A tutte voi, le mie affezionate
ad adorabili lettrici.
A voi che avete atteso tanto, voi che non mi avete mai lasciata.
Che avete sempre continuato a sostenermi e incoraggiarmi.
Grazie. Grazie dal profondo del cuore.
Questo capitolo è per voi. Finalmente potete tirare un
sospiro di sollievo :)
(E a Charme,
in particolare.
Perché so che sarà tra le persone che
più si struggerà in una certa scena.^^)
Capitolo Quindici:
Stay [The forgiveness].
-Ehi, si è mosso!-
-Davvero?-
-Sì, ha mosso la... Ah, no. Sta soltanto iniziando a
russare.-
Harry, Hermione e Ginny sospirarono.
Dietro le finestre dell'infermeria il sole stava tramontando.
I tre erano seduti attorno al letto di Ron da diverse ore, tesi e
nervosi, e nessuno aveva avuto il coraggio di muoversi anche solo per
andare in bagno.
Da quando era crollato a terra durante la seconda prova, quel mattino,
il ragazzo non si era più svegliato; Madama Chips sosteneva
che
doveva essere distrutto, sia fisicamente che psicologicamente, e che la
cosa migliore era lasciarlo riposare.
-Dite che dormirà fino a domattina?- chiese Ginny a bassa
voce, il volto stanco.
Hermione fece spallucce, mordendosi nervosamente un'unghia. Si era
spaventata a morte quando aveva visto Ron crollare per terra in quel
modo.
La sua paura che gli sarebbe accaduto qualcosa si era concretizzata, e
vederlo immobile nel letto per tutto quel tempo era una vera tortura.
Voleva scoprire cosa era successo lì dentro.
Voleva vederlo aprire gli occhi, sentirsi dire che stava bene.
Ma Ron continuava a dormire, la bocca semiaperta, le lentiggini
spiccanti sul viso pallido e stanco.
-Sapete- disse Harry interrompendo il silenzio -questa situazione mi
ricorda quella volta in cui è stato avvelenato nell'ufficio
di
Lumacorno.-
Ginny fece un sorrisetto, guardando il fratello.
-Povero Ron- sospirò -Finisce sempre lungo disteso, in
qualche modo!-
Gli altri due sorrisero.
Rimasero tutti e tre a fissarlo in silenzio, le sciarpe di
Grifondoro ancora strette attorno al collo da quella mattina.
Dei passi leggeri, pochi minuti dopo, preannunciarono l'arrivo di
madama Chips.
-Siete ancora qui?!- domandò sorpresa, le braccia cariche di
lenzuola pulite -Vi conviene andare a cena, ragazzi. Non penso che si
sveglierà molto presto.-
-Restiamo ancora un po'!- rispose Ginny con convinzione -Non diamo
fastidio!-
Madama Chips alzò gli occhi al cielo e si
allontanò.
-Chissà come è andato il resto della prova-
domandò Hermione volgendo lo sguardo alla finestra -Se
Viktor e
Jaqueline...-
Non finì la frase, perché proprio in quel momento
Ron grugnì e si mosse.
-Si sta svegliando!- bisbigliò Ginny concitata, agitandosi
sulla sedia.
Lo osservarono borbottare e stropicciarsi il viso e finalmente, molto
lentamente, il ragazzo aprì gli occhi.
-Ron!- esclamò Hermione, sollevata -Come stai?! Ti senti
bene?-
Il ragazzo parve stordito.
Li fissò per qualche istante, smarrito, e cercò
di mettersi seduto senza successo.
-Tranquillo amico, resta giù- gli intimò Harry
con un sorriso -Come ti senti?-
Ma Ron non pareva affatto tranquillo. Continuava a spostare lo sguardo
dall'uno alle altre, allucinato.
E quando si soffermò su Hermione spalancò gli
occhi e si tirò su di scatto, afferrandole un braccio.
-Ron!- disse lei trasalendo -Per l'amor del cielo... che cosa ti
prende?!-
Cercò il suo sguardo, confusa.
Il volto di Ron era una maschera di panico, gli occhi azzurri spenti e
fissi.
-Hermione- disse con voce roca -Sei... sei Hermione, vero? Stai bene?
Dimmi che stai bene!-
Sentendolo stringere la presa attorno al suo braccio, Hermione si
voltò a guardare Harry e Ginny, spaventata.
I due amici le risposero con espressioni confuse.
-Ron, che diavolo succede?- esclamò Ginny preoccupata.
Ma il ragazzo continuava a fissare Hermione, a stringerle il braccio,
in attesa di una sua risposta.
-Ron- disse lei, piano -mi stai facendo male, che cosa...-
-Hermione, stai bene?- insistette lui con foga, la voce incrinata.
La ragazza annuì.
-Sì... certo che sto bene, Ron!- esclamò
incerta.
-Che cosa ti prende? Io sto benissimo, tu piuttosto come...-
Ron chiuse gli occhi.
Tirò un lunghissimo sospiro di sollievo, si
lasciò
ricadere sui cuscini e allentò la presa sul braccio
di Hermione,
senza tuttavia lasciarglielo.
-Voi non avete idea- disse.
Hermione, Ginny ed Harry si guardarono, ammutoliti.
-Ron... che cosa è successo lì dentro?-
domandò poi quest'ultimo sporgendosi verso l'amico.
-La McGranitt era furiosa.- aggiunse Hermione, concitata -Raramente
l'ho vista così fuori di sé. Continuava a urlare
che
c'era da aspettarselo, che quella non era una prova ma una tortura,
che lei si era opposta fin dall'inizio...-
-Be', ha ragione- la interruppe Ron aprendo gli occhi -E' stata
veramente una tortura.-
Fissò Hermione a lungo, in silenzio.
Poi, finalmente, le lasciò il braccio.
-Che cosa è successo?- domandò lei titubante,
massaggiando il punto che Ron aveva stretto.
Il ragazzo distolse lo sguardo.
Poi, con evidente sforzo, parlò.
-Ho... ho dovuto ucciderti, Hermione.-
Nell'infermeria calò un silenzio attonito.
-Che... che cosa?- sussurrò Ginny, gli occhi spalancati.
Ron annuì lentamente, gli occhi fissi sulle coperte.
-Ho dovuto uccidere Hermione. Per poter prendere questo.-
Sotto gli occhi basiti degli altri tre si frugò nelle
tasche,
fino ad estrarne il medaglione d'argento che aveva recuperato nella
grotta.
-Un medaglione?- domandò Harry aggrottando la fronte
-Merlino,
questo torneo inizia a somigliare spaventosamente alla ricerca degli
Horcrux...-
-Già- disse Ron debolmente -E c'era... c'era questa
sottospecie
di Hermione cattiva, non so bene cosa fosse, e ho dovuto ucciderla.-
Si voltò a guardarla, deglutendo lentamente.
Hermione lo fissava in silenzio, mentre Harry e Ginny studiavano il
grosso tre inciso sul medaglione.
-Mi hai dovuta uccidere?- mormorò lei poco dopo, incredula
-Parte della prova era... uccidermi?-
Mentre Ron annuiva, la ragazza sentì una risatina isterica
salirle in gola.
-E tu lo hai fatto?- domandò continuando a ridere -Mi hai
uccisa
per un medaglione? Senza... senza pensare che quella sarei potuta
essere io per davvero, magari sotto l'effetto di un incantesimo?!-
Era basita e incredula.
Continuava a ridere come una matta, pur sapendo che Harry e Ginny la
stavano fissando con aria preoccupata.
Ron, invece, faceva fatica a guardarla.
E quando ebbe il coraggio di farlo, lei gli lesse negli occhi tutta la
mortificazione e il dolore che si portava dentro.
-Io... ho dovuto farlo- disse lui tirandosi su -Sapevo che non eri tu,
ne ero sicuro. Hermione, sai che non avrei mai potuto...-
-Non potevi saperlo!- sbottò lei -Ron, sarei potuta essere
io! Come ti è saltato in mente?!-
La sua voce echeggiò per tutta l'infermeria.
Si rese conto che si era alzata in piedi, e che i tre amici la stavano
guardando con gli occhi spalancati, increduli.
-Hermione, calmati- disse Harry -Era soltanto una prova. Non avrebbero
mai permesso una cosa del genere.-
La ragazza spalancò la bocca, pronta a replicare.
Ma poi vide l'espressione affranta di Ron, il suo sguardo triste, quei
capelli scarmigliati, ammaccato e ricoperto di lividi e ferite.
Si stava comportando da egoista.
Si stava arrabbiando con Ron per essere stato uno sprovveduto ed aver
rischiato grosso, ma non stava pensando a come si era sentito lui, a
come si potesse sentire anche in quel momento.
Sentendosi avvampare si mise di nuovo seduta, gli occhi bassi.
-Scusatemi.- mormorò -E' solo... Ron, è che sono
molto
preoccupata. Immagino sia stato tremendo, lì dentro.-
Osservò i tre amici, che sembrarono immediatamente sollevati.
Ron fece un minuscolo sospiro e annuì.
-Io... mi dispiace, Hermione. Ma stavo diventando pazzo. Non vedevo
altra via d'uscita se non quella, non capivo nulla di quello che stava
succedendo, ed ero molto provato perché...
perché...-
La voce gli si spense ed abbassò lo sguardo.
-Cosa?- domandò Harry -Cos'altro è successo?-
Ron dovette deglutire diverse volte prima di riuscire a parlare.
-Lì dentro- disse poi con voce rotta -ho visto Fred. Morto.-
Di nuovo, un silenzio cupo li avvolse.
Ginny si portò una mano alla bocca, trasalendo.
Harry spalancò gli occhi.
Hermione sentì i polmoni prosciugarsi di tutta l'aria.
-Come hanno potuto...- sussurrò atterrita -Come... cosa
pensavano di fare...-
-Non lo so- disse Ron, sorridendo amareggiato -Crudele come scherzo,
eh? Me l'hanno fatto trovare lì disteso, bianco, e io...-
Ma la frase gli morì in gola.
Si passò una mano sul volto, come per darsi forza, e
distolse immediatamente lo sguardo dagli altri tre.
-Non ci posso credere- disse Ginny con voce tremante -Non posso credere
che abbiano fatto una cosa del genere...-
Rimasero in silenzio tutti e quattro, senza il coraggio di guardarsi.
Dopo quelle che parvero ore, Ron parlò di nuovo.
-Be'... immagino che anche agli altri sia toccata qualcosa del genere.-
ipotizzò facendo spallucce -In che condizioni erano quando
sono
usciti dalla grotta?-
-Non lo sappiamo- rispose Harry, e non poté fare a meno di
sorridere -sei stato tu il primo a uscire dalla grotta.-
Stupefatto, Ron spalancò gli occhi.
-Davvero?!- domandò -Voglio dire... significa che la prova
l'ho vinta io?-
Gli altri tre annuirono.
Finalmente Ron si aprì in un sorriso, e scagliò
le braccia in aria in segno di vittoria.
-Ah!- esclamò -Gli sta bene, a quell'idiota di...-
-Ah, signor Weasley, vedo che si è svegliato!-
Ron avvampò: Madama Chips lo osservava accigliata, le mani
ai fianchi.
Immediatamente abbassò le braccia, tentando di ricomporsi.
-Ehm, già- balbettò -Mi sento molto meglio.-
-Lo vedo- disse lei, strappando un sorrisetto a Ginny ed Hermione -Mi
fa molto piacere. Be', tra poco ti porterò la cena e i tuoi
medicinali. Ora forse i tuoi amici vorranno andare a cena, considerato
che stanno per arrivare i tuoi genitori...-
-Mamma e papà?- domandò Ron sorpreso, voltandosi
a guardare Ginny.
La sorella annuì.
-Li ha chiamati la McGranitt- spiegò -stanno venendo a
trovarti, la mamma era molto preoccupata.-
-Miseriaccia- mormorò Ron, guardando madama Chips che si
allontanava verso l'armadio dei medicinali -saranno fuori di
sé.
La mamma mi farà una testa così.-
Harry ridacchiò. -Ma no, vedrai. Sarà soltanto
felice di vedere che stai bene.-
-Lo spero.- sospirò lui -Voglio dire, sono contento
di vederli... ma sapete come è fatta.-
Gli altri tre annuirono e Ginny si alzò.
-Be', direi che possiamo andare a mettere qualcosa sotto i denti, no?
Non so voi, ma io muoio di fame...-
Lanciò a Ron uno sguardo interrogativo, come a chiedere il
permesso.
Lui sorrise.
-Andate, andate. Anzi, portatemi qualcosa di buono... sapete che
detesto le zuppette di madama Chips!-
I tre risero e fecero per allontanarsi, ma Hermione si sentì
trattenere per il polso.
Si voltò, le sopracciglia aggrottate: Ron l'aveva afferrata,
ed ora la guardava timidamente, le orecchie rosse.
-Puoi... puoi restare ancora un minuto?- le domandò -Vorrei
parlarti.-
Lei batté le palpebre, sorpresa.
-Oh... certo!-
Fece cenno ad Harry e Ginny, che la stavano aspettando, di iniziare ad
andare; quando li vide sparire oltre la porta sedette sul letto.
-Dunque...- iniziò Ron, imbarazzato.
Le lasciò il polso e prese a fissarsi le mani.
Hermione attese in silenzio per qualche istante.
Poi non riuscì più a trattenersi.
-Ron... come stai adesso?- domandò preoccupata.
Il ragazzo fece un minuscolo sorriso, scuotendo appena le spalle.
-Bene, tutto sommato. Se consideri che ho dovuto rivedere il cadavere
di mio fratello e ho dovuto far fuori la mia... la mia...-
Tossicchiò, a disagio.
Hermione sentì il viso avvampare.
-Mi dispiace tanto, Ron.- pigolò -Mi dispiace che tu abbia
dovuto affrontare tutto questo. Non è giusto, davvero.-
Fece una pausa, e con la coda dell'occhio vide che lui la stava
osservando.
Poi chiuse gli occhi e fece un respiro profondo, prendendo coraggio.
-E... e mi dispiace per quello che è successo tra noi.-
continuò -Non volevo che le cose andassero così,
e se
magari avessi avuto me accanto saresti... insomma, magari la cosa ti
avrebbe aiutato...-
Tacque, le guance in fiamme.
Sentiva gli occhi di Ron puntati addosso, ma non riusciva
più a spiccicare una sola parola.
-Hermione- disse lui dopo un po' -Grazie.-
La ragazza si voltò a guardarlo, sorpresa.
-Come?- domandò, sicura di aver sentito male.
Ron sorrise.
-Ho detto grazie. Grazie per non essertene mai andata. Anche quando...
anche quando ne avresti avuto tutti i diritti.-
Hermione lo fissò, confusa. Sentiva che gli occhi iniziavano
a pizzicarle.
-Grazie per avermi chiesto scusa- continuò lui -e,
credimi...
sono io che devo scusarmi con te. Mi dispiace per tutto. E
lì
dentro... lì dentro ho avuto così tanta paura che
tu...-
Senza quasi rendersene conto, Hermione gli afferrò la mano.
Gli occhi pieni di lacrime, vide il ragazzo alzare lo sguardo su di
lei, sorpreso, le orecchie rosse.
-Sono qui, Ron- disse con voce tremante -Sono qui, non vado da nessuna
parte. Te lo prometto. Non me ne andrò più.-
Il ragazzo deglutì. Sembrava sollevato e addolorato allo
stesso tempo.
-Mi... mi manchi, Hermione.- sussurrò -Ho avuto bisogno di
te, in tutto questo tempo. Ho... ho bisogno di te adesso.-
-Abbiamo bisogno l'uno dell'altra*, ricordi?- domandò lei
con un sorriso.
Anche lui sorrise. Poi la tirò a sé e la strinse.
-Vieni qui- le mormorò tra i capelli -vieni qui, e stavolta
resta.-
Tra le braccia di Ron, stretta al suo petto, Hermione si
lasciò andare alle lacrime.
Pianse.
Pianse per Ron, per quanto le era mancato, per ciò che aveva
dovuto affrontare.
Pianse per sé stessa, per quanto si era sentita sola e
smarrita.
Pianse per Fred, per la guerra, per quanto ingiusto fosse stato tutto
ciò che era successo.
Pianse a lungo, lasciandosi cullare da Ron. Rendendosi conto che
sarebbe dovuta essere lei a consolare e cullare lui.
-Ron!- disse tirando su col naso -Sono una stupida, sei tu quello che
ha bisogno di essere confortato!-
Lui rise, stringendola più forte.
-Credimi, ci sono poche cose che potrebbero confortarmi più
di questo- disse.
Hermione rise piano, tra le lacrime. -Un panino al bacon, per esempio?-
domandò.
Ron rise di nuovo, posandole una mano sul viso.
-Anche- ammise -ma in realtà stavo pensando a
qualcos'altro...-
Lo vide avvicinarsi.
Sentì il profumo dei suoi capelli riempirle le
narici.
Sentì la sua mano ruvida sfiorarle la guancia.
Sentì il suo respiro sul viso, i nasi che si sfioravano, e
chiuse gli occhi, schiuse le labbra...
-Ron, sono arrivati mamma e papà!-
La voce di Ginny li fece trasalire entrambi.
Si guardarono, imbarazzati, e nella fretta di sciogliere l'abbraccio
Hermione cadde dal letto.
-Sono di là, Ron! E c'è anche... Hermione, che
diavolo stai facendo?!-
Un panino in mano e la fronte corrugata, Ginny spostava lo sguardo
dall'uno all'altra, perplessa.
-Cercavo... ehm... mi è caduta una cosa!-
balbettò Hermione schizzando in piedi.
Si riavviò i capelli, col viso in fiamme, mentre Ron fissava
con ostentato interesse l'unghia del proprio pollice.
-Va bene...- disse lentamente Ginny, affatto convinta -Comunque, sono
arrivati mamma, papà e George. Stanno parlando con la
McGranitt,
saranno qui tra pochissimo.-
Ron sollevò il capo di scatto. -C'è anche
George?- domandò, a metà tra il sorpreso e il
contento.
Ginny annuì e sedette.
-Sì- disse, dando un morso al proprio panino -Si era preso
qualche giorno a lavoro, e così ne ha approfittato!-
Ron annuì, grattandosi il capo.
Poi lanciò uno sguardo a Hermione, che raccoglieva le
proprie cose in fretta.
-Vai via?- le domandò deluso, guardandola mettersi la borsa
in spalla.
Hermione annuì. -Raggiungo Harry- spiegò -i tuoi
sono qui, e penso che abbiate bisogno di stare un po' tra voi.-
Fece un sorriso e lo salutò con la mano.
-Riposa, Ron. Vedrai che domani starai bene e ti dimetteranno.
Buonanotte!-
-'Notte, Hermione- disse lui, guardandola andare via -...e domani
finiamo quella cosa lasciata in sospeso!- le urlò dietro.
Lei arrossì e sorrise, e ringraziò il cielo che
lui non potesse vederla.
-...E il braccio ti fa male? Hai proprio un brutto segno qui... Stai
prendendo le medicine? Che cosa ti stanno dando?-
Ron sospirò.
La sua famiglia era arrivata da nemmeno un'ora e già la
signora Weasley stava dando il meglio di sé.
Continuava a girare per l'infermeria, aprendo mobiletti e cercando
medicinali; aveva già cambiato la bendatura alla mano di Ron
per
due volte; aveva tirato fuori dalla borsa pacchi e pacchetti pieni di
dolci e sformati; e, naturalmente, si era beccata più di
un'occhiataccia e di un rimprovero da Madama Chips.
-Mamma, sto bene!- borbottò Ron divincolandosi per sfuggire
al
suo ennesimo bacio lacrimoso -Devo solo riposare, tutto qua!-
Lanciò uno sguardo implorante a suo padre, a Ginny e a
George, che dalle loro sedie assistevano alla scena, impotenti.
-Molly, cara- tentò il signor Weasley -Forse dovresti
lasciarlo
respirare. Mi sembra che sia in via di ripresa, non trovi?-
La signora Weasley lanciò uno sguardo di rimprovero al
marito.
-Ripresa?!- esclamò -Ma Arthur, non vedi com'è
sciupato? Gli si vedono le ossa degli zigomi, addirittura!-
-Gli zigomi si vedono sul viso di ogni essere umano!- sbottò
Ron
esasperato -Sto bene, e adesso per piacere mettiti seduta, mi stai
facendo girare la testa!-
La signora Weasley esitò per un momento, una grossa
bottiglia di tonico in mano.
Poi, con estrema riluttanza, sedette tra il marito e George.
-Allora, fratellino!- esclamò quest'ultimo, allungandosi ad
afferrare uno dei biscotti della madre -Ho sentito che ti sei ammaccato
per bene, ma che sei stato il primo a concludere la prova!-
Sistemandosi meglio sui cuscini, Ron annuì.
-Già- confermò -ma penso di essere stato l'unico
ad essere finito in infermeria...-
-Non proprio- intervenne Ginny -in Sala Grande ho incontrato Eddie
Merlott di Corvonero, e mi ha detto che anche Jaqueline e Krum erano
ridotti piuttosto male. Sembra che li stiano medicando nella nave e
nella carrozza.-
Ron batté le palpebre, stupito.
-Davvero?- domandò -E come mai? Che cosa gli è
successo?-
-Non ne ho idea- ammise Ginny, scuotendo il capo -Ma non penso sia
nulla di grave. Probabilmente sono semplicemente scossi per quello
che... che... hanno visto lì dentro.-
Lanciò a Ron uno sguardo eloquente e si fissarono per
qualche istante, nervosi.
Poi la signora Weasley ruppe il silenzio.
-Oh, insomma!- esclamò contrariata -Si può sapere
che
diamine è successo durante questa prova?! Mio figlio finisce
in
infermeria, avrò il diritto di sapere perchè?!-
Fissò Ron con gli occhi ridotti a due fessure, in attesa.
Il ragazzo deglutì.
-Be'- iniziò -abbiamo affrontato un Erumpent, e...-
-Un Erumpent?!- intervenne George, ammirato -Per le mutande di Merlino!
Era grosso?!-
-Enorme!- confermò Ginny con enfasi -E ha schiacciato Ron
contro una parete!-
La signora Weasley trattenne il fiato; George spalancò gli
occhi, incredulo; il signor Weasley, invece, si tolse gli occhiali.
-Accidenti!- esclamò, pulendo le lenti sul mantello da
viaggio
-Ti è andata fin troppo bene allora, eh figliolo? Diversi
maghi
che hanno avuto a che fare con un Erumpent dopo non hanno potuto
raccontarlo!-
-Ehm, già- disse Ron a disagio -e poi...-
-Questo è inaudito!- sbottò la signora Weasley
-Delle
prove del genere! Sono solo dei ragazzi! Ma cosa gli è
saltato
in mente?!-
-E' il torneo Tremaghi, cara- sospirò Arthur -DEVONO essere
prove difficili.-
Molly si alzò, le braccia incrociate al petto.
-Difficili è un conto, rischiose è un altro!-
sentenziò -Non ne hanno avuto abbastanza della guerra?!
Cos'è, vogliono altri morti?!-
Il resto della famiglia ammutolì.
Ron, il cuore in gola, osservava la madre che si infuriava sempre di
più.
-E TU!- sbraitò lei, puntandogli un dito contro e facendolo
trasalire -Dovevi partecipare per forza, non è vero,
Ronald?!
Come ti è saltato in mente, di metterti a fare
così
l'eroe?!-
-Mamma, calmati- bisbigliò Ron, basito -Mi sembri Hermione!-
-Ottimo!!!- continuò lei, rossa in viso -Significa che
quella
ragazza ha un minimo di sale in zucca! E' pericoloso, Ronald! P e r i c
o l o s o! Perché devi rischiartela in questo modo?! Devi
per
forza farmi stare in apprensione giorno e notte, vero?-
Ron deglutì a fatica.
-Mamma...- mormorò -Io non...-
Stava cercando qualcosa da dire con scarsi risultati. Ma in quel
momento, la signora Weasley scoppiò a piangere.
-Molly!- esclamò il marito allarmato, alzandosi per cingerle
le spalle con un braccio -Ora calmati, cara, va tutto bene!-
Ron, Ginny e George si guardarono a disagio, mentre il padre faceva
sedere la signora Weasley.
-Oh, Ron!- esclamò tra le lacrime -Scusami caro! E' che...
è che...-
Dovette interrompersi, in preda ai singhiozzi, tentendo di riprendere
fiato.
-Va tutto bene, mamma- disse Ron, allarmato -Non preoccuparti, capisco
che tu sia in apprensione.-
La signora Weasley si soffiò rumorosamente il naso, mentre
Ginny le carezzava un braccio.
-Sì- prese a farfugliare -e a volte esagero un po', lo so...
ma
v-voi siete la mia famiglia, e io... la guerra... da quando Fred se
n'è a-andato...-
Scoppiò di nuovo in singhiozzi, e Ron sentì il
cuore sprofondargli da qualche parte.
Con la gola secca guardò la sua famiglia.
Guardò sua madre, disperata al ricordo del figlio morto,
disperata al pensiero di perdere gli altri;
guardò suo padre, il volto segnato, le braccia strette
attorno alla moglie, a darle forza e a riceverne;
guardò Ginny, il viso teso, che a sua volta lo stava
osservando con apprensione;
guardò George, il George che si sforzava ancora di
scherzare, ma
che da quando aveva perso il suo gemello, la sua metà, aveva
un'ombra incancellabile negli occhi.
Li osservò tutti, ricordando il terrore durante la guerra;
quel
terrore che lo aveva attanagliato di nuovo alla vista di Fred dentro
quella grotta.
In quel momento, decise che non avrebbe mai rivelato loro cos'era
successo lì dentro.
Non poteva farlo, sarebbe stato un peso troppo gravoso da sopportare.
E preferiva sopportarlo da solo, combatterlo da solo piuttosto che
coinvolgere, e sconvolgere, la sua famiglia.
-Mamma- esclamò, allungandosi a sfiorarle una gamba -ti
promettò che andrà tutto bene. Devi fidarti di
me,
starò attento. Te lo prometto.-
La signora Weasley lo osservò, gli occhi lacrimosi.
Poi fece un profondo sospiro, si alzò in piedi e strinse il
marito e i figli in un abbraccio collettivo stritolante.
Rimasero per un po' così, in silenzio, stretti gli uni agli
altri, ognuno perso nei propri pensieri, ognuno desideroso di dare e
ricevere conforto.
Quando sciolsero l'abbraccio, Ron si sentì più
stanco e depresso che mai.
-Sarete molto stanchi- disse con voce roca -Forse è meglio
che
andiate a riposare, così domattina possiamo passare ancora
un
po' di tempo insieme...-
George gli si avvicinò, un mezzo sorriso stampato sul volto.
-Tranquillo, Ronnuccio- bisbigliò -Te li porto via io,
così puoi dormire.-
Si augurarono la buonanotte, e Ron lasciò che la madre gli
stampasse un bacio sulla fronte.
Non appena li vide sparire oltre la soglia della porta, si
rannicchiò sotto le coperte e se le tirò fin
sopra la
testa.
Con un sospiro si lasciò andare al torpore, felice di
sfuggire a tutte le emozioni che gli montavano dentro.
Per quel giorno, ne aveva decisamente avute abbastanza.
*
Nei giorni seguenti, Hermione non ebbe modo di restare da sola con Ron.
Voleva assolutamente chiarire la situazione una volta per tutte, capire
le intenzioni di Ron ed esporgli le proprie; ma decisamente il fato non
sembrava dalla sua parte.
Dal momento in cui il ragazzo venne dimesso dall'infermeria fu
continuamente circondato da sciami di persone assillanti.
Per un paio di giorni passò tutto il tempo a sua
disposizione
con la famiglia, ed Hermione non ebbe cuore di intromettersi in quella
situazione; poi fu la volta degli insegnanti e dei giudici, che
dovettero raccogliere un resoconto dettagliato della prova, e dei
compagni curiosi che volevano sapere tutto sul Erumpent e sulla
grotta; toccò poi a giornalisti, che volevano assicurarsi la
prima pagina con un'intervista esclusiva ai campioni da allegare alle
foto che avevano scattato durante la seconda prova.
Così tra le lezioni, lo studio e la calca continua attorno a
Ron, la ragazza lo vide pochissimo, e nei momenti in cui riusciva ad
incrociarlo lui sembrava sempre schivo ed esausto.
-Credi che Ron mi stia evitando?- chiese una sera a Ginny, mentre tutti
i Grifondoro dell'ultimo anno erano riuniti sulla torre di Astronomia
per una impegnativa lezione della professoressa Sinistra.
Continuando a scribacchiare sulla propria mappa stellare, Ginny
aggrottò la fronte.
-Evitando?- ripeté sottovoce -Non mi pare,
perché?-
Hermione sospirò e lanciò un'occhiata rapida a
Ron,
intento a scrutare nel proprio telescopio, a qualche postazione da lei.
-Non saprei- bisbigliò -E' che in questi giorni è
stato
molto impegnato, e avevamo una conversazione in sospeso, non vorrei
che...-
Fu interrotta dal suono improvviso della campanella, che la fece
sussultare.
Ginny ridacchiò e si alzò in piedi, radunando le
proprie
cose. -Secondo me ti preoccupi troppo!- disse -Riprendila tu la
conversazione, no?-
-Cosa?!- esclamò Hermione incredula, cercando di sovrastare
il
rumore degli sgabelli trascinati sul pavimento e il chiacchiericcio dei
compagni -Niente affatto! Sarebbe così... insomma...-
Ma arrossì, e non terminò la frase.
-Medita, ragazza!- disse Ginny con un sorriso -E soprattutto, sbrigati
a rientrare, qui fuori ti verrà un colpo!-
Afferrò la borsa, si riavviò i capelli e si
allontanò.
Hermione rimase imbambolata per qualche istante, la mappa stellare
sulle ginocchia, i libri sparsi attorno ai piedi.
Poi si rese conto che quasi tutti i compagni erano rientrati, e che lei
era l'unica ancora seduta.
-Granger?- chiamò l'insegnante dalla soglia della porta
-Cos'è, hai deciso di prendere residenza sulla torre?-
Avvampando, Hermione scattò in piedi e si
affrettò a riporre tutto il materiale nella borsa.
-No, professoressa!- squittì -Arrivo! Mi lasci soltanto...-
-Non metterci troppo- sospirò la Sinistra alzando gli occhi
al cielo -e quando rientri chiudi per bene la porta!-
Scese le scale col resto della classe, ed Hermione raccolse gli ultimi
libri e la piuma, riponendoli.
Lanciò uno sguardo al parco buio e alla luna parzialmente
coperta dalle nuvole, e pensò a quanto il panorama fosse
bello
ma anche vagamente inquietante.
Poi si voltò per andare via, e per poco non le venne un
colpo: Ron era lì davanti a lei, la borsa in spalla, un
mezzo sorriso stampato sul viso.
-Ronald!- esclamò con voce acuta, portando una mano al petto
-Per l'amor del cielo, vuoi farmi venire un infarto?!-
Col battito accelerato per lo spavento, osservò il ragazzo
inarcare le sopracciglia.
-Scusami!- disse lui alzando le spalle -Volevo solo... ecco... ti stavo
aspettando.-
Hermione prese un profondo respiro per calmarsi; Ron la osservava in
silenzio, a metà tra l'impacciato e il divertito.
-D'accordo...- disse quando ebbe ripreso il controllo completo -Mi
stavi aspettando... be', grazie!-
Tossicchiò, in attesa, iniziando a sentirsi in imbarazzo:
Ron continuava a fissarla senza parlare.
-Ehm... vogliamo andare, allora?- tentò lei.
-Lo sai che quasi tutte le stelle di Orione hanno per nome un numero,
ad eccezione di Rigel e un altro paio?- replicò lui.
Hermione inarcò le sopracciglia, sorpresa.
-Le...le stelle di Orione?- domandò battendo le palpebre.
Ron annuì.
-Ho imparato tutti i nomi a memoria- esclamò -e so anche
trovartele in cielo. Ecco, vedi, quella è Betelgeuse...-
Confusa, Hermione spalancò la bocca.
Era stordita, e non sapeva cosa dire o come comportarsi.
Per qualche istante osservò Ron indicare la volta celeste ed
elencare i nomi di decine di stelle, spavaldo e sicuro di sé.
Dovette deglutire parecchie volte per recuperare l'uso della parola.
-Aspetta...- gracchiò -aspetta Ron, che diamine... che cosa
significa tutto questo?!-
Lo fissò, turbata. Non riusciva proprio a capire. Il vento
freddo le gettò indietro i capelli.
Ron tacque ed abbassò lo sguardo su di lei, facendosi
improvvisamente serio.
-Ti ricordi quando abbiamo studiato Orione?- domandò
lentamente, il mantello gonfio d'aria.
Hermione annuì appena.
-Non riuscivo ad imparare i nomi delle stelle più
importanti-
continuò lui -e tu ti sei spazientita, hai chiuso il libro e
mi
hai detto che non c'era speranza. Che non le avrei mai imparate.-
Fece una pausa, osservandosi le mani.
Hermione attese in silenzio.
-Be'- continuò lui -invece le ho imparate. Le ho imparate
tutte
quante. Per dimostrarti che, se mi impegno, posso riuscire in qualsiasi
cosa.-
-Oh, Ron- sospirò Hermione -ma lo so benissimo! Non c'era
bisogno che tu...-
-Hermione- la interruppe lui -se mi impegno, posso riuscire in
qualsiasi cosa. E posso riuscire anche a... a far funzionare le cose
tra noi due, se tu vorrai.-
Anche al buio, le orecchie gli divennero chiaramente rosse.
Hermione era sconcertata.
Rimase lì impalata e lasciò che Ron si
avvicinasse e le prendesse la mano, impacciato.
-Voglio tornare con te- mormorò lui guardandola dritto negli
occhi -Voglio tornare con te, e non lasciarti più andare.-
Lei sentì il cuore gonfiarsi.
Guardò il viso di Ron, spaventato e speranzoso. E si rese
conto
che avrebbe potuto, avrebbe voluto, fissarlo per ore ed ore, senza fare
altro.
Cercò qualcosa da dire, c'erano così tante cose
che voleva dirgli.
Ma non ci riuscì.
Lo fissò solamente, gli occhi spalancati, e
riuscì a sussurrare appena un -Sì.-
E poi Ron la baciò.
E fu il bacio più dolce, più delicato che le
avesse mai dato.
Entrambi tremarono forte, e non certo per il vento.
Ron la sfiorava appena con le mani, quasi fosse fatta di cristallo,
quasi avesse paura che potesse rompersi.
La carezzava e la stringeva come si fa con un oggetto prezioso, con
qualcosa di così importante e bello da credere a stento che
ci
appartenga.
Ed era proprio così che si sentiva Hermione in quel momento:
preziosa, importante, fragile, indispensabile.
Era questo il grande potere di Ron.
Di farla sentire la persona migliore che esistesse al mondo.
E mentre lo baciava sotto il cielo stellato, Hermione ebbe l'ennesima
conferma che, invece, la persona migliore del mondo era proprio
lì davanti a lei.
E le stava sussurrando in un orecchio 'Bentornata'.
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*Se non ricordate questa citazione, date uno sguardo al capitolo 2 ;)
Bene. Saaalve :)
Che ne dite, non sarò stata un po' troppo melensa e
sdolcinata in questo capitolo?
Lo sono stata abbastanza da farmi perdonare mesi di sofferenze, di
'NOOO!' e di attese? :)
Spero proprio di sì.
Be', non ho molto da aggiungere, se non che il fatto che i miei
piccioncini sono finalmente tornati insieme mi riempie di gioia almeno
quanto voi :3
Vi ringrazio di cuore come sempre per tutti i vostri preziosissimi
pareri, e attendo le opinioni per questo capitolo tutto zucchero :)
Vi sbaciucchio tanto tanto.
A presto!
Miza.
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