Mr. Boyfriend
Un brivido
di freddo percorse la schiena di Kurt quando si mise piano a sedere dopo aver
fatto uno sbadiglio discreto ed essersi strofinato leggermente gli occhi gonfi
di sonno.
Si accorse che la sera prima s’era addormentato in canottiera, e quella mattina
faceva un freddo bestiale, a dir poco. Guardò alla sua sinistra e vide che il
letto singolo stipato contro il muro era vuoto e disfatto, e gli sembrava
piuttosto strano, visto che erano solo le sette del mattino.
Si allungò e afferrò la vestaglia rossa con fiori bianchi ai piedi del letto,
quella felpata all’interno, poi se la avvolse sulle spalle e infilò i piedi
nelle ciabatte azzurre pelose. Quelle talmente calde da far sudare le piante
dei piedi.
Si spostò in bagno e cercò di svegliarsi con un getto di acqua fredda sul volto
e il sapore del dentifricio in bocca: non aveva così voglia di mangiare, quella
mattina.
Poi si trascinò in cucina strascicando elegantemente i piedi e tentando di
tenere gli occhi aperti e andò a scostare la tenda per sbirciare fuori dalla
finestra: il panorama che gli si stagliò davanti gli dipinse gli occhi di
bianco. Tutto ciò su cui poteva posare lo sguardo era infatti coperto da una
coltre bianca, e le strade lì sotto erano piene di neve e ghiaccio, e le
macchine andavano a passo d’uomo, per non slittare sulla neve ghiacciata.
Spostò lo sguardo ancora più in basso e adocchiò una figura incappottata e con
un cappello nero di lana in testa che alzava e abbassava sulla neve accumulata
davanti alla porta quella che sembrava essere una vanga.
Da quando Dave s’era dichiarato ai suoi genitori,
quelli sulle prime non erano riusciti ad accettarlo, e Kurt s’era sentito in
dovere di ospitarlo a casa sua per tutto il tempo a lui necessario. Poi negli
ultimi mesi era stato assunto da suo padre a lavorare in officina, e quindi per
lui sarebbe stata un’agevolazione. Burt aveva imparato a conoscerlo e,
nonostante rimanesse sempre piuttosto sospettoso, aveva lasciato che dormisse
al posto di Finn, adesso che quello se n’era andato
da qualche parte a stare con Rachel.
Kurt accennò un sorriso, andò verso l’appendiabiti accanto alla porta e si
avvolse una sciarpona di lana che gli copriva quasi
interamente il volto, poi aprì la porta e si mise sulla soglia con le braccia
conserte.
-Che stai…che stai facendo?- chiese con un sopracciglio alzato.
Quello sollevò appena il capo, guardò Kurt di sfuggita, poi continuò col suo
lavoro, che sembrava anche piuttosto faticoso.
-Do una
meritata sepoltura al cane del vicino.- borbottò a testa bassa.
-Oddio…oddio, l’hai ammazzato?!- fece l’altro allarmato,
perché Dave era capacissimo di un’azione tanto
avventata.
-E’ la terza
volta che mi piscia sulla macchina, se l’è anche meritato.- si discolpò quello,
e Kurt mise una mano davanti alla bocca.
-Ma sei…l’hai ammazzato sul serio?- ripetè,
e Dave sbuffò per poi tirar su l’ultimo mucchio di
neve.
-Fatina, ma
ti pare?! Ha nevicato come un ossesso per tutta la notte e mi sono alzato per
togliere di mezzo un po’ di neve. Fottuta neve.-
spiegò velocemente l’altro, poi si fermò e si appoggiò sulla vanga affondata
nella neve.
-Ma mi pare
che oggi fosse il tuo giorno libero…- gli fece notare
Kurt sfregandosi le mani sulle braccia.
-Ma tu hai
da lavorare, o sbaglio?- fece l’altro, e già stava per rimettersi al lavoro, quando
Kurt gli parlò con una nota d’emozione
nella voce.
-Cioè, tu ti
sei alzato alle sei di mattina per togliere via un po’ di neve per far passare…me?- chiese con gli occhi simili a brillanti e che
riflettevano il bianco della neve e sembravano trasparenti.
-Tanto non
avevo sonno, non è un gesto di cortesia.- ribattè Karofsky, e rivolse nuovamente lo sguardo alla neve mentre
si preparava a maneggiare la vanga.
-Quanto sei
dolce.- disse Kurt sincero in un soffio, e intanto s’avvicinava al bestione che
continuava a spalare neve, incurante del fatto che stesse camminando su di essa
con le ciabatte.
-Vedi di
piantarla con l’ironia sennò rimetto la neve dov’era e te la sbrighi da solo,
femminuccia.- fece l’altro tentando di sembrare acido, ma Kurt provò un istinto
di tenerezza ancora più forte e poggiò la propria mano guantata
sulle spalle in movimento di Dave.
-Come sei
premuroso!- esclamò ancora, e Dave trasalì a quel
contatto.
-Non…non toccarmi, ‘che già in quartiere son tutti convinti
che io e te abbiamo una qualche relazione o che so io.-
disse velocemente mangiandosi le parole. Ma Kurt ancora non s’allontanava, e
tentava di tenere un tono di voce pacato.
-Quando
imparerai a non dare ascolto alle dicerie della gente?- chiese, e gli si
avvicinò fino a piazzarsi davanti a lui e a far scorrere le braccia dietro al
suo collo coperto dal cappotto.
-E tu quando
imparerai a piantarla di appenderti al mio collo ogni tre per due? Dio, giuro
che al tuo prossimo compleanno ti compro un orso di peluche ad altezza naturale,
così puoi gingillarti con lui.- disse Dave e voleva
davvero sembrare infastidito, ma in realtà adesso sentiva solo particolarmente
caldo.
-Solo se ci
spruzzi sopra un po’ del tuo dopobarba.- ribattè
Kurt.
-La pianti,
‘che sembra che stiamo davvero flirtando?- sbottò l’altro, e si guardò intorno.
-Non è che
sembra. Io sto flirtando.-
-Kurt. Davvero. Ti tiro la vanga sui piedi.-
-Ma va’ a
quel paese, Karofsky!- esclamò a quel punto Kurt
allontanandosi da lui dopo averlo spinto sul petto senza averlo smosso di un
centimetro. -E io che avevo intenzione di fingermi malato per passare un po’ di
tempo con te. Continua a spalare la neve e a trattarmi come un sacco di merda,
mi raccomando.- e Kurt sapeva dire sin troppe poche parolacce: merda, vaffanculo, e cazzo, ma quest’ultima solo in senso
positivo. E quando Kurt si lasciava scappare una parolaccia, beh, c’era davvero
qualcosa di grosso dietro.
-Stupido,
perché ora te la prendi tanto?- fece Dave quando vide
che Kurt se ne stava tornando a passo svelto in casa.
-Perché? Mi
chiedi perché?- chiese quello di rimando voltando il capo.
-Sì, è
quello che ho appena chiesto.-
-Ma ti rendi
conto che non troviamo mai un momento per noi? Vengono sempre gli altri prima:
e il cane del vicino, e le dicerie del quartiere, e la neve da spalare, e il
lavoro, e le riviste di motori, e le partite…-
-E i
settimanali ‘Donna oggi’…-
-…e i videogiochi, e le serate birra pizza e partita con
gli amici, e poi…e poi non c’è un poi! Io sembro non
esistere. Neanche se indossassi un telo da doccia e mi conciassi i capelli alla
stregua di Lady Gaga e mi mettessi il tacco 15 di Beyoncè ti accorgeresti della mia presenza!- e sembrava
voler dare di matto da come si metteva le mani nei capelli e poi sbuffava
facendo vibrare le labbra.
-…Ma a cosa è dovuta ‘sta sfuriata? Sembra la ramanzina che
fa la moglie al marito quando la trascura.- borbottò Dave,
e già si stava preoccupando, un minimo. Ma non voleva darlo a vedere, e fingeva
di voler tornare a spalare neve.
-…Tanto non capisci.- lo liquidò l’altro col suo solito
tono da offeso.
-Hummel, guarda che
fino a prova contraria, io e te non stiamo insieme. A meno che non mi sono
perso qualcosa. Io…ti ringrazio per tutto quello che
hai fatto e che continui a fare per me, ma…ci ho già
provato in passato, e non ha funzionato, quindi…-
Kurt si
voltò verso di lui con le braccia conserte, e sorrise ironico pur di non
piagnucolare.
-Quindi
siamo amici?- chiese con quella punta di sarcasmo che Dave
colse ma non ebbe voglia di assecondare.
-Beh, sì,
una specie.-
-E tu gli
amici li baci sulla bocca?- fece subito Kurt, che aveva la risposta pronta.
–No, perché mi pare strano, allora. Ti preparo il tuo piatto preferito, sei
contento, e mi baci sulla bocca. Guardi in televisione il campionato di
football, la tua squadra del cuore fa punto, e mi baci sulla bocca. Ricevi un
aumento di stipendio, e mi baci sulla bocca. Vado a dormire, tu vieni a darmi
la buonanotte, e mi baci sulla…-
-Okay, ho
afferrato. Devo baciarti sulla bocca un’altra volta?- sbottò Dave, che adesso sentiva improvvisamente caldo alle
orecchie.
-Non…non è questo il punto. Gli amici di solito non si
baciano sulla bocca ogni tre per due, perciò se non siamo amici e non stiamo
neanche insieme, dimmi per favore cosa siamo. Ho bisogno di saperlo.- disse
l’altro, e adesso sembrava quasi supplichevole, con quelle sopracciglia che gli
si incurvavano e gli angoli della bocca all’ingiù. -Per quanto tempo andremo
avanti in questo modo?-
-…Tu cosa vorresti?- riuscì a dire Dave
dopo un po’ che se n’era stato in silenzio, e soprattutto dopo aver realizzato
che Kurt se ne stava lì fuori sulla neve con solo una vestaglia e chissà come
stava morendo di freddo, e tutto quello che voleva in realtà era una risposta
chiara e concisa.
-In che
senso?-
-Cosa ti
aspetti da me?- chiese ancora, e vide che Kurt veniva scosso
da un brivido.
-Che tu mi
dica cosa ti passa per quel cervellino da australopiteco. Guarda che ti ho
sentito, eh.-
-Hai sentito
cosa?- e già Dave avvertiva una morsa all’altezza del
cuore.
-Quando mi
applico le creme per il viso prima di andare a letto e mi metto le cuffie dell’ipod nelle orecchie. Ti sento quando mi dici che mi ami e
pensi che io non stia ascoltando.-
Dave si irrigidì sul posto, come congelato dal freddo, la
mandibola immobile, gli occhi sbarrati e probabilmente la postura da scemo.
-Non so di
cosa parli.- riuscì a dire dopo un po’, veloce come un treno, e sembrava quasi
quel ‘non so di cosa parli’ di quando
Kurt gli aveva detto ‘Mi hai baciato’
davanti a quel tipo della Dalton.
-Perché devi
rendere tutto così complicato quando è chiaro come il sole?- fece Kurt quasi in
un bisbiglio mentre si stringeva nelle spalle. -A proposito di sole, entra
dentro, che non scalda per niente questo sole mattutino.- aggiunse poi, e Dave lo diceva che stava tremando già da un po’. Quello
annuì senza pensarci due volte, e appoggiò la vanga al muro per poi togliersi
guanti e cappello di lana ed entrare in casa.
Una volta dentro iniziò a togliersi anche sciarpa e cappotto, quando Kurt gli
fece: -Allora?-
-Allora
cosa?-
-Non hai
niente da dirmi?- insistette il più piccolo con sguardo deciso. Deciso a risolvere,
una volta per tutte, quella situazione che lo stava consumando da dentro.
-Ma perché
non fai altro che rimproverare me, quando anche io non so cosa passa per la
tua, di testa?- replicò Dave, e andò ad appendere il
cappotto freddo all’appendiabiti dietro la porta.
-Vuoi che mi
esprima in modo più chiaro? Come se i miei atteggiamenti non fossero già chiari
di loro?- disse Kurt seguendolo, sempre a braccia conserte, mentre l’altro
aspettava che continuasse dandogli le spalle. -Tu mi piaci, Dave.
Mi piaci molto, okay? Mi piaci se mi baci, mi piaci se bruci le frittelle, mi
piaci quando borbotti perché è finito il ketchup, mi piaci se lasci il letto
disfatto, mi piaci se quasi fai a pugni col vicino, mi piaci quando minacci di
uccidere il suo cane. Mi piaci se bestemmi quando la squadra avversaria fa
punto, mi piaci mentre urli tutte le parolacce del mondo ad Azimio
per telefono, mi piaci quando mi dici che mi vesto da checca, e mi piaci ancora
di più quando invece mi dici che sono bello. E mi piaci tanto in quelle notti
che passiamo a letto insieme e mi fai sentire l’uomo più sexy del pianeta. E,
insomma, mi piaci un po’ in tutto quello che fai e che dici. In conclusione,
credo che tu mi piaccia parecchio.- si interruppe un attimo, umettandosi le
labbra, accorgendosi delle spalle rigide di Dave.
-Okay, ho finito. Sono stato abbastanza chiaro?- chiese poi, per ottenere una
qualche reazione.
-T-trasparente.- disse quello, rosso in faccia come una
ragazzina, mentre si torceva le mani e si decideva se voltarsi o meno o se andare a nascondere la faccia nel cuscino
continuando a dargli la schiena. A quella reazione, Kurt ridacchiò piano,
sentiva di aver fatto breccia nel cuore di Dave con
quelle parole. L’aveva preso in pieno petto.
-…Me lo merito un bacio?- chiese accennando un sorriso,
perché già gli era tornata una fame insistente, fame di quei baci.
-…Devo guardare la partita.- borbottò l’altro, e inciampò
nelle parole.
-Vaffanculo.-
-Però ci
voglio stare.- disse subito Dave in un sussurro,
ignorando la parolaccia detta tra i denti.
-Come?-
-Voglio starci…con te, intendo…se non è
un problema.- disse finalmente, e si diede il coraggio necessario per voltarsi
e fissare gli occhi sulla figura di Kurt, che sembrava già più radioso.
-Vuoi
renderlo ufficiale?- disse l’altro, con le fossette sempre più evidenti sulle
guance.
-Non mettere
i manifesti, solo. Non potrei sopportare quel vecchiaccio col cane che passa la
mattina e mi urla ‘finocchio’ quando mi vede uscire a fare jogging.- fece Dave tentando di stare sempre sulle sue.
-Lo teniamo
per noi, allora?-
-Sì, è meglio…-
Kurt sorrise
comunque, anzi, lo fece ancora di più mentre si avvicinava a Dave con le braccia ancora conserte. Adesso non si
azzardava ad allungare le mani su di lui, a volte temeva quasi di dargli
fastidio. E non s’accorgeva che in realtà Dave non
desiderava altro, e che anche lui a sua volta non vedeva l’ora di poter anche
solo sfiorare Kurt. Quando poi questo si lamentava di avere freddo, e Dave gli diceva ‘Se ti farà smettere di piagnucolare, puoi
venire qui’ e lo invitava nel proprio letto, Kurt non poteva fare altro che
affondare la testa nel suo petto, e Dave doveva per
forza avvolgerlo con le braccia, e poi sentiva Kurt poggiare le labbra sul suo
collo e risalire piano fino al mento, e poi Dave
abbassava il capo d’istinto, prendeva il mento di Kurt tra le dita, e finivano
per strusciarsi l’uno contro l’altro, quasi sempre nudi, e poi a volte andavano
anche oltre, e Kurt si vergognava un po’ se pensava a quei mugolii da donna di
facili costumi che a volte si lasciava sfuggire.
-Posso
segnarlo sul calendario?- chiese quello, già eccitato di potersi considerare il
fidanzato ufficiale di Dave.
-Stai
scherzando?- fece l’altro retoricamente, e s’avvicinò al divano per poter
accendere la tv e guardare la partita di football. Ma Kurt aveva i suoi occhi
trasparenti e grandi e con le ciglia lunghe puntati su di lui, e richiedevano
attenzioni, e Dave poteva amare il football alla
follia, ma Kurt andava oltre la follia. Quello era un amore fuori dal comune,
che ti fa esplodere quel muscolo che impazzisce nel petto.
Lo guardò e scosse la testa, poi lasciò il telecomando sul divano.
-Cristo, ‘fanculo
la partita. Mi piaci anche tu, mi fai diventare mezzo matto.- disse poi,
finalmente, e si sentiva un completo idiota. Kurt ridacchiò.
-Mi piaci
anche quando dai di matto.-
-Piantala,
sto andando a fuoco.- ammise Dave, che si sentiva
pervadere dal calore. A maggior ragione quando Kurt si decise a mettergli una
mano sulla spalla.
-Sto per
aggrapparmi al tuo collo.- lo avvisò ridendo.
-Se lo fai,
ti sollevo e ti porto di peso in camera.- lo minacciò l’altro. Che poi, più che
una minaccia era quasi un invito.
-Passiamo la
giornata a letto?-
-No. Non lo so. Se ti va. Se ci tieni.- balbettò il più
grande.
Kurt sorrise
soddisfatto, e quando stava per appendersi al collo di Dave,
gli venne qualcosa in mente.
-Aspetta,
voglio urlare al vicino che sto per andare a fare l’amore col mio ragazzo,
mentre lui è un povero zitello frustrato.- disse, e
stava per affacciarsi davvero alla finestra. Ma Dave
lo fermò dal braccio guardandolo severo.
-Se ci
provi, ti mollo dopo neanche cinque minuti che stiamo insieme.- minacciò
ancora. L’altro rinunciò alla sua propaganda e poggiò le piante dei piedi a
terra agganciando lo sguardo di Dave.
-Accidenti,
mi piace pensarti come il mio ragazzo.- disse dopo un po’, rosa pastello sulle
guance.
-Anche a me.-
-Come come?-
-Zitto e
fila in camera. Che tutta quella neve m’ha fatto venir freddo e ho bisogno di
stare sotto le coperte.- disse Dave secco sfregandosi
le mani. Non aveva fatto neanche colazione, e dovette ammettere che sì, aveva
fame, ma non di cibo. Arrossì quando posò gli occhi sulla figura longilinea di
Kurt.
-Femminuccia
freddolosa, poco fa sono uscito in ciabatte e vestaglia e non mi sono
lamentato.- lo canzonò Kurt rinfacciandogli i suoi numerosi e poco carini
soprannomi.
-Ma se
sembravi un vibratore, da come tremavi.-
-Mi stai
dando della testa di…?-
-Cazzo, sì.-
-Fantastico,
ho sempre desiderato un fidanzato che mi riempisse di insulti.- fece Kurt, e
allargò le braccia scuotendo la testa.
-Sì? E cos’altro desideri che faccia il tuo fidanzato?- chiese Dave, quasi a farsi perdonare per la pessima battuta di
prima.
-A me piace
che sia romantico.-
-E te
pareva.-
-Che mi protegga…-
-Si può
fare.-
-E che mi
metta in cima ad ogni impegno. Quindi, partite, birra, riviste di motori,
litigate col vicino, slittano tutte al secondo posto.-
-Non so se
posso farlo…-
-Che mi
porti a fare spese…-
-Okay, ho
capito, credo che la cosa si stia facendo impegnativa.- lo interruppe Dave grattandosi nervosamente la nuca.
-Piccoli
passi, David, piccoli passi.- fece l’altro con fare innocente.
-Bene, con
cosa cominciamo?-chiese il più grande incrociando le braccia. E gli occhi di
Kurt persero del tutto la sua innocenza.
-…Scusa, hai ancora i pantaloni addosso?- disse, e sulle
braccia di Dave comparsero istantaneamente i primi
brividi, quelli più intensi.
-Mi hai
preso per un pervertito?- riuscì a dire, divertito.
-E’ quello
che sei.- e Kurt fece la faccia di uno che la sapeva lunga. L’altro si mise
istintivamente sulla difensiva.
-T’ho spiato
solo un paio di volte sotto la doccia, non…-
-M’hai
spiato mentre facevo la doccia?!-
-Pensavo te
ne fossi accorto!-
-No!- esclamò
Kurt con una mano sul petto, finto indignato, poi respirò col naso e formulò
una frase. -…Credo che prima di tornare a letto, mi
farò una doccia.-
-Lo fai
apposta, allora!-
-Lo faccio
apposta, allora!-
-Vuoi che
venga in doccia, allora!-
-Sta’ a te deciderlo, David.- fece Kurt dando un taglio a
quello scambio di battute concitato. -Sappi che io sto andando in bagno a
spogliarmi, che siamo soli in casa fino all’ora di pranzo, e che adesso tu sei
il mio ragazzo.- continuò picchiettando l’indice sul petto del più alto. -E
sappi che una doccia calda fa molto bene alle membra indolenzite dal freddo.-
-Tu sarai la
mia rovina.- disse Dave scuotendo la testa, e quando
alzò nuovamente lo sguardo, Kurt era già in cima alle scale che s’appoggiava al
mancorrente e alzava un piede.
-Sei ancora
lì?- disse, e arrossì timidamente per poi nascondere il volto e scappare verso
il bagno. Dave scosse nuovamente la testa sorridendo,
e il cuore sembrò impazzire quando decise di inseguire Kurt salendo due scale
alla volta.
E quando si chiuse il bagno alle spalle, venne tutto così naturale. Come quando
Kurt tentava di uccidere quel paio di zombie con l’xbox
di Finn, non ci riusciva, e Dave
gli dava della femminuccia, e allora Kurt gli lanciava addosso un cuscino, e
gli urlava che gli zombie gli avrebbero mangiato la faccia, e poi in realtà era
la sua faccia a venir mangiata da Dave. O come quando
quelle mattine in cui era particolarmente di buon umore, Kurt tratteneva Dave per il collo e lo trascinava piano sul divano e si
faceva accarezzare ovunque, e si sentiva bene, e sentiva che quello era il suo
posto, che quella era la persona a cui aveva sempre aspirato, la persona che
aspettava da tutta la vita.
Kurt pensò a quanto Dave fosse perfetto ai suoi
occhi. Pensò a quanto fosse fortunato ad avercelo sopra mentre gli apriva piano
l’accappatoio e lo baciava sui denti mentre ridacchiava.
Dave pensò di avere la felicità tra le mani. E mentre
la stringeva forte a sé, si disse che mai, mai e poi mai se la sarebbe fatta
sfuggire.
Mai più.
§
L’ho scritta un po’ di tempo fa ma non mi
sono mai decisa a postarla… Ascoltavo ‘Distance’ di Christina Perri
mentre la scrivevo <3 Voglio che nel fandom cresca
l’amore per il Kurtofsky, e in qualche modo voglio
che i miei scritti contribuiscano alla crescita dell’affetto per questa coppia
a mio parere perfetta. E’ perfetta nelle sue imperfezioni. O almeno, questo
vedono i miei occhi.
Spero sia stata una buona lettura. Un bacio (:
Mirokia