cecile fairchild
Script by : Suinogiallo
Un
mistero aleggiava su quella costa, un mistero vecchio di secoli e che
i vecchi pescatori della zona si tramandavano oralmente di
generazione in generazione.
Si
diceva che in una delle grotte sottomarine che si trovavano lungo la
linea della costa ci fosse nascosto un vecchio galeone della prima
flotta di Autore ancora carico dell’oro destinato alle casse
della Spagna, un galeone assalito e abbordato da un gruppo di pirati
contrari al fatto che l’oro scavato dai cittadini di Autore
venisse portato in Spagna per finanziare i fasti della corte
spagnola.
La
guerra d’indipendenza
era alle porte, ma già alcuni pirati, fedeli alla causa di
Autore libero assalivano e depredavano le navi spagnole e inglesi che
portavano via le ricchezze della loro terra.
Centinaia
di avventurieri, con i mezzi più disparati e le idee
più
strampalate avevano cercato quel galeone nel corso dei secoli, ma
nessuno era mai riuscito a trovare neanche una minima traccia che
portasse alla grotta sottomarina e molti erano morti, o rimasti
invalidi a vita a causa delle correnti che agitavano il mare di
fronte alla Baia del Pirata.
-
Si dice che fosse carico con tonnellate e tonnellate di oro in
lingotti e lamine - bofonchiò, aspirando profonde boccate di
fumo dalla sua pipa, un vecchio pescatore stando seduto su di una
bitta del piccolo molo della Baia del Pirata mentre la sua platea,
composta da alcuni ragazzi e ragazze, lo ascoltava in silenzio - a
bordo aveva venti cannoni per ogni lato ed aveva
un’equipaggio
di quasi centoventi uomini, tutti marinai di prima scelta, ma quando
la veloce nave del capitano Poe l’incrociò,
proprio al
largo di questa baia non poterono far altro che arrendersi
all’astuzia del giovane capitano che, salito a bordo del
galeone di notte insieme ad una decina di suoi uomini riuscì
ad impadronirsi della Buena Vista senza quasi colpo ferire -
-
Ma perché poi hanno nascosto il galeone in una grotta e non
sono più tornati a prenderlo? - gli chiese allora Cecile
Fairchild stando seduta insieme agli altri ragazzi intorno al vecchio
pescatore.
-
Due mesi dopo che ebbero nascosto il galeone in una grotta sulla
costa della baia ed aver fatto saltare con la polvere da sparo
l’ingresso, in modo da poterlo raggiungere solo attraverso
un’ingresso segreto - le spiegò il vecchio
marinaio
guardandola - capitan Poe ed il suo equipaggio scomparvero
misteriosamente durante un tremendo maremoto che fece abbassare di
qualche metro l’intera Baia del Pirata rendendo impossibile
qualsiasi accesso alla grotta - poi, facendo scorrere lo sguardo su
tutta la sua platea come era ormai abituato a fare da anni di
racconti - solo qualche decennio dopo qualcuno disse che era riuscito
a penetrare nella grotta da una apertura nascosta sott’acqua,
ma purtroppo questo marinaio morì alcuni giorni dopo senza
essere riuscito a ricordare da dove fosse passato -
-
E l’ingresso segreto? - domandò di nuovo Cecile.
Come la
maggior parte dei ragazzi nati e cresciuti a Baia del Pirata anche
lei conosceva a memoria la storia del galeone di capitan Poe, ma ogni
volta l’ascoltava sempre volentieri anche perché,
spesso, i vecchi marinai che la raccontavano aggiungevano sempre dei
nuovi particolari che rendevano la storia sempre nuova ed
interessante ed inoltre, quel giorno, ad ascoltare la storia con lei
c’era anche una persona che invece non l’aveva mai
sentita e lei voleva fargliela ascoltare per intero e con tutti i
particolari che si erano venuti ad aggiungere alla storia base nel
corso degli anni.
-
Nessuno sa dove sia - concluse il vecchio marinaio svuotando il
braciere della pipa dalla cenere e prendendo un’altra presa
di
tabacco da una vecchia tabacchiera che portava in una tasca interna
del vecchio e logoro pastrano che indossava da tempo immemorabile -
probabilmente il maremoto che ha fatto inabissare un tratto della
Baia del Pirata l’ha chiusa definitivamente, e comunque, sia
capitan Poe che gli uomini del suo equipaggio non lasciarono mai
nessuna indicazione e nessuna mappa a riguardo -
-
Una storia veramente molto bella vero? - domandò Cecile
mentre
rientrava insieme a Robert, il ragazzo che era con lei e che non
aveva mai sentito quella leggenda, nella pensione dove Robert
alloggiava e che era gestita dalla madre.
-
Si - mormorò poco convinto, era a Baia del Pirata da una
settimana ed aveva conosciuto Cecile il giorno stesso del suo arrivo,
quando la vide per la prima mentre aiutava la madre a servire ai
tavoli della piccola pensione dove aveva preso alloggio.
Erano
diventati amici quasi subito, più per l’estrema
esuberanza di Cecile che per lui che, invece, era piuttosto restio a
fare amicizie. Dopo una settimana, trascinato dalla ragazzina, aveva
fatto il giro completo della Baia andando a vedere anche posti che,
solitamente i turisti come lui snobbavano, ma che, come si rese conto
da solo, a volte erano molto più belli di quelli
maggiormente
conosciuti.
-
Voi di città non avete storie del genere, scommetto che non
sapete quasi nulla dell’oceano - gli disse poi prendendolo
nuovamente in giro come aveva fatto sin dall’inizio
chiamandolo
cittadino.
-
Tomobeach e Autore sono sull’oceano - le ricordò
guardandola - e anche noi abbiamo le nostre leggende -
-
Raccontamene qualcuna, allora! - lo stuzzicò - vedi, non ne
sai nessuna, voi di città non conoscete nulla
sull’oceano
-
-
D’accordo - si arrese - noi di città non
conosciamo
nulla sull’oceano, ma conosciamo le leggende
dell’entroterra
di Autore, anche se in questo momento non me ne viene in mente
nessuna -
-
Sei tremendo - rise divertita strizzando gli occhi. In quei momenti
diventava ancora più carina di quanto non fosse normalmente
e
Robert che, normalmente non tollerava nessuna presa in giro riusciva
a perdonargli quasi tutto.
L'unica
cosa che non riusciva a perdonargli era quando lo metteva in
imbarazzo proponendogli per scherzo, o almeno cosi lui pensava che
fosse, di andare dietro qualche scoglio per scambiarsi delle tenere
effusioni d'amore.
Robert,
in quelle occasioni, diventava rosso come un pomodoro ed iniziava a
balbettare fin quando Cecile non gli diceva che stava scherzando.
Allora si ammusoniva e non le rivolgeva più la parola per
almeno una decina di minuti.
Cecile
Fairchild era un’adorabile ragazzina di tredici anni dai
capelli color rosso fiamma che le scendevano in decine di riccioli
sulle spalle incastonandone il volto, ben proporzionato, e facendo
risaltare i suoi occhi color oceano, un blu scuro con dei riflessi
verdastri, che quando sorrideva o rideva si chiudevano in due fessure
che li facevano brillare ancora di più.
Quando
Robert la vide la prima volta indossava un paio di pantaloncini di
jeans attillati come una seconda pelle su di un costume due pezzi di
color nero che faceva risaltare ancor di più la sua pelle
liscia e leggermente abbronzata, le altre volte l’aveva
invece
sempre vista indossare un costume intero, a volte nero e a volte
verde sempre sotto l’immancabile pantaloncino di jeans.
Raramente
l’aveva vista
invece, indossare delle minigonne e, mai, dei pantaloni lunghi
-
Questa sera andiamo a vedere la levata della luna sugli scogli a
Levante? - gli propose improvvisamente Cecile portandogli la sua cena
- Sorge a mezzanotte e mezza ed è quasi piena -
-
Mezzanotte e mezza - mormorò aiutandola a sistemare i piatti
sul tavolo - non credi sia troppo tardi per andare sugli scogli,
cioè
non potremmo vederla stando sul molo? - non che gli andasse
particolarmente a genio l’idea di dover rimanere sveglio fino
a
quell’ora, ma, almeno, si sarebbe risparmiato il rischio di
una
passeggiata notturna sugli scogli con tutte le possibili conseguenze
del caso.
-
Porterò una torcia - risolse il problema
l’energica
ragazzina - il molo a quell’ora è pieno di
coppiette che
si baciano o che fanno altre cose - poi, avvicinandoglisi - potremmo
farlo anche noi, però in fondo, una coppietta lo siamo,
andiamo sulla punta del molo e... -
-
Mi arrendo - si arrese iniziando ad arrossire. Nonostante fosse
più
grande di Cecile di due anni, questa riusciva a metterlo in imbarazzo
con una facilità quasi disarmante - sugli scogli a
mezzanotte
- poi, iniziò a mangiare mentre Cecile, contenta di aver
ottenuto il suo scopo riprendeva a servire ai tavoli degli altri
ospiti della pensione, una decina di persone in tutto, compreso
Robert che, contrariamente agli altri ospiti, e, stranamente, vista
la sua età, era arrivato da solo e non sembrava che dovesse
essere raggiunto da nessun’altro.
-
Ma qui è quasi tutto cemento! - esclamò sorpreso
il
ragazzo guardando la lunga striscia di cemento armato che, isolata
dal mare da dei blocchi di pietra squadrati percorreva un lungo
tratto di costa per poi penetrare per un centinaio di metri
nell’oceano - Dove sono gli scogli? -
-
Sono quelli - gli rispose Cecile indicandogli i blocchi di pietra -
Sono scogli artificiali, dei frangiflutti che hanno messo qui per
riparare la costa e questo bastione di cemento dalle mareggiate -
poi, con la luce della torcia gli indicò l’oceano
che,
pacioso, rumoreggiava sotto la barricata - quando è brutto
tempo le onde riescono quasi a sommergere questo bastione e venire
qui diventa molto pericoloso - e, quasi per rafforzare quello che gli
aveva appena detto si illuminò una piccola ferita sul
polpaccio di destra che Robert fino ad allora non aveva mai notato -
l’inverno scorso sono stata travolta da un’ondata
proprio
qui sopra e sono finita dall’altra parte ferendomi, per
fortuna
sono caduta in un punto dove non ci sono massi e, soprattutto
dall’altra parte, altrimenti adesso non sarei qui - e,
abbassando un pochino il tono della voce - e anche se mi sarebbe
dispiaciuto un pochino perché non avresti potuto conoscermi,
in quel momento mi sembrava quasi la cosa migliore che potesse
accadermi -
-
Stupidina - sorrise Robert cercando di cambiare discorso. Da un'amica
della ragazzina che aveva conosciuto qualche giorno dopo il suo
arrivo era venuto a conoscenza che il padre di Cecile era scomparso
in mare quell'inverno durante una burrasca e che lei non aveva preso
bene per niente la cosa chiudendosi in se stessa. Forse addirittura
era arrivata a pensare al suicidio anche se, per fortuna sembrava non
esserci ancora arrivata.
-
Andiamo - riprese la sua solita vitalità illuminando il
bastione ed incamminandosi verso il buio - manca meno di
un’ora
alla levata della luna e voglio essere sulla punta del bastione
quando inizierà - poi, voltandosi per controllare se Robert
la
seguiva si fermò permettendogli di raggiungerlo e, adeguato
il
suo passo a quello del ragazzo riprese a camminare rimanendogli al
fianco.
-
Se potessi esprimere un desiderio un desiderio solo sapendo che
sicuramente si avvererà - gli domandò
improvvisamente
Cecile mentre, seduti l’uno accanto all’altro sulla
punta
più estrema del bastione, aspettavano la levata della luna -
cosa chiederesti? -
-
Uno solo? - mormorò - Credo che chiederei di poter diventare
uno scrittore famoso, uno scrittore che non solo vede pubblicati e
letti tutti i suoi libri, ma che riuscirebbe a pubblicare qualsiasi
cosa che scrivesse - poi, voltandosi verso di lei - tu invece? -
-
Che mio padre ritorni da me e dalla mamma - sussurrò
guardando
il cielo poco a di sopra dell’orizzonte.
-
Se avessi un solo desiderio - le disse poi Robert voltandosi a
guardarla - sarebbe sicuramente il tuo -
-
No - gli disse poi guardandolo. Gli occhi lucidi di pianto - se il
desiderio è tuo è solo tuo - poi si
voltò di
nuovo verso il mare - però ti ringrazio lo stesso - e,
prendendolo quasi di sorpresa, si voltò di nuovo, questa
volta
di scatto, verso di lui dandogli un rapido bacio sulle labbra che lo
fece quasi cadere all’indietro - sai cosa dice la leggenda
del
galeone di capitan Poe? -
-
Si - rispose sentendosi sulle labbra ancora il calore delle labbra
della ragazza - è un galeone pieno d’oro nascosto
in una
grotta sottomarina da qualche parte sulla costa di Baia del Pirata -
-
Si - sorrise. La reazione di Robert a quel bacio l'aveva divertita ma
anche scontentata. Avrebbe voluto che quel contatto fosse durato un
po' di più del breve attimo che invece era durato. Le era
piaciuto e, in cuor suo sperò che ce ne sarebbero stati
altri
- ma c’è anche un’altra parte della
leggenda, una
parte che mi raccontò mio padre, una leggenda che vuole che
su
quel galeone ci fosse anche una pietra proveniente da quella che
sarebbe diventata la Zona Interdetta, in grado di poter esaudire un
desiderio a chiunque la tocchi, un desiderio solo -
La
levata della luna troncò ogni ulteriore discorso ed i due
ragazzi, seduti fianco a fianco e con le mani nelle mano rimasero in
silenzio ad osservarla mentre saliva nel cielo che si illuminava
sempre di più
La
temperatura era scesa di vari gradi subito dopo la levata della luna
e, dopo quasi mezz’ora Robert si rimise in piedi decidendo
che
era ora di tornare nella pensione.
-
Perché non dormiamo qui? - gli propose invece Cecile
guardandolo - Ci scalderemo a vicenda -
-
Andiamo pazzerella - la prese per una mano costringendola ad alzarsi
poi, insieme iniziarono a ripercorrere il bastione questa volta
illuminato dalla luce della luna - se tua madre scopre che siamo
stati qui, da soli, mi uccide -
-
Ma lei lo sa - gli disse - prima di uscire gli ho detto che avrei
passato la notte con te, qui sul bastione - poi, frugandosi in una
tasca dei pantaloncini - vedi, mi ha dato anche questi -
tirò
fuori due piccole confezioni sottovuoto con tante fragoline stampate
sopra - sono al gusto di fragola -
-
Non credo che tua madre abbia fatto una cosa del genere -
gorgogliò
vedendo i due pacchettini - non credo che una qualsiasi madre alla
quale la figlia tredicenne dice che passerà la notte con un
ragazzo su di un bastione isolato da tutto e da tutti, per risposta
gli da due preservativi -
-
Ma forse perché sa che comunque, qualsiasi cosa mi avrebbe
detto o fatto, io non le avrei mai dato retta ed avrei fatto sempre e
comunque di testa mia - gli spiegò - per cui, non potendo
evitare che io passi la notte qui, con te, ha preferito cercare
almeno di evitare l’evitabile - poi, rimettendosi i
preservativi in tasca - anche se, credo più al fatto che
conoscendoti, abbia pensato che era molto più probabile che
la
notte finisse cosi come sta finendo -
-
Posso farti una domanda? - le chiese Robert improvvisamente.
-
Se vuoi sapere se sono ancora vergine la risposta è si - gli
disse - completamente vergine, ed è inutile che io faccia la
stessa domanda a te, conosco già la risposta - e,
prendendolo
nuovamente alla sprovvista lo baciò di nuovo avendo cura
però,
questa volta, di abbracciarlo per impedirgli qualsiasi movimento.
Con
sua grande sorpresa, però, Robert, quella volta, invece di
tirarsi indietro, ricambiò l’abbraccio
stringendola
forte a se, talmente forte che Cecile poté sentire
chiaramente
il pene del ragazzo inturgiditosi premerle contro l’inguine e
baciandola con una passione che non credeva assolutamente possibile
in lui.
-
Sei, sei sicuro di essere tu - sussurrò dopo alcuni attimi
guardando il volto di Robert a pochi centimetri dal suo. Non la stava
più stringendo come prima ed anche la pressione del pene del
ragazzo su di lei era scomparsa, ma Cecile sentiva ancora quel corpo
duro premerle con forza contro e, per alcuni secondi
desiderò
di sentirlo di nuovo. Ma questa volta ancora più forte,
ancora
più dentro, ma poi l’incantesimo si ruppe e
Robert,
allontanatosi da lei di alcuni passi le farfugliò alcune
scuse
per poi riprendere a camminare sul bastione, mentre la luna
continuava placida a guardarli mentre correva nel cielo stellato.
-
No! - urlò improvvisamente Cecile fermandosi di colpo ed
iniziando ad illuminare i frangiflutti con la torcia.
-
Cosa c’è? - le domandò preoccupato
Robert.
-
Il braccialetto che avevo alla caviglia - gli disse sporgendosi
pericolosamente dal bastione e spazzando i frangiflutti con il raggio
luminoso della torcia - mi si è staccato ed è
finito
tra i blocchi - poi, dopo aver dato la torcia a Robert si
preparò
per scendervi sopra e continuare la ricerca.
-
Aspetta - la bloccò preoccupato - torniamo a cercarlo domani
mattina, con la luce del sole sarà più facile e
meno
pericoloso -
-
No, lo devo ritrovare subito! - si voltò di scatto verso il
ragazzo con uno sguardo che non ammetteva repliche - me lo ha
regalato mio padre quando ero una bambina, è
l’unico
ricordo che ho di lui e non voglio rischiare di perderlo per sempre -
-
D’accordo - si arrese allora e, ripassatagli la torcia si
lasciò scivolare sul blocco più alto prima che
Cecile
potesse fare qualsiasi cosa per fermarlo - illumina la zona in cui
credi di averlo perso -
-
Lo cerco io! - cercò di farlo tornare indietro - tu non
conosci questo posto, io ci sono venuta svariate volte a giocare e so
dove mettere i piedi -
-
Ci penso io! - evitò le proteste della ragazza - tu illumina
solo la zona dove lo devo cercare - poi, stando attento a non
scivolare passò su di un blocco ancora più in
basso da
cui, infine si portò su di un blocco a pelo
d’acqua dal
quale iniziò le ricerche mentre Cecile, dopo averlo
raggiunto,
iniziò ad illuminare un’ampio cerchio accanto ai
piedi
del ragazzo - se mi illumini i piedi non lo troveremo mai -
-
Ma se non ti faccio vedere dove metti i piedi rischio di vederti
finire in acqua, e qui ci sono sufficienti scogli semisommersi da
ridurti a...- quasi gli urlò fermandosi a metà
frase,
l’immagine del ragazzo dilaniato dalle punte aguzze degli
scogli che galleggiava accanto a lei le fece morire le parole in gola
- forse hai ragione, torneremo domani, con la luce del sole
sarà
più facile -
-
Aspetta - la bloccò improvvisamente. Il luccichio di
qualcosa
nella pallida luce lunare aveva attirato la sua attenzione e, senza
preoccuparsi degli avvertimenti della ragazza si infilò in
uno
stretto passaggio tra alcuni blocchi - cerca di illuminare qui
dentro, forse l’ho visto - e, quasi strisciando tra le punte
dei blocchi che gli graffiavano la pelle lasciata scoperta dalla
maglietta e dai pantaloncini, si incuneò ancora di
più
nello stretto budello iniziando ad avanzare solo con l’aiuto
della luce lunare che filtrava da un’apertura tra i blocchi
sopra la sua testa.
-
Esci fuori! - sentì la voce di Cecile che lo chiamava
dall’ingresso del cunicolo - Mi hai sentito? Robert ti prego
è
pericoloso -
-
L’ho trovato! - urlò invece lui afferrando la
cavigliera
in oro, alcuni attimi dopo un urlo ed il tonfo di un corpo caduto in
acqua fecero raggelare Cecile che, incurante dei pericoli si
lanciò
nello stretto passaggio sperando di non trovarsi di fronte il corpo
senza vita del ragazzo.
-
Robert! - urlò Cecile dopo essersi ripresa dallo spavento e
dalla spaventosa caduta nel pozzo che si era improvvisamente aperto
sotto di lei. Per fortuna al termine della caduta l’impatto
era
stato attutito da uno strato d’acqua e non aveva riportato
nessun danno tranne la perdita della torcia che le era sfuggita di
mano quando era caduta e che, probabilmente si era rotta urtando
qualche sperone di roccia - Robert dove sei? - probabilmente il
ragazzo era caduto in quello stesso pozzo ma, dal poco che Cecile
poteva immaginare, essendo tutto quanto avvolto
dall’oscurità
più profonda, intorno a lei il pozzo non si estendeva che
per
pochi centimetri e, anche tastando alla cieca un po’ ovunque
non riusciva assolutamente a sentire da nessuna parte il corpo del
ragazzo.
-
Cecile! - sentì improvvisamente chiamarsi - Sono qui in
fondo
al pozzo -
-
Ma dove? - urlò poi cercando di individuare la provenienza
della voce che, distorta dall’eco poteva giungerle da
qualsiasi
parte - Dove sei Robert? -
-
Qui! - gli rispose improvvisamente sfiorandole un braccio -
Perché
mi hai seguito? -
-
Ti ho sentito urlare - si voltò di scatto ed abbracciandolo
-
ho avuto paura che ti fosse accaduto qualcosa di grave che fossi
rimasto ferito ero preoccupata -
-
Però ora il risultato è che siamo tutti e due qui
sotto, senza luce e senza possibilità di risalire -
mormorò
Robert non sottraendosi all’abbraccio ma ricambiandolo - da
quella parte c’è una specie di grotta,
è
all’asciutto e sembra che scenda di qualche grado - poi,
staccandosi dalla ragazza si chinò a frugare
nell’acqua
- dobbiamo ritrovare la torcia, forse si è spenta cadendo e
in
questa situazione potrebbe esserci molto utile -
-
Si - annuì sentendolo frugare nella piccola pozza
d’acqua
salmastra che gli aveva salvato la vita poi, con una risatina
divertita - mi hai preso un piede -
-
Scusami - si affrettò a scusarsi sollevando la testa e
andando
a sbattergli contro - ops, ti ho fatto male? -
-
No - sorrise mettendogli le mani nei capelli - mi hai dato una
testata li sotto, sulla, beh hai capito, ma fortunatamente noi
femminucce non abbiamo nulla da schiacciare da quelle parti -
-
Scusami ancora - sussurrò cercando di allontanarsi da lei
per
evitare nuovi contatti accidentali e, mentre faceva un rapido passo
all’indietro mise il piede sulla torcia e, scivolando
trascinò
con se nella caduta anche Cecile che gli finì sopra tra
spruzzi d’acqua e risate - credo di essere riuscito a trovare
la torcia -
-
Ti ti ho fatto male? - gli domandò improvvisamente Cecile
rimanendogli sopra.
-
No, non ti preoccupare - le rispose. Nella caduta i due ragazzi si
erano abbracciati e, in quel momento, sdraiati l'una sull'altro, con
i volti vicinissimi, baciarsi fu quasi automatico.
La
torcia fortunatamente non si era rotta ed una volta recuperata ebbero
la sorpresa di scoprire che si trovavano all'inizio di un lungo
cunicolo scavato nella roccia che, leggermente in discesa si
insinuava sotto il bastione e lungo la costa.
Risalire
il pozzo dove erano caduti era fuori discussione. Le pareti erano
troppo lisce e comunque, anche se ci fossero stati degli appigli non
si ritenevano in grado di fare una cosa del genere, e cosi, dopo
essersi dati una rassettata agli abiti entrarono nel cunicolo
iniziando a seguirlo nella speranza che portasse fuori da li.
-
Pensi che riusciremo ad uscire da qui? - domandò una
spaventata Cecile tenendosi quasi incollata al braccio di Robert.
Aveva il volto ancora in fiamme ed il cuore le batteva forte nel
petto. Non avevano fatto null'altro che baciarsi, questa volta con
maggior collaborazione da parte di Robert, ma per lei era stato
fantastico lo stesso.
-
Da qualche parte questo tunnel deve portare - le rispose sentendo il
seno di Cecile premergli contro il braccio - non è naturale,
ma sembra scavato, forse era una specie di via di fuga per il mare di
qualche pirata -
-
E se fosse il passaggio segreto che porta al galeone di capitan Poe?
- esclamò eccitata Cecile - Se lo seguiamo forse troveremo
la
nave e la pietra magica -
-
Provare non costa nulla - annuì Robert più per
proforma
che per reale convincimento - anche perché, tanto dobbiamo
comunque seguirlo - e, rimanendo sempre strettamente avvinghiati tra
di loro accelerarono leggermente il passo stando attenti a cercare
sulle pareti qualsiasi traccia che potesse far capire loro se si
stavano avvicinando ad una qualche via d’uscita o, al mitico
galeone di capitan Poe.
Continuarono
a scendere per quel tunnel per un tempo che parve durare secoli, il
rumore del mare dietro di loro che si affievoliva sempre di
più
fino a scomparire, sostituito prima da un silenzio rotto solo dai
loro passi e poi dal rumore crescente del mare che, però,
adesso veniva da davanti, dall’oscurità nel quale
il
tunnel si perdeva.
Un
rumore più dolce di quello che si erano lasciati alle
spalle,
il rumore di onde che si infrangono sugli scogli. Un lieve rumore di
sciabordio delle onde contro la sabbia. Un rumore tenue solo
leggermente amplificato dalle rocce tutte intorno a loro.
E
sempre tenendosi per mano, strette come una morsa, si affacciarono
improvvisamente in una specie di darsena sotterranea dove, alla fonda
su di uno specchio d’acqua immoto ed illuminato da dei raggi
di
luce che filtravano dal soffitto alto molti metri sopra le loro
teste, veniva cullato un galeone ancora in perfette condizioni. Con
le vele ridotte a brandelli, ma ancora, almeno a giudicare da quanto
vedevano, in grado di tenere il mare.
-
Il galeone di Capitan Poe - sussurrò improvvisamente Cecile
stringendo la mano di Robert con ancora più forza, il cuore
le
aveva fatto un balzo nel petto vedendolo - lo, lo abbiamo trovato -
poi si voltò a guardare il ragazzo che, inebetito, era
rimasto
a bocca aperta a fissare la nave che, superba si innalzava di fronte
a loro - lo abbiamo trovato! - e, senza dargli modo di fare altro lo
baciò tuffandosi subito dopo in acqua per raggiungere le
mura
del galeone.
-
Allora non è una leggenda - si limitò a
sussurrare
Robert guardandolo. Fino a quel giorno era stato una persona
estremamente pragmatica e razionale. Una di quelle persone che non
credono a Babbo Natale o alle fate, o alla magia. Una di quelle
persone che di fronte ad una stella cadente non esprime un desiderio
ma si limita solo a sperare che non cada in testa a nessuno.
Quel
galeone, fermo di fronte a lui stava mandando in frantumi tutte le
sue convinzioni.
-
Esiste davvero - mormorò fissando Cecile che rapidamente
stava
raggiungendo la vecchia nave - esiste veramente, buon vecchio
Capitano Poe, allora sei veramente esistito -
– Mi
ricordo - sorrise improvvisamente Marlene guardandolo con tenerezza
mentre chiudeva il vecchio diario mettendo una foto tra le pagine
ingiallite dal tempo - quando sei tornato da Baia del Pirata eri
completamente cambiato, ma non mi hai mai voluto raccontare cosa ti
era successo - poi sedendosi sul bracciolo della poltroncina ed
abbracciando il cugino - ed io che mi ero illusa che fino ai sedici
anni avevi baciato solo me -
-
Quella nave era, davvero il galeone di Capitan Poe - sorrise
ricambiando l’abbraccio stringendole un braccio intorno alla
vita - ma quando ci siamo saliti sopra non abbiamo trovato neanche
una moneta dell’immenso tesoro che tutti dicevano ci fosse -
poi aprì il diario e mostrò la foto che gli era
giunta
poche ore prima per posta a Marlene e, che mostrava una bella ragazza
dai capelli color fuoco e dagli occhi color oceano, che teneva in
braccio un neonato stando vicino ad un uomo dai capelli rossi che
poteva avere l’età di suo padre - però
nella
stiva trovammo una pietra -
Copyright
suinogiallo © 1997-2006
Questa
storia è nata un pomeriggio di pioggia, al mare, quando non
si può andare da nessuna parte perché diluvia
come se non dovesse più piovere e non si sa cosa fare.
La prima parte, quella della leggenda e la presentazione della ragazza
la scrissi a penna e da qualche parte dovrei avere ancora in un vecchio
quaderno ad anelli quella prima bozza, poi altre versioni si sono
susseguite nel tempo e questa è l'ultima. Ho corretto un po'
di punteggiatura ed ho smussato un po' una scena che, ehm, era un po'
troppo esplicita, soprattutto per dei protagonisti cosi piccoli.
L'immagine del galeone nella laguna sotterranea è
chiaramente ispirata alla scena omonima del film The Goonies.
Spero che il lavoro di revisione sia di vostro gradimento, cosi come
tutta la storia e mi auguro che vi divertitate a leggerla quanto io mi
sono divertito a scriverla e come al solito a rileggerci alla prossima
volta.
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