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Alzò lo
sguardo verso le nuvole pesanti, plumbee, che disseminavano la volta
del cielo. Le grigie punte dei palazzi affollavano
l’orizzonte piatto, mentre volute di fumo si alzavano qua e
là dalle fabbriche di carbone.
La finestra che dava
sulla strada era sporca, macchiata di unto e spaccata ai margini. Uno
spesso strato di polvere era posato sulle cose che lo circondavano, e
numerose ragnatele costellavano il soffitto.
Si grattò
la barba sfatta e si alzò, solo per vagare inutilmente per
la stanza stretta e buia.
“Of
all the people to go over to the Dark Side, Sirius Black was
the last I’d have thought…”
A fatica,
varcò la soglia dell’aula in cui avrebbe tenuto
lezione per l’intera mattinata. Si passò il dorso
della mano sulla fronte imperlata di piccole gocce di sudore, sudore
freddo.
Posò la
valigetta sfondata sulla scrivania bella, elegante, e si
lasciò cadere con un sospiro sulla poltrona
morbida che pareva quasi chiamarlo. Le ginocchia tremavano e
gli facevano male, ma a dire il vero non solo loro –tutte le
articolazioni gli dolevano. Era così, da sempre e per sempre.
“An
odd shiver passed over Remus’ face - But I won't deny that I
am a werewolf"
Procedette lungo il
corridoio con il lungo mantello nero che svolazzava alle sue spalle,
donandogli un aspetto tetro e terrificante. Passava fra gli studenti
che lo osservavano di sottecchi con espressione piena di quieto
disprezzo, e gli sorse il pensiero che nulla, nulla, era cambiato dal
passato.
Ora come allora, le
persone vedevano ciò che volevano vedere. Disgustato dalla
debolezza che gli era sorta nella mente, spalancò
brutalmente la porta che dava sui suoi alloggi e la richiuse con
violenza dietro di sé.
"DON'T -"
screamed Snape, and his face was suddenly demented, inhuman -"CALL ME
COWARD!"
Spostò
qualche foglia secca con la punta del piede, mentre la calda luce del
tramonto gli riscaldava il viso. Sfregò le punte delle dita,
scoprendole tremendamente fredde, e si avvolse più stretto
nel maglione rattoppato e sfibrato che lo avvolgeva.
La bacchetta che stava
tentando di utilizzare giaceva abbandonata fra i fili d’erba
fresca che andavano sempre più diradandosi man mano che si
avvicinavano alla spiaggia.
L’aria
fresca della sera iniziò a levarsi, scompigliandogli
gentilmente i capelli; come una carezza, una dolce rassicurazione.
Chiuse gli occhi, chiedendosi quando fosse stata l’ultima
volta che aveva beato di un conforto simile.
“Something
gone wrong- said Harry, looking at him – inside me. What if
I’m becoming bad?”
Everyone has a breaking point.
Doveva salvare lui,
niente era più importante.
Agitò la
bacchetta e una sferzata di luci rosse colpirono il Mangiamorte alle
spalle, mandandolo a schiantarsi contro una credenza colma di occhi
umani dall’aspetto inquietante.
Schivò una
maledizione e si lanciò in avanti, verso la cara cugina
svitata. Bellatrix si voltò e ghignò, pronta a
riceverlo.
Doveva salvare lui.
Solo lui.
Dopo poco si
ritrovò a ridere leggero, ubriaco dell’ebbrezza
della battaglia.
Doveva salvare lui.
Lui…
Il mondo si capovolse
e divenne rosso, rosso sangue. Poi, nulla.
“-There's
nothing you can do, Harry... nothing. Sirius is gone"
Colpito alla schiena,
cercò riparo oltre un ammasso di detriti che riconobbe come
i resti della colonna sinistra della Sala Grande. Con il fiato grosso,
spiò attraverso un minuscolo anfratto e strinse
convulsamente la bacchetta nella mano sanguinante.
Un confuso baluginio
violetto lo distrasse, e lo spinse a sporsi ancor di più.
Quasi gli parve che dita invisibili gli afferrassero le budella e le
torcessero in maniera straziante quando riconobbe Ninfadora lanciarsi
all’attacco di Bellatrix Lestrange. E nell’istante
in cui dalla bacchetta della Mangiamorte fuoriuscì un getto
verde, perse completamente il lume della ragione.
-NO!- ebbe appena il
tempo di urlare.
“Lupin
lay peacefully with Tonks, as though they were asleep.”
Strinse debolmente le
pieghe della lunga veste nera che andava sempre più
inzuppandosi di sangue –il suo sangue!- annaspando in cerca
di aria. I contorni delle cose andavano sbiadendo ma, contro ogni
logica razionale, lui era felice. Sentiva che qualcosa, o qualcuno,
stava per sollevare il suo cuore e portarlo lontano, molto lontano,
forse anche oltre le nuvole.
E
all’orizzonte, no, dappertutto, c’era lei,
c’era il verde. L’unica cosa che avesse mai contato
nella sua vita.
“The
hand holding Harry thudded to the floor, and Snape moved no
more”
Sfiorando le cortecce
degli alberi, avanzava nella densa tenebra che avvolgeva la foresta.
Neanche i gufi producevano alcuna sorta di rumore, in quel silenzio
immobile ed artefatto.
Alzò gli
occhi verso la luna, che seppur non piena era perfetta. Limpida,
lucente, perlacea. Sentiva la paura fluire via insieme a tutto il
resto, come l’acqua evapora al calore del sole. Si
rigirò la pietra fra le dita, accarezzandone i bordi lisci e
frastagliati.
“He
saw the mouth move and a flash of green light, and everything was
gone”
La vita è un sogno
dal quale ci si sveglia morendo.
-Virginia Woolf-
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