Sono i
suoi occhi a tenerlo incollato a quell’asfalto, immobile su una strada che fino
a pochi secondi fa stava per essere inghiottita da un tornado. Per i suoi occhi
avrebbe potuto gettarsi dalla montagna più alta, patire le pene dell’inferno e
attraversare una foresta in fiamme, tutto senza un fiato. È per i suoi occhi,
per la passione che mette in ogni cosa che fa, per i suoi bellissimi occhi e
per le sue mani, per il suo affrontare tutto a volto scoperto, come quel
litigio improvviso e improvvisato, su una strada umida, tra i resti della loro bambina.
Sono i
suoi occhi a ferirlo, più della frenata che gli ha fatto sbattere la testa.
Sono i suoi occhi a farlo sentire in colpa, perché se n’è andato e l’ha
lasciata sola, e nessuna persona va mai lasciata sola. Per come la conosce, sa
che quell’espressione vuol dire soltanto una cosa: vattene, Bill, vattene
per la tua strada, come hai già fatto una volta. Vattene e lasciami rimettere
tutto in ordine, smettila di cercare di rimettermi insieme. Stai facendo un
casino.
Sente
le parole sgorgargli da un punto più profondo del cuore, nascosto tra lo
stomaco e i polmoni. Un punto che non sospettava nemmeno di avere, un punto da
cui sente transitare ogni atomo di ossigeno. Sono le parole più sincere della
sua vita, quelle che pronuncia in quegli istanti. E per un istante, dimentica
della radio accesa e del resto della squadra – e di Melissa – in ascolto dal
fondo di quella strada. È come se ci fossero soltanto loro due, lì su
quell’asfalto cosparso di pioggia, sfere di alluminio, lacrime e astio.
È come
essere di nuovo in due, come un tempo. Ed è come avere di nuovo bisogno
soltanto dei suoi occhi, e della sua bocca, e dei suoi baci e del suo amore.
E se il
tornado non riprendesse vigore proprio in quell’istante – Bill ne è certo –,
non sarebbe così strano riprendere così, con un “ti amo” soffocato da un bacio.
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parole.]