Accorciarsi

di nals
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Accorciarsi.
 

 
A quella bambina.

 
 
 
 
Spesso ci pensa. Ci pensa Emilia.
Allo specchio, al parquet, alle sbarre giallo canarino rosicchiate dalla ruggine e dal tempo. Ai tulle, ai nastri rosa e alla leggerezza. Al profumo di fiori calpestati e legno mescolato all’aria e alla musica. Alla sensazione puerile, fiduciosa, totalizzante di poter volare, farlo per davvero.
Spesso ci pensa Emilia. Alle punte.
A quelle barchette di stoffa rosa che di sera infilava con sé sotto le coperte prima di addormentarsi, al dolore agli alluci e a tutta quella felicità –  calda, soffice, colorata – che le aveva sfiorato il cuore e rapito l'anima.
Ci pensa Emilia. A quella bambina dalle guance rosse, sferzate di lentiggini nei mesi d’estate, che parlava poco, ma sorrideva sempre. Alla “Quasi Alice nel Paese delle Meraviglie”,  agli chignon troppo stretti, alla pece raccolta negli angolini bui, alle pieghe ombrose del sipario nero, alla sensazione di esserci e respirare e vivere.
Spesso ci pensa. Ci pensa, Emilia. Al sapore del rossetto rosso sulle labbra, alle forcine tra le ciocche chiare, ai brividi di freddo e paura a corrergli sulla pelle chiara spruzzata d'oro e brillantini.
[Alla felicità, alla leggerezza, alla sensazione puerile, fiduciosa, totalizzante di poter volare, farlo per davvero.]
Spesso ci pensa, Emilia e sorride. Di quel sorriso amaro che le riempie gli occhi.
Perché quell’aborto di sogno è andato scolorendosi pian piano, si è accorciato assieme al tutù bianco e alle mezze punte, che adesso le calzano metà piede e respirano a fatica su lenzuola di collant bucati e fazzoletti di stoffa consumata, in una scatola bianca, bianchissima. Chiusa, dimenticata, lontana.
Un frammento dell’animo di Emilia riposa lì con loro. Le tiene al caldo delle sue coperte, come faceva da bambina.
Spezzoni di gesso a bruciarle il cuore.
 
 
 
 
 
 




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