Nota:
premetto che la storia è stata
scritta anche da turnright.
Buonasera
a tutti *-* eccoci qui con
una nuova FF mia e di turnright. Spero
tanto che vi piaccia e sopratutto che commentiate, grazie a tutte in
anticipo, al prossimo capitolo :3
Buona
lettura, asia e giulia.<3
Capitolo
1.
«Questo
è l’ultimo» urlò Jane ad
Aileen poggiando l’ultimo scatolone all’ingresso
della nuova
casa. Jane chiuse la porta dietro di sé e si
guardò intorno.
Avevano trovato quest’appartamento nel cuore di brooklyn dopo
svariate ricerche e sembrava essere l’inizio di una nuova
vita. La
casa non era grande ma era sufficiente per ospitare le due ragazze.
«Jane»
chiamò Aileen da una delle
stanze «Che ne dici di fare un giro? Se resto un altro
po’ in
mezzo a tutti questi scatoloni c’è il rischio che
diventi anche io
uno di loro»
Jane
rise. «Starbucks come al solito?»
«C’è
da chiedere?» rispose Aileen
prendendo il cappotto che era stato sotterrato da uno degli
scatoloni. Le due uscirono di casa e si avviarono alla ricerca dello
starbucks più vicino. Si dice che negli Stati Uniti
c’è uno
starbucks ad ogni angolo e probabilmente non c’era cosa
più vera.
Jane e Aileen, infatti, non dovettero fare molta strada prima di
trovarne uno. Si sedettero ad uno dei tavoli posizionati accanto alla
vetrata che dava sul marciapiede e aspettarono che una delle
cameriere si avvicinasse per ordinare. Brooklyn non era male come
quartiere, certo non era manatthan ma sempre meglio di rimanere in
quel paesino sperduto nell’Ohio dove vivevano prima. Si
respirava
l’aria della grande mela ovunque, inquinamento compreso.
«Cosa
vi porto ragazze?» chiese la
cameriera con indosso il cartellino con scritto
“Allie”.
«Per
me una cioccolata calda con panna
e un cupcake» disse Aileen passando la parola a Jane.
«Per me
invece un caramel macchiato e un muffin al cioccolato»
«Qualcos’altro?»
chiese nuovamente
la ragazza, le due amiche fecero segno di no. «Vi porto
subito le
vostre ordinazioni» disse ritirandosi verso il bancone.
Jane
guardò fuori e osservò la gente
camminare sicura e svelta. Ipotizzò una meta per ognuna di
quelle
persone, in fondo tutti abbiamo un obbiettivo nella vita. Un
vagabondo seduto nel marciapiede opposto chiedeva
l’elemosina, il
suo obbiettivo era quello di riuscire ad arrivare a fine giornata. Un
ragazzo non tanto lontano ballava la breakdance, il suo scopo era
quello di ballare per strada fin quando qualcuno non lo avrebbe
portato a ballare in un posto dove tutti avrebbero potuto apprezzare il
suo talento. «È eccitante essere finalmente
qui» disse infine.
«Credi
che avremmo un’opportunità
anche noi?» chiese Aileen rivolgendo lo sguardo verso quello
che
stava guardando l’amica.
«Ci
siamo trasferite qui per questo,
per avere un’opportunità in
più» rispose evitando in un certo
senso la domanda che spaventava anche lei. Fin da piccole si erano
ripromesse di tentare questa strada, avevano giurato a loro stesse
che ci avrebbero almeno provato. L’obbiettivo di Aileen era
quello
di fotografare ogni cosa di particolare e singolare che trovava in
giro. Era dell’idea che ogni piccola cosa andasse ricordata e
la
fotografia era il modo migliore per farlo. Jane amava parlare e
scrivere, non c’era modo migliore per esprimere e rendere
interminabili i propri pensieri che metterli su carta. Il suo
obbiettivo era raccontare quello che andava raccontato e ricordare
quello che andava ricordato. Ambe due amavano la moda e tutto quello
che c’era dietro. Sembrava banale amare un mondo che in
effetti si
conosceva poco e niente ma Jane e Aileen non potevano farci nulla. E'
la stessa cosa di amare un cantante fino a piangere per solo una sua
canzone. Ci sono così tante cose irrazionali e stupide nella
vita
che è inutile passare il tempo a criticarle una per una.
Probabilmente non basterebbe una vita intera per farlo. E
perché,
poi, sprecare la tua vita criticando ciò che fanno gli
altri?
Sarebbe una cosa irrazionale anche quella e finiresti per criticare
te stesso. Tra Aileen e Jane l'amicizia nacque proprio per la loro
passione in comune. Erano vicine di casa e all'età di circa
tre anni
Jane si avvicinò e le disse «Credo che tu sia la
bambina meglio
vestita dopo di me. Come ti chiami?»
«Aileen» aveva risposto
timida. «Io Jane. Vuoi diventare la mia migliore
amica?» Aileen
annuì. Quando si ha tre anni funziona così, era
tutto
meravigliosamente spontaneo e senza senso. Da quel momento le due
erano praticamente inseparabili, due calamite sarebbero state meno
unite di loro. Passavano gli anni e loro non facevano altro che
ideare progetti su progetti, Aileen voleva diventare una fotografa di
moda e Jane una giornalista sempre di moda. Jane era la ignezione
quotidiana di autostima per Aileen, c'era sempre in ogni singolo
momento. Quando si convinceva che non era abbastanza, quando pensava
di essere la causa del divorzio dei suoi genitori. Jane era sempre
lì
pronta a dirle che per lei era abbastanza, pronta a dirle che ce
l'avrebbero fatta anche se lei stessa a volte ne dubitava. Aileen,
allora, la abbracciava e le diceva che ce l'avrebbero fatta, insieme.
«Ecco
a voi» disse la cameriera
servendo le loro ordinazioni. Le due smisero di pensare a quello che
sarebbe stato e iniziarono a pensare a quello che era.
Finirono
di mangiare e con un ulteriore
giro del quartiere tornarono al loro appartamento. Ripreso la
collocazione degli oggetti contenuti nei vari scatoloni determinate a
finire in giornata.
«Molti
dicono che il trasloco è la
parte più difficile di una nuova vita, per quello che
vogliamo fare
noi credo che questa sia la parte più facile»
disse Aileen
buttandosi esausta sul divano. Nell'appartamento regnava ancora il
caos ma vi erano molti meno scatoloni in giro, il che era un notevole
passo avanti. «Se questa è la parte più
facile non voglio
immaginare come sarà il resto» rispose Jane
sedendosi accanto
all'amica. Le due risero e passarono le poche ore rimanenti del
giorno a mangiare patatine sul divano di seconda mano.
***
«Sono
così felice che vi trasferiate
tutti a New York» disse Denise Jonas stampando un bacio sulla
fronte
prima a Kevin, poi a Joe e infine a Nick.
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