Una donna e un gatto
Donna Eluisi era
triste. Il suo amato era in guerra e non sarebbe tornato presto. Aveva
molto da lavorare tutto il giorno, e riceveva anche belle o brutte
notizie, dipende dai gusti. Un orco e una strega un giorno erano
entrati nella sua casa, l'avevano fatta stendere. Poi, la strega di cui
non ricordava il volto le aveva premuto la pancia ed era scoppiata a
ridere. "Essì, cocca, sei incinta!" aveva esclamato
sghignazzando. Poi i due se ne erano andati.
Un nuovo arrivo
da gestire, insomma. Già che passava il tempo a mettere a
posto i tavoli. Da mattina a sera. Il suo unico amico era un gatto,
grosso, parlante, e color carota.
"Raccontami una
storia, così posso fare la nanna!" miagolò una
notte, stendendosi su uno dei tanti tavoli lunghi di legno.
E Eluisi
acconsentì, gli narrò una storia che conosceva
bene, la storia di una bella famiglia felice. Ma a metà
scoppiò a piangere, poichè la faceva stare
così male!
E allora il
Gatto le chiese: "Eddai, e raccontami la storia del gatto con gli
stivali!"
E Eluisi
raccontò la storia. Aveva appositamente preparato un libro
illustrato fatto di cartoncino colorato. Ed era una storia tanto tanto
diversa da quella solita. Alla fine, finendo di raccontare, la donna
aprì l'ultima pagina. Un'architettura di cartoncino bianco
simboleggiava un'isola, sulla quale c'erano tanti piccoli gatti
arancioni. Una piccola barchetta bianca si muoveva verso di loro.
"E fu
così che il Gatto con gli Stivali raggiunse il Paradiso dei
Gatti", concluse la donna chiudendo il libro.
Il Gatto era
entusiasta e ammaliato, i suoi occhi sfavillavano sognanti.
"Che bello, il
Paradiso dei Gatti! Un giorno, voglio raggiungerlo!",
esclamò, e si mise a dormire.
Eluisi sorrise.
"Vedrai che ci andrai".
Anche lei era
stanca, decise di dormire sul suo solito giaciglio. Stese quattro
coperte nere sulle assi del tavolo, una sopra l'altra come uno strato
di pasta per lasagne, così che fosse comodo e morbido
morbido, che piacere stendervisi! Poi si coprì con un'altra
coperta e chiuse gli occhi. Nel momento stesso in cui si addormentava,
non troppo lontano nè troppo vicino qualcun altro si
svegliava.
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