AMORE INFINITO
La nave viaggia velocemente, mentre cerchiamo di sfuggire
alla Marina Militare. Eppure nessuno di noi se ne preoccupa troppo. Spetterebbe
a me il compito di governare la Going Merry, ma non riesco a muovermi di un
solo millimetro da dove sono ora. Mi limito a restare immobile, con il braccio
alzato, mordendomi un labbro per non far uscire le lacrime. Sento
indistintamente la presenza di Rufy, qui, di fianco a me. Vorrei tanto potermi
lasciare andare tra le sue braccia, sfogando tutto il mio dolore. Ma so che
anche lui sta soffrendo. Tantissimo. Forse, addirittura, più di quanto vorrei.
Ci stiamo lasciando alle spalle Alabasta. E una nostra cara compagna, che mai
potremo dimenticare. Bibi, la mia migliore amica…Avrei tanto voluto chiederle di
venire con noi. Ma sarebbe servito solo a farla soffrire. So che la scelta di
rimanere nel suo regno le è costata moltissima fatica. Lei avrebbe voluto
venire con noi. Ma in fondo, credo che sia giusto così. Questo è il suo regno,
e lei ora deve pensare a ricostruirlo. Anche se già ora mi manca tantissimo…
Sento gli altri muoversi sul ponte. Si stanno occupando loro
della nave. Meno male. Io non riesco ancora a muovermi. Ma non sono l’unica.
Sento ancora la presenza di Rufy al mio fianco. Stai male, vero Rufy? Non
avresti voluto lasciarla andare…Perché? Perché era tua amica? Perché era una
tua compagna? Un membro della tua ciurma? O perché, senza che io me ne rendessi
realmente conto, avevi cominciato a ricambiare i forti sentimenti che provava
per te? E’ così? Hai forse aperto il tuo cuore a quel sentimento tanto doloroso
che è l’amore? Sei forse caduto anche tu nella trappola di quello straziante
sentimento che ti devasta il cuore? Mi dispiace. So bene quanto fa male, Rufy.
So quanto fa male amare qualcuno che non puoi e non potrai mai avere. Lo so da
quando sono su questa nave…con te…Da quando ho accettato l’idea di essere
soltanto tua amica. La tua migliore amica. Mi volto leggermente verso di te…Ed
incrocio il tuo sguardo. Mi stavi fissando. I tuoi occhi sono lucidi. Come i
miei, lo so. Anche tu, Rufy, vorresti abbracciarmi? Magari nella speranza di
trovare conforto nella tua più cara amica? Vorrei davvero essere in grado di
aprire semplicemente le braccia ed accoglierti. Ma non ce la faccio. E’ troppo
doloroso. Sto già soffrendo per aver detto addio a Bibi…Sentirti piangere per
lei mi stroncherebbe definitivamente…Abbassi lo sguardo. Perdonami. Non avrei
mai voluto negarti il mio sostegno. Spero solo che tu non mi odi, capitano.
Perché io ti amo con tutto il mio cuore.
Rufy si allontana. Lo vedo andare verso gli altri. E’
tornato il solito di sempre. Eppure, ancora io non riesco a muovermi. Il
braccio mi fa male, ormai, quindi lo abbasso. Ma resto a testa bassa, a fissare
il pavimento. A pensare a quante volte io e Bibi abbiamo passato la notte a
chiacchierare…O a ridere…O a scherzare…Sentirò davvero moltissimo la sua
mancanza. Però devo farmene una ragione, e andare avanti. Come ho sempre fatto.
Come ho superato la morte di mia madre…come ho superato la separazione da mia
sorella…come ho superato la consapevolezza di non poter essere ricambiata dal
ragazzo che amo con tutta me stessa…Supererò anche questo. Sì, ce la farò.
Però…ho davvero una voglia matta di piangere…Nojiko…vorrei averti qui con me…Mi
manchi tanto anche tu, sorellina…Trascinando i piedi ed ignorando le urla degli
altri che tentano di schivare i colpi della Marina, mi dirigo nella mia cabina,
chiudendomi la porta alle spalle. Appena in tempo. Un istante dopo crollo sul
mio letto, in preda ai singhiozzi e ad un pianto disperato.
TOC TOC
“Nami?”
Qualcuno mi chiama. Hanno bussato alla porta. Alzo la testa
e mi guardo intorno. Sono nella mia cabina, devo essermi addormentata. Mi alzo,
stropicciandomi gli occhi.
“Sì?”
“Nami, è pronta la cena. Vieni a mangiare?”
Cena. E’ già sera. Devo aver dormito parecchio. Non ho molta
voglia di mangiare. Tuttavia il mio stomaco reclama del cibo, quindi mi alzo ed
esco. Chopper mi guarda, un po’ preoccupato. Gli sorrido. Va tutto bene. L’aria
fresca della sera mi toglie gli ultimi residui di sonno. Raggiungo gli altri,
già tutti seduti attorno al tavolo. Rufy è già alla sua terza porzione di
carne, come testimoniano i piatti vuoti davanti a lui. Ridacchio. Lui alza lo
sguardo e mi dona uno dei suoi soliti sorrisi colmi di allegria. Che attore
nato, quel ragazzo…forse anche più di me…
“Nami, era ora! Se non ti sbrighi, qui finisce tutto!”
“Rufy, mi auguro che tu non ti sia mangiato anche la mia
porzione!!”
“Tranquilla, Nami cara! La tua porzione l’ho difesa io con il
mio corpo!”
“Grazie, Sanji. Sei un tesoro!”
Il biondo cuoco comincia a svolazzare per la cucina, in
mezzo ad un mare di cuoricini, quando gli strizzo l’occhio.
La cena procede normalmente. Tutti ci sforziamo di essere
allegri e di non pensare a Bibi. All’improvviso mi rendo conto che Rufy non è
seduto al solito posto. Si è messo di fianco a me, dove di solito sedeva la
giovane principessa. Non posso fare a meno di guardarlo e sorridergli.
Sicuramente lui vorrebbe farmi credere che si tratti di un caso, ma so che
queste sue accortezze sono più che volute. E’ un ragazzo davvero sensibile. Mi
chiedo perché cerchi in tutti i modi di non darlo a vedere…
Terminata la cena comincio a lavare i piatti. Fatalità, oggi
sarebbe stato il turno mio e di Bibi…Sanji si ferma ad aiutarmi. Sono tutti
così gentili, con me…Si preoccupano che io non soffra troppo. Voglio davvero un
bene immenso a questi pazzi scatenati…A tutti. Sono come una seconda famiglia,
per me.
Esco sul ponte, seguita da Sanji. Gli altri sono tutti lì. Rufy
è seduto sulla polena e fissa l’orizzonte. Zoro è seduto per terra, con la
schiena posata sul legno della nave. Anche lui guarda nella stessa direzione
del nostro capitano. Così come fanno Usop e Chopper, in piedi vicino alle porte
delle cabine. Sanji li raggiunge, imitandoli, ed io faccio lo stesso,
appoggiandomi vicino alla polena. Il più vicino possibile a Rufy. Stiamo in
silenzio, consapevoli che in un momento come questo non c’è nessun bisogno di
parlare. Siamo sei persone distinte, completamente diverse le une dalle altre,
ma i nostri cuori battono all’unisono. Siamo amici, compagni, fratelli…Siamo la
ciurma di Monkey D. Rufy. La migliore che si possa desiderare…
E’ notte fonda. Saranno le due, o le tre. Non riesco a
dormire. E’ passato molto tempo dall’ultima volta che ho dormito sola.
Praticamente da quando siamo entrati nella Rotta Maggiore. Fino a ieri c’era
sempre Bibi, con me. Ed anche Karl. Questo silenzio sembra quasi innaturale.
Non sento nemmeno i ragazzi che russano e borbottano nel sonno. Probabilmente
sono troppo stanchi, dopo le difficile battaglie di oggi contro la Marina. No,
non ce la faccio a stare qui. Questo silenzio è troppo, per me. Mi fa sentire
ancora più sola. Meglio uscire. Forse, l’aria fresca della notte mi tirerà su. E
mi concilierà il sonno.
La luna è fantastica. Questa sera il cielo è limpidissimo e
luna e stelle sembrato tanto vicine da poterle toccare. A fatica reprimo
l’impulso di alzare il braccio per afferrarle…Sarebbe bello poter prendere una
stella, confidarle il mio più grande segreto, e ridonarla al cielo, lasciandola
splendere per l’eternità, custode dei miei più intimi sentimenti…
“Nami…?”
Sobbalzo. Non mi ero assolutamente accorta della presenza di
qualcun altro sul ponte. Mi volto verso la voce. Rufy è al mio fianco, e mi
fissa. Sul suo volto uno sguardo leggermente preoccupato, molto diverso dalla
sua solita espressione.
“Rufy…Che fai in piedi a quest’ora?”
“Avevo fame e mi sono svegliato. E tu?”
“Sempre il solito…Io non riesco a prendere sonno. Ho dormito
troppo oggi pomeriggio.”
“Capisco…”
Mi muovo verso il centro del ponte e mi siedo a terra. Lui
resta fermo per qualche istante, poi mi imita, sedendosi dietro di me. Lo
guardo da sopra la spalla.
“Beh? Non avevi fame?”
“Ho già mangiato. Ora mi è passato il sonno. E mi è venuta
voglia di guardare le stelle.”
“Contento te…”
Rimaniamo in silenzio. Entrambi ci voltiamo le spalle, ma
non oso muovermi di un millimetro. Se lo facessi, ci ritroveremmo schiena
contro schiena. Un atteggiamento troppo intimo per una come me, che ha sempre
cercato di tenere a distanza le altre persone. Beh, certo, prima di conoscere
Rufy…
“Sai, quando ero piccolo guardavo spesso le stelle.”
Per un istante penso che stia parlando a qualcun altro. Poi
ricordo che sul ponte ci siamo solo noi due.
“Davvero? Anche tu avevi un passatempo così normale?”
“Certo che sì! Guarda che anch’io sono stato un bambino come
gli altri!”
“Proprio come tutti gli altri?”
“Beh, forse uguale agli altri no…Ma comunque un bambino!”
“Sì, ho capito, ma non ti scaldare! Stavo solo scherzando!”
“Uhm…Comunque, io ed Ace, da piccoli, passavamo spesso la
notte a fissare le stelle. Beh, fino a che non mi addormentavo, almeno. Allora
Ace mi portava a letto in braccio.”
Incredibile. Proprio come accadeva a me…Decido di raccontargli
qualcosa. In fondo, lui mi sta, in un certo senso, aprendo il suo cuore. Mi sta
parlando del suo passato, cosa che mai aveva fatto fin’ora.
“Sai, anche a me capitava. Restavo a guardare le stelle, per
poter disegnare le cartine. Poi però mi addormentavo e mia madre o mia sorella
mi portavano dentro casa.”
“Oh…Tua madre com’era?”
Questa domanda mi coglie alla sprovvista. E’ incredibile che
Rufy mi faccia domande sul mio passato. Prima d’ora non aveva mai voluto sapere
niente. Però il tono non sembra quello della persona che vuole indagare sul mio
passato. Sembra davvero voler sapere com’era mia madre.
“Beh…ecco…non saprei dirti…Diciamo che…era una madre
completamente fuori dal comune. Completamente al di fuori degli schemi. Ecco,
l’esatto opposto di una madre normale.”
Resta in silenzio. Magari si è addormentato. Che scemo,
prima mi fa una domanda e poi si addormenta mentre gli rispondo! Ma lo sento
muoversi. Allora non sta dormendo.
“Capisco. E, dimmi…com’è una madre “normale”?”
Questa domanda mi lascia ancora più interdetta. Che diavolo
significa? Una madre normale è una madre normale! Però mi viene un dubbio
atroce. Ha detto che stava a guardare le stelle con Ace. E che poi lui lo
portava a letto. Ma non ha mai parlato di genitori o cose simili.
“Rufy…Tu…come sono io tuoi genitori?”
“Non lo so. Io non li ho mai conosciuti. Sono morti subito
dopo la mia nascita.”
Ha detto questa frase con il suo solito tono spensierato.
Come fosse una cosa normalissima. Non l’avrei mai immaginato.
“Ma…Ma tu con chi sei cresciuto?”
“Con Ace.”
“Ma Ace ha solo tre anni più di te. Non può essersi preso
cura di te da solo!”
“Tutti gli abitanti dell’isola dove vivevo ci hanno aiutato.
Chi si è più preso cura di noi è stata la famiglia di Makino, la proprietaria
della locanda. I genitori di Makino volevano molto bene a me ed Ace, ci
consideravano quasi come dei figli. Poi, però, quando avevo sette anni, Ace
decise che potevamo andare a vivere da soli. Un paio d’anni dopo sono morti
anche i genitori di Makino. E allora io e Ace abbiamo cominciato a vivere con
lei. Poi, cinque anni dopo, Ace è partito. E tre anni dopo ancora sono partito
io.”
Sono stupefatta. Non avrei mai creduto che un ragazzo sempre
allegro e spensierato come Rufy nascondesse un simile passato. E’ vero che
tutti noi che facciamo parte della sua ciurma abbiamo passati non
indifferenti…Ferite che ci portiamo dietro da anni ed anni…Però lui…Non so…ha
sempre dato l’idea di una persona che non ha nessuna preoccupazione, che è
sempre stato felice. Mi dispiace molto avergli chiesto queste cose.
Probabilmente ho riaperto in lui vecchie ferite…
“Scusami, non avrei dovuto chiedertelo…”
“E perché no, scusa? In fondo siamo amici, e se volevi
saperlo è giusto che tu me l’abbia chiesto. Non vedo perché tra noi dovrebbero
esserci misteri…Certe cose rischierebbero solo di creare problemi alla nostra
amicizia, ed io non lo voglio.”
La sua naturalezza è quasi disarmante…In tutta la mia vita
non ho mai conosciuto una persona come lui, che dice tutto quello che pensa. E
che dice cose estremamente dolci con estrema semplicità…A stare qui con lui mi
sto innamorando ancora di più…Strano. Non credevo fosse possibile amarlo più di
così…
Comunque, è bello essere qui con lui. Non l’ho mai sentito
così vicino come stasera. Nemmeno quando eravamo al mio villaggio…Nemmeno
quando ha scalato il monte di Drum per portarmi da un medico…Sento tutti i miei
muscoli rilassarsi. Pian piano mi lascio andare e appoggio la mia schiena
contro la sua. La sensazione di solitudine che avevo prima è del tutto
scomparsa. Solo lui, tra tutta la gente che ho conosciuto, riesce a farmi
sentire così. Così serena, così al sicuro, così…così felice. Fino a poco tempo
fa, ero convinta che non sarei mai più potuta essere felice in vita mia. Certo,
continuavo a raccogliere i soldi per comprare ad Arlong il mio villaggio…Ma in
fondo non ci avevo mai creduto veramente. Dentro di me, seppure inconsciamente,
avevo sempre saputo che non mi avrebbe lasciata libera di sua spontanea
volontà. E quindi ero rassegnata a vivere per sempre in schiavitù. Poi, però,
un giorno, ho conosciuto uno stranissimo ragazzo. E’ piombato giù dal cielo,
salvandomi da alcuni pirati che mi inseguivano. Ed è entrato burrascosamente
nella mia vita. E, successivamente, nel mio cuore. Da allora, non vi è più
uscito. Né dall’una né dall’altro. E mai ne uscirà, soprattutto dal mio cuore.
Lui mi ha restituito il mio villaggio, la mia gente, mia sorella…Ma non solo
questo. Mi ha restituito la gioia di vivere, la libertà…ed il sorriso.
Incontrare Monkey D. Rufy mi ha donato tanta, tantissima felicità. Sono vere le
parole che mi disse Nojiko la sera prima della mia partenza da Cocoyashi.
“Ringrazia quel moccioso di gomma da parte mia, Nami.
Ringrazialo per avermi restituito ciò che ho di più prezioso. Mia sorella ed il
suo sorriso.”
Attraverso la sua schiena, sento che anche Rufy si rilassa,
poggiandosi leggermente a me. Ma non del tutto. Forse teme di pesarmi troppo.
Sorrido, pensando a come queste sue premure dimostrino che non è affatto
quell’ingenuotto insensibile che tutti credono. Tutti tranne noi della sua
ciurma, ovviamente. E restiamo così, schiena contro schiena, in silenzio,
semplicemente a guardare le stelle. Insieme.
Delle forti braccia mi sostengono. Qualcuno mi sta tenendo
in braccio. Una sensazione già provata tante volte. Sì, è come quando Bellemer
mi portava a letto, se mi addormentavo sotto le stelle. Mi stringeva
teneramente tra le sue forti braccia e mi trasportava con delicatezza. In
quell’abbraccio potevo sempre avvertire tutto il suo amore per me. A volte,
fingevo di dormire solo per farmi abbracciare così. Non mi ero mai resa conto
quanto tutto questo mi mancasse. Sento le lacrime salirmi agli occhi. Ma
Bellemer non è più in questo mondo. Non può essere lei. Che sia forse un sogno?
No. Sento chiaramente il cuore di qualcuno battere vicino al mio orecchio,
posato sul petto di chi mi sta trasportando. Ed un profumo vagamente familiare,
come di bambino…Chi è? Perché stare tra le sue braccia mi dà queste sensazioni
di profonda gioia? Sento il rumore di una porta che sbatte. E poi la mia testa
che sia allontana da quel petto e le forti braccia che mi adagiano
delicatamente sul letto. Quella stessa persona, poi, mi toglie i sandali e mi
copre con il lenzuolo. E’ davvero tutto uguale a quando ero bambina. Mi decido
ad aprire gli occhi. Sono nella mia cabina. E in piedi, al mio fianco, c’è
Rufy, che mi guarda sorridendo. Allora erano sue quelle braccia. Ed anche quel
petto. Avverto le mie guance diventare incandescenti. Sono stata tra le sue
braccia…quanto l’ho desiderato!
“Scusa, non volevo svegliarti.”
Scuoto la testa.
“Scusami tu. Potevi anche lasciarmi sul ponte.”
“Rischiavi di prenderti un raffreddore. E’ vero che ora
abbiamo Chopper, ma non voglio più dovermi preoccupare per te come è accaduto
quando stavamo arrivando a Drum.”
Forse è per colpa del sonno o perché mi sono appena
svegliata, ma l’espressione di Rufy sembra diversa. Anche il tono della sua
voce è strano. Sembra molto più dolce del solito…
“Grazie…”
Sorride, come al suo solito, a centocinquanta denti.
“Figurati.”
Resta ancora vicino al mio letto. Non si muove. E io ne sono
contenta, non voglio che se ne vada. Voglio che resti con me. Sempre.
“Rufy…”
“Dimmi?”
“Tu…Sei molto dispiaciuto di aver lasciato Bibi ad
Alabasta…vero?”
Sembra sorpreso dalla mia domanda. A dire il vero la sua
espressione è sempre la solita, impenetrabile. Ma ormai, passando ogni giorno
al suo fianco ed osservandolo di continuo, ho imparato a comprenderlo.
“Beh, mi dispiace, certo. Bibi è diventata nostra amica e
ormai la consideravo un membro effettivo della ciurma. Non è così anche per te,
forse?”
“Per me è diverso. Io le volevo bene. Era la mia migliore
amica. Era speciale, per me.”
“Già. L’avevo capito. Eri davvero abbattuta, oggi.”
“…Anche tu, però. Lo eri davvero molto…Sei rimasto per molto
tempo con il braccio alzato…”
Mi volto. Non riesco a trovare il coraggio di guardarlo in
faccia. Mi sento crudele a parlare in questo modo. Ingiusta. Sia nei confronti
di Bibi che in quelli di Rufy. Mai avrei creduto di poter essere tanto gelosa.
“Beh, sì. Effettivamente, ero davvero preoccupato.”
“Preoccupato?”
“Sì. Tu…non ti avevo mai vista tanto triste. Sembravi voler
piangere. E quando ti ho guardato…e tu hai ricambiato il mio sguardo…Ho visto
che avevi gli occhi pieni di lacrime. Avrei voluto dirti di sfogarti, che
potevi fare affidamento su di me. Ma tu ti sei voltata da un’altra parte. Mi è
dispiaciuto molto. Io vorrei che tu ti fidassi di me, Nami. Vorrei che capissi
che puoi sempre venire da me, se stai male o ti senti triste.”
Forse ho capito male. O forse sto soltanto sognando. Sì,
dev’essere così. Mi sono addormentata appoggiata a Rufy ed ora lo sto sognando.
Lui…era preoccupato per me…Per questo aveva quell’espressione! No…non ce la
faccio…Non posso più resistere, a questo punto. Le lacrime cominciano a
scorrere sul mio viso. Continuo a restare voltata da un’altra parte, ma
probabilmente lui se n’è accorto ugualmente. Infatti, ecco che avverto un tocco
gentile sulla mia testa. E’ la mano di Rufy. Mi volto leggermente e vedo che si
sta sedendo sul bordo del mio letto. Mi sorride ancora.
“Nami, so che tu hai paura di aprirti alle altre persone.
Però puoi fidarti di me. Io non voglio farti soffrire. Io voglio solo che tu
continui a sorridere, così come hai sempre fatto. Perché sai…il tuo sorriso è
anche il mio sorriso. Se tu sorridi, mi sento felice anch’io.”
D’istinto mi getto tra le sue braccia. E piango, piango a
dirotto. Sento le sue braccia avvolgermi in una stretta protettiva. Vorrei
restare così per tutta la vita…Respiro a pieni polmoni il suo profumo…Voglio
imprimermelo nella mente e non scordarlo mai più. Voglio che il ricordo di
questi momenti mi tenga compagnia, d’ora in avanti, nelle mie notti solitarie.
Restiamo abbracciati per cinque minuti, fino a che non mi
sono sfogata del tutto. Allora mi separo leggermente da lui, guardandolo negli
occhi. Ecco la solita espressione impenetrabile…Ma poi cambia, quando mi
sorride con dolcezza.
“Va meglio, ora, vero?”
Annuisco, senza riuscire a impedirmi di arrossire. Rimango
con le braccia attorno al suo collo e nemmeno lui toglie le sue dalla mia vita.
Vorrei tanto riuscire a dirgli ciò che provo. Vorrei potergli dire in faccia,
con tranquillità, che lo amo con tutta me stessa. Che lo considero la persona
più importante di tutta la mia vita. E che vorrei restare al suo fianco per
l’eternità. Ma non ci riesco. Non so cosa sia più forte, in me. Se l’imbarazzo
o l’orgoglio. Però devo assolutamente trovare il modo per fargli sapere ciò che
sento. Assolutamente. Lo fisso ancora negli occhi. E l’unica cosa che riesco a
fare è chiudere i miei e posare le mie labbra sulle sue. Forse, in questo
istante, ho commesso il più grave errore di tutta la mia vita. Forse, in questo
istante, io ho perso in un colpo solo migliore amico, capitano e ragazzo che
amo. Ma non me ne pento. Ho passato gli ultimi mesi a desiderare di avvertire
quelle labbra sulle mie. Ed ora che finalmente è accaduto, non posso
pentirmene. Rimaniamo attaccati per qualche istante. Poi mi separo da lui,
togliendo anche le braccia dal suo collo. Lui mi guarda decisamente sorpreso.
Questa volta non è affatto difficile interpretare la sua espressione. Non l’ho
mai visto tanto stupito. Non riesco a reprimere una piccola risata. Con
quell’espressione sul volto è troppo buffo. Subito, però, cambia. Mi sorride
ancora. E mi stringe di più a sé. Tocca a me guardarlo sorpresa. Ma non per
molto. Dopo pochi istanti, le nostre labbra si uniscono di nuovo, in un bacio
più profondo e più appassionato. Quando si separa, posa la sua fronte sulla mia
e sospira.
“Temevo non sarebbe mai accaduto…Ih ih!”
Ride, lui. Io sto per morire e lui ride. Che diavolo
significa tutto questo?! Rufy mi ha baciata! E più io mi stupisco, più lui
ride! La situazione sta diventando insostenibile. Capisco che la mia faccia
stupita ed imbarazzata possa essere divertente, ma non è affatto carino ridermi
in faccia in quel modo! Rufy è piegato in due e si tiene stretta la pancia. Per
calmarlo non posso fare altro che tirargli uno dei miei soliti pugni in testa.
Finalmente comincia a calmarsi e mi guarda, con le lacrime agli occhi.
“Rufy, smettila! Perché diavolo ridi in quel modo?!”
“La tua espressione era troppo buffa, Nami! E poi sono
troppo contento, non riesco a trattenermi!”
“E perché cavolo saresti così contento?”
“Perché io ti amo!”
Basta. Il mio cervello ormai è scollegato del tutto. Rufy mi
ha confessato di amarmi. E l’ha fatto ridendo! Non so se essere felice e quindi
baciarlo o se arrabbiarmi e picchiarlo. Ma la gioia è troppo grande. La rabbia
è nulla al confronto. Quindi gli do una lieve spinta e poi lo abbraccio,
baciandolo con tutto l’amore di cui sono capace. Che, vi assicuro, è davvero
infinito.
FINE
Dall’autrice: 22/04/2004 Ecco qui la mia ennesima
Runami…Credo non mi stancherò mai di scriverne…Forse perché si tratta di una
coppia a mio parere fantastica. Questa volta l’ho scritta in prima persona.
Volevo provare ad evidenziare i pensieri ed i sentimenti di Nami. Soprattutto
quelli provati vedendo Rufy comportarsi in quel modo davanti alla separazione
da Bibi. Non so se è venuta come la volevo, ma spero di sì.
Ad ogni modo, questa fanfic la dedico tutta ad una persona
speciale, in un giorno altrettanto speciale. Un anno fa, proprio in questo
giorno, cominciai a scambiare e-mail con colei che è poi diventata la più cara
amica che abbia mai avuto. Nonché la mia adorata sorellina. Quindi, carissima
sis Enrica, è tutta per te. Creata apposta per festeggiare questo giorno. Ti
voglio un bene dell’anima…Forever sis & friends…
Serenella - Ryuen