Capitolo I
CAPITOLO I
John, Luce
Girovagava senza meta in una libreria di Londra piuttosto
interessante, col solito ciuffo in testa e il trench beige aperto
portato come le capitava sul momento. Stava sfogliando un libro
quando camminò all'indietro e andò a sbattere contro un ragazzo.
- Oh, scusa. -
Si voltò di scatto e la fissò per un attimo, poi tornò nel
mondo reale e chiuse il libro che stava sfogliando per porgerle la
mano sorridente.
- Di niente. Piacere, io sono John. -
Sorrise a metà e gli porse la mano.
- Piacere.. Sono Luce. - Disse scandendo bene la pronuncia
"lius". Lo guardò per un momento negli occhi castani e
tornò ad osservare gli scaffali.
Rimase a guardarla perplesso, non si rendeva conto come mai non
avesse cominciato ad urlare, di solito le ragazze fanno sempre così
quando lo vedono.. Forse lei non si
era accorta di chi avesse davanti o forse non le importava affatto.
Si era accorta benissimo di chi aveva davanti, ma dopotutto, anche
lei era un'artista in un certo senso e non aveva voglia di disturbare
con urli o domande patetiche il povero John, che chissà quante ne
aveva già sentite. Posò gli occhi blu su un libro e vide anche la
mano del ragazzo allungarsi verso di esso. Fu più rapida e lo prese.
Sorrise ironica.
Rimase con la mano a mezz'aria e guardò la ragazza, inclinando la
testa sbalordito. Non solo non si era sciolta nel vederlo ma faceva
anche la prepotente: La adorava già!
Lo guardò negli occhi sorridendo a metà.
- Mh.. Forse è meglio se la mano la metti giù.. Chiameranno
un'ambulanza d'urgenza.. Codice paralisi della mano destra, il che
per un chitarrista non è conveniente.
Sorrise ironizzando sulla posa imbambolata di John.
Accennò una rista scuotendo la testa e distolse lo sguardo dalla
ragazza posandolo su un altro libro e prendendolo in mano per
cominciare poi a sfogliarlo.
Aveva intenzione di disturbarlo, almeno un po' per suscitare in
lui la voglia di parlarle. Prese il libro "The Howl" che
aveva in mano e cominciò a leggerlo per spostare di tanto in tanto
la coda dell'occhio su di lui.
Continuò a fissare la pagina del proprio libro che teneva tra le
mani, pur non leggend; in realtà cercava di capire se la ragazza lo
stasse guardando o meno, cose che risultava difficile se doveva
tenere gli occhi puntati sull libro.
Disse piano, quasi in un sussurro: - Forse se strizzi ancora un
po' gli occhi vedi il titolo in grassetto a caratteri in maiuscolo. -
Era chiaramente miope, e si poteva notare facilmente.
Fece un sospiro e chiuse il libro, scocciato, rumorosamente. Lo
mise sullo scaffale facendo un leggero sorrisetto ironico alla
ragazza prima di voltarsi di nuovo per andarsene.
Restò ferma e tirò fuori dalla tasca del trench beige un paio di
occhiali da sole neri con una montatura d'osso.
- Questi sono tuoi? - Disse aspettando una risposta.
Si girò verso di lei velocemente senza nemmeno guardare bene e
risponde con un secco - No. -
Annuì. - Eppure erano nella tasca sinistra del tuo giubbotto. -
Lo guardò negli occhi sorridendo senza far cadere la sua
espressione.
Si avvicinò lentamente con le mani in tasca, mantenendo un'aria
piuttosto pacata rispetto alla palese irritazione che gli stava
suscitanto quella ragazza.
- Te li regalo.. -
Se li mise sulla testa e lo guardò negli occhi sorridendo e
sentendo crescere dentro di lei un certo interesse. Aveva deciso:
voleva conoscerlo. Ed era piuttosto testarda. Continuò a fissarlo
negli occhi con i suoi, azzurri, e si tolse gli occhiali dalla testa
per posarglieli delicatamente sul naso.
Si sistemò gli occhiali ridacchaindo.
- Beh, come sto? - Chiese allargando una mano e alzando le spalle
mentre guardava la ragazza aspettandosi un'altra delle sue battutine
ironiche.
Misee la testa di lato e rise piano.
- Hai già sentito troppi complimenti.. ti stancherei e basta. -
Continuava a guardarlo negli occhi castani dalla forma
particolarissima, totalmente l'opposto dei suoi.
Sorrise e si tolse gli occhiali mettendoli nella tasca della
ragazza, dopo essersi avvicinato a lei e averle sfiorato il braccio,
per poi dirigersi verso le scale.
Prese gli occhiali e li mise sulla testa per poi scendere
seguendolo. Gli stivali neri da pioggia che portava scricchiolavano
sul legno e la borsa a tracolla le ciondolava addosso. Insomma: Si
sarebbe fermato prima o poi!
Scese tutte le scale continuando poi a camminare impassibile,
sapeva che lo stava seguendo, sentiva il flebile rumore dei suoi
stivali ma l'avrebbe sentita comunque, anche senza quel rumore,
percepiva la sua presenza. Continuò a camminare, dopo essere uscito
dalla libreria, per una decina di metri, fino ad entrare in una
caffetteria.
Incredibile: continuava a camminare. Niente paura Luce, si
ripeteva tra sé e sé seguendolo passo per passo. Entrò nella sua
stessa caffetteria e con fare disinvolto gli si sedette davanti
alzando un giornale.
Accennò un sorriso, stupito e allo stesso tempo affascinato dal
fare insolito di quella ragazza. Si alzò senza dire nulla e ando al
bancone per poi tornare dopo qualche minuto con due tazze di caffè
in mano. Le poso entrambe sul tavolino, una di fronte a sè e l'altra
di fronte al giornale che teneva in mano la ragazza.
- Non farlo freddare. - Disse mentre sorseggiava il caffè
soffiando ogni tanto sulla tazza con le sue labbra sottili, quasi
assenti.
Sorrise da dietro le pagine ed abbassò il Times che stava
leggendo, completamente disattenta e assorta dal pensiero della
persona al di là di quei fogli. Prese la tazza di caffè in mano e
piegò le ginocchia posando i piedi sul divanetto tipico delle
caffetterie inglesi. Poggiò le labbra rosse dalle curve dolci sulla
tazza bianca e bevve un sorso di caffè senza emettere rumore alcuno.
Posò gli occhi sui suoi capelli aspettando che dicesse qualcosa.
La guardava sorseggiando il caffè, non sapeva stranamente cosa
dire. Lui ci sapeva fare con le ragazze, era risaputo, ma lei era
diversa dalle altre, non sapeva come prenderla. Così rimase a
guardarla abbassando ogni tanto lo sguardo per bere il suo caffè.
Guardò fuori dalla finestra della caffetteria e posò piano la
tazza sul tavolo.
- A quest'ora a Liverpool c'è il sole. Trentacinque minuti al
giorno. Contati.. Arrivi fino a Matthew Street dall'Albert Dock con
una camminata calma e hai anche il tempo di fermarti a prendere
qualcosa in giro. -
Sorrise a metà e tornò a bere del caffè.
Continuava a guardarla, anche quando lei aveva girato lo sguardo
sulla finestra. Accennò un sorriso.
- Luce, giusto? - Le domandò posando la tazza sul tavolo.
Annuì lentamente mentre il ciuffo di capelli mossi si sfaceva
piano, infatti una falda di capelli le era caduta sulla fronte. La
spostò e tornò a guardarlo negli occhi. - John vero? -
Accennò una risata sorridendo sghembo con le sue labbra sottili.
- Si, John, esatto. -
Piegò le labbra in un sorriso naturale e si tirò su le maniche
del trench che portava, facendo tintinnare la miriade di braccialetti
che portava al braccio sinistro.
- Il mio intuito è formidabile.- Disse appoggiando un gomito al
tavolo e poggiando la testa sulla mano dello stesso braccio.
Si appoggò allo schienale del divanetto incrociando le braccia
senza distogliere lo sguardo da Luce.
- Mi viene il dubbio che tu non mi conosca. -
Lo guardò negli occhi castani e sorrise a metà lasciando che i
capelli lunghi e mossi si sciogliessero sulle spalle.
- Io so chi sei. Ma non ti conosco. Conoscere è qualcosa di ben
diverso da leggere interviste,non credi? -
Si alzò dal divanetto e si sistemò la giacca prima di tornare a
guardare la ragazza.
- Vivi molto lontano da quì? -
Scosse la testa.
- Molto vicino a Westminster. - Disse continuando ad osservarlo e
raddrizzando la schiena per poi poggiarla al divanetto.
- Ti posso accompagnare a casa? - Disse porgendole una mano.
Si alzò in piedi da sola e annuì. - Perché no. -
Si tolsee il trench e lo mise nella borsa a tracolla per poi
cominciare a camminare.
Sorrise e andò a pagare per poi raggiungere Luce fuori dalla
caffetteria.
Stirò le braccia in aria tenendosi le mani per poi portare di
nuovo le braccia giù e scrollare le spalle. Si girò verso John e
sorrise a metà.
Si incamminò lentamente mettendo le mani in tasca senza nememno
accertarsi che lei lo stesse seguendo. Gli risultava abbastanza
antipatica a pelle, ma era convinto che sarebbe stata meglio
conoscendola, e poi il suo comportamento lo intrigava da morire.
Sorrise a metà guardandolo camminare e tirò fuori la sua
macchina fotografica che scattò una foto al ragazzo di spalle. La
rimise in borsa, avrebbe fatto sviluppare la foto poi. Era osservata
da diversa gente che la guardava per via dei suoi shorts alla
marinara che suscitavano tanto scalpore tra le signore.
Si girò un istante per assicurarsi che ci fosse ancora poi si
voltò di nuovo continuando per la sua strada.
- Vivi da sola? -
Annuì velocemente scendendo dalle nuvole. Lo guardò e si abbassò
sul naso gli occhiali da sole che gli aveva dato poco prima John. -
Sì.. -
- Quanti anni hai? -
Continuava a camminare impassibile facendole ogni domanda che gli
veniva in mente, sempre con lo stesso tono.
- Diciannove. - Disse chiara per farsi sentire da John nel mezzo
alla gente, camminando allo stesso passo.
Si voltò per guardarla, aveva esattamente l'età che dimostrava,
era quasi perfetta in tutti i particolari, veniva attirato
particolarmente dai suoi capelli che ondeggiavano al vento, creando
dei giochi di luce che la rendevano ancora più particolare di quanto
non fosse già.
Sorrise fermandosi tra la gente che passava senza notare né lei
ne John che si stavano guardando in quel momento. Incredibile,
nessuno notava John. Tutti troppo impegnati per guardarli. La gente
perdeva così dei bei momenti della vita. Riprese a camminare
guardando John con gli occhi blu con fare interessato. Aveva dei
lineamenti a dir poco particolarissimi.
Continuava a camminare e passare con lo sguardo dalla ragazza al
suo fianco alla strada davanti a se; era un po' che camminavano,
ormai dovevano essere quasi arrivati.
- E' ancora lontano? -
Scosse la testa e svoltò velocemente in un vicolo. Si parò
davanti una porta turchese e tirò una chiave arzigogolata fuori
dalla borsa. Aprì l'uscio ed entrò nel grande appartamento
londinese che possedeva.
Aguzzò lo sguardo per cercare di captare qualche particolare
dell'appartamento rimanendo a qualche passo dall'ingresso.
- Bene, sei arrivata sana e salva a casa. -
Si appoggiò allo stipite della porta e guardò fuori al di là
del ragazzo.
- Mh.. Già.
Fece per girarsi ed entrare dentro la casa lasciandolo li.
Rimase in silenzio guardandola, voleva vedere se sarebbe davvero
rientrata lasciandolo lì, senza nemmeno uno "ciao".
Si girò di scatto e lo guardò da un po' più lontano.
- Aspetta un momento. Perché mi hai fatto quelle domande? -
Disse riavvicinandosi al ragazzo lentamente.
Fece un altro di quei suoi sorrisi sghembi, ricordandosi il loro
discorso al caffè sul conoscere una persona.
- Per conoscerti.. -
Non poté fare a meno di sorridere e guardarlo negli occhi in
silenzio. Si spostò i capelli mossi su una spalla.
- Adesso cosa farai? -
Guardò velocemente l'orologio girando il polso, per poi tornare
sugli occhi chiari e profondi della ragazza.
- Adesso andrò a casa, stasera giornata libera per gli
scarafaggi! -
Sorrise alzando la mano in segno di saluto.
- Spero di poterti conoscere ancora, ricordati che so dove abiti.
- Disse strizzando un occhio velocemente.
Alzò la mano e lo salutò velocemente per poi entrare in casa e
chiudere la porta sorridendo e poggiando la borsa a terra.
Sorrise non appena lei richiuse la porta e si incamminò verso
casa ripensando all'incontro con quella ragazza, tanto strana quanto
affasciante e intrigante ai suoi occhi. Non vedeva l'ora di
rivederla, il giorno dopo sarebbe andato da lei. Eleanor |