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#Cold
Blood
Audrey Rivers teneva la testa bassa, gli occhi rivolti verso il terreno
ricoperto dai calcinacci e pezzi di muro. Ogni tanto evitava con poca
grazia e disinteresse pozze di sangue grumoso.
La strada da fare era ancora molta e come se non bastasse doveva
scarrozzarsi in giro uno che fino a qualche secondo prima non aveva
idea di cosa fosse vivere nel resto d’Europa.
Pur non sentendo molto a causa dei timpani ormai perforati, aveva come
la terribile sensazione che il funzionario inglese si fosse fermato.
Si voltò bruscamente e lo vide chino a terra a spostare dei massi.
-Non abbiamo tempo per la caccia al tesoro!- sibilò lei raggiungendolo
già arrabbiata.
Il ragazzo non tentò nemmeno di spiegarle cosa diamine gli era venuto
in mente quando vide una chioma castana spuntare da un grosso masso.
Per un attimo rimase immobile, congelata dalla sorpresa e indispettita
da quel rallentamento.
-Weasley, sarà morto.- dichiarò lei.
Lui si girò di scatto e gridacchiò. –Di solito i morti non si lamentano
per il dolore- osservò indicando il tizio.
Audrey allargò le braccia e si avvicinò.
Con il suo aiuto fu semplice spostare le ultime cose e trascinare
nell’angolo meno devastato della zona, il corpo malridotto di quello
che doveva essere un trentenne.
Percy appoggiò le dita intorno al collo e un sorriso impercettibile
solcò le sue labbra. –Il battito c’è.- le disse quasi orgoglioso.
Audrey si avvicinò al corpo e cominciò a tastarlo.
-Nessuna bacchetta e nessuna pistola, direi che è uno dei Babbani che
viveva nella zona.- disse togliendo da una delle sue tasche un
comunissimo portafoglio scuro. –Non si è nemmeno portato tutti i
documenti Babbani.-
Percy aggrottò le sopracciglia confuso. –Non dovremmo portarlo
all’Ospedale? Ha bisogno di cure.- disse scandendo nuovamente le parole.
-Smettila di parlarmi come se fosse scema, ci sento! C’è solo questo
forte ronzio che mi sta rimbecillendo!- gracchiò lei. –E comunque non
c’è nulla che possiamo fare. Ha una gamba maciullata, probabilmente da
amputare. Fratture multiple in tutto il resto del corpo e una ferita
alla testa preoccupante. Morirà entro stanotte.- sentenziò rialzandosi
e tenendo in mano il portafoglio scuro. Esaminò le diverse carte sconto
di negozi e classificò il tipo come un tizio ordinario con la smodata
passione per i vestiti. Gettò tutto a terra, mentre tenne due
documenti, una normalissima carta d’identità e una patente.
Si voltò e notò che il ragazzo si era tolto la giacca per porla al
giovane moribondo e con la bacchetta cercava di ricucire più tagli
possibili.
Qualcosa la colpì; forse la determinazione con cui l’aveva ignorata e
stava aiutando quel tizio, forse per il semplice fatto che quel Weasley
era assolutamente fuori posto.
Quei capelli rossicci e ben pettinati, quel maglione di ottima fattura,
i pantaloni dalla piega perfetta, la cravatta cangiante che spuntava in
mezzo al colletto, le dita lunghe e agili che agitavano la bacchetta.
Tutto era assolutamente fuori posto.
-Non c’è nulla che riuscirai a fare. E’ finita per lui.- gli gridò
avanzando verso i due. Alzò la maglia sgualcita e polverosa del ferito:
chiazze blu e gialle, striate di rosso, coprivano l’intero stomaco.
-I suoi organi vitali sono k.o. Ci vuole un medimago qui, non è
sistemando i tagli superficiali che lo salverai.-
-E allora cosa proponi di fare?- rispose acidamente Percy. –Guardarlo
morire?-
A quella battuta Audrey rispose con un silenzio teso.
Sfilò la bacchetta da una tasca dei pantaloni e eseguì diversi
movimenti decisi, per qualche secondo non accade niente ma
all’improvviso una luce accecante uscì fuori e una figura alta quasi un
uomo comparve.
Percy strabuzzò gli occhi quando comprese che si trattava di un
Patronus dall’aspetto di un orso feroce. L’animale si alzò su due zampe
e ruggì prima di allontanarsi velocemente verso un muro e scomparire.
-Forse Florence riuscirà a venire.- disse Audrey fissando il punto in
cui il suo Patronus era scomparso. –Non possiamo perdere altro tempo,
fra quindici minuti questa zona verrà bombardata dai Babbani.-
-Bomba..cosa?- chiese confuso alzandosi da terra e lasciando il
moribondo e rivolgendogli uno sguardo triste.
-Corri. Devi correre.- fu l’ultima cosa che gli disse Audrey prima di
accelerare il passo.
Audrey si fermò solamente quando intravide sul fondo della strada le
luci e la strada sbarrata da centinaia di Babbani in divisa.
Prese per un braccio il funzionario inglese e lo trascinò fuori dalla
strada principale, andandosi a nascondere fra i pochi alberi
disseminati lungo il ciglio dell’autostrada.
Imprecò appena e si lasciò scivolare a terra.
-Merda.- ripeté di nuovo.
Percy la fissò sconcertato, le sue dita stringevano convulsamente la
bacchetta e il suo cervello cercava di reprimere ogni suo istinto
vigliacco.
“Non oggi. Non questa volta”,
si ripeteva cercando di darsi coraggio.
-Non possiamo entrare, giusto?- le domandò, ma lei non parve sentirlo.
Stava cercando di riprendere fiato e continuava a tastare le tasche
contando a voce alta.
Sembrava troppo assorta anche solo per accorgersi del vento freddo che
spazzava via ogni sensazione di calore.
Lei si alzò e gli rivolse uno sguardo serio.
-Ora tu mi ascolterai bene, perché non posso farti da balia, stasera.-
gli disse sibilando. –Ora prenderemo una di quelle due auto là in
fondo, tu fingerai di essere incosciente, di essere stato ferito
brutalmente. Quando avremo superato la barriera, saremo in territorio
nemico. Dovremo trovare dei camici e fingerci medici. Se sarà
necessario li ruberemo. Una volta con in camice addosso potremmo girare
indisturbati per l’ala ovest e cercare di trovare questi Delacour che
state cercando disperatamente.- si voltò verso l’ospedale, respirando
profondamente. –Intesi?-
-Intesi.- soffiò appena Percy sistemando il colletto della camicia e la
bacchetta nella tasca dei pantaloni.
Audrey lo fissò alzando un sopracciglio e con un accenno di risa negli
occhi gli diede una leggera spinta. -Dai, muoviamoci.-
Una volta che Audrey riuscì a far partire l’auto, fu fin troppo
semplice varcare la barriera dopo uno sbrigativo controllo, passare
oltre le file e file di carrarmati in attesa di partire e gli sguardi
impenetrabili dei giovani armati di fucili e pronti a scendere in campo
per scrivere la storia, una storia.
Quando Audrey fermò l’auto e lo fece scendere velocemente, quasi
nessuno prestò attenzione a quel duo bizzarro che entrava
silenziosamente fingendo di zoppicare.
L’atrio dell’ospedale era pieno zeppo di persone ferite, di medici che
urlavano, di militari che spintonavano, il caos più totale.
-Attaccati a me e seguimi.- gli sussurrò vicino all’orecchio.
S’incamminò subito dietro di lei, mentre si faceva strada nella folla e
raggiungeva a grandi passi un infermiere e un militare che
trasportavano un carrello pieno di medicinali e soluzioni fisiologiche.
Audrey si avvicinò a loro, quasi come un’ombra e punto una piccola
pistola contro la tempia del soldato.
-Girate a destra, ora.-
I due uomini sobbalzarono ma ubbidirono, uno intimorito e l’altro certo
di poterla affrontare in quella stanzetta, ma non ebbero nemmeno il
tempo di vedere in volto Audrey che lei puntò l’arma contro la tempia
del militare e sparò.
Gli schizzi di sangue colpirono il muro e il pavimento, imbratto parte
del braccio della donna e lasciò sconvolto l’infermiere che tentò di
urlare.
Ma l’urlo gli morì in gola non appena l’arma esplose un altro colpo che
lo centrò in pieno volto.
-Aiutami a togliere queste divise.-
Percy con mani tremanti tolse la giacchetta azzurra del medico e la
indossò, prese anche il suo tesserino di riconoscimento e lo mise al
contrario.
Audrey invece prese solamente le armi del militare, ripulendo il morto
di ogni cosa.
Non si parlarono quando uscirono da quella stanzetta e nemmeno quando
qualcuno nei corridoi gli rivolgeva strane occhiate.
Impassibile.
Un'assassina impassibile.
Ecco cos’era Audrey Rivers.
E Percy era convinto che non avrebbe esitato in situazioni estreme a
farlo fuori.
Sfiorò con le dita la piccola sporgenza della sua bacchetta e una magra
consolazione lo pervase; rimaneva comunque un mago.
Avevano percorso molti corridoio senza trovarli, nessuna traccia dei
coniugi Delacour e la cosa stava facendo arrabbiare Audrey che ormai
spalancava le porte e le tende, spaventando a morte medici e degenti
gravemente feriti, sorpassava la gente spingendola contro l’altro lato
del corridoio e lanciava sguardi carichi di tensione al suo orologio.
-L’alba sta sorgendo …- disse solamente.
Ancora poche ore e le autorità avrebbero innalzato la barriera magica.
Fu Percy ad accorgersi di un signore seduto su una panca, con gli abiti
sgualciti e l’aria distrutta, e a riconoscerlo nell’istante in cui
incrociò gli occhi azzurri, gli stessi occhi di Fleur.
-Signor Delacour …- mormorò solamente.
L’uomo alzò lo sguardo e confuso lo fissò a lungo prima di esclamare il
suo cognome. –Weasley!-
-Dov’è sua moglie?- chiese impaziente Audrey intromettendosi
bruscamente fra i due.
L’uomo sembrò irrigidirsi improvvisamente. –Lei … Suzanne, lei…-
-Bene, allora dovrà seguirci. Abbiamo una Passaporta che parte fra
un’ora esatta, andiamo nei bagni e ci smaterializzeremo da lì.- li
istruì la donna, marciando verso la fine del corridoio.
Percy accompagnò il signor Delacour. –Dobbiamo affrettarci, la Francia
chiuderà i confini magici.-
-Lo so. Gabrielle è già in Australia, per fortuna.- sussurrò. –Vorrei
solo vedere Suzanne …-
Percy aumentò la stretta alla spalla del padre di sua cognata.
–Purtroppo non possiamo.- disse sommessamente.
Dello strano fumo invase il corridoio e Audrey cominciò a correre verso
la direzione opposta, trascinandoli dietro di sé.
Tirò fuori la pistola che aveva usato per uccidere i due poco prima, la
privò del silenziatore e la caricò velocemente.
-Siamo stati scoperti.- disse solamente quando intravide una dozzina di
uomini.
-Getta l’arma ragazza!- gridò uno di loro.
Audrey si mise davanti ai due, Percy tirò fuori istintivamente la
bacchetta.
-Weasley, smaterializziamoci non appena lasciò l’arma a terra, okay.
Verso il quartier generale, il punto di partenza.- mormorò la giovane.
Quando Audrey sentì una mano stringerle la spalla, lasciò l’arma a
terra e chiuse gli occhi.
Nel momento in cui Percy aprì gli occhi e si ritrovò nell’atrio buio
del quartier generale, realizzò che qualcosa doveva essere andato
storto.
Sentì qualcuno tossicchiare e si girò a vedere chi fosse.
Tirò un sospiro di sollievo quando riconobbe il signor Delacour seduto
a terra e impolverato.
-Cosa è successo?- domandò con pesante accento francese.
Percy voltò la testa, certo che Audrey Rivers avesse la risposta giusta.
Ma nulla di cattivo o sbrigativo uscì da quelle labbra sottili.
Audrey, l’impassibile assassina, era riversa a terra, il volto coperto
dai ciuffi biondi e dalla fuliggine.
Sotto il suo corpo pozze di sangue si
espandevano.
[Ringrazio chi ha letto questa storia, chi
l’ha indicata come sue preferita o fra le seguite!
Vi ringrazio dal profondo del cuore!
Buona giornata e Buon Primo Maggio a
tutti!]
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