1 - Pronti a Tutto
Ed
eccoli là, le truppe erano pronte e schierate, un esercito che
contava ben più di 40.000 uomini, 40.000 soldati armati di
pesanti armi bianche pronte a fendere il vento con suoni sottili e
vibranti come le stesse lame alla continua ricerca di qualcosa con cui
incrociarsi, gli uomini erano pronti e addestrati solo per una cosa,
difendere il proprio popolo.
Spade, alabarde, lancie e archi, ogni arma era stata costruita con una
precisione maniacale e ognuno aveva inciso sulla propria, il suo stesso
nome tradotto nei dialetti più antichi con calligrafie che
neppure i più saggi comprendevano appieno.
Ogni soldato era protetto da armature color rame che risplendevano e
brillavano ardemente come Eco di Luce ogni qualvolta venivano colpite
dai raggi del sole che stava tramontando alle loro spalle, armature
resistenti come scaglie di squali Lurker e leggere come piume di
Flut-Flut, armature che ogni essere sulla terra imparò a temere
nel corso dell'ultima era.
Se i loro antenati li avessero potuti vedere ora, in tutto il loro
splendore e coraggio, combattere per la loro terra senza alcun accenno
di paura negli occhi, occhi coperti da elmi, ed elmi raffiguranti le
loro divinità, i Precursori, le creature più potenti mai
esistite, al mondo non c'era modello migliore a cui ispirarsi in quanto
a forza e intelligenza, onore e soprattutto coraggio.
Tutti portavano indosso le antiche armature Precursor, forgiate nelle
fornaci delle terre vulcaniche e modellate dal potere dei saggi
dell'Eco con tenacia e pazienza inumane, ma d'altronde, si trattava di
esseri secolari capaci di cose fuori dal comune nel nome della materia
più potente del mondo alla quale portavano tutti immenso
rispetto, l'Eco.
Nessuno sà con esattezza di cosa fosse composto l'Eco, si
conosceva il suo potere, la sua luce e colori, diversi in ogni luogo
esso si trovava e ognuno con proprietà proprie differenti e ben
distinte, in grado di trasformare il meno tenace degli uomini nel
più temerario dei guerrieri, ma anche di creare mostri da
semplici contadini e uomini d'onore o addirittura capace di farli
sparire nell'abbraccio dell'Eco Oscuro, la materia più terribile
mai conosciuta sulla Terra, materia che si impadronisce di ogni cosa
con cui entra in contatto, ogni cosa, qualunque creatura, causandone
l'immediata morte e scomparsa da questo mondo fino a 2 decadi
fà, 20 anni erano ormai passati da quando 2 ragazzi, 2
incoscienti giovani provarono il contrario.
Gli uomini, le 40.000 anime in piedi con lo sguardo fisso verso Est,
erano pronte a morire, avevano lasciato famiglie e amanti, amici, figli
e parenti, avevano lasciato la loro casa e per quanto ne sapevano, non
l'avrebbero mai più rivista, ma anche se i propri fratelli erano
lì assieme a loro decisi a difendersi fianco a fianco, non
nascondevano una nota di nostalgia che crucciava le loro menti stanche
per le fredde serate passate all'agghiaccio e le torride camminate nel
deserto.
I giorni lasciavano spazio ad altri giorni e tutto è servito
solo per giungere a questo momento, il momento più importante
della loro vita che ne avrebbe segnato la vittoria o la fine, ma in
entrambi i casi, il ricordo di quel giorno sarebbe comunque rimasto
vivo per generazioni.
Ognuno dei soldati lì presenti aveva una storia, che fosse stata
da raccontare o meno, che sia stata rispettabile o disonorevole o
iniziata nel bene o nel male, dovettero abbandonare anche quella, molti
erano soldati addestrati, altri semplici contadini, altri ancora
mercenari, ladri, assassini e bracconieri, in quel momento ogni uomo
era uguale all'altro, il fabbro a destra era fratello del pescatore a
sinistra, il quale era a sua volta padre della guardia cittadina come
del nobile o il mercante, tutti erano simili per non dire familiari,
ognuno era legato da una sola cosa, un solo ideale che lo rendeva del
tutto uguale agli altri, una speranza viva e florida, una
volontà che sarebbe vissuta in eterno, una scelta e un desiderio
ancor più vitale per loro dello stesso Eco che scorreva pulsante
nelle loro vene.
Avevano molto da perdere, ma anche molto da ottenere, tutto oppure
niente, questa era l'unica conclusione che sarebbe uscita dalla
battaglia entro la fine della giornata e il verdetto spettava solo agli
Dèi deciderlo, ma a dispetto di ogni previsione, nessuno dei
soldati sembrava temere la prematura dipartita, solo la sottomissione
del loro intero popolo li impauriva, solo la schiavitù eterna
dei loro cari nel caso la sconfitta si fosse manifestata alla fine di
quella maledetta giornata faceva provare loro un profondo dolore,
dolore da scacciare ad ogni costo per non rischiare di mutare tale
sentimento in nutrimento per l'Eco Oscuro che dorme e riposa in attesa
di svegliarsi nel cuore dell'uomo.
La paura è un virus, la malattia più contagiosa
dell'universo e provare odio per il proprio nemico non porta mai a
nulla di buono, nessuno ne è immune se esposto ad uno di questi
sentimenti, neppure un re, ma i guerrieri sconfiggevano tale angoscia
con una sola semplice azione, intonando canti nel nome del loro sovrano
creando un profondo coro di voci che si disperdeva fra i volti coperti
dell'intero esercito.
Tutti erano pronti ad attaccare e difendersi, per la maggior parte, le
schiere di soldati erano armate, ma altri, alcuni pochi soldati
maggiormente corazzati e logicamente più coraggiosi, innalzavano
fieri e fermi il simbolo della casata del loro popolo raffigurato su
alti stendardi la cui bandiera ondeggiava al ritmo del vento
proveniente da Sud, il vento della vittoria a quel tempo, il vento che
segnava l'inizio e la fine di un'era e il prologo di una battaglia che
sarebbe stata ricordata per sempre da chiunque ne avesse udito o letto
le gesta.
I nemici giungevano da Nord e per gli uomini, le tempeste degli ultimi
giorni erano un avvertimento per i nostri avversari: "Tornate a
casa..." gridava il vento "...non troverete che sconfitta e distruzione
qui!", i Precursori, come in ogni nostra altra battaglia passata,
sembrava fossero votati dalla nostra parte e combattevano per e assieme
a noi.
40.000 uomini, tutti diritti e in posizione, perfettamente fermi, la
più grande armata che si ricordi da tempi immemori se non da
sempre, ma la folta schiera di soldati, per quanto imponente, sembrava
davvero minima se rapportata all'immensità dello scenario che si
estendeva davanti i loro occhi limpidi e senza macchia racchiusi in
quegli emblematici elmi lucenti, una minuscola macchia all'interno di
un deserto, un deserto di pietra, pietra che si colorava del colore
degli Dèi quando veniva il crepuscolo, confondendo così
il nemico data la somiglianza quasi completamente impercettibile con le
armature Precursor, una macchinazione ingegnosa e originale partorita
dalla mente del nostro grande sovrano.
Il cielo d'orato sembrava più immenso di qualunque altro giorno,
quasi volesse invitare chiunque a perdersi nella sua maestosità
sgargiante e luminosa prima del lento avanzare della sera, la quale
avrebbe portato con sè l'oscurità che vietò a
molti di rivedere la luce del giorno successivo.
Da Sud si innalzavano folate si sabbia portata dalle dune del deserto
meridionale, i granelli sfregavano contro le armature provocando un
leggero stridio scivolando oltre i loro corpi, le rocce si ricoprivano
delicatamente con un leggero pulviscolo di polvere d'orata, la quale
tentava invana di plagiare quel duro e lineare scenario sul quale in
futuro sarebbe nata quella che tutti ora conoscono come Heaven City.
Heaven City, la città rifugio, la città prigione da cui
nessuno può fuggire, controllata da sadici, e manipolata da
corrotti, città dominata da un tiranno che la portò
inevitabilmente alla rovina, ma fortunatamente, questa è
un'altra storia.
Il deserto avanzava, avanzava ogni giorno senza freno e gli uomini
avevano bisogno di un territorio sul quale sentirsi al sicuro difesi da
forti mura e crescere sempre più forti e sani, una terra propria
sul quale creare un nuovo popolo, una nuova famiglia e questo era il
luogo scelto da noi, lo reclamammo, ma aimè c'erano altre
creature, bestie selvagge che se ne volevano impadronire ad ogni costo.
Anche se il suono del vento sembrava fare del deserto roccioso la sua
colonna sonora, da Est si udivano sempre più chiaramente i
tamburi Lurker, tamburi ben conosciuti per i passati attacchi ai
villaggi degli uomini, villaggi prosperi, verdi e floridi crescevano in
semplicità e pace vivendo di ciò che offriva la terra su
cui vivevano fino all'arrivo di quei suoni sordi suoni profondi come
l'oceano e temibili come le temibili e misteriose creature che lo
popolano, quei tamburi si portavano dietro una scia di distruzione e
desolazione, spazzavano via qualunque segno di coraggio e speranza,
forza e volontà e vita, ma come per un saggio e il suo scettro o
bastone o per un guerriero e la sua spada o la sua lancia o arco, i
tamburi non erano nulla senza qualcuno potesse farne uso, un portatore,
un Lurker.
I Lurker erano bestie goffe e selvagge inclini ad ogni tipo di violenza
ai soli fini di conquistare tutto ciò su cui poggiavano le loro
enormi e forti appendici pelose.
Sciocchi scimmioni ignoranti, tutto forchè mansueti: la
pelliccia violacea, prova di uno stile di vita al limite della
dignità, una vita sregolata costellata di ostilità e
soprusi oltre ogni limite, rogna e sporcizia prosperava sulla loro
pelle rugosa, gli occhi ingialliti ed impregnati di furia e furore,
occhi al cui interno si scorgeva raramente una minuscola pupilla,
l'unico punto che li differenziava da demoni oscuri, l'unico
particolare che li rendeva effettivamente esseri viventi, per quanto
ancora di vita si potesse parlare.
I resti di vecchie catene attorno al loro collo, i segni di una passata
schiavitù violenta, ma per i loro simili, un segno di cui avere
rispetto, la prova di chi ha combattuto per sopravvivere e di chi
è riuscito a scampare alla morsa degli uomini: i "Sopravvissuti"
come si definivano loro, erano gli anziani, i saggi del loro popolo, un
popolo incolto e volgare, ma rispettoso nei confronti di coloro che
vennero prima, questo non vi è scritto nei libri, nè
fù inciso su alcun tomo, molte delle voci qui citate non fanno
parte neppure delle conoscenze dei più grandi Saggi.
Gli uomini però impararono presto a ribellarsi e attaccare a
loro volta quei selvaggi mostri senza ideali, quelle bestie erano
capaci solo di distruggere e provare odio nei confronti di ogni forma
di vita capiti loro a tiro nelle cui vene non scorresse dell'Eco Oscuro.
Per decadi gli uomini provarono a spingere quei mostri lassù fra
le montagne, lontani dal nostro popolo dove entrambi potevano crescere
in pace e in serenità, ma lì i Lurker trovarono qualcosa,
qualcosa di più importante di gemme e antichi artefatti,
più importente dello stesso Eco Oscuro che lì prolifica e
scorre come acqua nei fiumi e torrenti delle foreste, qualcosa che
rimase nascosto per ere ed ere in attesa, nascosti fra le montagne, nel
luogo dove non cresce nulla i Lurker scoprirono una nuova vita,
creature che vennero prima degli uomini e dei saggi dell'Eco, mostri
che nascono e muoiono nello stesso Eco Oscuro di cui si nutrono.
I crani che luccicano nel buio e che segnano la fine del vostro viaggio
su questo mondo, l'ultimo barlume di luce che avrete occasione di
vedere, dei tintennii si avvertono sotto quella piccola massa luminosa,
suoni di unghie che graffiano e lacerano ogni tipo di terreno su cui si
poggiano, qualcosa grida nell'oscurità e non sapete che pensare,
quando arriva quel momento della vostra vita, a tutto avete occasione
di riflettere forchè al fatale momento della vostra scomparsa,
che quel suono fosse scatenato da una preda o dal predatore non ha
importanza, l'unica cosa a cui è giusto pensare in quel caso
è correre, fuggire e tentare di ritrovare una luce, se non per
salvarsi la pelle, almeno per avere la possibilità di vederla
un'ultima volta prima del balzo selvaggio e scatenato di una Testa di
Metallo, appellativo dato dalle stesse goffe creature Lurker a causa
della loro testardaggine, ma probabilmente il termine và
attribuito al loro cranio metallico resistentissimo ad ogni tipologia
di urto.
Queste Teste di Metallo sono esseri senza sentimento, non si
preoccupano neppure di provare odio o di causare distruzione, il loro
unico scopo di vita è nutrirsi di Eco Oscuro, capaci di
ottenerlo anche attraverso altre creature, privandole della vita prima
del tempo.
Ad Ovest, oltre le spalle dell'esercito, si aprivano colline e crepacci
di pietra, il terreno perfetto per attacchi dall'alto da parte di
arceri o diversivi fra le insenature dei piccoli canyon da parte di
guerrieri nascosti nell'ombra pronti anch'essi a tutto per la vittoria
nel caso la situazione cominciasse a sfigurare.
Intanto, lentamente, da dietro un'alta collina alle spalle
dell'esercito, una figura si avvicinava attraverso la schiera di arceri
inginocchiati con arco alla mano e un'intera scorta di centinaia se non
migliaia di frecce di rame dentellate e affilatissime.
Una persona, un uomo era in piedi sul ciglio di un'alta roccia e
scrutava l'immenso orizzonte che gli si apriva di fronte, non sembrava
un soldato, l'armatura che portava non lo ricopriva quasi per niente: 2
spallacci, un busto, e delle parti che ricoprivano braccia e polpacci,
non esattamente un equipaggiamento standard per un combattente, ma non
sembrava preoccuparsene troppo, sotto il busto di rame indossava solo
delle vesti una volta bluastre, ma ora tendenti solo ad uno scuro
grigio, le gambe erano trattate allo stesso modo, ai piedi portava
semplicemente degli stivali e dei guanti usurati in pelle di Jaku, la
parte inferiore del volto era coperta da un panno rosso scolorito dal
tempo passato in ricognizione fra le dune del deserto del Sud e agli
occhi portava dei visori molto ben congegnati, probabilmente un dono da
parte dei Saggi dell'Eco, questi era il nostro re, Mar, il nostro
sovrano non ha mai apprezzato seguire le normali procedure e non era
affatto conosciuto per la sua attinenza alle regole.
Il sovrano Mar, il grande conquistatore e futuro fondatore di Heaven
City vigilava costantemente sul suo esercito dall'alto di quella
collina rocciosa armato di una lancia la cui lama di rame percorreva
quasi la metà dell'asta color olivastro, dalla base fino in cima
era annodata una striscia di seta ingiallita dalla sabbia la cui
metà che non trovò spazio sulla superfice, sventolava a
tempo con il vento, sul longilineo tessuto erano incise scritte e
parole che incitavano all'usare i propri doni al meglio, che fossero
stati privilegi o difetti, poteri malvagi o oscuri, una brava persona
avrebbe comunque potuto farne un uso benevolo se dalla parte giusta.
Le scritte e il panno sulle quali correvano, erano un dono, un dono da
parte di un saggio dell'Eco, forse il più grande saggio che si
ricordi, o almeno era ciò che usava pensare il buon re, la
persona più importante per lui, ma di questo tratteremo in
futuro.
L'arma in questione era stata usata dallo stesso imperatore più
di una volta negli scontri a faccia aperta contro la feccia dei Lurker
e dei loro nuovi schiavi riscoperti fra le valli innevate del Nord.
I Lurker definiscono queste "Teste di Metallo", per quanto siano esseri
superiori, non loro pari, ma addirittura schiavi, schiavi, come se
davvero fossero in grado di dominarli, come se avessero davvero il
controllo su di loro, certo è che l'intelligenza dei Lurker non
è mai stata motivo di dibattiti, il loro intelletto non supera
quello di ogni altra creatura della loro specie, che si trattasse di un
pesce o un anfibio, il loro livello di evoluzione si era fermato
già un paio di ere addietro.
Mar fissava verso l'orizzonte a Est, in attesa di vedere i primi nemici
sbucare dalle colline rocciose opposte a loro, ma ritrovando un filo di
umanità in sè, si concesse di voler ammirare con i propri
occhi il frutto delle sue fatiche e del suo rinominato potere, il suo
esercito, e lo osservò con serietà e severità
degne di un sovrano quale era, ma non poteva lasciarsi sfuggire un
chiaro cenno di ammirazione nei loro confronti.
Dal movimento continuo del panno sul suo volto, un continuo inspirare
ed espirare profondamente, si avvertiva chiaramente la tensione di re
Mar, tensione umana, la stessa che probabilmente anche l'esercito ai
suoi piedi teneva celata nel cuore, ma con la mano sinistra, d'un
tratto, forse per mancanza d'ossigeno o un eccessivo calore che
pervadeva il suo volto, si liberò del panno dal viso facendolo
scivolare sotto il mento e lasciando una parte del tessuto, alla
mercè del vento, danzante a ritmo della polvere diretta verso
Nord.
Dalla sua bocca, ora si poteva intuire in maniera più semplice
il tipo di espressione e il sentimento che provava in quel preciso
istante: sopra l'ingiallita porzione di barba posta sul mento, il
comandante abbandonò la tensione portatasi dietro fino a quel
giorno facendosi sfuggire un leggero sorriso il quale, per un momento
sembrava aver bloccato il suo respiro, costringendolo a riempire
profondamente i polmoni con il naso mentre alzava la testa e
probabilmente lo sguardo e tornava a focalizzarsi sulle colline di
fronte a lui.
Il cielo si faceva letteralmente nero oltre i canyon, un nero che
spingeva le nuvole d'orate sopra le teste dell'esercito oltre le
colline a Ovest, ma si trattava di una minuscola cupola che poteva
benissimo essere coperta da una singola unghia vista l'enorme distanza
e affinchè quell'oscurità giungesse mancavano ancora
innumerevoli ore, ore le quali sarebbero passate in fretta distraendosi
nei combattimenti.
I tamburi ormai erano chiari come i raggi del sole dietro di loro, le
loro orecchie sottili e allungate verso l'esterno rimbombavano
lievemente ad ogni movimento delle braccia dei musici Lurker,
l'esercito aveva concluso il suo canto in onore di Mar e un certo
sconcerto aveva cominciato a materializarsi nei loro cuori così
come in quello del sovrano le cui fauci, si spalancarono leggermente in
una smorfia di rabbia lasciando intravedere parte dei suoi bianchi
denti i quali contavano 2 canini leggermente più sviluppati del
normale.
Alle spalle, oltre che dell'esercito, anche del re e degli arceri
nascosti, dei piccoli e svelti passi intanto si avvicinavano sempre
più, una piccola creatura longilinea e del colore del sole che
non provocò in nessuno alcuna sorpresa, la bestiola si stava
approssimando all'imperatore correndo a 4 zampe delle quali 2 anteriori
coperte da piccoli guanti di pelle di Jaku, sfrecciava fra gli arceri
lasciando in balia del vento le sue lunghe orecchie pelose coperte
appena dalla presenza di un visore posto sulla fronte, simile a quello
di cui stava facendo uso il signore Mar.
Le piccole unghie nascoste sotto la pelliccia arancione tintinnavano
sulla superfice rocciosa durante la corsa così come la cerniera
dei suoi pantaloni usurati dal tempo, la bestiola sfrecciava fra gli
uomini del re evitando di distrarli con qualunque tipo di contatto
fisico e ad un certo punto, uscito dalla schiera ordinata di soldati,
con un balzo si proiettò sulla spalla sinistra del sovrano Mar,
il quale, senza curarsi dell'animale che aveva preso posto accovacciato
sul suo spallaccio, concentrò ulteriormente il suo sguardo verso
l'orizzonte intravedendo dopo poco tempo le prime figure oscure a non
più di 100 metri di distanza sbucare dalla cime dei piccoli
canyon.
Il re si accovacciò prendendo forza e caricò il braccio
destro in cui brandiva la lancia, il piccolo animaletto peloso intanto,
si aggrappò con più sicurezza alla spalliera
dell'impertore rischiando di scivolare e conficcando le piccole unchie
annerite sotto la parte dell'armatura ramata sul quale era seduto, Mar,
rialzandosi, portò l'arma al cielo emettendo un gridò
profondo e potente che riecheggiò per quasi più di un
chilometro disperdendosi fra rocce, colline e dune sabbiose avvertendo
il suo popolo dell'inizio imminente della battaglia più grande
che sia mai stata narrata da una Precursore.
Il popolo rispose incitando il suo sovrano con un lungo e profondo urlo
che scacciò qualsiasi forma di paura si fosse insinuata in loro
negli ultimi secondi, sembravano pronti a tutto, carichi al massimo e
l'Eco che circolava sempre più velocemente nel loro corpo
provocava in loro una potente scarica di adrenalina che non vedevano
l'ora di mettere alla prova, sembravano soddisfatti delle loro azioni,
così come Mar il quale si permise di lanciare una occhiata di
approvazione negli occhi dell'amico, Daxter si chiamava, il quale,
più di qualche volta, si rinominava spesso e volentieri con il
curioso appellativo di "Fulmine Arancione".
Daxter, il grande difensore dell'umanità, una volta questa
celestiale creatura era un ragazzino dai capelli di fuoco, petulante
per non dire inutile, fastidioso e irriverente con cui era meglio non
avere a che fare, lo stesso però non lo pensò il nostro
sovrano il quale diede molte opportunità di cambiamento
all'amico, una su tutte, fù la svolta decisiva.
Bastò un bagno in una pozza di Eco Oscuro per migliorare Daxter
in tutti i sensi, date le sembianze di un Precursore, ossia un
guardiano e difensore dell'umanità nonchè dell'intero
pianeta, la creatura Precursor decise così di avere più
rispetto e responsabilità nei confronti di persone e soprattutto
dei saggi ai quali fece perdere un sacco di anni di vita nel corso
della sua perduta gioventù umana.
I 2 amici si guardarono reciprocamente ripensando assieme alle
avventure passate che vissero anni addietro: insieme salvarono il mondo
più di una volta con l'aiuto dei loro fidati amici e compagni,
sconfiggendo creature lontane da ogni immaginazione anche se
chiaramente agevolati da armi e ordigni tecnologici e futuristici
ancora troppo sofisticati per gli uomini di questo tempo.
Entrambi si innamorarono, viaggiarono nel tempo più di una
volta, erano sopravvissuti a queste e altre avventure e non si divisero
mai, una squadra per tutta la vita, spalla a spalla contro gli
adoratori dell'Eco Oscuro e anche questa volta, avrebbero potuto
combattere insieme per questo ultimo e leggendario evento.
Una sconfitta sembrava pressochè impensabile date le loro
espressioni concitate e rispettose l'uno per l'altro, per Mar
percepibili anche con visori agli occhi, ma interrompendo qualunque
spensieratezza e certezza di vittoria, di tutta risposta alla loro
spavaldaggine, da dietro una collina a Est, si levò un grido,
tanto selvaggio da zittire ogni uomo pronto alla battaglia.
Un grido, una sola singola voce scatenata che perforò ogni anima
presente, uno stridio talmente profondo da far vibrare le armature dei
40.000 uomini le cui possibilità di vittoria si facevano sempre
meno evidenti così come il desiderio di provarci.
Mar abbassò lentamente la sua arma rilassando i muscoli per lo
stupore e lo sconcerto che provava, Daxter, la creatura sulla sua
spalla, con orecchie basse si rannicchiò lentamente dietro la
schiena del re nascondendosi dietro la sua lunga e folta coda, ma
rimanendo costantemente appeso alla sua spalla col terrore di scoprire
cosa scatenò un tale suono inumano oltre quelle colline.
Mar decise di vedere quella scena con i propri occhi increduli, a bocca
aperta alzò i suoi visori permettendo al mondo di ammirare i
profondi occhi turchesi che gli appartenevano, occhi sicuri, gli occhi
di chi ha davvero vissuto fino allo stremo, lo sguardo era fisso e
perplesso sulla linea dell'orizzonte mentre faceva scivolare quella
misteriosa e piccola attrezzatura oculare fra i biondi capelli che
crescevano floridi verso il sole.
Una figura si stava avvicinando, qualsiasi cosa fosse era lenta e le
folate di sabbia non permettevano a nessuno di dichiarare cosa
effettivamente fosse la creatura in lontananza e per non lasciare
spazio alla fantasia, ci avrebbe messo poco più di 20 minuti
giungendo sul posto, di certo si trattava di qualcosa di immenso, ma la
preoccupazione di Mar ora era rivolta verso i nemici più
ravvicinati.
Attraverso l'oscurità dei crepacci, il suo sguardo cadde e si
concentrò su una decina di Lurker corazzati che si facevano
largo fra le insenature ad Est sbucando alla distanza di un centinaio
di metri con al guinzaglio altrettante Teste di Metallo su 4 zampe, i
loro crani ingialliti e d'orati svavillavano uscendo pian piano
dall'ombra delle rocce riflettendo la luce del sole, i loro artigli si
conficcavano profondi nelle pietre del deserto e gli occhi illuminati
da una luce bianca la quale era l'unica cosa che li differenziava dalle
tenebre stesse.
Tiravano e facevano resistenza contro la forza delle possenti braccia
pelose dei Lurker mentre altri armati comparvero da sopra le colline
posizionandosi come i guerrieri alle spalle di Mar, pronti a fare fuoco
con i loro archi rimediati da tronchi e fronde e frecce con punte di
pietra che nulla potevano con la resistenza delle armature Precursor.
Sciocchi scimmioni ignoranti, quali speranze pensavano di poter avere
contro noi uomini, se solo la clemenza di Mar non fosse stata
così forte, la sua magnanimità fù accolta da quei
mostri come un segno di debolezza e a quest'ora non ci sarebbe Lurker
in vita che volesse scatenare una guerra, una guerra che chiaramente
non potevano vincere da soli.
Il re era fermo, pronto ad impartire ordini al suo immenso esercito, la
creatura sulla sua spalla sfoderò uno sguardo preoccupato che
costrinse lo stesso Precursore ad infilare le unghie di una delle sue
zampe anteriori fra i denti in segno di ansietà, ma il
condottiero Mar, al contrario, provò una sorta di
serenità nel vedere i nemici davanti il suo sguardo vigile,
erano settimane che si preparavano a questo momento e non poteva
immaginare scacchiera migliore su cui combattere se non addirittura
morire.
Daxter rimase nella stessa posizione per un minuto mentre Mar si
concesse qualche secondo per abbassare lo sguardo e chiudere gli occhi
ripensando alle ultime parole che la persona cui teneva di più
espresse nei suoi confronti prima di partire.
"Jak..." Fù l'unica parola che riuscì a ricordare sul
momento, ma sfortunatamente, le ringhia dei mostri al guinzaglio e gli
affannati sussulti dei Lurker non permisero al sovrano di rivivere
completamente gli ultimi momenti in compagnia della sua famiglia, ora
ne aveva un'altra a cui badare e doveva proteggerla se voleva rivedere
le persone a cui teneva davvero.
Spalancò gli occhi, erano pervasi da un'aura oscura, ma che
presto scomparve lasciando solo spazio ad un rigido e semplice ordine
diretto agli uomini ai suoi piedi e davanti a lui, perciò
gridò:
"Attaccate!"
Le prime file del primo battaglione cominciavano ad avanzare senza
preoccupazioni, i soldati più esposti, quelli più abili
nel combattimento, armati di alabrade e lance d'orate segnate dalle
ringhia e i ruggiti di battaglie passate, questi facevano parte del
primo battaglione, coloro che già lottarono in passato per Mar e
al suo finaco e si ritenevano più che privilegiati nell'avere la
possibilità di rivivere quei memorabili momenti, specialmente
quando spinsero una volta per tutte i Lurker sui pendii delle montagne.
In quei tempi nessuno era al sicuro, i Lurker superavano gli uomini per
numero di ben 3 volte e le fredde superfici innevate non facilitavano
certo l'operazione di intimidazione, nessuno poteva dimenticare
nè capire come gli uomini potessero scomparire così in
fretta nel silenzio più gelido delle buie notti glaciali
così come nel corso del loro lento avanzare, i Lurker si
nascondevano meschini sotto le superfici di neve più soffici e
alte, complici di quei mostri erano anche le bufere spesse come mura di
aghi e i fiumi ghiacciati, fredde e scivolose, quelle lastre di
ghiaccio erano l'ostacolo principale da superare e fù solo
grazie all'incorruttibile Eco nei cuori dei soldati e del re se quel
giorno riuscirono a scampare alla valanga, la furia bianca che
spazzò via quasi l'intera specie dei Lurker e decretò la
fine della guerra del Nord.
I soldati sopravvissuti, divennero allora il plotone principale
dell'imperatore, i "Preferiti" se così vogliamo chiamarli, ma
date le nuove circostanze, erano anche quelli con minori
probabilità di sopravvivere e forse era proprio quel pensiero,
non paura, quel pensiero di scomparire in centinaia di scintille
violacee a creare in loro un senso di rigidità e tenacia
costante, una voglia di mettersi alla prova e di combattere che
superava quella di ogni altra creatura selvaggia si stesse lanciando
all'assalto contro di loro e mentre obbedivano al volere del loro re,
non trattennero grida di coraggio e tensione che riecheggiarono fra i
canyon dell'intero paesaggio, i passi erano veloci e leggeri, svelti e
precisi, le armature sfregavano fra loro a ritmo costante, le armi
erano alte e tagliavano il vento brillando più della Stella del
Giorno a Nord, la stella che si avvicinava senza freno, la stella che
decretava la fine di tutte le ere e avrebbe segnato prima o dopo la
fine dl mondo.
Il sovrano e il suo compagno erano pronti a fare la loro parte nel
combattimento, Mar si voltò per ordinare agli arceri di
attaccare, ma prima di poter proferire parola e successivamente balzare
giù dalla collina, uno stridio distrasse ogni guerriero con arco
alla mano.
I soldati si voltarono accertandosi di cosa avesse emesso quel
raccapricciante ruggito, fissarono nella luce del sole e una creatura
nel cielo si stava avvicinando al comandante Mar, una Testa di Metallo
che volteggiava a mezz'aria e si faceva gradualmente sempre più
vicina.
Gli uomini stavano stirando le corde dei loro archi con le freccie
già in posizione pronti a colpire il prima possibile la temibile
creatura, ma Mar, confermando le sue preoccupazioni, ordinò
all'esercito di arceri di tornare al loro posto e di attaccare i nemici
a Est evitando di farsi accecare dalla luce del sole senza badare alla
presenza dello stesso sovrano nella linea di tiro.
Daxter fissava con pupilla stretta e ansiosa la creatura che avanzava
cavalcando il vento e si faceva sempre più grande, non riusciva
a distogliere lo sguardo dalla grande palla di fuoco al cui interno si
scorgeva una sagoma nera e alata che sembrava nuotare nell'aria e con
voce sottile fece:
"Jak..."
Il re si nascose nuovamente il viso con il sanguigno panno fin sopra il
naso e successivamente gli occhi con i visori posti sulla rigogliosa
chioma, teneva intanto costantemente la sua arma nella mano destra ora
in una stretta più potente che mai, il mostro, alla distanza
approssimativa di 20 metri, confermava ora la dimensione 2 volte
rispetto quella del re, il quale riprese il compagno peloso
domandandogli con un leggero sorriso sul volto coperto:
"Che ti ho detto Dex?"
E mentre il Precursore si apprestava angosciato ad indossare anch'esso i visori posti sulla sua fronte, rispose deglutendo:
"Sei Mar?"
"Esatto." Rispose il nostro signore aprendo lentamente le braccia e gridando successivamente:
"Tirate!"
Lasciandosi poi cadere all'indietro sulla schiena verso il baratro di circa 6 metri che lo divideva dal terreno di battaglia.
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