Perdonami.
Non riesco a pensare ad altre
parole. Perdonami.
Ti osservo non visto, i capelli
spettinati e il viso tra le mani, ascolto i tuoi singhiozzi che mi graffiano il
cuore. Vorrei gridare, implorare il tuo perdono, ma è tutto vano.
Tu sei lontana, con la testa
abbandonata sulla mia scrivania in un gesto disperato che non avrei mai voluto
provocare. Perdonami.
L’idea del dolore che ti ho
inferto mi uccide quotidianamente, ben più dell’incantesimo di Severus in quella
notte.
Ti ho condannata, con il mio
orgoglio di mago convinto di farcela da solo.
Perdonami, Minerva.
Ti prego, perdonami.
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