Frozen
Lands
Il vento gelido continuava a sbattergli sul viso;
all’improvviso però la caverna che stava attraversando si interruppe
e davanti a lui, circa dieci metri più sotto, comparve una candida distesa
gelata che sembrava un lago ghiacciato. In mezzo a questa si stagliava una
figura nera con fianco sinistro rivolto verso di lui. Era in piedi su una roccia a qualche
miglio di distanza; solo ricorrendo alla vista potenziata dal suo amuleto
riuscì a vederla nitidamente: era una figura femminile, ricoperta da uno spesso
mantello nero con un largo cappuccio che le calava fino alle sopracciglia. La
pelle era nivea, la più pallida che avesse mai visto.
Poi, successe una cosa che andava oltre ogni capacità umana:
da miglia di distanza, girò la testa verso Shar per
guardarlo intensamente, come se fosse a pochi centimetri dai propri occhi. Le
sue iridi erano pure e bianche quasi come la pelle, solo con qualche sfumatura
grigia verso l’esterno.
“Si è accorta di me... come...?”.
Il tempo di battere gli occhi. Il solo
istante in cui la vista fu oscurata dalle palpebre ed era scomparsa.
Niente orme, neppure sopra neve su cui era prima.
“Stavo... stavo forse sognando?
Eppure, ho la più assoluta certezza che lei era lì. E che mi ha guardato.”.
“Noi vediamo solo ciò che vogliamo vedere”
fu una voce dietro di lui. “ Te l’avevo già detto”.
Shar si girò di scatto, e guardò l’unica persona che non
avrebbe voluto incontrare. “Schifoso vampiro! Lasciami in pace!”.
“Non ti avevo anche detto che il
mio nome è Garon?” sospirò lui. “Se un giorno
diventerai come me, non credo che mi giudicherai ancora tale.”.
Shar riprese a parlare, ancora più adirato di prima. “Io non
diventerò mai come te! Non sono un assassino!”.
Garon prese a camminare lentamente intorno a Shar, creando
dentro il ragazzo una grande tensione. “Vedi, non puoi
decidere se diventarlo o no. Sono gli altri che decidono per te. E inoltre, non sono un assassino. Uccido per mangiare. Voi
umani non fate la stessa cosa con gli animali?”.
Shar parve disgustato a quel paragone. “Non è la stessa
cosa!”.
“Perché?”.
Il ragazzo stava per rispondere, ma si bloccò per un
istante. “ ... tu dici che un tempo sei stato umano. Se è vero, allora sai con certezza che non è la stessa
cosa.”.
Il vampiro si fermò davanti a lui e lo guardò dall’alto dei
suoi due metri. “Io sono stato umano, è vero. Ma per fortuna, non ricordo nulla di quel periodo, e non
voglio ricordare gli orrori commessi da chi, al tempo, era la mia gente.”.
Shar era sempre più irritato, ma ad ogni frase del vampiro
diveniva sempre meno convinto della causa che stava difendendo. “Di cosa stai
accusando noi umani? Voi ci uccidete, noi ci difendiamo.”.
Garon accennò un ghigno, mostrando i suoi canini lunghi ed
affilati, per poi divenire serissimo. “Tu dici che noi
vi attacchiamo e voi vi difendete soltanto, eh? EH?”. La sua voce era diventata
ancora più cupa e potente di quanto non fosse già; la paura si leggeva negli
occhi del ragazzo. “I vampiri popolano queste terre da mille anni prima che
l’uomo vi mettesse piede! E
perché? Perché voi umani ci avevate sterminati quasi
completamente dai territori dove la temperatura arrivasse almeno a venti gradi
sotto lo zero! Ci siamo ritirati qui, cercando di non far estinguere la specie
e vivendo solo di animali e di qualche incauto avventuriero
che osa sfidare questo gelo. Ma voi state continuando
con la vostra crociata! Non vi fermerete finché non saremo morti tutti... noi uccidiamo alcuni di voi per vivere, mentre voi ci uccidete
per il solo gusto di uccidere, e di bagnare le vostre terre con il nostro
sangue. Voi potete uccidere tutto e tutti solamente per il gusto di farlo, e
noi non possiamo prendere pochi umani per far
sopravvivere la specie.”.
Il vampiro guardò Shar con
distacco, sapendo che nessun umano avrebbe mai compreso i suoi ideali. Fece un
passo indietro ed osservò il lago ghiacciato, proprio mentre
un micidiale alito di vento gli gonfiò le vesti.
Riportò la sua attenzione all’umano, trasse un profondo
respiro e si girò, pronto a scomparire nelle tenebre da cui era arrivato. Quando
fu ormai nella semi oscurità si fermò, pronunciando
parole che ferirono il ragazzo come un pugnale piantato nel cuore.
“Noi vediamo solo quello che vogliamo vedere, ricordatelo.”