Strange new teacher

di Emerald Liz
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“Non c’è nulla di strano in un gruppo di ragazzine che parlano tra loro. Proprio niente.” Cerco di rassicurarmi. “Dopotutto, sono in una scuola femminile.”
La mia convinzione stava rapidamente crollando.
Al contrario, l’ansia saliva sempre di più.
Era la prima volta in assoluto che mi recavo in una scuola in veste di insegnante.
«Signor Kakashi!»
Una voce che mi chiamava mi distolse dai pensieri.
Mi voltai, e vidi una signora di mezza età che agitava una mano nella mia direzione. Mi avvicinai.
«Signor Kakashi, buongiorno. Io sono la segretaria, il preside la sta aspettando nel suo ufficio.»
Riuscii a balbettare un “grazie” –non ero nemmeno sicuro che fosse la risposta adatta- e la seguii nell’ufficio del preside; era un uomo dall’aspetto mite, e apprezzai il suo gesto di alzarsi per stringermi la mano. Naturalmente, ci eravamo già conosciuti: era stato proprio lui ad accettare la mia candidatura per il posto di supplente.
Il preside stava parlando, ma a causa del nervosismo non riuscii a seguire nemmeno mezza parola.
«…ma ora basta parlare, vieni, ti accompagno in classe!»
Questa frase riaccese la mia attenzione.
Cercando di non mostrarmi troppo impaurito, lo seguii lungo i corridoi del vasto istituto.
“Su, Kakashi, non c’è ragione di essere così spaventato!” cercavo di convincere me stesso. “Sono solo ragazzine, cosa vuoi che ti facciano?!” paradossalmente, il pensiero mi fece sorridere.
La morsa allo stomaco si allentò un poco, per poi tornare, più forte di prima, alla mia entrata in classe.
Avevo perso, ovviamente, tutto il discorso introduttivo del preside, e non avevo idea di cosa avesse detto, né tantomeno di cosa avrei dovuto fare in quel momento.
Restai in piedi a contemplare la classe, in silenzio.
Fu uno dei momenti più imbarazzanti della mia vita: una quindicina di ragazze (scoprii in seguito che erano diciotto) erano intente a fissarmi incuriosite, in attesa che io facessi qualcosa.
Il problema era: cosa?
Alcune ragazze avevano già un’aria perplessa, qua e là sentii qualche risolino.
Poi, come dal profondo delle tenebre, scorsi un sorriso incoraggiante sul volto di una ragazza, che riuscì a scuotermi dalla mia paralisi.
Accennai un sorriso e mi presentai.
«Mi chiamo Kakashi Hatake. Come ha detto il preside, sarò il vostro supplente di lettere fino alla fine dell’anno.» “Ma il preside l’avrà detto?” mi soffermai un attimo a pensare, decidendo infine che non aveva importanza.
«Cercherò di imparare i vostri nomi al più presto, ma dovrete avere un po’ di pazienza per i primi giorni.» abbozzai un sorriso di scusa.
Ecco, ora avevo finito tutto quello che mi era venuto in mente di dire.
“Professore di lettere e metto in fila al massimo due frasi, fantastico.”
Il preside, fortunatamente, si accorse del mio smarrimento e prese in mano la situazione: disse che forse avrei voluto parlare del programma di lettere con la classe e fare degli accordi, poi si congedò.
Tuttavia, ero sollevato: avevo un nuovo argomento di cui parlare per evitare scene imbarazzanti.
Presi posto alla cattedra e incominciai la prima lezione della mia vita.




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