Oscuro e Spicciolo

di Mezzo_E_Mezzo
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Oscuro e Spicciolo

Aspettavo che tu arrivassi.
Aspettavo che le stelle si scostassero
così da scorgere una pulsante vena di cosmo
nera come un occhio di biscia,
finché fauci grondanti catrame
non mi schioccheranno davanti per l'oltraggio.

L'angelo correva disperato,
l'angelo cadde a faccia in giù,
l'angelo si rialzò piangendo e
Sparve nel Limbo Chiuso.

Aspettavo.
Affondando nella palude i piedi nudi.
Riparandomi dal godimento
con un sudario di fiaccole.
Aspettavo senza chiudere gli occhi
che la terra si decidesse a tremare.
E che gli scampanellii sibillini crepassero.
Che la sposa volasse via a tracannar Vergini
e lasciasse in mio potere il principino.
Distillai senza pensarci troppo
fiale. Di inutili favole vulnerabili.

Quindici pirati
sulla bara d'una vecchia carogna
e un buon liquore
per dimenticare Circe. Yo-ho-ho.

Su pergamene di respiri inquieti
su sdrucciolii di coscienze che latrano,
sui miei capelli di squame rosee,
e il mio rintronamento ruvido,
ho carezzato sulla fronte
la sfrontataggine dell'immortale.
Gli ho sfilato di nascosto dal taschino
una spilla con cui pungermi
fino a ferire la Vanità.
Grattare intenso e doloroso e continuo.
Fino a saggiare l'odore dell'osso.





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