ok
Prima parte di un
evento epocale … la prossima One-Shot presto in arrivo!
Spero vi piaccia! Buona
lettura =)
Di mobili e di rose
Castle
sbuffò per la sesta volta in pochi minuti .
Non
era da lui quel comportamento agitato ed impaziente .
Beckett
lo squadrò con la coda dell’occhio, poi tornò a seguire la strada prima di
perdersi lungo le intricate vie di New York.
Castle,
accanto a lei, sbuffò ancora e sgranò gli occhi immergendosi nella lettura di
un messaggio: aveva il naso praticamente appiccicato allo schermo dell’ I-Phone.
<<
Questa volta mia madre mi sente ! Non può farmi una cosa del genere! >>
bofonchiò muovendo le dita velocemente sullo schermo .
Beckett
non gli domandò nulla preferendo
concentrarsi sulla strada da seguire e sul traffico da sfuggire e evitare così di
intromettersi nelle faccende madre-figlio che sicuramente le avrebbero portato
solo un gran mal di testa.
<<
Ah questa volta giuro che mi sente! Altro che vitto e alloggio ! Andrà a
dormire nel suo teatro se continua così!! >>
La
detective fermò bruscamente l’auto in prossimità di un ufficio di spedizioni
nel centro di Manhattan . Prese un respiro profondo tamburellando con le dita
sul volante , infastidendo solo sé stessa << non vorrei disturbarti, ma
siamo arrivati >> gli comunicò con tono teatrale .
Castle
si guardò attorno spaesato e alla fine annuì << meno male o avrei
spaccato il telefono! >>
<<
Rick! Potresti concentrarti sul caso che tu mi hai espressamente chiesto di
poter seguire? Martha è Martha e non credo che tu la possa cambiare con un paio
di messaggi isterici >>
Castle
la fissò sconvolto, come avesse appena detto un’eresia. Quello sguardo la
intimorì tanto da farla pentire di aver parlato e ciò non accadeva mai.
<<
non l’hai detto davvero >> sbottò voltandosi completamente verso di lei
la quale ricambiò lo sguardo, spiazzata << questa donna mi sta portando
al manicomio Kate! Al manicomio ! >> esclamò additando l’I Phone
innocente << Le ho chiesto un piccolo ed insignificante favore questa
mattina : prendi l’assegno e vai al mobilificio a saldare il conto! Vuoi sapere
adesso dov’è? >> non attese risposta << da Louis Vuitton a
comprarsi scarpe su scarpe fingendo di non aver capito che quei soldi non erano
l’assegno mensile destinato a lei ! Ora lei mi sta dicendo che sistemerà tutto
e sai questo cosa significa ?- paralizzata e anche mezza sconvolta, Kate,
scosse la testa –che la stanza non sarà mai pronta entro dopodomani e
soprattutto in tempo >> quando smise di sbraitare aveva il fiato corto e
le guancie rosse dalla rabbia funesta.
Kate
prese coraggio e toccò la sua mano tremante ed agitata.
<<
Rick, io credo che tu stia esagerando, giusto un pochino >> disse con una
smorfia .
<<
esagerando! >> enfatizzò << io?! Io non esagero mai! Kate, mancano
esattamente quindici giorni! Quindici! Hai idea di quanto sia in ritardo? il
letto non è stato portato e nemmeno le sedie e il divano che tanto ti piaceva e
le tende e lei va a comprarsi le scarpe ! >> esalò un respiro esagerato
riprendendo la sua arringa << il mio preciso compito è assicurarmi che
vada tutto bene che tu sia felice e che eviti gli stress … >>
<<
in questo momento sono stressata
>> puntualizzò lanciandogli un’occhiata truce .
<<
ecco! >> disse concitato << adesso glielo rinfaccio! >> e
riprese a messaggiare con più enfasi di prima maledicendo il T9 e chi lo aveva
inventato. Beckett alzò gli occhi al
cielo e, con un gesto rapido, afferrò il
suo cellulare sequestrandoglielo .
<<
questo lo requisisco come prova >>
<<
prova di cosa? >>
<<
della tua pazzia! >> si prese la testa fra le mani e abbassò i toni,
calmandosi.
<<
Rick, io credo che tu abbia preso questa storia un po’ troppo sul drammatico
>>
<<
infatti è una situazione drammatica! Una catastrofe ! >>
<<
no! Non lo è! >> asserì cercando di essere il più convincente possibile
in modo che si calmasse definitivamente << entro domani la stanza sarà
dipinta e oggi stesso andrai tu al mobilificio >>
<<
ma è una questione di principio ! Voglio che tutto sia perfetto e mia madre ha
appena distrutto il mio sogno di perfezione per te! >>
<<
ma è tutto perfetto Rick! Ogni cosa è perfetta >> sorrise incredula dal
dover di nuovo ribadirgli i lo stesso concetto di ogni giorno: lei era felice .
Gli prese le mani incentivando il sorriso << siamo insieme, la bambina
sta bene e Alexis starà con noi per un mese intero … il resto , i mobili, non
sono importanti >> Castle abbassò lo sguardo respirando quel fiato che
per un po’ gli era mancato e posò gli occhi sul pancione di Kate rabbuiandosi
<< che c’è? >> sussurrò accarezzandogli il viso .
<<
volevo farti una sorpresa con la cameretta pronta e tutto il resto … volevo che
tutto fosse perfetto perché vi meritate la perfezione … e voglio fare tutto ciò
che non avevo fatto per Alexis >>
<<
Rick, tua figlia frequenta la Stanford University, non sembra che tu le abbia
mai fatto mancare qualcosa >> Castle scosse la testa con aria infelice .
<<
Meredith … >> mormorò << avevo paura che se ne andasse, fissata
com’era con la recitazione e Los Angeles
, non si lasciava avvicinare e litigavamo in continuazione e quando è nata Alexis
la stanza non c’era, non c’era niente perché per nove mesi non avevamo fatto
altro che elencare i difetti dell’altro. Io … >>
<<
Non credo che Alexis avesse bisogno di una stanza quando è nata né di vestiti
costosi e nemmeno Johanna ne avrà bisogno … sei un padre perfetto Rick,
apprensivo, agitato e sì, anche isterico, ma perfetto … quindi basta mobili,
tende e tutto il resto >>
<<
ma … >>
<<
ho detto basta ! >> lo afferrò per la camicia baciandolo con irruenza
interrompendo ogni possibile replica << ti amo >> sussurrò <<
e io non ho bisogno d’altro … dormirà nel nostro letto se è questo che ti
preoccupa >>
<<
sarà viziata >>
<<
non importa >> lo allontanò bruscamente << e ora smettila di sentirti in colpa e
prendertela con tua madre e scendi dall’auto che i sospettati non si
interrogano da soli! >> e con cautela gli restituì il cellulare.
Entrarono
nell’edificio e una cinguettante receptionist li accolse con un sorriso.
Ovviamente
il suo sguardo si posò prima sull’uomo, che avanzava con un sorriso ampio, poi
sulla donna che, nonostante la pancia, camminava decisa e rapida.
<<
posso aiutarvi? >>
<<
detective Beckett, stiamo cercando l’avvocato Salinger >> il sorriso sparì
dalle labbra della donna.
<<
oh non c’è, è in viaggio di lavoro >> balbettò << è successo
qualcosa? >>
<<
indagine per omicidio. Dove si trova esattamente il suo capo? >>
<<
A Washington >>
<<
quando è partito? >>
<<
ieri … tornerà questa sera, gli farò presente che avete cercando di contattarlo
>> proprio quello che la detective non voleva: farlo fuggire . In fin dei
conti Salinger era indagato per triplice omicidio.
<<
No. Preferirei che non lo contattasse. Lo aspetteremo all’aeroporto … >>
<<
ma ha fatto qualcosa di male? Il signor Salinger è una persona molto seria ma
buona … mi ha concesso l’aumento
>> continuò pigolante la receptionist cercando di non colpevolizzare il
suo capo.
<<
mi dispiace, ma non posso fornire informazioni sul caso. Grazie dell’aiuto
>> Kate fece un sorriso di circostanza e si voltò con il cellulare già
all’orecchio.
<<
a-arrivederci >> mormorò smarrita la receptionist.
<<
Espo, Salinger è in viaggio … sì, manda
qualcuno ad aspettarlo all’aeroporto … sì … ok richiamami tu >> Castle
intanto la seguiva cercando di starle al passo: anche incinta era comunque più
veloce di lui.
<<
e ora che si fa? >>
<<
aspettiamo … le strade portano tutte a Salinger e ogni vittima è collegata a
lui … >>
Detto
ciò si fermò proprio in prossimità dell’auto quando, all’improvviso, il
cellulare dello scrittore tornò a squillare. Kate alzò gli occhi al cielo ma
non disse nulla mentre rispondeva alterato. Spesso discutere con lui era vano e
l’esperienza l’aveva aiutata a capirlo.
<<
Madre dove accidenti sei adesso? Ma davvero? E con quali soldi? >> sbottò
<< ah certo i miei! Come Alexis è con te? Passamela! Tesoro perché non
hai fermato quella pazza furiosa? Ma sì! No erano i soldi per i mobili! Sì la
ditta di consegne! E’ una questione di principio accidenti! >>
Beckett
sospirò portandosi le mani fra i capelli . Certe volte le sembrava di essere
l’unica sana di mente , insieme ad Alexis, fra quel mondo di pazzi.
Si
appoggiò allo sportello dell’auto cercando di non ridere di Castle e dei suoi
atteggiamenti teatrali, così simili a quelli di Martha, e si stiracchiò lenendo
il male alla schiena che la tormentava da nove mesi.
Poi
d’un tratto qualcosa accadde, qualcosa che non si sarebbe mai aspettata di
provare in quel momento: dolore.
Castle
stava impazzendo. Possibile che sua madre fosse così … fuori di testa?
Era così totalmente preso dalla litigata da
non accorgesi che qualcuno lo stava chiamando.
<<
Rick!! >> urlò una voce dietro di sè .
<<
sì Kate, arrivo! >> disse senza nemmeno guardarla totalmente preso dalla
lite con sua madre.
<<
No! Rick!! Tu … >>
<<
Madre io credo che … Kate, un attimo! Stiamo per sistemare la questione dei
mobili! >>
<<
Rick non è il momento! >> sibilò fra i denti sentendo le gocce di sudore
scivolare via dalla fronte.
Per
la prima volta in vita sua entrò nel panico .
Non
adesso! Non adesso ! Si ripeteva . Si guardò attorno e cercò di ricordarsi cosa
lui gli aveva detto urlare se una situazione del genere si fosse verificata
prima del previsto.
Ma
come poteva ricordarsi con quel dolore …
<< mele? Caffè ? No … ma come accidenti era
quella parole … fragole ? pesche ? Accidenti ! Rick!! >>
<<
Kate non è il momento io … >> d’un tratto Kate si illuminò.
<<
Rose ! Ho detto rose ! Ricordi? >> gridò afferrandogli una manica e
strattonandolo.
<<
Kate … rilassati, lascia a me l’isteria
da futuro genitore e stai tranquilla; e sì le ho spedite le rose a Jenny per il
suo compleanno … >> e tornò a parlare al telefono.
<<
No ! Rick!! Oddio! Quanto sei ... >>
<<
Senti mamma qui c’è un gran caos e … >>
<<
Rick! Maledizione ! Rose!!! >> Castle sgranò gli occhi.
Il
cellulare gli cadde di mano sfracellandosi al suolo; lo scrittore si paralizzò
fissando un negozio di fiori proprio davanti a lui. Si ricordò tutto.
Si
voltò di scatto verso di lei afferrandola per le braccia << l’hai detto
davvero? No perché certe volte l’ho solo immaginato e … hai detto rose? Vero?
L’hai detto? L’hai detto davvero? >>
<<
Sì Rick, l’ho detto! >>sbottò stringendo i pugni per non assecondare
l’impulso di picchiarlo.
<<
Oddio è fantastico !! Ha detto rose! >> gridò euforico puntando un
passante ilquale accelerò il passo credendo di sfuggire ad un matto.
Ma
poi, d’un tratto Rick smise di sorridere ritrovandosi catapultato nella realtà
molto trafficata di New York.
<<
cosa!! C-come ? A-adesso? >>
<<
sì adesso >> sibilò stritolandogli una mano.
<<
ma io … ma tu … >>
<<
dimmi che il tuo fantastico piano delle rose aveva un seguito >> disse
lei fra i denti e dovette fare i conti con l’indecisione di Castle.
<<
veramente io … credevo che sarebbe successo fra … un po’ … ho preparato la
borsa a casa >>
<<
perfetto >> ringhiò cercando di respirare regolarmente per non sentire
troppo dolore.
<<
prendi le chiavi ! Sono nella tasca dei jeans >> disse risoluta.
<<
chiavi? >>
<<
sì, dell’auto!! >>
<<
e … poi ? >> balbettò fissandole con aria smarrita.
<<
guidi!! >>
<<
davvero? >>
<<
sì, così posso essere libera di ucciderti!
Muoviti! >> strillò e finalmente lo scrittore si riprese aiutandola a
sedersi in auto.
Il
motore si accese e l’auto partì a tutta velocità lungo la strada.
<<
devo richiamare mia madre! E Alexis!! >>
<<
non vorrai parlare al telefono mentre guidi ? >>
<<
ok, parlaci tu! >>
<<
Rick!! >> gridò stringendo convulsamente la stoffa dei suoi jeans : quando
Martha le aveva detto che sarebbe stato doloso non aveva menzionato il quanto.
Mentre
Rick guidava appiccicato al parabrezza lei credeva di star per morire. O
rinascere, il dolore le offuscava le idee. Era faticoso respirare e le
contrazioni, perché di questo si trattava ormai, avevano una regolarità di una
al minuto. Non si rendeva conto dello scorrere del tempo così quando si guardò
attorno e vide che erano già arrivati
all’ospedale si sorprese: quanti semafori aveva ignorato?
L’aiutò
a scendere e si diressero verso la reception del pronto soccorso.
Una
donna sulla cinquantina sgranò gli occhi quando lo vide piombarle davanti.
<<
salve! Ehm … mia moglie ha detto rose … no cioè sta … >>
<<
signore si calmi … chiamo ostetricia e vi mando subito due infermiere. Ho
bisogno delle generalità >>
<<
Sono Richard Castle >>rispose immediatamente.
<<
non sue >> sbuffò la donna << quelle di sua moglie >>
<<
ah … sì … Katherine Beckett … è di trentadue settimane e la bambina ha scelto
un pessimo momento per … >> l’attenzione dei due però si spostò su Kate che
stava posando distintivo, pistola e manette sul bancone.
<<
… è una detective >> ci tenne a precisare Castle osservando lo sguardo
attonito della donna sulla cinquantina.
<<
tieni tutto tu poi consegnali a Lanie quando arriva >> libera dagli
scomodi attrezzi da lavoro Kate si aggrappò
al suo braccio e lui la strinse a sé osservando la calca di gente tra
infermieri medici e persone malate.
<<
ok! Ho guidato come un pazzo! Mi arriverà una multa a tre zeri e non abbiamo la
borsa! Tutto questo non era stato previsto! Devo chiamare Alexis! >>
bofonchiò lui facendo il punto della situazione.
<<
prima chiama … Lanie … >>
<<
e perché? >>
<<
chiamala!! >> gridò .
Castle
tremò e brandì il cellulare .
Senza
capire come si destreggiò fra sorreggere Kate e comporre il numero di Lanie.
<<
stai bene? >> domandò attendendo che Lenie rispondesse. Cercò di
sorriderle e per un attimo si rese davvero conto di ciò che stava succedendo ed
era felice.
La
felicità durò poco perché lei gli lanciò una terribile occhiataccia omicida
<<
richiedimelo e ti sparo >> sibilò.
Alcune
infermiere accorsero in loro aiuto e proprio in quell’attimo la voce di Lanie
fece capolino al telefono
<< Parish! >>
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