Nuova pagina 1
ON THE WAY HOME
Tarda notte alla Home e l'atmosfera era
incredibilmente tesa, più tesa che mai, in effetti; ognuno dei Finder rimasti
all'HQ, i feriti nell'infermeria, gli scienziati e tutto il personale di
supporto sapeva che quella non era una notte come le altre, come tante altre
trascorse nella frenetica girandola del lavoro e delle pressanti ricerche.
Decisamente non era una notte come le altre: era
piena di paura, ansia e preoccupazione, sentimenti che si potevano sentire
premere sottopelle e scivolare addosso come un'ondata gelida, misti a una
sensazione di aspettativa spaventosa, come se le vite di tutti fossero sull'orlo
del baratro e attendessero che qualcuno li spingesse di sotto.
C'era silenzio, per quanto possibile, e nei
laboratori l'unico suono che si sentiva era quello dei macchinari, nient'altro,
anche i tecnici parlavano a bassa voce, quasi sussurravano: sapevano che, da
qualche parte là fuori, i loro compagni, gli Esorcisti, erano impegnati in
battaglia, senza assicurazioni di sorta del loro ritorno vivi.
Purtroppo era anche quello la guerra, soprattutto
quello.
Avevano avuto un momento di luce quando avevano
sentito di nuovo la voce di Allen tramite il comunicatore, dopo giorni in cui
erano rimasti in bilico tra la “caduta” e la salvezza del più giovane tra gli
Apostoli, e subito era tornato a combattere, senza concedersi neppure un attimo
di respiro.
Le tenebre l'avevano inghiottito di nuovo, e con
lui anche tutti gli altri.
Lenalee, Lavi, Kanda, Marie, Miranda, Crowley,
Bookman...
Forse anche i loro nomi erano destinati a essere
incisi negli annali dell'Ordine come caduti per la causa, per un destino di
guerre e sofferenza?
Johnny non lo desiderava, anzi, sperava
ardentemente di poterli rivedere e riabbracciare, voleva ringraziare Allen per
aver cercato di aiutare Suman a rischio della sua stessa vita, conoscere meglio
Marie, Miranda e Crowley, magari tentare di convincere Kanda a unirsi a loro
qualche volta per mangiare...
E naturalmente prendere nuovamente le misure a
tutti per le divise nuove, non vedeva l'ora di poter cucire una nuova fascia per
Lavi, stavolta voleva farla colorata e appariscente, nuovi stivali per Lenalee,
avrebbe fornito a Marie nuovi elastici per la sua treccia e magari avrebbe
preparato nuovi abiti per gli ultimi arrivati, sicuramente i loro dovevano
essere a pezzi.
E mentre analizzava un flusso di dati
particolarmente intenso, Johnny non potè tranttenersi dal buttare giù qualche
vago schizzo dei progetti delle nuove divise fiammanti che era intenzionato a
preparare per loro.
“Johnny, non distrarti.” lo bacchettò Reever,
avvicinandosi al suo tavolo per rimproverarlo ancora.
Ma non ebbe la forza di farlo, non dopo aver visto
ciò che stava facendo.
Il caposezione sorrise appena, poggiando una mano
sulla testa del suo sottoposto e scompigliandogli giocosamente i capelli: non
disse nulla, si limitò a quell'unico e intenso gesto d'affetto prima di correre
verso lo studio del Supervisore.
Effettivamente, non sarebbe stata una notte
normale.
Perchè il telefono squillava all'impazzata, tanto
da assordare il caposezione, che faticosamente cercava di superare il mare di
carte in cui Komui affogava ogni santo giorno, ma senza troppo successo: dove
accidenti era finito quel lavativo?
Al forse dodicesimo squillo, finalmente, il biondo
riuscì a raggiungere la scrivania e ad appendersi alla cornetta, con le nocche
che sbiancavano dall'ansia e il cuore che gli rimbombava nel petto: cuore che
mancò un battito quando udì la voce tremula e singhiozzante di Lenalee
dall'altra parte della linea.
“S-State bene, vero?” chiese conferma in un
sussurro lo scienziato: “Tutti sani e salvi?” proseguì, cercando di arginare il
fiume di lacrime.
“S-Si, siamo alla sede Asia. M-Ma M-Miranda non
penso possa resistere ancora. Partiremo appena possibile con l'Arca.” la voce
della ragazza era roca ed esausta, a tal punto che Reever non sapeva se crederle
davvero sul fatto che stessero bene, voleva unicamente sincerarsene di persona.
“Avverto subito il Supervisore. Voi tornate a
casa, al resto prometto che ci penseremo noi.” suonava così carezzevole, simile
a quello del fratello, quel tono che quasi la ragazzina cinese scoppiò in
lacrime.
Con una carezza sul viso, Allen le prese di mano
la cornetta: “Caposezione, sono io. Davvero, stiamo bene. Volevamo solo
avvertirvi.”
La voce di Allen, vera e reale, per un attimo
distorse la percezione del mondo esterno di Reever, che si ritrovò a
singhiozzare sottovoce tanto più gli giungevano nitide le voci di Kanda che
discuteva con Walker, quella bonaria di Marie, Lavi che parlava con qualcuno
chiamandolo “Kuro-chan”...
Non era un sogno, stavano davvero tornando a casa.
“Ragazzi, vi aspettiamo.” disse, chiudendo la
comunicazione.
Si concesse un attimo per dare sfogo all'emozione
e al sentimento che fuoriusciva a ondate dal suo cuore prima di rimettersi in
piedi a fatica.
Doveva trovare Komui, avvertirlo, dire a tutti che
la lunga notte era finita.
Dalle finestre del corridoio vide che il cielo si
stava tingendo di viola.
Stava arrivando l'alba anche per loro, finalmente.
E poi quel ruggito possente, pieno di gioia, che
risuonò in ogni angolo della Home.
“SUPERVISORE!”
Angolo del
Lemure:
Piccola OneShot
dedicata a _Kurai_, che è stata così gentile da dedicarmi i capitoli di Lotus
Memories, oltre che per avermi tenuto compagnia durante lunghe e tediose lezioni
di inglese e nei lunedì pomeriggio dopo la mia lezione di giapponese e prima
della sua. Quindi, grazie.
|