The Tower of London

di Shnusschen
(/viewuser.php?uid=49801)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


NdA: Dedico questa storia alle Muse, che mi hanno dato la spinta a mettere su carta un'idea che avevo da un po', e a Ferao, che ha letto e apprezzato in anteprima <3

#1. In God I trust

 

La cella è umida e fredda, non certo il massimo della comodità.

Difficile dire se siano più fastidiose le pulci, i topi o gli spifferi continui.

Ma nulla è più fastidioso dei continui commenti delle guardie. È un bel cambiamento, da consigliere prediletto del re a prigioniero in attesa della pena capitale, e questi uomini rozzi e duri non perdono occasione per sottolinearlo.

Dei passi fuori dalla porta e poi il rumore della chiave nella serratura; è ora di pranzo.

Il beefeater entra reggendo una scodella dal contenuto assai poco invitante:

-Il pranzo, Mylord- dice con un sorriso di scherno –Solo il massimo delle prelibatezze per voi!

Non spreco il fiato per rispondere alla provocazione, ho imparato sulla mia pelle che è inutile. Mi limito a prendere il piatto e a ringraziare la guardia, che esce senza ulteriori commenti, richiudendosi la porta alle spalle.

Trangugio il misero pasto alla svelta, senza soffermarmi troppo su cosa sto mangiando.

I primi giorni qui alla Torre credevo ancora che fosse tutto un malinteso, che il re avrebbe presto cambiato idea e mi sarebbe stata restituita la libertà e anche la mia carica.

Ma i giorni sono passati senza nessuna notizia, nessun cambiamento.

Re Enrico mi ha dimenticato, messo da parte come uno straccio usato, perché non ho appoggiato la sua rivolta contro il Papa.

Sono certo che il suo cuore sia ancora puro; è stato difensor fidei, l’eresia non può essersi radicata così velocemente nel suo animo. La colpa è tutta di quella puttana di Anna Bolena, ha stregato il suo cuore con le sue arti da meretrice, e la passione ha reso cieco il nostro amato re.

Fino a che lei sarà al suo fianco Enrico continuerà la sua crociata contro la Chiesa di Roma, la vera Chiesa. Tremo al pensiero di ciò che accadrà alla sua anima, all’anima dell’Inghilterra.

Dio mi è testimone, conosce il mio cuore e sa quanto profondamente io ami il mio re. Ma devo obbedire ad un Signore più grande.

So che la mia vita è giunta ormai al termine, sento già l’odore della terra smossa di fresco per ospitare il mio cadavere ma non ho paura.

Andrò incontro al mio Signore col cuore leggero e sereno, perché Egli sa che mai l’ho abbandonato. Anche in questa cella fredda e puzzolente la mia fede resta salda.

Quando la scure cadrà sulla mia testa o le fiamme lambiranno le mie carni, il mio ultimo pensiero sarà una preghiera perché Enrico VIII, re della meravigliosa Inghilterra, ritrovi la via per la vera fede.

Quanto a me, sono tranquillo.  

 





Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1033349