No one seems to love or
understand me
And the hard luck stories they all hand me
Where somebody shines the light
I'll be coming home tonight
Blackbird, bye bye.
Frank Sinatra – Bye, bye Blackbird
Azkaban era
così fredda. Così vuota.
Sentiva la pelle premere
contro quella ruvida e umida parete,
l’unico contatto al quale sarebbe mai stata sottoposta.
Era quello il posto in cui
meritava di stare, di continuare
la sua inutile e spregevole vita.
Questo le era stato detto,
quando era stata gettata
malamente in quella cella.
In fondo era vero. Era
quello che meritava. Per aver tradito
i suoi amici, i suoi parenti. Per aver tradito il bene.
Era quella la punizione
giusta per aver amato?
Hermione scuoteva il capo.
No. Non era quella la giusta
punizione. Essere gettata lì non le avrebbe fatto
dimenticare i suoi occhi. Non le
avrebbe fatto
dimenticare le sue labbra. Non
avrebbe
dimenticato loro, semplicemente.
Poi era arrivata quella
notizia. E tutto le era crollato
addosso. Tutto. Ogni singolo pezzo di quelle pareti le era precipitato
addosso.
Schiacciandola. Uccidendola. Togliendole il fiato. La vita.
A cosa serviva vivere, se
lui non c’era?
Morto. Era morto.
Il ragazzo che per anni
aveva condiviso con le mille
avventure la scrutava. Le aveva stretto la mano in ricordo dei vecchi
tempi. Ogni
tanto con una mano si grattava quella cicatrice che, come il suo nome,
gli
aveva procurato non pochi guai.
Si era seduta dinanzi a
lui, fissandolo.
Il suo migliore amico. Lo
riteneva ancora tale? Certo. Ma lo
odiava. Lo odiava profondamente per quello che le aveva fatto. Per
quello che
aveva fatto a lui, il suo Draco.
“Come stai
Hermione?” la voce del moro era titubante,
fremeva in quella gola, fuoriuscendo roca.
“Sei venuto
ancora qui a farmi stupide domande? Dimmi dove è
questo, dove è quello..” rispose lei senza mai
staccare lo sguardo dal ragazzo
che l’osservava.
“Non sono venuto
per farti domande, ma per dirti io una
cosa.”
Lo vide grattarsi
nuovamente il capo, come a voler pensare
alle parole giuste da dire.
Esplose.
“Dicono che sei
stato tu ad ucciderlo.” La voce le si mozzò
appena. Ricacciò indietro le lacrime. Doveva farlo.
“Sì,
ero lì, ma..”
“Perché
sei venuto qui? Cosa vuoi? Sei venuto a vedere il
danno che hai causato?” la voce tremava, come il suo cuore
ormai a pezzi.
“Sono venuto
perché me l’ha chiesto lui.”
Proferì il moro.
Il misero sorriso freddo
che si era posato sul viso della
giovane donna scomparve all’improvviso in seguito alle parole
del Salvatore del
Mondo Magico.
“Quando, quando
Malfoy si è accasciato, prima di..morire, ha
detto qualcosa. Mi sono avvicinato e mi è sembrato che
dicesse: dì ad Hermione
da parte mia..Bye bye, Blackbird.”
Ancora una volta il mondo
le era crollato addosso,
rovesciandole tutti i bei ricordi passati assieme a quel biondo che
tutti
credevano malvagio. Ma che in realtà era semplicemente stato
costretto ad una
vita che altri avevano costruito per lui. Solo lei davvero conosceva il
vero
Draco Malfoy. Lo conosceva nell’intimo, nel profondo. Non vi
era nulla di
oscuro in lui. Nulla.
Ricordava le sue carezze,
i suoi baci. Il suo sorriderle.
Una lacrima
scivolò lungo il suo viso, finendo nell’incavo
del collo. Chinò il capo deglutendo e poi tornando a fissare
il volto del suo
vecchio amico.
Lui la scrutò e
dopo averle stretto un’ultima volta la mano
la lasciò sola.
Era sola. Vuota. Le
restavano solo ricordi a cui aggrapparsi
e un’assenza dalla quale fuggire.
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