Insomnia

di Khaleesi
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Apro gli occhi svogliatamente notando che fuori è ancora buio.

Ringrazio mentalmente la mia insonnia e mi rigiro tra le coperte, trovandomi appiccicata al corpo di Jamie che sonnecchia beatamente producendo dei ronfi assurdi con la bocca.

Amore mio, sei sempre stanco ed è tutta colpa mia. Mia e della mia dannata malattia che ti costringe a fare due (o chissà, forse anche tre e magari non me lo dici …) lavori per poterci permettere le mie costose medicine.

Ti accarezzo velocemente la guancia pungendomi a causa della tua barba un po’ troppo lunga.

Sta iniziando a fare caldo e io ho proprio voglia di un bel caffè con latte ghiacciato.

Mi alzo lentamente, cercando di far meno rumore possibile, infilo le ciabatte ai piedi e faccio un movimento meccanico con la testa per spostare i miei lunghi capelli mossi …

I miei capelli, che sciocca.

Mi dimentico sempre di averli tagliati cortissimi per non avere - e non farti avere - troppe difficoltà quando me li lavo.

Sbuffo al solo ricordo di quante crisi isteriche quei capelli troppo lunghi mi avevano provocato, incomincio a zampettare verso al cucina con il solo ‘paff puff ’ delle mie ciabatte a far da rumore nella nostra casa.

E poi …

È bastato un secondo. Le mie ginocchia si sono irrigidite, le mie coscia immobilizzate e i miei riflessi hanno semplicemente smesso di funzionare mentre mi ritrovavo a cadere in avanti verso il pavimento, terrorizzata da quello che stava accadendo.

«Oh, Jamie!» Ringrazio il cielo per il tuo sonno leggero e le tue falcate veloci.

Mi afferri da dietro stringendomi per le spalle fermando la mia rovinosa caduta a pochi decimetri da terra. «Maggie! Va tutto bene?» la tua voce impastata dal sonno assume un tono preoccupato.

«Jamie, sono bloccata … le mie, le mie ginocchia!» deglutisco rumorosamente.

Mi prendi in braccio e ritorniamo in camera da letto; mi posi sulle lenzuola azzurre ma non mi lasci comunque andare poiché mi cingi la vita con un braccio.

«Dove stavi andando a quest’ora della notte?»

«Volevo solo bere un po’ di caffè»

«Caffè? Ma te lo devo ricordare io che fa male al bambino?» mi dice sbuffando e posando una mano sul mio ventre, accarezzando il piccolo rigonfiamento che avevo sulla pancia.





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