Don’t
go
Sometimes
people make
the wrong moves
walking in the wrong shoes.
Make me feel like hope again, hope again.
Pansy
aspettava sotto la pioggia scrosciante, la sera era
ormai calata; rari passanti attraversavano Diagon Alley, qualcuno
chiudeva il proprio
negozio, altri baciavano il fidanzato in attesa sotto un portico. Poi
c’era
lei, in piedi, nemmeno un ombrello a ripararle la chioma bruna.
Aspettava.
Aveva
conosciuto Chris proprio lì, un anno prima: stava
uscendo dal Ghirigoro con in mano una pila di libri, accompagnando il
nipote tredicenne a fare compere per Hogwarts, e lei che
passeggiava ascoltando
il silenzio nella propria testa gli era finita addosso; si era scusata,
l’aveva
aiutato a raccogliere i libri e quando aveva alzato lo sguardo aveva
incontrato
i suoi occhi celesti. Ne aveva abbastanza di occhi chiari – a
causa loro non
avvertiva più alcuna emozione; tuttavia, quando Chris le
sorrise dicendole per
l’ennesima volta di non preoccuparsi lei aveva avvertito un
movimento nello
stomaco, e aveva scoperto di avere fame.
Quando
lo aveva raccontato a Millicent lei era scoppiata a
ridere, chiedendole se per caso lo avesse trovato
“appetitoso”. Pansy, dal
canto suo, non ci trovava niente di divertente: era a stomaco vuoto da
giorni e
se n’era resa conto solo in quel momento. Qualsiasi cosa
fosse successa, aveva
riattivato il suo corpo, anche se solo momentaneamente,
perché non ricordava
bene parte dei primi due mesi dopo avere conosciuto Chris. Aveva dei
vuoti di
memoria piuttosto lunghi, ogni tanto si ritrovava in posti mai visti
prima
senza sapere come ci fosse arrivata; una volta Millicent aveva dovuto
bussare
per ore alla porta del suo appartamento prima che lei, sdraiata sul
divano a
fissare il soffitto, si rendesse conto di qualsiasi rumore.
Immaginava
la voce di Daphne dirle, preoccupata, di parlarne
con qualcuno, di risolvere quella situazione, ma l’unica
persona che le fosse
rimasta era Millicent, troppo insensibile per capire cosa le stesse
succedendo,
troppo sola per rifiutare un’amicizia con Pansy anche se non
erano mai andate
veramente d’accordo. Daphne era sparita da tempo, era stata
lei stessa ad
allontanarla, incapace di vedere nei suoi occhi un riflesso di quelli
della
sorella.
Gli
occhi, gli occhi: erano sempre stati quelli il suo problema.
Chiudeva i suoi e le apparivano di fronte quelli di Draco, li riapriva
e lui
non c’era. E allora perché perdere tempo con la
realtà se faceva così male?
Gli
occhi di Chris, seppure chiari come quelli di Draco,
erano diversi, le infondevano sicurezza. Fu per questo e per la sua
solitudine
che gli chiese il suo numero quando lo incontrò di nuovo a
Diagon Alley due
mesi dopo, sperando di avere una persona con cui parlare, nonostante in
realtà
non si fosse mai aperta davvero con lui. Chris aveva otto anni
più di lei,
ventiquattrenne, e viveva da solo a Londra; a Hogwarts era stato un
Grifondoro,
Pansy si limitò a mormorare “Serpeverde”
come se per lei fosse una vergogna e
non aggiunse altro in proposito. Chris non l’aveva conosciuta
ai tempi di
Hogwarts, le stava dando la possibilità di mostrarsi come
un’altra persona,
diversa dalla studentessa antipatica e cattiva
che prendeva in giro tutti i nemici di Draco, pur di attirare la sua
attenzione; poteva essere un’altra e ci stava riuscendo.
Quando
Draco l’aveva lasciata per Asteria – “Non
ti amo più,
non c’è un’altra nella mia
vita”, bugiardo
– era caduta in depressione, non sapeva dire neanche lei con
precisione se
fosse realmente così, ma i vuoti di memoria, il silenzio
nella sua testa, la
frequenza sempre maggiore con cui si manifestavano i disturbi psichici
che
aveva sempre avuto le facevano pensare che fosse depressa;
ciò che glielo
suggeriva di più era la mancanza di emozioni.
L’avevano
assunta in un ufficio, era arrivata prima tra
decine di concorrenti, e lei si era limitata a sorridere senza
entusiasmo; si
era perfino dimenticata di dire alla madre di avere ottenuto il posto
per cui
studiava da mesi. Non si toglieva quasi mai il pigiama, era arrivata a
passate
un’intera settimana senza lavarsi e uscire di casa, era stato
solo per la
visita di Millicent e il suo modo di storcere il naso che se
n’era accorta. Non
le importava più di niente, ma non era una sua decisione:
semplicemente si dimenticava di vivere.
Con
Chris stava bene. Si vestiva. Si truccava. Si faceva
bella. Chris era il solito belloccio che faceva invaghire le ragazze,
ammiccando loro in modo seducente, ricoprendole di attenzioni durante
gli
appuntamenti o sfoderando un’espressione di profondo
dispiacere quando, dopo un
mese di frequentazione, diceva loro di non essere pronto a una
relazione seria
e che certamente meritavano di meglio. E Pansy, che aveva sempre
assecondato
Draco, scelse di fare l’esatto contrario con Chris: decise di
farlo cambiare.
Si
era resa conto di saper sorridere in sua presenza, di
provare qualcosa a partire dal giorno in cui lui l’aveva
vista piangere in un
angolo, sconfitta a un improvviso affiorare di ricordi di Draco, e
l’aveva
stretta tra le braccia, permettendole si sfogare le lacrime sul suo
petto,
accarezzandole delicatamente i capelli. In quell’occasione,
spinta a parlare da
lui nel tentativo di pensare ad altro, aveva confessato di appartenere
a
Serpeverde; qualche minuto, poi Chris l’aveva baciata
castamente sulle labbra,
facendole provare qualcosa.
In
quell’anno di conoscenza non si erano mai frequentati
ufficialmente, ma quando Chris si stancava delle altre donne
– anche mentre era
ufficialmente impegnato con una di loro – correva da Pansy o
le chiedeva di
raggiungerlo al suo appartamento a Diagon Alley; lei lo assecondava,
felice di
essere “quella che lo avrebbe cambiato”: passavano
intere notti stretti l’una
all’altro, senza darsi altro che baci, e questo per Pansy
significava qualcosa,
perché se Chris avesse voluto approfittarsi di lei avrebbe
avuto un milione di
occasioni per farlo.
Da
un mese, tuttavia, le cose avevano cominciato a prendere
una piega diversa, dopo che la ragazza aveva chiesto a Chris di
modificare il
loro rapporto; lui cercava di fuggire, evitando di rispondere alle sue
chiamate, mentre Pansy continuava ad insistere.
Per
questo, quella sera, lo aspettava sotto il suo
appartamento.
Un
uomo chiuse la porta di casa, maledicendosi per essersi
dimenticato di prendere l’ombrello; probabilmente non ne
aveva nessuno a casa e
la strada che lo divideva dalla sua destinazione era talmente breve che
non
prese nemmeno in considerazione l’idea di smaterializzarsi,
perché si incamminò
rapidamente, con le mani in tasca, lungo Diagon Alley,
finché non avvertì una
stretta sul braccio.
Quando
si voltò, la sua espressione sorpresa si tramutò
in
rassegnazione.
-
Oh, - esclamò, trovandosi di fronte lo sguardo deciso di
Pansy. – Tu. Senti, sono di fretta, magari possiamo parlare
un’altra…
-
No, Chris, devi smettere di scappare! – lo sgridò
Pansy. –
Non ti sto chiedendo molto, solo di uscire con me… come se
fossi più che
un’amica.
-
Non funzionerebbe, Pan, te l’ho già detto una
volta.
-
Pensavo avresti cambiato idea, te l’avevo chiesto vari mesi
fa…
-
Pan… - la supplicò Chris, cominciando a
spazientirsi. –
Devo andare, ho un appuntamento.
Pansy
allentò la stretta sulla sua maglietta. – Con una
donna?
-
Sì, - confessò Chris, evitando di incontrare il
suo
sguardo. – Ti… ti chiamo, va bene? Così
ne parliamo da amici e…
-
NO! – lo bloccò di nuovo Pansy. –
Ascoltami, Chris... Ho
passato mesi senza provare alcuna emozione, poi sei arrivato tu
e… e mi sentivo
felice, giusta, come se dopo tutti
gli errori che ho fatto ci fosse ancora una speranza per me.
E’ solo grazie a
te che ho ripreso a sperare, e nient’altro…
-
Pansy -. Chris gli mise la mani sulle spalle, abbassandosi
leggermente per poterla guardare negli occhi. – Sono un
bastardo, ok? Lo sono
sempre stato. Mi sento uno schifo per tutte le volte che abbiamo
dormito
insieme, tu sei coinvolta emotivamente e per me non è
così. Ma guardarmi: ho
più di trent’anni e devi essere tu a provarci con
me! Non volevo farti del
male, restiamo amici, aiutami a non essere più
così; la prossima volta che
tenterò di baciarti allontanami, non posso sfogare i miei
istinti su di te. Non
è giusto.
Hope
dies slowly and
falls from your eyes,
falls from your eyes.
Hope dies slowly and falls from your eyes,
falls from your eyes.
Pansy
non disse niente.
Rimase
sotto la pioggia scrosciante osservando la sua
schiena allontanarsi.
Rimase
sotto la pioggia scrosciante osservando la sua
schiena allontanarsi.
Rimase
sotto la pioggia scrosciante osservando la sua
schiena allontanarsi.
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