come
tema “Maltrattamenti animali”. Appena ho pensato a quel termine, mi è venuta in
mente questa one shot.
Che dire? Spero vi sia piaciuta, personalmente nell’ultima
parte mi sono commossa mentre scrivevo. Mi auguro di aver dato anche a voi
qualche emozione, che comunque non sia ribrezzo e/o che non vi abbia rovinato
la giornata.
Ringrazio l’utente Genkaku Shi per il suo impeccabile lavoro di beta-reading.
Alla prossima!