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SELF-SACRIFICE
L'ennesimo agguato
dei sicari, l'ennesima lotta disperata e all'ultimo sangue, questa volta sul
serio.
Sanzo e i suoi
compagni erano riusciti per un pelo a trovare rifugio in una rientranza nella
roccia sulla strada che stavano cautamente percorrendo a piedi, una scalinata
naturale che cingeva in un abbraccio granitico una roboante cascata, la quale si
tuffava nel vuoto per parecchi metri con un fragore assordante mentre gli
spruzzi inzuppavano i quattro viaggiatori, accoccolati gli uni contro gli altri
in quel rifugio improvvisato, ma che celavano la loro presenza, almeno
momentaneamente, ai nemici appostati sui sentieri di fronte a loro, da qualche
parte oltre la foschia umida e luccicante che l'acqua generava.
Tutti e quattro
stavano in silenzio, perfino Goku era muto, troppo confuso da una strana
sensazione che lo intontiva per prestare anche solo attenzione al suo stomaco,
figuriamoci alle parole di Sanzo che, con pochi e sbrigativi comandi, dava forma
a un possibile piano per raggiungere in tempi brevi la cima di quel sentiero,
senza però fare da bersagli mobili e rischiare di lasciarci la pelle.
Hakkai e Gojyo
ascoltavano con attenzione il bonzo ma non il più giovane della squadra, i cui
occhi erano lucidi e appannati da qualcosa di incomprensibile, quasi tristezza,
a tratti malinconia e una lancinante sensazione di mancanza e di già vissuto, in
qualche modo.
Il ventaglio bianco
di Sanzo s'abbattè sulla sua testa, strappandogli un gemito di dolore subito
azzittito dalle mani di Gojyo sulla sua bocca: "Taci, stupida scimmia..." lo
rimbeccò il rosso a voce appena impercettibile, "O ci farai ammazzare..."
"Che ti succede?"
chiese preoccupato Hakkai, passandogli una mano sulla fronte: "Non hai la
febbre, ti sei fatto male?" continuò lui ma senza ottenere risposta da quegli
occhi così intensamente dorati e luccicanti, come se stesse per piangere.
"C-C'è qualcosa che
non va... Sento che sta per accadere qualcosa..." gemette il ragazzino,
stringendosi nelle spalle e chiudendo gli occhi, premendo con forza i pugni
sulle tempie: "Ho paura..." bisbigliò, rannicchiandosi con la schiena contro la
parete rocciosa.
Con una rapida
occhiata, i tre adulti decisero in un lampo.
"Voi due andate
avanti come da piano. Resto io qui." ordinò Sanzo, facendo un cenno ai due di
andare avanti.
Quando Hakkai e
Gojyo furono spariti oltre la foschia, semplicemente il bonzo osservò con
attenzione il corpicino tremante del demone accanto a sè, che sembrava quasi
sobbalzare per i singhiozzi.
Il biondo sospirò,
accosciandosi accanto a lui con la lunga veste che scivolava sul terreno
sdrucciolevole, cercando di vedere il viso del più giovane coperto dai capelli
castani, foltissimi e spettinati ma stranamente spenti rispetto al solito, era
come se tutta l'infantile allegria della "stupida scimmia" che Goku era sempre
stato fosse stata sostituita da una tristezza che non gli apparteneva affatto,
benchè Sanzo sentisse che qualcosa del genere forse l'aveva già vissuta in
passato: quegli occhi così cupi li aveva già visti, ne era sicuro.
"Andiamo, Goku."
disse all'improvviso il biondo, afferrando saldamente per il braccio il
demone-scimmia: "Ci stanno aspettando." e senza aspettare una sua risposta lo
tirò in piedi e poi se lo trascinò dietro, facendo attenzione a non scivolare in
alcun modo.
Dal canto suo, il
ragazzino non disse nulla, si lasciò tirare in avanti come una bambola rotta.
Più avanti, si
faceva sempre più vicino l'inconfondibile rumore di uno scontro in corso, Sanzo
udiva le voci di Gojyo e Hakkai intenti a combattere e affrettò il passo,
stringendo maggiormente la presa sul polso di Goku: non capiva perchè si stesse
comportando così ma non aveva tempo di concentrarsi su quello, c'erano faccende
più urgenti e l'unica cosa che poteva fare era continuare ad avanzare e solo
quando sarebbero finalmente riusciti a uscire da quella situazione, allora,
avrebbe potuto malmenare la stupida scimmia per fargli sputare il rospo.
Con un gesto
fulmineo, tirò fuori la pistola, sparando all'impazzata e con precisione
chirurgica contro i demoni che affollavano i sentieri dall'altra parte della
cascata e che avevano accerchiato i loro compagni di viaggio.
Con urla
strazianti, i corpi dei loro avversari caddero nel vuoto.
"Grazie." disse con
riconoscenza Hakkai, tirandosi su in piedi e puntellandosi con le mani sulla
parete rocciosa: "Potevi metterci di più ad arrivare..." borbottò il rosso,
massaggiandosi la spalla ferita: "Cos'ha?" chiese poi a mezza voce, inclinando
la testa a indicare Goku, che stava quasi nascosto dietro la schiena di Sanzo.
"Non ne ho idea."
replicò seccamente il biondo, ricaricando l'arma: "E' pericoloso lasciarlo qui
però." notò Hakkai, avvicinandosi al ragazzino con un sorriso incoraggiante,
"Stai dietro di me e non allontanarti per nessun motivo, d'accordo?"
Se le parole del
moro volevano essere un conforto per Goku, in realtà, contribuirono a farlo
stare peggio, benchè a un primo sguardo non si notasse: nella sua mente,
infatti, al fragore della cascata sembrava sovrapporsi per un attimo
l'echeggiare di grida su una scala sospesa nel buio, le grida eccitate dei
demoni divennero lo spronarsi di voci umane...
Scosse debolmente
la testa, cercando di liberarsi da quelle voci, ma senza successo, e si ritrovò
premuto contro la schiena di Hakkai, che combatteva con ardore accanto a Gojyo,
mentre Sanzo chiudeva la fila alle sue spalle, coprendo la loro marcia con una
scarica pressocchè continua di proiettili.
In quel momento, si
ritrovò a urlare con tale intensità da strapparsi le corde vocali, con una
disperazione tale da annegarci mentre uno degli avversari, superando con un
balzo la barriera composta dai due compagni in testa, si era portato con un
ghigno crudele davanti a un Sanzo preso di sorpresa, che non aveva nè lo spazio
nè il modo di reagire: alle spalle del bonzo, infatti, c'era lo strapiombo e la
cascata mentre il suo avversario, protetto dalla parete di roccia, era in chiaro
vantaggio, e alla prima occasione avrebbe di sicuro gettato il biondo di sotto,
non lasciandogli scampo.
In un movimento
istintivo, dettato da cosa non lo sapeva ma il suo cuore gli gridava di farlo,
si gettò in mezzo nell'esatto momento in cui la corta spada del demone saettò
verso il cuore del sacerdote, colpendo però la spalla del ragazzino, che il
rinculo mandò a fluttuare nella nebbiolina argentata, con le braccia spalancate
e lo sguardo vacuo rivolto verso di loro ma non consapevole di ciò che vedeva.
D'un botto, i suoni
giunsero attutiti alle orecchie della piccola scimmia, non udì Hakkai chiamarlo
a gran voce, non sentì Gojyo gridare il nome di Sanzo e neppure vide la figura
del sacerdote che sfrecciava verso di lui, simile ad un angelo con la veste che
si gonfiava per l'aria tanto più precipitava verso il fondo del baratro: la sua
mente era ormai concentrata su di un mondo lontano, su di un passato che pareva
essersi crudelmente ripetuto.
Il ragazzino
allungò debolmente una mano, non conscio di ciò che stava veramente facendo, ma
quando le dita affusolate del biondo afferrarono con forza inusitata le sue, il
suo corpo ebbe un tremito e il suo grido di dolore, misto alle lacrime, si perse
nei flutti della schiuma ove i loro corpi scomparirono, come inghiottiti.
Dal punto in cui i
due superstiti del gruppo stavano si levarono strilli di gioia eccitata da parte
dei loro avversari, convinti di guadagnare una facile vittoria in quel modo, ma
nonostante le seccature quasi quotidiane che Goku recava a Gojyo e il tanto
decantato motto di Sanzo che diceva di non affezionarsi a nulla e a nessuno, che
sulla carta tutti loro avevano accettato e fatto proprio, nella realtà la rabbia
e la furia di Hakkai e Gojyo aveva assunto dimensioni ciclopiche e un'intensitù
tale da distruggere tutto quello che si parava sul loro cammino.
E così fecero.
Privi ormai di
raziocinio e con l'effetto dei loro dispositivi di controllo dissipatosi nel
momento in cui le figure quasi abbracciate dei loro compagni erano sparite nella
foschia, semplicemente avevano lasciato fluire fuori la rabbia.
Dell'accaduto non
ebbero mai ricordi nitidi ma si ritrovarono con le mani e le armi immerse nel
sangue, coi cadaveri dei nemici ammassati in ogni dove e i pochi superstiti che
fuggivano a tutta velocità fino a sparire.
Esausti e
ansimanti, i due demoni riacquistarono faticosamente, e miracolosamente, il
controllo per poi, reggendosi vicendevolmente senza parlare, tirarsi in piedi,
poggiandosi contro la parete rocciosa. Il loro sguardo vagò ansioso nell'abisso,
le orecchie erano tese per sentire una qualche voce familiare, percepire un
qualche segno di vita da parte di Goku o del bonzo.
Ma non udirono
nulla di tutto questo.
Nel frattempo,
Hakuryu planò silenziosamente sulla spalla del padrone, consapevole che era
accaduto qualcosa di grave se erano rimasti solo loro, ma visto che nessuno dei
due sembrava in vena di parlare o spiegare, lanciò un grido seccato e si tuffò
verso il fondo del burrone, lanciando continuamente grida come se fosse stato un
richiamo.
"Pensi che lo
sentiranno?" bisbigliò Gojyo, inginocchiato sul bordo.
"Scendiamo." ordinò
invece il moro a capo chino, incamminandosi a passo svelto.
§§§
"SANZO!" "GOKU!"
Fradici e
infreddoliti, Hakkai e il compagno non cessarono un attimo di chiamare i nomi
dei dispersi dal momento in cui avevano raggiunto la riva del lago che
concludeva la cascata: udivano il verso accorato di Hakuryu che volteggiava da
qualche parte sopra le loro teste e ciò diede loro ulteriore motivazione per
avanzare nella loro ricerca, e al diavolo i possibili sicari appostati.
La vita di quei due
era la priorità.
"SANZO!" "GOKU!"
Tutto era
tranquillo, forse troppo, e temevano col cuore in gola di veder materializzare
sul pelo dell'acqua i loro cadaveri.
Effettivamente, una
figura si materializzò nel centro del lago, ansimante ed esausta, ma era in
piedi, e comunque portava tra le braccia qualcosa, che venne all'istante
riconosciuto dal rosso come la stupida scimmia, identificando di conseguenza
l'altro come il loro bonzo.
Hakuryu si poggiò
sulla testa bagnata di Goku, cercando di svegliarlo, mentre il biondo,
malreggendosi sulle gambe, crollava in ginocchio, senza però lasciare la presa
sul corpo privo di sensi del ragazzino sanguinante.
Gojyo si buttò in
acqua per raggiungerli, subito imitato dal compagno: "State bene?!" chiese il
kappa praticamente urlando mentre staccava delicatamente il più giovane dal
corpo ormai esausto del suo salvatore, che si era lasciato cadere contro
l'occhialuto, che lo sorresse per portarlo all'asciutto.
"No..." rispose
infine Sanzo, una volta lasciatosi cadere seduto sul prato con lo sguardo che
non si staccava dalle mani di Hakkai che, illuminate di una tenue luce calda,
percorrevano il corpo martoriato di Goku.
"Hakuryu, per
favore..." sussurrò con tono supplichevole il moro una volta finito, cullando
quel corpo esanime, "Portaci via da qui..."
§§§
Non ricordare
assolutamente nulla di ciò che è accaduto, di ciò che ti porta a risvegliarti in
un letto sconosciuto, su una pila di cuscini morbidissimi a sorreggere la spalla
dolorante e la sensazione di nausea che ti attanaglia lo stomaco...
Era questo ciò che
Goku si trovò a sperimentare sulla propria pelle al risveglio, in una camera mai
vista prima e immersa in una semi-oscurità confortante a tratti ma al tempo
stesso estremamente disagevole e foriera di ricordi che il ragazzino credeva
lontani ma che, eppure, non lo erano sufficientemente.
Benchè fosse chiaro
che quella non era la grotta in cui era rimasto rinchiuso da solo per tantissimo
tempo, Goku si ritrovò a singhiozzare appena, vuoi per il dolore che lo assaliva
a ondate continue vuoi per la solitudine che provava in quel momento, vuoi per
la sensazione di mancanza che era tornata a tormentarlo come già prima sulla
cascata...
Vaghi e nebulosi
ricordi fecero timidamente capolino nella sua mente ma era troppo stanco per
sperare di muoversi: ricordava una cascata, questo si, e ricordava che Sanzo e
gli altri fossero lì con lui... Bene, allora forse erano stati loro a portarlo
lì, quindi era probabile che stessero bene, dovevano stare bene,
si ritrovò a pensare, stringendo debolmente i pugnetti.
Ma allora cos'era
che gli mancava a tal punto da togliere il fiato?
Il sottilissimo
filo dei suoi pensieri venne interrotto dal tocco di una mano gentile sulla sua
testa mentre la poca luce presente nella stanza aumentò di poco.
Sbirciando appena
da sotto le palpebre abbassate, Goku riconobbe lo scintillio della montatura
metallica della lente di Hakkai: "Ti ho visto muoverti, Goku. So che sei
sveglio..." gli sussurrò l'altro con gentilezza, "Ma ti pregherei di non farlo
più, almeno fino a quando non riterrò conclusa la tua guarigione."
Debolmente, Goku
annuì.
"Allora la stupida
scimmia si è veramente svegliata?!"
Gojyo comparve
all'improvviso accanto al moro, chinandosi con i suoi ciuffi rossi a solleticare
il naso del paziente, sul cui viso s'aprì una sorta di sorriso misto a
malinconia, un sorriso stanco e sofferto ma veramente sincero.
"Lascialo in pace,
ha fatto un bel volo, ed è un miracolo che si sia ripreso così in fretta." lo
redarguì Hakkai, sistemando meglio i cuscini per far sedere: "Anche il bonzo
corrotto l'ha fatto, eppure sono tre giorni che tenta di svuotarmi addosso il
caricatore della sua pistola!" si lamentò il kappa, guadagnandoci una risata
allegra da parte del compagno, "Evidentemente lo infastidivi." concluse lui,
spostando lo sguardo sui due occhioni dorati che, spalancatisi, erano puntati su
di loro.
Con un sospiro, si
sedette accanto a lui, facendo attenzione a non schiacciarlo e tenendo sul volto
quel sorriso il più possibile rassicurante: "Hai dormito per una settimana, come
ti senti?" gli chiese affabile mentre slacciava la benda che gli cingeva la
spalla, "Si sta cicatrizzando bene, ma ti consiglio di stare tranquillo per un
po'." aggiunse.
"Stupida scimmia,
ci hai fatto spaventare..." brontolò Gojyo, dandogli un buffetto sulla spalla
sana: "Si può sapere cosa ti è saltato in testa? Perchè hai fatto un numero del
genere?" il rosso sembrava irritato, e anche un poco esausto, a giudicare dai
solchi che gli erano fioriti sotto gli occhi.
Eppure non capiva,
come poteva essere così stanco se era una settimana, a sentire loro, che erano
fermi?
"Anche se Gojyo non
vuole dirtelo, ha dato spesso il cambio a me e Sanzo per tenerti d'occhio."
Con tono affabile,
Hakkai aveva fatto arrossire fino alla punta delle orecchie il kappa, tanto che
la tinta del suo viso faceva a pugni con quella dei suoi capelli: "S-Solo perchè
giocare a Mahjong in tre è noioso! L'ho fatto solo per questo!" decretò, prima
di uscire dalla stanza a larghi passi, lasciando i due da soli in silenzio.
"Ignoralo, eravamo
tutti molto preoccupati per te." di nuovo fu il moro a rompere la pace con le
sue parole: "Però mi piacerebbe sapere i motivi che ti hanno spinto a un gesto
così sconsiderato." non c'era obbligo o forzatura nel tono del compagno, e Goku
lo sapeva, ma come poteva spiegare una cosa del genere? Non era certo di esserne
in grado.
"Se hai avuto paura
che potesse accadere qualcosa a Sanzo, è normale. Nessuno può biasimarti per
questo. Ma anche se Gojyo non l'ha detto, eravamo ugualmente preoccupati per il
tuo comportamento precedente."
Ecco, forse a
quello non sapeva dare un'esatta spiegazione, perchè neppure lui era sicuro di
quello che provava e del perchè lo provava... Era come quando, nella grotta,
sapeva di stare aspettando qualcuno, una mano tesa, ma non sapeva il perchè
della sua incrollabile convinzione in quell'attesa spasmodica e infinita.
Rimasero senza
parlare per parecchi minuti, durante i quali Hakkai credette che il ragazzino si
fosse addormentato e stava anche per lasciare la stanza.
Ma venne bloccato
da una presa debole sulla manica della giacca che indossava, la quale lo spinse
a voltarsi nuovamente.
"Vai di là oppure è
la volta che lo uccido."
Il basso e
inconfondibile ringhio che contraddistingueva Sanzo ne annunciò l'arrivo ancora
prima che gli occhi di entrambi distinguessero la figura snella del bonzo sulla
soglia della porta.
Con un lieve cenno
del capo e una carezza sulla guancia del ferito, Hakkai lasciò la stanza mentre
il biondo, presa una sedia, la portò giusto accanto al letto e vi si accomodò
sopra, reclinando il capo sullo schienale: "Dormi, prima guarisci e prima
partiamo." disse bruscamente, e nel cuore del ragazzino, tutte le paure, le
malinconie, i ricordi spiacevoli e le sensazioni di disagio semplicemente
svanirono come neve al sole, lo stesso sole che aveva timidamente ripreso a fare
capolino come dopo le giornate di pioggia.
Non disse nulla,
semplicemente si abbozzolò nella coperta, rannicchiandosi su un fianco, felice
della burbera presenza al suo fianco, ed era contento che quella ferita gliela
avesse portata in dono, in quella notte.
§§§
NOTE DEL LEMURE:
Okay, questa è la
prima fic su Saiyuki, ergo probabilmente avrò scritto una marea di puttanate
inenarrabili ._. Ne sono certissima al 1000% ma sono abbastanza orgogliosa,
nonostante tutto, e vorrei dedicarla a liena, Rei Hino e Setsuka, visto che sono
state abbastanza gentili da contagiarmi con il virus, senza dimenticare anche Mari, che è stata per colpa sua se in casa ho da tempo immemore il volume 3 del manga ._. Buona lettura!
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