" Seems like just yesterday
You wew a part of me
I used to stand so tall
I used to be so strong , Your
arms around me tight
Everything it felt so right .
Unbreakable , like
nothin'could go wrong
Now I can't breath
No , I can't sleep
I'm barely hanging on "
[...]
" Here I am , once
again
I'm torn into pieces
Can't deny it, can't
pretend
Just thought you wew the one
Broken up , deep inside
But you won't get to see the
tears I cry
Behind these hazel eyes "
Lasciarsi alla sua
età non era poi così inconsueto.
Accadeva spesso.
Era normale.
Eppure, quel discorso
sarebbe valso per la cotta adolescenziale che ti faceva tremare le
ginocchia e sfarfallare lo stomaco, non per l’amore vero,
lì si cadeva nell’errore.
In quel caso occorreva
strepitare, urlare per la frustrazione e ricoprire di insulti il
proprio compagno, colpirlo se necessario, ma bisognava far capire
all’altro il proprio disagio, la delusione e
l’amarezza che aveva portato alla rottura.
Ed essere
implicitamente la causa del distacco non poteva che fomentare la rabbia
e l’incredulità.
Era questo che Edward
le stava dicendo tra le righe, con eleganza, con gentilezza, ed
era proprio quella gentilezza a farla sentire come una perfetta idiota.
Perché ci
si lasciava con rancore, rabbia, frustrazione, non con gentilezza,
in quel caso si cadeva nel demenziale.
- Sarà come
se non fossi mai esistito .
‘Crack.
La pietra
cozzò contro lo zigomo di Edward ancor prima che Bella
potesse essere pienamente consapevole di essersi chinata per
raccoglierla, ma sentiva le nocche sbucciate bruciare per lo strofinio
contro il terreno, perciò capì di averlo fatto
davvero.
In fin dei conti, era normale per lei immaginare cose,
presagire il peggio da eventi da lei solo ipotizzati, ma quella volta
aveva agito ancor prima di pensare, ed ora si trovava con lo
sguardo sorpreso del suo ragazzo-vampiro addosso.
Sorprendere Edward
Cullen non era in verità roba da dilettanti, al contrario,
Bella avrebbe scommesso che forse, e la sua mente si premurò
di sottolineare quel forse, era la prima ad averlo fatto, e stranamente
si inorgoglì di quel piccolo premio di consolazione.
Perché era
stata appena piantata, e la sola idea di essere riuscita a sfondare
l’imperturbabilità di una creatura ultracentenaria
rendeva un po’ meno amara l’idea di essere rimasta
sola.
-
Perché nella foresta ? Non avresti potuto rendermi le cose
un po’ più semplici eh ?
Doveva sembrare
parecchio fuori di testa a giudicare dalle sopracciglia arcuate del
vampiro, ma Bella era stata assalita da quella che i medici avrebbero
definito aggressività compulsiva post-traumatica,e
chissà perché, lei non si sentiva minimante in
colpa per il suo tono tagliente.
Voleva esserlo.
Tagliente come le
parole di Edward, crudele e meschina come la pacatezza che in quel
frangente era decisamente fuori luogo.
- Mi lasci
per paura di farmi male, di uccidermi, in una foresta nella quale
potrei perdermi e rotolare dentro un fosso ? Sei un imbecille Edward
Cullen! Tu e le tue stupide manie di persecuzione !
Battè i
piedi in piena crisi isterica, percuotendosi il petto con la mano
chiusa in un pugno e le ciglia umide di lacrime.
Perché la
rabbia stava lasciando spazio alla tristezza, e le lacrime che aveva
trattenuto tanto a lungo avevano rotto gli argini e le sue resistenze.
- Mi vuoi lasciare ? Bene ! Ma fallo
per un vero motivo ! Ami un'altra ? Sono brutta ? Grassa ? Potevi dirmi
di tutto, ma non che mi lasci per il mio bene ! Queste sono solo
stronzate !
Un altro sasso
andò a collidere con la figura statuaria e granitica del
vampiro, un altro piccolo graffio inesistente sulla pelle bianca del
suo fidanzato, ma Bella avrebbe voluta vederla, qualche crepa.
Avrebbe voluto fargli
male, arrossargli la guancia con la forza dei suoi schiaffi e vederlo
piangere per il peso dei suoi pugni, invece Edward la guardava
addolorato, ancora un po’ sorpreso, ma perfettamente padrone
delle proprie emozioni.
- Non hai nulla da
dire ?
A lei i suoi occhi
dorati erano sempre piaciuti, li aveva amati, li aveva sognati, ma ora
li odiava.
Odiava
l’accondiscendenza con la quale la fissavano, la comprensione
con la quale pensavano di capirla.
Perché
Edward non aveva capito nulla di lei, di loro.
- Bella, tu non
capisci, ora fai così, ma prima o poi troverai…
- Ma certo, come ho
fatto a non pensarci prima – sbottò caustica,
schiaffeggiandosi platealmente la fronte – hai sempre
desiderato così tanto che ti tradissi che ora smani dalla
possibilità di trovarmi un altro.
La sua voce aveva
raggiunto una tonalità così acuta da infastidirsi
da sola, ma Edward aveva un super udito, e fracassargli un
po’ i timpani non poteva che allettare la sua smania di
onnipotenza.
- Sai che ti dico,
domani uscirò con Newton, così, per farti
contento. Perciò, se hai finito, io me ne andrei.
Gli lanciò
un ultimo sasso, un po’ più grande, un
po’ più pesante, colpendolo questa volta allo
stomaco, ma Edward non mosse un muscolo, non sembrò neanche
accorgersene.
Eppure il gesto
bastava, il risultato non sarebbe importato comunque.
Gli diede le spalle e
cominciò a camminare con passo svelto per allontanarsi da
quello spiazzo il prima possibile, attenta a non inciampare in qualche
radice o sasso, anche se le lacrime non aiutavano a rendere la sua
vista più aguzza.
Masticò una
maledizione quando un ramo le graffiò il braccio, ma era
pateticamente dolorante un po’ dappertutto, e lamentarsi per
quel piccolo graffio non sarebbe servito a nulla.
Poi lo
udì, l’impressionante spostamento d’aria
e il peso di uno sguardo dorato che l’aveva sempre messa in
soggezione ma che ora, oltre a renderla esageratamente consapevole dei
propri difetti, non le arrecava nessun piacere.
- Cosa vuoi fare ?
Alice non ti vede più nelle visioni ! Non fare nulla di
stupido !
Le mani di Edward
volarono a stringerle gli avambracci, e sentì le ossa
scricchiolare quando il vampiro aumentò la presa sui suoi
poveri e gracili arti, un suono che sembrò udire anche il
suo ex ragazzo visto il suo repentino indietreggiamento.
- Mi dispiace. Io non
volevo, non pensavo avresti reagito così…
Lo aggredì
ancor prima che potesse finire la frase con uno sguardo incredulo.
Perché lo
era, inibita di fronte alla stupidità del vampiro, alla sua
mancanza di tatto.
- Non immaginavi avrei reagito
così ? E che pensavi avrei fatto ? Che mi
sarei rannicchiata in un angolo e ti averi fatto ciao ciao con la
manina ?
Era diventata
isterica, ed ora piangeva apertamente, senza curarsi
dell’ammontare di acqua che aveva preso a sgorgare dai suoi
occhi.
Di quel passo sarebbe
morta di disidratazione.
- Davvero pensavi non
avrei reagito così ? Per cosa mi hai preso ? Per un pupazzo ? Cristo Edward! Mi
stai lasciando e pretendi che io non mi arrabbi ?
L’insensibilità
di Edward era imbarazzante, lo era la sua ingenuità e il suo
improvviso sfoggio di stupidità.
- Non pensavo di
essermi innamorata del vampiro più stupido di questo sputo
di pianeta ! Ed ora spostati, devo tornare a casa !
Le sue mani fredde
tornarono a immobilizzarla, ma questa volta il ringhio animale alle
loro spalle fu un ottimo deterrente per l’ossessivo bisogno
di Edward di avere tutto sotto controllo.
Bella
lanciò un' occhiata vacua sopra la spalla, e quando colse la
pelliccia di Jacob non potè che liberare un gemito
esasperato nel capire di essere circondata da creature mitologiche,
mentre ora avrebbe voluto avere solo suo padre e un enorme confezione
di gelato alla vaniglia davanti.
Il lupo
balzò in avanti con un ruggito inquieto, occhieggiando la
mano con la quale Edward la sospinse dietro le sue spalle.
La sua
iperprotettività l’aveva sempre lusingata, in quel
frangente era invece inopportuna e fastidiosa.
Per questo lo
allontanò di qualche millimetro con un forte spintone prima
di dare la spalle ad entrambi ed avviarsi verso la probabile
uscita dalla foresta.
- Bella !
- Bella !
Jacob le fu sopra
ancor prima che potesse minimamente pensare di scavalcare un enorme
fosso, sollevandola con le sue mani che bruciavano e schiacciandola
contro il petto glabro che trovò stranamente fastidioso.
Perché lei
amava farsi abbracciare da lui, amava il suo calore, la sua dolcezza,
ma ora voleva stare sola, senza nessuno se non con suo padre.
- Lasciami Jake !
– si lamentò contrariata, riuscendo a sfuggire
dalla stretta e finendo con il venire intercettata da Edward, tornato a
incombere su di lei con quel suo sguardo rammaricato che cominciava a
farle venire la nausea.
- Anche tu ! Lasciami
! Te ne vuoi andare ? Mi hai lasciata ! Bene ! Ora non
sono più affar tuo !
- L’hai
lasciata ?
L’esclamazione
incredula di Jake non fece altro che rendere quella situazione
pietosamente comica, e un tantino ironia, ma ora Bella aveva bisogno di
tranquillità, non di essere la pallina di due giocatori di
ping pong.
- Non sono affari
tuoi.
Prima
battuta.
Jake la
strattonò di lato, tirandola per un braccio e facendole male
visto che Edward non mollava il suo arto sinistro.
- Si invece.
Risposta diretta. Secondo lancio.
- Lasciala cane !
- Lasciala
tu Freddo !
La sballottolarono per
una altro po’ prima che il suo gemito di dolore portasse
entrambi a lasciare la presa, e quando finì carponi al
suolo, Bella prego affinchè la lasciassero stare.
- Vattene ! Lei non
è affar tuo !
- Invece si ! Se tu
non la vuoi la prenderò io !
- Oh, grazie Jake, ora
si che mi sento meglio.
Era stata declassata a
misera braciola, un pezzo di carne che due animali si contendevano con
la delicatezza di un picchetto conficcato nello sfintere.
Continuarono ad
azzannarsi a vicenda, mordaci e alquanto insensibili al suo umore fino
a quando Jake non colpì Edward con un manrovescio che lo
spedì dritto dritto contro una vecchia quercia.
Fu allora che un
po’ di colore andò a colorarle le guance e le
lacrime smisero di rigarle le guance.
- Bel colpo Jake
– si complimentò estatica mentre Edward tornava in
piedi tra le schegge di tronco abbattuto, fissandola con quegli occhi
increduli che sollazzarono il suo insano divertimento.
Perché si
era appena congratulata perché il suo migliore amico aveva
dato un pugno al suo ragazzo, e non c’era nulla di divertente
in quello, ma Bella lo trovò decisamente divertente,
nonché molto ilare.
- Bella, dobbiamo
parlare, io non …
- Oh, abbiamo
già parlato abbastanza –
tornò in piedi a fatica, storcendo la bocca nel sentire una
fitta acuta al basso ventre – ora voglio solo andare a casa.
Sfilò dal
giaccone il cellulare che Charlie le aveva comprato, e quando la voce
di suo padre echeggiò nelle sue orecchie, un caldo senso di
protezione, di vera
protezione ammorbidì la sua espressione.
- Cosa
c’è Bella ? Dove sei ? Sono le undici, hai ancora
mezz’ora prima del coprifuoco, è successo qualcosa?
Li guardò
un istante, ancora una volta, mentre la voce apprensiva di suo padre si
alzava di due ottave, e quando l’occhio le cadde
sull’espressione tirata di Edward, qualcosa le
azzannò lo stomaco.
Quel bisogno di
vomitare che le rese la voce bassa e soffocata.
- Mi sono persa nella
foresta, e c’è un puma e un lupo che mi inseguono.
Bastò un
secondo e la linea cadde a seguito dell’urlo di suo padre.
Nessuno aveva mai
messo in dubbio la celerità del capo della polizia
di Forks, ma quella sera superò se stesso.
Charlie Swan
impiegò quindici minuti a trovare la figlia, e ne
impiegò ancor di meno per caricarla
nell’auto della polizia e portarla a casa.
- Stai bene ?
Suo padre era
spaventato, decisamente terrorizzato, ma ora Bella voleva solo
riposare.
Si affossò
nel sedile, incassando la testa tra le spalle e tirando le gambe al
petto, gli occhi asciutti che bruciavano e la faccia appicicaticcia per
le lacrime.
Sentiva il frusciare
del vento sopra la sua testa.
Edward li stava
seguendo.
- Papà,
posso dormire con te questa notte ?
- è
successo qualcosa con Edward ?
L’empatia di
un padre era migliore di quella di un vampiro, perché era
più acuta, meno oggettiva, ma più personale, e
riusciva a cogliere sfumature emozionali che nessuno, neanche
Edward avrebbe saputo captare.
Impiegò
qualche minuto per rispondere.
Non perché
volesse prendere tempo, ma perché, semplicemente,
non aveva più voce, o almeno, non ne aveva più
per ripetere a se stessa quella frase.
- Io ed Edward abbiamo
rotto.
Fu un attimo.
Poco prima mugugnava
qualcosa di incomprensibile, sorprendentemente lucida, un secondo dopo
si ritrovò a singhiozzare forte, dolorosamente
forte, e a gemere dal dolore sotto lo sguardo di suo padre.
Perché
prima c’era stata la rabbia, poi la tristezza, ma ora era la
consapevolezza a farla piangere a quel modo, a dolere più di
tutto.
Sembrava averlo capito
solo ora, solo con suo padre, solo in quel momento.
Edward
l’aveva lasciata.
Edward non
l’avrebbe più abbracciata, stretta, baciata,
amata.
E non c’era
nulla di divertente in quello, se non disperazione e tristezza, tanta
tristezza.
Per se stessa e per
quel piccolo fagotto piagnucolante che era diventata.
Ma ora era al sicuro.
C’era suo
padre con lei, e poteva smetterla di apparire forte, di non farsi
vedere così da lui.
Poteva tornare a
soffrire, a piangere come avrebbe voluto fin dall’inizio .
Perché era
stata lasciata, ed anche se accadeva spesso tra i suoi coetanei, anche
se erano normale a quell’età, faceva ugualmente
male.
Faceva fottutamente
male.
" Swallow me , then spit me
out
For hating you , I blame
myself
Seeing you it kills me now
No , i don't cry on the
outside
Anymore "
[...]
" But you won't get
to see the tears I cry
Behind these hazel eyes ""
( Behind these hazel eyes -
Kelly Clarkson )
Ringrazio chi ha
letto questa piccola one-shot, perchè ,
come molte di voi, non ho apprezzato come Bella ha digerito
l'abbandono.
Ed ecco qui come avrei
voltuo che fossero andate le cos.
Ho deciso di riprendere la
storia e renderla nuovamente una one-shot poichè
così era nata, e continuarla, così come avevo
deciso di fare, non è stata una buona idea. Mi scuso dunque
per il cambio di programma, ma credo sia meglio così. Un
capitolo a sè stante di una storia nata per essere letta
tutto d'un fiato una volta sola.
Un saluto
caloroso , Hagne
|