Dillo ad alta voce

di laviatraversa
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Dillo ad alta voce




Questa storia è dedicata a Sbarauau,

perché ha sopportato i miei deliri durante
la stesura di questa flash-fic.
E a
Willy il coyote.






Hermione tremava.

«Dimmi almeno perché» aveva supplicato lei, guardandolo dritto negli occhi.

«Perché per una volta voglio essere un vero uomo, Hermione. Ho sempre saputo di non poterti sposare, di non poter vivere per sempre accanto a te, di non poterti donare i figli che tanto aneli perché finirei, prima o poi, con il disprezzarli. Perché siamo scesi a compromessi – tu, sei scesa a compromessi – per tutti questi anni ma ora non posso più permettermelo.
Perché ti faresti del male e io non lo merito. Perché sposerò Asteria ed entrambe meritate rispetto. Perché non la tradirò oltre; farò si che i figli che mi darà saranno fieri di me. Perché sarebbe più facile per me continuare a vivere nella viltà, pensando solo a me stesso, tradendo lei e uccidendo giorno dopo giorno te, ma questa volta prenderò la strada meno battuta. Dimenticami, Hermione. Io lo farò» proferì Draco, deciso come mai era stato in vita sua.

«È finita...» sussurrò la ragazza.

«Dillo ad alta voce, sarà più facile accettarlo» la incoraggiò duro.

«È finita» proferì lei con un fil di voce.

Poi abbassò lo sguardo, stringendo le braccia intorno al suo stesso corpo, confortandosi.

Draco sussultò – non capiva che peggiorava solo le cose? – e si avvicinò silenziosamente a lei. Le carezzò per un secondo i capelli ricci, sarebbe sopravvissuto senza quel delizioso profumo di mughetto che gli solleticava l'olfatto ogni giorno?, si chinò e le depositò un lieve bacio sulla fronte.

Uscì dalla porta senza guardare indietro, senza contemplare con lo sguardo per un'ultima volta il piccolo appartamento che era stato palcoscenico – ospite e spettatore silenzioso – del loro amore.


Hermione tremava.
Tremava, piangeva e si odiava.
Si odiava per essersi aggrappata a Draco con tutte le sue forze, amandolo senza riserve, per ricevere – ancora una volta,
come sempre era statopregiudizi in cambio.
Aveva sperato di poterlo cambiare, di staccarlo da tutto l'orrore nel quale era cresciuto.
La verità –
lo disse ad alta voce, tra le lacrime era che nessuno l'aveva mai obbligato ad essere ciò che era. Un tracotante, dannato e infido Purosangue.
E ancora una volta scivolava verso lo sconforto, l'inganno e la disperazione, percorrendo con passi incerti quell'immenso e buio abisso che costituiva il divario fra loro:
purezza di origini da una parte, virtù d'animo dall'altra.



Hermione tremava.
E non vedeva alcuna luce alla fine del tunnel, nessuna salvezza ad attenderla.





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