cinque anni dopo
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Sono passati cinque anni
da quando il signore oscuro, colui che non poteva essere nominato,
Voldemort, è stato sconfitto ed ucciso e molte cose sono
successe.
La battaglia finale aveva
lasciato molte ferite che non sarebbe stato facile sanare e che i
giovani guerrieri che l'avevano combattuta ancora si portavano
dietro. Nascoste nelle loro memorie, affossate nell'oblio ma sempre
pronte a tornare in superfice e a tormentarli.
Ron Weasley ha continuato
la sua carriera nel quidditch diventando prima il giocatore di punta
di una squadra semisconosciuta e poi il capitano della nazionale
inglese. Non si è mai sposato ma i giornali scandalistici del
mondo magico gli attribuiscono svariate relazioni con streghe e
babbane.
Hermione Granger ha
sposato Viktor Krum ed è diventata medimago. La sua speranza
più grande, come disse una volta durante una conferenza, era
di trovare una cura per la licantropia.
Ginny Weasley è
ancora ricoverata al San Mungo dopo che alla fine della guerra contro
Voldemort fu trovata priva di conoscenza. I medimaghi non sanno cosa
possa avere causato questo stato di coma ma non disperano di poterla
risvegliare un giorno. Una figura insolita si trova spesso al suo
capezzale. Draco Malfoy.
Harry Potter. Lo potremmo
definire scomparso.
Dopo l'ultima battaglia
ha salutato tutti ed è partito portando con se solo la sua
scopa e la bacchetta.
Nessuno lo ha più
visto, almeno fino ad oggi.
- Signor Malfoy – venne
chiamato da una voce – mi scusi, ma dovrebbe uscire, il medimago
deve visitare la paziente -
- Esco subito - sorrise
voltandosi verso la donna, poi si chinò a porre un leggero
bacio sulle labbra di Ginny - ci vediamo domani mia cara -
Uscì poi dalla
stanza finendo di indossare il soprabito che un elfo domestico gli
aveva porto. Un ghigno gli deformò per un breve istante il
volto altrimenti rilassato e dolce.
- Potter, dove sei
finito? - sussurrò incamminandosi verso l'uscita mentre l'elfo
domestico lo seguiva servilmente. Nonostante i tentativi di Hermione
che aveva portato molti maghi a pensarla come lei sugli elfi
domestici, non era stato fatto ancora nulla per eliminare quella
specie di schiavitù.
- Signore, dove vuole
andare? - venne accolto all'uscita del San Mungo da un autista in
livrea verdastra che con un'inchino esageratamente reverente gli aprì
la portiera dell'auto.
- A casa Goyle, portami a
casa - mormorò poi entrando nell'auto mentre l'elfo domestico
si smaterializzava. Draco non gli avrebbe mai permesso di viaggiare
in auto insieme a lui.
Sebbene continuasse a
ritenere i babbani degli esseri indegni di essere considerati aveva
scoperto che usando saggiamente il suo potere e l'oro che suo padre
gli aveva lasciato poteva ottenere molto da quel mondo e si era
trasferito a vivere in una lussuosa villa appena fuori da Londra
iniziando a vivere una vita quasi babbana.
Aveva fatto investimenti
in molte attività e, usando la magia aveva fatto in modo poi
che diventassero incredibilmente redditizi arrivando ad essere, in
pochi anni, uno degli uomini più ricchi di tutta
l'Inghilterra.
Aveva assunto personale
babbano come maggiordomi e cameriere, ma per la sua sicurezza
personale aveva preferito affidarsi a guardie del corpo del mondo
magico, e per questo Goyle, uno dei suoi amici dei tempi della
scuola, lavorava per lui come autista personale sebbene non fosse
molto pratico di come si guidasse un'auto babbana.
Fortunatamente c'era la
magia a sopperire a questa carenza e a Goyle bastava solo dire
all'auto dove doveva andare e questa avrebbe fatto tutto da sola.
Ma a questa carenza,
Goyle, ne aggiungeva un'altra che aveva dato non pochi grattacapi a
Draco.
Era eccessivamente
violento e più di una volta il giovane Malfoy era stato
costretto ad allentare i cordoni della borsa per rifondere qualcuno
che era stato malmenato dal suo autista, se non ad usare incantesimi
di azzeramento della memoria per nascondere fatti ancora più
gravi.
- Hai fatto il bravo
mentre aspettavi? - gli domandò aprendo una bottiglia di acqua
minerale presa dal piccolo frigo bar nascosto tra gli inserti in
pelle e legno pregiato dell'auto - C'è niente di cui mi devo
occupare? -
- Ho fatto il bravo -
rispose voltandosi verso il suo padrone con un sorriso a tutti denti.
Era come un cucciolone che quando veniva sgridato dal padrone si
accucciava per ricevere la punizione e, quando invece faceva qualcosa
che faceva felice il suo padrone, scodinzolava tutto felice in attesa
del premio.
- Bene - lo gratificò
quasi di sfuggita mentre era impegnato a leggere le ultime notizie su
di un giornale economico. Le immagini ferme lo disgustavano ma nel
mondo magico non c'erano giornali di economia babbana e quindi era
costretto a leggere quegli insulsi giornali babbani. Un articolo su
di un giovane avvocato che stava portando avanti una causa contro di
lui lo irritò.
Era stato accusato di
aver fatto fallire un società per poi comprarla ad un prezzo
stracciato. Nessuno aveva ancora scoperto come aveva fatto a
provocare quel fallimento, ma quel dannato giovane avvocato non ne
voleva sapere di mollare l'osso.
Era convinto che ci fosse
lo zampino di Malfoy dietro agli ammanchi di cassa e, anche in
quell'articolo, continuava a dire che prima o poi avrebbe scoperto
come aveva fatto.
- Goyle, penso di avere
un bel regalo per te - ghignò mostrando la foto sul giornale
che ritraeva il giovane avvocato insieme alla sua giovane e bella
moglie.
- Weasley, andiamo a bere
qualcosa dopo? - venne invitato da uno dei suoi compagni di squadra
mentre stava finendo di farsi la doccia. La continua attività
fisica aveva scolpito e modellato il suo corpo e Ron ne andava
particolarmente fiero. Aveva da poco chiuso un'altra storia e ne
stava per aprire un'altra con una nota modella babbana tanto per fare
la felicità dei cronisti del mondo magico oltreche, di quelli
del mondo babbano che si chiedevano chi era quel giovane uomo che
veniva visto spesso in compagnia di belle e celebrate donne.
Non era ricco, tanto per
cominciare. Almeno nel mondo normale. In quello magico Ronald Weasley
poteva essere considerato abbastanza facoltoso. Non si sapeva che
lavoro facesse. Ogni volta che a qualcuna delle donne che aveva avuto
si chiedeva qualcosa su di lui, immancabilmente non ricordavano quasi
nulla se non che erano state eccezionalmente bene a letto con lui.
- Ho un'impegno - rispose
chiudendo l'acqua e rimanendo fermo ad osservare gli ultimi rivoli
che scorrevano sulla sua pelle eburnea tirata dai muscoli. A
differenza dei suoi compagni di squadra che conservavano gelosamente
le cicatrici causate dalle ferite che riportavano durante le partite
più dure, Ron non permetteva neanche alla più piccola
imperfezione di fare sfoggio di se sul suo corpo e al termine di ogni
allenamento e di ogni partita trascorreva alcuni minuti a guardarsi
per verificare che tutto fosse in ordine.
Secondo alcuni quella sua
mania era una vera e propria patologia maniacale e più di una
volta gli aveva suggerito di andare da qualche bravo medimago esperto
in psichiatria, ma per la maggior parte delle persone che lo
conoscevano, fin quando continuava a giocare e a far vincere la sua
squadra e la nazionale, qualunque cosa andava bene.
- Mi devi spiegare come
fai a far cadere ai tuoi piedi tutte quelle ragazze babbane - gli
domandò un'altro compagno di squadra soffermandosi a guardarlo
- sei un bell'uomo, su questo non ci sono dubbi, ma nel mondo babbano
non sei nessuno -
- Non penserai che riveli
i miei segreti proprio a te - sorrise avvolgendosi un asciugamano
intorno alla vita - potresti usarli per avere il mio culo -
- Touche! - ghignò
spogliandosi ed entrando a sua volta nella doccia. Non era certo un
mistero che fosse omosessuale ed innamorato di Ron ed ormai aveva
fatto il callo a simili battute, tuttavia, quelle parole dette
proprio dall'oggetto del suo desiderio gli avevano fatto male,
soprattutto se ripensava ai primi giorni del giovane Weasley con la
maglia di quella squadra, quando, novellino appena assunto e senza
grosse speranze di entrare in prima squadra, si era appoggiato a lui,
campione, e lo aveva usato per poter giocare barattando il suo corpo
con un aiuto.
Hermione Granger dopo il
matrimonio era andata a vivere in una villetta nel mondo magico.
Nulla di vistoso o di sfarzoso. Due piani più un seminterrato
che divideva con Viktor, lui vi metteva le coppe e i premi che
riceveva per i suoi meriti sportivi mentre lei l'usava per gli
esperimenti che conduceva sulla terapia per la licantropia. Davvero
curioso vedere coppe e medaglie accanto a bottiglie piene di pozioni
e storte fumanti mentre, in un cantuccio, un pentolone era sempre in
ebollizione sprigionando un fumo denso e maleodorante che veniva
aspirato via da una cappa magica che buttava poi fuori un profumo
leggero e gradevole.
La loro vita ancora non
era stata allietata dalla nascita di nessun erede nonostante i
ripetuti tentativi della coppia che, spesso e volentieri, ogni volta
che potevano, si davano da fare per mettere al mondo una piccola
copia di se stessi.
Viktor dava la colpa a se
stesso dicendo che probabilmente non ci metteva impegno, quasi
credesse che per mettere incinta una donna ci si dovesse impegnare
particolarmente. Non era mai stato molto brillante, neanche da
studente, e le lacune che mostrava spesso facevano sorridere Hermione
che, più di una volta, lo aveva preso in giro proprio per la
sua ignoranza abissale su varie cose.
Si erano anche sottoposti
a delle visite per cercare di capire se ci fossero dei problemi, ma
tutti i medimaghi che avevano sentito si erano limitati solo a dire
che era tutto a posto. Gli spermatozoi di Viktor erano attivi e sani
e gli ovuli di Hermione erano normali, cosi come tutte le vie erano
aperte.
Insomma, nulla fuori
dalla norma, ma bambini neanche a parlarne.
- Dottoressa Granger,
siamo pronti per l'esperimento - la chiamò una giovane
medimago che l'assisteva nelle sue ricerche per la cura sulla
licantropia - il soggetto è già sul tavolo -
- Arrivo - mormorò
prendendo una bottiglietta con un liquido quasi incolore dentro.
Aveva trascorso tre giorni nel seminterrato per far bollire quella
pozione senza dormire per non far mai scendere la temperatura di un
solo grado per tutto il tempo e non l'avrebbe messa in mano a
nessuno.
Aveva trovato la ricetta
in un vecchio libro di magia conservato nella biblioteca di Hogwarts,
scritta in una lingua arcaica la cui traduzione l'aveva tenuta
impegnata per dei mesi, poi aveva impiegato altri due mesi per
mettere insieme gli ingredienti, ma alla fine la pozione era pronta.
Aveva anche trovato un
volontario, un giovane mago che era stato morso da un licantropo mesi
prima, che l'aveva quasi supplicata in ginocchio di provare quella
cura.
- Sono pronto - sorrise
il giovane mago stando sdraiato, completamente nudo, sul lettino
nella stanza del San Mungo dedicata a quelle ricerche. Le sbarre alle
finestre, la pesante porta in legno impregnato da decine di
incantesimi antisfondamento, quattro auror agli angoli pronti a
schiantare con le loro bacchette. La ricerca sulla cura per la
licantropia era stata costellata da insuccessi che avevano convinto
il ministero a mettere sempre degli auror di guardia. Nessuno aveva
voglia di ritrovarsi di nuovo con un mostro peloso alto cinque metri
che aveva fatto strage di medimaghi e pazienti. Quando si gioca con
pozioni sconosciute il rischio è sempre in agguato.
- Bene - annui Hermione
controllando che le cinture che tenevano legata la cavia al lettino
fossero ben allacciate e che gli incantesimi di protezione fossero
attivi, poi stappò la bottiglietta e fece bere al giovane mago
la pozione allontanandosi subito dopo ed estraendo la sua bacchetta,
rimanendo poi ferma ad osservare gli eventi.
Il giovane mago rimase
fermo per alcuni istanti, poi iniziò ad urlare e a contorcersi
mentre dalla bocca e da tutti gli altri orifizi naturali iniziava ad
uscire un fumo acre che ben presto creò una pesante cappa
nella stanza.
Gli auror si abbassarono
sulle ginocchia per non venir accecati da quella cortina tenendo
sempre sotto la mira delle bacchette il soggetto dell'esperimento
che, dopo un urlo più forte degli altri si bloccò, la
schiena arcuata e gli occhi fuori dalle orbite. Un attimo dopo un
intenso odore di feci si sparse nella stanza, la cavia si stava
scaricando.
- E' morto - affermò
la giovane assistente avvicinandosi al lettino.
- Un'altro fallimento -
sussurrò Hermione - avvertite il ministero e chiedete un'altra
cavia - poi lasciò la stanza.
Quello era il quarto
esperimento fallito da quando aveva iniziato le sue ricerche. La
prima volta il soggetto si era trasformato in un licantropo anche se
era pieno giorno e non c'era la luna piena, ed era stato schiantato
dagli auror e poi rinchiuso ad Azkaban mentre la seconda e terza
volta il soggetto si era limitato a morire.
Hermione aveva riposto
molta fiducia nell'ultima formula, ma evidentemente qualcosa non
aveva funzionato e adesso non le rimaneva da far altro che rimettersi
sui libri e cercare di capire dove era l'errore.
Ma prima doveva fare il
suo giro di visite ai giovani pazienti del reparto pediatrico del San
Mungo.
Ciao, spero vi sia piaciuto questo mio primo chap. Se è cosi che ne dite di lasciarmi una recensione?
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