AUTORE:
Akane
TITOLO: Una
ragione di vita
RATING: giallo
GENERE: azione,
sentimentale
TIPO: slash,
what if?
PAIRING: DeanXCastiel (Destiel)
NOTE:
partecipante al contest The kingdom of WhatIf su Supernatural dove sono
arrivata seconda. E se Castiel non fosse andato con Crowley ed anzi
avrebbe veramente chiesto aiuto a Dean come era lì per fare? Ebbene,
vediamolo. Ovviamente siamo sempre all’interno di una DeanXCastiel
anche se c’è un evidente cenno a delle mire sinistre di Crowley per il
bell’angioletto. Ho voluto concentrarmi molto su tutte le evoluzioni
varie incontrate, sui passaggi e sulle modalità dei cambiamenti
importanti. Mi sarebbe piaciuto dilungarmi molto di più, mostrare anche
cosa succede dopo il finale che ho scritto, come vanno avanti le cose,
scrivere altre scene che ho dovuto escludere, però avevo limiti di
lunghezza ed ho dovuto tagliare più di quello che avessi voluto.
Comunque spero che piaccia lo stesso. Penso potrei fare un seguito per
approfondire... Buona lettura. Baci Akane
UNA RAGIONE DI VITA
CAPITOLO I:
L’ULTIMA
SPIAGGIA
Era stremato,
non lo era mai stato tanto in vita sua e la sua esistenza non era certo
quella di un umano.
Dopo averne
passate molte, la convinzione che di peggio non potesse esserci l’aveva
reso incauto, probabilmente. O magari si era fondamentalmente trattato
di una speranza.
Avevano
faticosamente e con sacrifici importanti salvato il mondo, fermato
l’apocalisse, rinchiuso di nuovo Lucifero e reso innocuo anche Michael.
Poteva essere considerata una bella vittoria se non fosse stato per il
particolare che era andato tutto a scapito di Sam che era finito nella
gabbia per imprigionare Lucifero.
Poteva essere
insensibile davanti a tutto ciò che i due ragazzi avevano fatto per
quella causa?
Certo, in gioco
c’era stato il mondo e la salvezza di tutti, avevano agito per un bene
più grande del loro personale, ma ugualmente quanto, quanto avevano
dato?
Forse troppo e
perfino lui che in tutta quella vicenda vi era entrato esordendo con le
prediche sui sacrifici di pochi per arrivare al benessere di molti,
alla fine si era chiesto se tutto quello fosse comunque giusto.
Convinto che di
peggio non ci potesse più essere, scontrarsi con la dura realtà del
Paradiso, un Paradiso in subbuglio pieno di guerre interne per la
supremazia dello stesso, era stato davvero difficile.
Incredibile,
per lui, che aveva capito qual era la via giusta.
L’autogestione,
lo scegliere ognuno da soli cosa fare senza seguire degli ordini
prestabiliti da qualcuno che ragionava con la propria mente.
Era andato
tutto molto più in fretta di quello che avesse previsto e non aveva
avuto nemmeno tempo di capire cosa fosse successo a Sam quando l’aveva
faticosamente fatto uscire dalla gabbia.
L’aveva
riportato in vita per ricompensare il grosso sacrificio e le molte
sofferenze di Sam e Dean ma poi quando, una volta libero, non era
andato da suo fratello, non aveva saputo interpretare quel gesto strano
ed anomalo.
Poi,
semplicemente, non ne aveva avuto nemmeno il tempo.
Tutto troppo
veloce ed incalzante, pericoloso, importante.
Realizzare che
Raphael avrebbe instaurato non solo una dittatura pericolosa per tutti
ma che avrebbe riaperto la gabbia per liberare Lucifero e Michael e
riprendere con l’Apocalisse, buttando al vento tutti i molti sacrifici
di Sam e Dean, l’aveva fortemente destabilizzato.
Ci aveva
provato con tutte le sue forze, l’aveva fatto stringendo i denti e
lottando ma non era stato sufficiente.
Aver giurato a
sé stesso che non avrebbe più tormentato quei due ragazzi non era stato
molto d’aiuto.
Alla fine come
poteva farcela da solo?
Come poteva
vincere Raphael che ad ogni scontro non lo uccideva per un soffio?
Castiel non
pensò a Sam nemmeno per un istante, non lo contemplò e fu puramente un
fattore istintivo. Sam era strano, era vero, e ne aveva passate anche
più di Dean dentro quella gabbia, torturato da Lucifero e Michael, ma
non era quello. Non era per quello che non aveva pensato a lui, o
meglio non erano questi i termini corretti.
Castiel era
andato da Dean, era quello il punto.
Non aveva
preferito uno all’altro, aveva solo pensato a chi era più legato. Gli
era venuto spontaneo e naturale andare da lui come ai vecchi tempi,
come un po’ aveva sempre fatto da quando si erano conosciuti.
Dean gli aveva
insegnato molto, dato molto, insieme avevano risolto molti guai e
poteva dire che era grazie a lui se aveva capito meglio gli uomini ed i
sentimenti terreni. Aveva capito che certe cose erano più forti della
grazia divina, che c’erano ragioni per cui valeva la pena morire e
sacrificarsi anche se altri non le vedevano come tali.
Aveva capito
per cosa si poteva rischiare tutto.
Si era
avvicinato alla definizione di amore nel modo in cui lo concepivano gli
uomini e solo ripensare a lui gli faceva capire quanto forti e potenti
fossero i sentimenti delle persone.
Di Dean.
Era andato da
lui confuso e vinto, esasperato, disperato. Non aveva mai provato una
cosa simile perché era vero che nel clou della battaglia precedente le
cose erano state forse sommariamente peggiori, ma era altrettanto vero
che l’avevano affrontata insieme. Lui, Sam, Dean e Bobby. Non l’aveva
affrontata da solo ed anche se lui era un angelo ed era più forte di
loro, aveva dei poteri, sapeva cose che a loro non era concesso
conoscere… anche se c’erano mille ragioni per non sentirsi più
sollevati nel condividere un fardello simile con dei semplici umani,
alla fine era stato proprio così.
Ed ora, da
solo, non sapeva proprio più cosa fare.
Non poteva
nemmeno arrendersi e lasciare che tutte le sofferenze dei suoi amici
andassero perdute per colpa di un folle arcangelo esaltato.
Vederlo spento
a fingere una vita pseudo normale con una donna di cui un tempo era
stato innamorato, accanto ad un bambino che magari in casi normali
avrebbe potuto considerare figlio, gli aveva stretto il cuore.
Faticava già
così, a rimettere insieme i pezzi della sua vita distrutta.
Faticava come
non mai ad andare avanti senza più problemi apocalittici imminenti…
come poteva chiedergli di affondare di nuovo insieme, come un tempo?
Con Sam che era
sparito e non si capiva cosa gli fosse successo…
Proprio in quel
momento, mentre si stava decidendo a rendersi visibile e a parlargli
comunque, la sensazione sgradevole e la puzza tipica di demone lo
bloccò istantaneamente. Ancora prima di voltarsi seppe di chi si
trattava.
Crowley.
Era dagli
eventi catastrofici legati a Lucifero che non si era più fatto vivo ed
onestamente aveva sperato potesse continuare così.
Quel reietto
assurdo.
- Ah Castiel…
l’Angelo del Giovedì. Non è proprio giornata, eh? - Disse scanzonato
Crowley come probabilmente era in ogni istante della sua vita. Castiel
l’osservò mentre più in là Dean continuava a raccogliere le foglie dal
giardino senza vederli e sentirli. La sensazione sgradevole che Castiel
ebbe fu subito un allarme che lo mise in guardia. Innanzitutto non era
decisamente positivo che girasse intorno a Dean.
- Che ci fai
qui? - Chiese col suo tono basso e freddo.
- Voglio
aiutarti ad aiutarmi, così ci aiutiamo a vicenda! - Anche questi giochi
di parole umoristici erano tipici suoi, come sempre. Castiel per un
momento si perse ma in ogni caso una cosa era chiara. Non andava bene
avere a che fare con lui, né parlarci, né lasciarlo lì dov’era Dean un
minuto di più.
Era un demone e
della peggiore specie. Di quelli forti, purtroppo, e subdoli. Che
sapevano usare il loro cervello per il male più bieco.
- Parla chiaro.
- Esordì comunque per capire per lo meno cosa volesse. Che volesse
qualcosa era già grave di suo, almeno avere idea di cosa fosse per
combatterlo era sicuramente saggio.
- Voglio
discutere di una piccola proposta d’affari, tutto qui. -
- Vuoi fare un
accordo? Con me? - Castiel lo capì al volo ed in un attimo gli fu
chiaro che probabilmente così come lui in Paradiso aveva problemi di
guerre interne per la supremazia del comando, anche lui all’Inferno
doveva averne. Questo però non vedeva come poteva interessargli… erano
un angelo ed un demone, in fondo. Poteva ricordarselo, prima di venire
a cercarlo, no?
Era davvero
assurdo anche solo pensarlo…
- Sono un
angelo, razza di idiota. Non ho un’anima da vendere! - Ovviamente
ragionò con logica inoppugnabile partendo dalla cosa basilare. Lui in
quanto demone faceva patti in cambio di anime, Castiel era un angelo e
non ne aveva. Questo era il primo punto da considerare per fargli
capire quanto assurdo fosse fare un accordo con lui. Poi c’era la
questione che erano nemici primi.
- Ma è proprio
questo il punto, no? - Disse Crowley apparentemente consapevole già di
tutto ed aspettandosi ogni sua singola risposta. Aveva davvero in mente
qualcosa di preciso e Castiel se ne stizzì, in ogni caso non sarebbe
finita bene, lui era una razza strisciante e malefica, non avrebbe mai
portato nulla di positivo. Mai. - Cioè tutto quello che importa è
l’anima. Alla fine tutto riporta alle anime, non è vero? -
- Ma di che
diavolo stai parlando? - Ora cominciava a stufarsi e di suo era un
essere molto paziente, in realtà.
Crowley
cominciò il primo affondo, si capiva ci teneva a convincerlo, qualunque
cosa avesse in mente.
- Sto parlando
della testa di Raphael, sto parlando del lieto fine per tutti noi e
qualsiasi doppio senso è voluto. - Dean ci sarebbe arrivato subito.
Anche Sam, insomma chiunque. A quale fosse quel doppio senso. Che
Crowley avesse sempre avuto un debole per Castiel era evidente da un
po’ ma a quanto pareva l’unico a non accorgersene era l’ingenuo angelo.
L’unico ostacolo erano le loro razze d’appartenenza e l’odio istintivo
e profondo che Castiel provava per l’altro in quanto demone ma non
solo. Era Crowley stesso che ne aveva fatte troppe a Dean e agli altri.
Dean soprattutto. O meglio. Dean era colui che in fondo gli interessava
sopra tutti. - Dai. Solo due chiacchiere. - Proseguì vedendo che
Castiel non aveva colto doppi sensi, non ci si poteva divertire molto
con lui… o forse era proprio questo il bello. Gli si poteva dire un
sacco di cose, lui ne coglieva la metà, solo il senso più evidente.
- Non
m’interessa parlare con te. - rispose Castiel incorruttibile. Era
proprio per partito preso, qualunque cosa avesse avuto da dirgli lui
era Crowley, un demone. Stop. Non serviva altro per scegliere.
- Perché no?
Sono molto interessante, io! - Fece l’altro ironico convinto che non
poteva rifiutarsi, che chiunque sarebbe venuto anche solo per
curiosità. Tanto più che quell’essere era davvero disperato.
Crowley
conosceva bene Castiel, per quanto tutto d’un pezzo fosse, antecedeva
sempre il bene collettivo a sé e alle proprie preferenze personali.
Certo non gli era simpatico, lo sapeva, però avere un allarme rosso in
Paradiso doveva renderlo più incauto, non era possibile che non lo
fosse. Era messo male, dannazione, come poteva non venire con lui ad
ascoltare la proposta?
Oltretutto era
sempre un piacere continuare ad usare i doppi sensi che poi comunque
non venivano mai colti dall’altro. Poteva fargli tutte le dichiarazioni
che voleva, tanto era lo stesso.
A Crowley non
dispiaceva affatto Castiel, era un tipo divertente e a lui piacevano i
tipi divertenti. Era disposto a passar sopra anche al suo enorme
difetto di razza…
Peccato che
Castiel era tutto l’opposto e, voltatosi a guardare Dean dietro di loro
ignaro di tutto, non ebbe più dubbi. Non che ne avesse mai avuti,
quello era un maledetto demone.
- Vattene, non
intendo ripeterlo. Non ti ascolterò mai, nemmeno per un istante. Non
abbiamo niente di che spartire, io e te. E se ti rivedo di nuovo
intorno a Dean non sarò così calmo. - Fu incisivo ed inamovibile, non
avrebbe mai ceduto e con sguardo gelido lo vide svanire con sommo
sollievo.
Combattere
anche con lui proprio in quel momento sarebbe stato impensabile, almeno
un probabile problema, forse, l’aveva risolto.
Tornato a Dean,
lo vide finire con le foglie e proprio nel momento in cui stava per
rientrare, Castiel si decise.
Sarebbe stata
dura ed orrenda di sicuro, ma era giusto. Doveva.
O meglio… non
sapeva cos’altro fare ed anche se gli aveva chiesto mille sacrifici,
lui era ormai tutto ciò che gli era rimasto.
Il fruscio che
Dean sentì sarebbe stato familiare se non fosse rimasto in astinenza da
molto.
Quanto tempo
era che non lo vedeva? Che non si faceva vivo?
Fu strano per
lui sentirlo e percepirlo immediatamente. Gli era di spalle, non lo
vedeva ma non ebbe dubbi che fosse lui.
O forse ci
sperava.
Fu la cosa più
incredibile di quegli ultimi tempi poiché nella somma piatta e grigia
della sua vita falsamente normale, sentire l’unico collegamento rimasto
con la sua vita precedente da cui cercava di separarsi definitivamente,
lo fece tornare per un momento alla luce.
Un momento.
Poi, voltandosi
e vedendolo, tornò a ricordare il resto.
Castiel
equivaleva a perdita, per lui, ed anche se d’istinto era stato
stranamente bello sentirlo di nuovo, ora capiva quanto atroce era
rivederlo.
Ricordare Sam
non gli faceva mai bene.
- Cass… -
Eppure gli venne spontaneo chiamarlo così. S’incupì e s’irrigidì, ma
rimase ad osservarlo sperando non fosse una visione e che… bè, poi non
sapeva nemmeno lui cosa sperare. Lo capì in un secondo momento e con
amarezza lo precedette facendo cadere il sacco di foglie raccolte: - Ci
sono di nuovo casini? - Non sapeva se sperare di sì o di no.
Stava provando
a cambiare vita e ad uscire da quello che faceva prima e
sostanzialmente perché gli procurava troppo dolore, era sempre tutto
troppo legato a Sam… ma a volte gli faceva più male sforzarsi di
cambiare vita…
Castiel si
dispiacque con sincerità per quell’ombra sul suo viso e non seppe come
sentirsi circa quella reazione. Ci aveva preso, in realtà. C’erano
problemi.
- Mi dispiace,
non sarei mai venuto da te se non sapessi che altro fare. - Sapeva che
anche solo chiedergli di aiutarlo era un prezzo già alto per Dean.
- Ho cambiato
vita, non voglio più avere niente a che fare con quelle cose…
arrangiatevi, dannazione! - Replicò stizzito istintivamente voltandogli
le spalle.
Eppure non
voleva risentire di nuovo quel fruscio che gli indicava se ne era
andato.
Sperava
rimanesse lì.
Era una lotta
atroce, da un lato voleva rimettersi in pista, dall’altro era
arrabbiato, incazzato nero. Perché era quella strada che comunque
voleva profondamente ad averlo rovinato tanto.
Come poteva
rimettersi dentro così, semplicemente?
Castiel rimase
un attimo interdetto, non sapeva cosa fare. Aveva ragione, però come
fare?
- Hai ragione,
non volevo venire. - Disse sinceramente ed in un sussurro non osando
avvicinarsi. Dean si voltò di scatto allargando le braccia,
l’espressione contratta dall’esasperazione, gli occhi segnati, pallido
e sciupato.
- E allora
perché diavolo sei venuto lo stesso? - Rovinava tutto. Tutti i suoi
sforzi di annegare nel grigiore di una falsa normalità. Falsa in quanto
non sarebbe mai stata reale.
Castiel mostrò
per un istante esitazione e mortificazione. Non voleva farlo nemmeno
lui, Dean lo capì e questo lo calmò, infatti si avvicinò per evitare lo
sentissero. Ora che lo vedeva meglio era anche più doloroso stargli
davanti. E faticoso. Molto.
- Cosa succede,
sentiamo! - Perché era sempre stato più forte di lui. Non voleva ma
voleva. Era ciò per cui era nato, quella vita, tutto quello che aveva
conosciuto, in fondo.
- Raphael vuole
prendere il comando del Paradiso. Se lo farà riaprirà la gabbia per far
riprendere l’Apocalisse. - E questo era un motivo abbastanza grande per
tornare da lui, dopotutto.
Dean lo capì.
Dean capì tutto. In un angolo razionale di sé sapeva perché venire da
lui era giusto, sapeva perché era importante, perché Castiel non aveva
avuto scelta.
- Sai cosa
significa. - Disse per non infierire usando ulteriori parole. Era un
riguardo, quello che gli stava usando in quel momento? Dean se lo
chiese. Che lui ricordasse, non ne era capace. Non distingueva il
dolore umano… da quando era così attento?
Sospirò
strofinandosi il viso.
Quanto era
faticoso comunque.
Sam. Il
sacrificio di Sam. Come poteva essere vano se lasciava che quel
bastardo semplicemente riaprisse tutto?
Girandosi per
raccogliersi un istante sentì un forte bisogno di annegare nell’alcool
ma quando la mano di Castiel gli toccò il braccio provò un istantaneo
ed insolito senso di sollievo, come se avesse usato qualcuno dei suoi
poteri. Si voltò e lo guardò con la sua mano ancora sul proprio
braccio. Poteva andare bene così, forse. Perché lui era Castiel, si era
sacrificato tanto anche lui, l’aveva aiutato in tutti i modi, si era
fidato nonostante la sua natura, era andato contro la sua specie, si
era ribellato per aiutarlo.
Insomma, era
Castiel… era una delle creature che aveva fatto di più per lui, in
fondo… e a parte questo… a parte questo se erano riusciti a vivere fino
a quel punto, lui e Sam, lo doveva all‘angelo. Anche se ora, ad essere
vivo, era solo uno dei due.
- Non devi se
non vuoi, è solo che non sapevo dove sbattere la testa e prima
dell’inevitabile fine volevo andarmene con la coscienza a posto. Volevo
sapere d’aver davvero fatto tutto il possibile. - Un possibile che non
avrebbe mai contemplato Crowley.
Questo fu il
colpo di grazia per Dean che, sciogliendosi, fece crollare il muro e
tutte le sue difese. Non sorrise, non si distese, rimase teso e cupo ma
con un che di sconfitto. Eppure dentro di sé era anche contento di
tornare a quella vita. Nonostante tutto ciò che gli aveva tolto.
- Non te ne
andrai così facilmente. Dai, qualcosa troveremo. - Ma una gioia simile
Castiel seppe di non averla mai provata e non se ne capacitò perché in
realtà non era una vittoria su Raphael, non era esattamente nulla.
Allora perché essere così contenti di riavere Dean accanto?
Dimentico di
tutto e di tutti, anche di Sam stesso, strinse la presa sul suo braccio
ed inavvertitamente gli trasmise il suo stato d’animo. Stato d’animo
che scosse Dean lasciandolo proverbialmente senza parole.
Questi infatti
lo guardò sentendosi inaspettatamente contento, semplicemente, e capì
quanto il suo aiuto significasse per lui. Anzi, si corresse. Capì
quanto lui stesso significasse per Castiel.
Ovviamente
qualcosa che solo lui comprese e che l’angelo non ebbe mai chiaro in
quanto puro sentimento terreno.
Questo lo fece
sorridere appena, si sentiva strano all’idea di essere tanto importante
per lui. Era bello ed euforico ma soprattutto… come poteva dire?
Soprattutto
vitale, in un certo senso.
Forse a queste
condizioni, in questo modo, la vita di prima non era più una nemica
oscena.
Forse, con lui,
sarebbe potuta essere diversa, sopportabile… vivibile.
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