Game, set and match di Mameofan (/viewuser.php?uid=113952)
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Ok sono tornata. Mi sono stufata di leggere e basta. Ho in testa questa storia da un po' ma mai il tempo di scrivere. Premetto che sarà difficile che aggiorni così velocemente come la serie precedente ma cercherò di non far passare tanto tempo tra un capitolo all'altro. Ah, un ultimo avveritimento: questo primo capitolo è scritto in terza persona ma resterà isolato. Spero che vi soddisfi. Alla prossima.
Il dritto lungolinea e la pallina che batte esattamente
all’incrocio delle righe.
Lo stadio che esplode.
Una ragazza con le braccia al cielo cade sulle ginocchia lanciando un
grido di gioia.
Dall’altra parte della rete, la sua avversaria china la testa
sconfitta.
Cambia da qui, da questo momento magico, la vita di Vittoria Galenda,
la nuova numero uno delle classifiche WTA del tennis mondiale.
Un paio di lacrime di commozione scendono impercettibili dal suo viso
mischiandosi al sudore mentre con una leggera corsa raggiunge la sua
avversaria per stringerle la mano.
Ha vinto. Ha vinto con tanto merito demolendo ad ogni incontro
l’avversaria di turno senza mai lasciarle neanche per un solo
secondo, la sensazione di potercela fare.
Un saluto all’arbitro di sedia e poi ancora quelle braccia al
cielo per godersi ogni singolo istante di quel risultato tanto
inseguito, figlio di lunghe giornate passate ad allenarsi, a stringere
i denti.. a scolpire come pietra il suo fisico per la battaglia.
Applausi. Applausi. Ancora applausi.
E poi finalmente un sorriso, il primo di quelle due settimane e lo
sguardo che corre veloce verso il suo angolo dove ci sono le persone
che l’hanno aiutata ad arrivare fin qui.
E passa solo un secondo prima che quella terra rossa torni a essere
macinata sotto i suoi piedi per una corsa a perdifiato verso di loro.
Vittoria scavalca con abilità le barriere fino a
raggiungerli ed abbracciarli uno a uno. Una più di tutti.
Ma nessuno fa caso a quell’abbraccio troppo intimo
perché la confusione copre qualsiasi cosa. Perché è troppa la gioia per
l’impresa appena compiuta.
E’ arrivato il momento della premiazione e Vittoria ritorna
sul campo ritornando alla sua panchina.
Un sorso d’acqua, una bustina di sali ed il cambio di
maglietta che fa letteralmente andare in visibilio il pubblico
maschile. Un po’ meno la lei del suo angolo.
Ancora qualche minuto per guardarsi attorno, per cominciare a
realizzare che il difficile è diventato fattibile e che ora
quel fattibile è la realtà.
Sul palco appena montato la sua avversaria riceve il premio di
consolazione ammettendo subito la netta superiorità di
Vittoria.
“… she is very strong. Today is
unplayable.”
Sul viso dell’italiana appare un sorriso genuino. Non succede
tutti i giorni nello sport che un tuo avversario ammetta in modo
così palese la sconfitta, men che meno da una come Petra
Glitkova.
Arriva il suo turno. Vittoria sale sul palco e si gira applaudendo la
sua gente, quella che per essere qui ha fatto migliaia di km solo per
vederla giocare. E vincere.
Riceve il premio con le mani tremanti, prima di portarlo
all’altezza delle sue labbra per sentirlo.. gustarlo e poi
su, in alto nel cielo per mostrare al mondo tutta la sua forza.
Ne ha alzati già altri nove di quei trofei ma le emozioni
sono sempre le stesse, la medesima fottuta sensazione di
invincibilità.
Questi sono i momenti per cui ha vissuto finora, per cui ha rinunciato
alle “cose delle adolescenti” per passare il tempo
fra quei macchinari infernali della palestra del circolo.
Perchè se voleva arrivare li, doveva accrescere i muscoli e
spingerli oltre il loro limite, li dove nessuna tennista si era mai
spinta.
Senza dimenticare le ore sul campo a provare e riprovare milioni di
volte prima il dritto, poi il rovescio, il servizio. E poi ricominciare
di nuovo tutto da capo.
In quegli anni tutti quei sacrifici si stavano rapidamente ripagando
trofeo dopo trofeo.
Ancora un sorriso, uno di quelli fanciulleschi mentre i fotografi
scattano in continuazione foto ad ogni suo singolo gesto.
E poi arriva l’intervista e finalmente quei pensieri possono
diventare parole.
- Vittoria come ti senti?-
Lei sorride ancora prima di rispondere:
- Wow. Mi sento wow direi. E’ qualcosa di magnifico essere
qui in questo campo meraviglioso e tenere stretto questo trofeo per la
quarta volta consecutiva. Ancora non riesco a crederci..-
- E’ il decimo slam della tua carriera e sei ancora giovane..
di questo passo il record di 24 slam in singolare vinti di Margaret
Court non sembra così impossibile.-
- Non mi interessano ne i record ne i numeri. Tutto quello che so
è che da martedì lavorerò sodo per
prepararmi al meglio per la stagione sull’erba che si
chiuderà con Wimbledon. E prima che mi dimentichi volevo
ringraziare Petra per le belle parole. E’ una degna
avversaria.-
- Senti… a chi vuoi dedicare questa vittoria?-
- Alla mia famiglia e alle persone che siedono nel mio angolo
perché senza il loro aiuto non sarei qui. Grazie di cuore.-
-Ah- aggiunge subito dopo – naturalmente anche a me stessa.-
risponde sicura ritrovando quel po’ di arroganza e
egocentrismo tipo del suo carattere.
Vittoria si allontana. L’intervista è durata anche
fin troppo per suoi gusti, proprio lei che alle parole preferisce
esclusivamente i fatti.
I fotografi scattano ancora qualche foto mentre ritira le sue cose
nella borsa ed esce dal campo Philippe-Chatrier fra gli applausi.
Ora è sola mentre percorre quei corridoi che la porteranno
negli spogliatoi per la meritata doccia.
Petra, la sua avversaria, è li con lei e per fortuna
dell’italiana non ha nessuna intenzione di spiccicare parola.
La fuori si sono portate grande rispetto come vuole il protocollo ma la
loro rivalità è molto accesa e non
finirà di certo oggi.
La russa si cambia velocemente mentre Vittoria rimane in contemplazione
del trofeo. Lo sa benissimo che fra poco, dopo le foto di rito e tutte
quelle cazzate pubblicitarie dovrà lasciarlo qui
un’altra volta.
Le sue dita lo accarezzano dolcemente come ad imprimere quella
sensazione per sempre. Farà male andarsene senza di lui
nella borsa ma tornerà per coccolarselo ancora il prossimo
anno.
Vittoria non ha lavorato così duro per accontentarsi di
così pochi slam. O no.. nel suo vocabolario quella parola
neanche esiste.
Ora che è la numero 1 al mondo non si lascerà
frenare da niente e da nessuno. Se prima si allenava 10 ore al giorno,
queste diventeranno 11 fino ad arrivare ad essere perfetta, fino a
diventare la numero uno di tutti i tempi. Riscrivere la storia di
questo sport, questo si che c’è nel suo
vocabolario.
La ragazza posa il trofeo sul tavolo di fronte a lei mentre inizia a
svestirsi per la meritata doccia.
E’ solo con l’intimo addosso quando bussano alla
porta.
- Chi è?-
- Vic sono io, apri.- le risponde una voce famigliare
dall’altra parte.
- Un attimo-
Vittoria si toglie l’intimo rimanendo nuda e coprendosi con
un asciugamano solo la vita. L’aveva sempre trovato sexy per
una donna portare in quel modo così maschile quel pezzo di
stoffa.
Apre la porta ed una ragazza bionda non più alta di un metro
e 60 entra in quella stanza avvinghiandosi immediatamente al suo collo.
- No..aspetta- reagisce allontanandola e chiudendo finalmente la porta.
- Amore hai vinto. Di nuovo!- esclama la ragazza battendo le mani
emozionata, senza lasciarsi condizionare dalla freddezza della
compagna. Ormai è una scena che si ripete tutte le volte.
- Ele abbassa la voce, cristo!- le urla fra i denti fermando le sue
mani – Quante volte ti ho detto di… controllarti!-
- Sono troppo emozionata – le risponde Elena non perdendo il
sorriso – e tanto tanto orgogliosa di te-
Elena le prende la mano stringendola forte fra le sue mentre Vittoria
sembra abbandonarsi a quella dolce carezza.
La tennista si riscuote togliendo la mano e ritornando vicino alla sua
borsa preparandosi per la doccia.
- Come hai fatto ad entrare?-
- Come tutte le altre volte- le risponde facendole
l’occhiolino.
Vittoria sospira accennando finalmente un piccolo sorriso e poi
girandosi dando così le spalle alla compagna.
- Va bene...resta-
- Grazie Vic!- le risponde Elena avvicinandosi alle spalle e
circondando la vita dell’altra ragazza con le sue braccia.
- Ele…-
- Lo so, niente gesti inopportuni fuori dalle nostre quattro mura ma
è un’occasione speciale oggi… Tesoro
hai vinto il tuo decimo slam! E ne vincerai ancora tantissimi!-
La ragazza bacia la spalla nuda della fidanzata lasciando la presa,
senza smettere di parlare:
- … e sai la cosa bella? In Italia, in tv ed in radio e sul
web di tutto il mondo non si fa altro che parlare di te e del tuo 6-0,
6-1 con cui hai demolito quella Petra…-
- Ele-
- …molti dicono che dovresti iscriverti al torneo maschile e
sono certa che vinceresti anche li…-
- Tesoro-
- …altro che Nadal, Djokovic ecc ecc faresti il sedere anche
a loro…-
Dopo due tentativi andati miseramente a vuoto per fermare il monologo
della sua ragazza, Vittoria era dovuta ricorrere all’unico
modo infallibile che fermasse quello sproloquio.
Le sue labbra si erano inesorabilmente appiccicate a quelle di Elena e,
anche a risultato raggiunto, non volevano saperne di staccarsi.
- Non avevi appena detto niente gesti inopportuni?- sussurra Elena
sorridendo, ancora con gli occhi chiusi quando il tornare a respirare
era diventato necessario.
- Si ma questo è l’unico modo che conosco per
farti zittire quando parti in quarta con i tuoi ragionamenti.-
- Allora non mi ascoltavi!- le risponde fintamente offesa la compagna
allontanandosi da lei.
- Certo che no!- ironizza Vittoria facendole una carezza.
Elena sospira pesantemente accomodandosi su una panca dello spogliatoio
mentre con lo sguardo segue i movimenti della fidanzata sotto la doccia.
Passata un po’ l’euforia sanno entrambe
che da un momento all’altro Elena riaprirà quel
cassetto.
Vittoria ha talmente paura di ritoccare quel discorso che neanche il
getto di acqua bollente riesce a farla rilassare.
La conosce fin troppo bene la sua fidanzata e non perderà
altro tempo nel metterla alle strette.
Ma cosa può fare? Non è ancora pronta,
onestamente forse non lo sarà mai ma non può
vivere senza di lei ed il suo amore.
Ma perché era così dannatamente brava a colpire
una pallina? Chi lo sarebbe aspettato che a distanza di soli tre anni
dal primo trionfo e dalla promessa ne avrebbe vinto altri 9
di slam..
Eppure quando le ha chiesto di accantonarlo fino a quel traguardo
pensava di avere molto più tempo. Sospira cercando di
inutilmente di tranquillizzarsi.
Doveva cercare ancora di rimandare, ancora un altro giorno almeno.
Vittoria esce dalla doccia lanciando uno sguardo verso Elena che si sta
torturando le mani dal nervosismo. Dannazione.
- Vic- sussurra Elena abbassando le sguardo per trovare le parole
giuste.
- So cosa mi vuoi dire- le risponde immediatamente Vittoria cominciando
a rivestirsi.- parleremo ma possiamo rimandare a domani?-
- Perché?-
- Perché non mi sembra il luogo adatto per parlarne.
Soprattutto adesso che mi stanno aspettando in sala stampa-
- Ti do ragione… ma perdi un solo secondo per dirmi se
manterrai la tua promessa o no.-
- Non è così semplice..-
- Non è così semplice?- le risponde di rimando
Elena alzando la voce sconvolta-
- Elena ti prego non urlare…-
- Ora capisco. Visto? Abbiamo risolto immediatamente: non hai nessuna
intenzione di mantenere la promessa che mi hai fatto due anni e mezzo
fa.. la tua unica preoccupazione è non perdere nulla. Beh,
ti risparmio la fatica. Me ne vado.-
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