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Blatereggiando.
HHHHOLA! Come
va? Eccomi qua col nuovo capitolo! Mi ero ripromessa che non avrei scritto nulla
riguardo al nuovo look (manco tanto, ormai dalla resa pubblica è passato qualche
decennio, LOL) della ciurmaglia, ma mi è stato chiesto di farci qualcosa e alla
fine, ad ormai otto capitoli dalla fine della raccolta, non ho potuto fare a
meno di buttare giù qualcosa, LOL. È una scemenza, davvero come al solito,
ma spero possa essere di vostro gradimento! Come dissi nello scorso capitolo
ma che ripeto, perché devo occupare spazio nell’angolo autore (?) oramai mi
sono trasferita a tempo indeterminato sul fandom di Dragon Ball, e mi trovate
soltanto lì, nel disperato (?) tentativo di diffondere la Goku/Vegeta, LOL. In
più, per chiunque sia interessato, ho creato un profilo personale su Faisbucco,
quindi qualsiasi richiesta di amicizia è ben accetta!
Come sempre
grazie a voi tutti per le recensioni e per il seguito a questa raccolta, che
nonostante ormai tre anni continua a campare! Più o meno. Alla prossima!
Disclaimerchemidimenticosempre
»
One Piece © Eiichiro Oda.
Thousand Musses ~ ZoSan
92.
»
3D2Y.
« Da quando in qua sei senza un occhio? », chiese Sanji, non curandosi
particolarmente della sua eventuale mancanza di tatto. Pareva fosse
l’imperturbabilità in persona, nonostante l’interrogativo appena svicolato dalla
sua bocca e la luce curiosa che baluginava nell’iride azzurra. Guardava dritto
verso di lui, col cipiglio indiscreto di un bambino ed al contempo severo di una
madre, la piega delle labbra che pareva una linea perfetta, dritta quanto il
ceruleo orizzonte che si stagliava dinanzi a loro.
Zoro lo fissò per qualche istante, poi scrollò le spalle, sfiorandosi
distrattamente la cicatrice svettante sull’occhio destro con la mano. Erano
successe così tante cose in quei due anni che la prospettiva di doverle
raccontare lo infastidiva. « E da quando in qua tu ne hai un altro? », rispose,
caustico, « Credevo che ti fossi incollato quel ciuffo giallo in faccia con la
colla ».
Sanji lo ignorò, ridacchiando debolmente con uno sbuffo dal naso. Gli si
avvicinò e, come se fosse la cosa più naturale del mondo, portò le proprie dita
a sfiorargli il volto sfregiato. Zoro sentì i suoi polpastrelli caldi premere
delicatamente contro la carne lievemente rialzata, toccare e scivolare su di
essa con leggerezza. Fu una percezione incredibilmente piacevole.
« Non è divertente? », sorrise divertito il cuoco, piegando un po’ la testa di
lato, « Tu ora vedi solo dalla parte sinistra, io da quella destra ».
« Divertentissimo. Mi sto spanciando », bofonchiò Zoro, palesemente ironico. « E
quindi? ».
« E quindi tu sarai la mia parte sinistra, ed io la tua parte destra. Un po’
come se fossimo... », fece finta di pensarci qualche istante, facendo schioccare
la lingua contro il palato, « Una cosa sola ».
Lo spadaccino sollevò le sopracciglia, sbalordito da quell’amletico quanto
decisamente strambo comportamento. La sorpresa scemò istantaneamente nel momento
in cui la voce del cuocastro gli giunse nuovamente alle orecchie, piacevolmente
puntuale nel ricordargli che era ritornato a quella che ormai era divenuta la
sua vera vita.
Alla buon’ora.
« Però vedi di far controllare a me il cervello, marimo ».
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