Titolo:
Foglie
d'autunno in una tazza da tè
Prompt:
#64. Autunno
Personaggi:
Harry
Potter, Severus Piton
Genere:
Angst!,
Romantico
Avvertimenti:
Slash (e
quando mai...), relazione adulto/minore
Riassunto:
La relazione
tra Severus e Harry è ormai di dominio pubblico, e queste rivelazioni
non portano mai ad un lieto fine.
Conteggio
parole: 1588
(Word)
Disclaimer:
i
personaggi e i luoghi di questa storia non mi appartengono, piuttosto
date onore e oneri JK Rowling. Qualsiasi idea malata vi troviate,
invece, è parto della mia mente.
Note
dell'autore: Potrebbe
collocarsi come il sequel di Coclearia's
effects, ma non è necessario averla letta per capire (ma se lo fate
e recensite non mi schifo XD).
Dedicata
ad appletree79,
vincitrice
di “Freghiamo lo
scrittore!”. Questa era la sua richiesta: una shot minimo di 1000
parole sulla coppia Severus/Harry e basata sul prompt Autunno della
BDT. La storia doveva essere Angst e Romantica, non Death e contenere
le parole mani, foglie, inquietudine e riflesso.
Cara,
spero apprezzerai lo sforzo e
l'idea ♥♥♥.
Il sole
stava ormai tramontando e il lago iniziava a trasformarsi in
una distesa scura e tranquilla. Una folata di vento gli portò lo
scalpiccio degli zoccoli dei centauri dal folto della foresta e lo
costrinse a stringersi ancora una volta nel proprio mantello e a
maledirsi per non aver portato quello di lana.
Dalla
capanna del guardiacaccia usciva
una confortante spirale di fumo, Harry soffiò nuovamente sulle proprie
mani e le sfregò fra di loro per provare a scaldarle. Era quasi
impossibile credere che fosse solamente ottobre dal vento gelido che
soffiava in quei giorni, eppure mancavano ancora diversi giorni alla
festa di Halloween.
Non
era ancora il trentun ottobre...
questo voleva dire che la scuola era iniziata da appena un mese, eppure
sembravano passati secoli da quando aveva salutato la signora Weasley
sul binario nove e tre quarti. Quella mattina, quando aveva visto le
scritte e i disegni osceni sulle tende del suo letto, aveva avuto
veramente bisogno di uno dei suoi abbracci soffocanti, e dire che
quell'estate alla Tana l'aveva considerata troppo opprimente.
Ripensando
a una di quelle giornate
soleggiate e alle spille sui petti dei Sepeverde, si abbracciò le
ginocchia e tornò a fissare di fronte a sé. Dal punto in cui era seduto
si vedeva perfettamente l'orto delle zucche, pronte per la festa della
settimana dopo, ed Hogwarts non era nient'altro che un pallido riflesso
di luci sulla superficie scura del lago. Poco più avanti gli alti
alberi della foresta Proibita si stagliavano contro il cielo, che
lentamente assumeva una tonalità rossastra, simile alle foglie che
ricoprivano i prati della scuola.
L'ululato
di Thor lo riscosse dai suoi
pensieri, ed Harry sentì il proprio stomaco brontolare.
Si
portò una mano alla pancia, a
quell'ora la maggior parte degli studenti doveva essere già scesa per
la cena ed Hermione sicuramente era già seduta al tavolo di
Grifondoro, vista la mole di studio serale che aveva programmato in
vista degli esami. Probabilmente Ron l'aveva accompagnata e ora erano
nella Sala Grande, intenti a fissare il tavolo vuoto degli insegnati,
esattamente come avevano fatto a pranzo.
Stava
giusto pensando che presto avrebbe
dovuto alzarsi per rubare qualcosa dalle cucine, quando sentì qualcuno
avvicinarsi. Per quanto detestasse sentirselo dire, c'era solo una
persona in tutta la scuola abituata ad incedere tanto lentamente da non
far scricchiolare nemmeno le foglie secche.
E,
se lui era lì, il Consiglio doveva
essere arrivato ad un accordo con l'Ordine.
“Hanno
deciso?”
Dietro
di lui il professor Piton lo
fissava, quasi volesse trapassargli la nuca con una sola occhiata. Non
che trovasse la cosa spiacevole, solo avrebbe preferito non doverlo
aspettare fuori al freddo se dovevano rimanere in quel silenzio
imbarazzante.
“No,
ci siamo limitati a prendere un tè
chiacchierando amabilmente dell'ultimo articolo del Profeta” gli
rispose, forse troppo abituato ad usare quella vena di sarcasmo per
pensare di rinunciarvi. “Sì, hanno preso una decisione.”
“E?”
L'uomo
lo fissava con più insistenza di
prima, e probabilmente aveva inarcando un sopracciglio. Dannazione, non
voleva sembrare nervoso o, peggio, isterico, ma detestava quando il
professore giocava con lui a quel modo, quasi godesse nel fargli
saltare i nervi.
Era
in momenti come quello che la
tentazione di prenderlo a pugni fino a farlo crollare a terra diventava
quasi incontrollabile. E sapere che sarebbe finita in modo ben più
piacevole non aiutava.
Maledizione,
forse Ron non aveva tutti i
torti nel considerarlo un deviato.
Per
nascondere la sua rabbia non si era
voltato nemmeno un minuto per guardarlo, in fondo sapeva che avrebbe
rivisto solamente l'immagine dell'uomo, nudo di fronte al corpo
docente, che cercava di coprirlo mentre piangeva.
“Lei
potrà continuare l'anno scolastico.
Non le sarà permesso giocare a Quidditch o allontanarsi dal castello,
ma potrà sostenere i MAGO insieme ai suoi compagni.” concluse Piton,
osservando il riflesso del castello spezzarsi. La piovra del lago era
piuttosto inquieta quella sera, forse a causa dell'andirivieni di
quella giornata o semplicemente perché nessun primino era uscito quel
giorno per essere spaventato.
Anche
Harry fissava il lago, attonito
per le parole dell'uomo: si aspettava qualcosa di peggio, forse perfino
essere cacciato dall'istituto. “E lei?” chiese in fretta, registrando
finalmente le parole dell'uomo.
Non
era stato espulso, e tanto gli
bastava, ma perché Piton non gli aveva detto cosa avrebbe fatto?
Sarebbe rimasto ad insegnare, non c'era un altro pozionista come lui.
Forse avrebbe dovuto sopportare un richiamo, ma certamente sarebbe
rimasto in quell'istituto. Almeno questo era quello che voleva credere.
“Sono
stato sospeso dall'incarico e
impedito nel lasciare il paese, almeno fino al verdetto.”
“Verdetto?
Vuol dire che ci sarà un
processo?” urlò Harry, voltandosi allarmato. Ecco, quella era
un'ipotesi che non aveva voluto nemmeno prendere in considerazione. Era
ovvio che fossero in due in quel momento, e se il Consiglio non
procedeva nei suoi confronti, non v'era motivo di farlo con Piton.
“Perspicace,
Potter.”
In
quel perspicace Harry sentì tutte le
recriminazioni, tutte le colpe e tutti i rimproveri che Piton non
poteva e non voleva fargli.
E'
vero, erano in due in quei momenti,
ma era stato Severus a coprirlo appena Remus e gli altri avevano aperto
la porta delle sue stanze, era stato costretto a vestirsi sotto lo
sguardo derisorio di Kingsley per affrontare il Consiglio Scolastico,
stranamente riunito, e chiedere di poter recuperare i suoi vestiti
nell'aula accanto.
Harry
ricordava bene le corde che si
stringevano sul corpo del professore mentre Remus usciva per rientrare
con i suoi abiti, esattamente come era marchiato a fuoco il sorriso
trionfante del rappresentante del Ministero, già pronto per sbattere ad
Azkaban l'ultimo Mangiamorte in libertà.
“Andrò
da loro, dirò che è tutta colpa
mia.” si affrettò ad aggiungere. “Dannazione... non avrei voluto,
giuro... professore, mi creda, non volevo arrivare a questo.”
Severus
sembrò squadrarlo per un tempo
infinito, e per Harry questo non voleva dire niente di buono. Sapeva di
non aver mentito, sapeva di aver cercato mille volte una scappatoia, un
qualsiasi stratagemma che potesse tenerlo distante dall'uomo. Mai come
allora aveva maledetto la sua scelta di diventare Auror e la sua
ostinazione nel frequentare le lezioni di pozioni.
Il
sole era ormai tramontato e Piton
rivolse lo sguardo alla placida superficie del lago, ormai nera come la
pece, sospirando. Una foglia gli era caduta sui capelli e Harry si
chiese da quanto tempo l'uomo avesse abbassato tanto le proprie difese.
“Lo
so... so che non voleva questo, ma
la legge è legge.” mormorò infine, cercando di non guardare troppo il
ragazzo mentre dai cespugli provenivano fruscii di mantelli e lo
scricchiolio di foglie secche. Harry sospettava che il loro colloquio
non fosse esattamente privato, ma non avrebbe mai pensato che gli Auror
fossero così vicini.
Se
solo avesse avuto l'occasione di
spiegarsi non sarebbero rimasti nei paraggi.
“Potrei
chiedere di essere interrogato
sotto Veritaserum, scoprirebbero che ero consenziente.”
Quello
che successe dopo fu talmente
veloce da sembrare irreale. Severus aveva percorso furiosamente i pochi
passi che li separavano e lo aveva sollevato per il colletto, quasi
fosse una piuma. Harry si trovò in ginocchio, faccia a faccia con il
suo professore, senza nemmeno avere il tempo di rendersene conto.
“Sta
giocando a fare lo sciocco, o
proprio non ci arriva?” gli chiese velenoso, poco prima di lasciarlo,
forse calmato da quel fruscio troppo vicino. “Non è una questione di
violenza, sono... ero il suo insegnante e non avrei dovuto metterle le
mani addosso.”
E
lui non avrebbe dovuto provocarlo
durante i loro incontri, ma questo nessuno si era preoccupato di
rinfacciarglielo.
In
quel momento passarono accanto a loro
i funzionari del Ministero, scortati da un Gazza impettito e da una
preside precocemente invecchiata. Harry avrebbe voluto sapere come
scagionare Piton, e soprattutto avrebbe voluto scusarsi con tutti loro
senza rovinare ogni cosa.
E
a poco serviva quella vocina che
vedeva già tutto rovinato.
“Mi
piaceva...” disse, osservando la
fine del corteo oltrepassare i cancelli di Hogwarts “Mi piaceva quando
mi metteva le mani addosso.”
Già,
forse era vero che aveva sopportato
con una sorta di inquietudine gli interrogatori sempre più serrati di
Hermione, ma era anche vero che nelle ultime settimane aveva fatto
praticamente di tutto per poter rimanere solo coll'uomo e sentire
quelle dita ruvide accarezzarlo sotto la camicia.
Poteva
essere sbagliato, ma gli piaceva.
“Lo
notavo, non andava certo per il
sottile con i suoi apprezzamenti.”
Harry
rise brevemente, prima di
riportare lo sguardo sul lago. Aveva sentito il pop di una
smaterializzazione alle loro spalle e dopo sette anni in quel castello
aveva imparato che solo gli elfi potevano spostarsi così fra quelle
mura di pietra. E se lì c'era veramente un elfo, probabilmente Piton
avrebbe dovuto raccogliere i suoi effetti e andarsene.
Severus
lo fissò ancora per pochi
minuti, prima di alzarsi e recuperare il proprio baule.“Be'... cerchi
di fare del suo meglio ai MAGO.”
Harry
aveva accettato l'idea di una
scarsa intimità già da tempo, forse ancor prima di iniziare quella
strana relazione, forse per questo aveva inteso quello che c'era
veramente dietro quell'augurio.
“Le
prometto,” iniziò, sentendo le
lacrime cominciare a pungere. “Le prometto che quando sarò diplomato
verrò da lei e cercherò di abituarmi a bere quel tè nero che adora.”
“Non
si disturbi, non riuscirebbe a
capirlo.”
Come
non sarebbe mai riuscito a capire
lui, perché lo proteggesse pur odiando suo padre e perché lo avesse
accettato, ma questo Harry non lo avrebbe mai sentito perché, lo
sapeva, Piton non era il tipo di persona che cedeva
all'autocommiserazione tanto facilmente.
“E
poi, credo che se venisse a trovarmi
non avrebbe tempo da dedicare al tè.” |