Strange new teacher

di Emerald Liz
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«Ino, sbrigati, o arriveremo tardi anche oggi!»
Spazientita, uscii dal bagno, nella speranza che la mia amica mi seguisse.
Inutile.
Lo specchio la incantava irrimediabilmente, sarebbe potuta rimanere a guardarsi per ore.
«Ino! Se non ti muovi ti lascio qui, non voglio un’altra punizione! Ne abbiamo prese già tre questa settimana, e siamo solo a giovedì!»
«Quanto sei pallosa, Saku. Arrivo, mi metto solo un po’ di gloss!»
Era già l’ottavo strato.
«E comunque…» continuò lei «Non abbiamo preso tre punizioni. Riordinare i libri non è una punizione, almeno per te. A te piacciono tanto i libri…» alzò il sopracciglio, guardando l’amica riflessa nello specchio.
«E quindi? A te piacciono gli specchi, ma non dirmi che non vedi l’ora di pulire tutti quelli dell’istituto!» la rimbeccai.
«Ma a me piacciono gli specchi solo quando c’è la mia immagine riflessa.» fece Ino, a metà tra lo scherzoso e il serio.
“Ecco che parte con un altro dei suoi deliri narcisistici.”
In effetti, la sua amica aveva ben ragione di apprezzare la sua immagine, anche se a volte –spesso- esagerava.
Ino era il prototipo della ragazza perfetta, quelle che pensi esistano solo sulle riviste di moda: alta e slanciata, aveva un fisico praticamente perfetto. I suoi lineamenti erano delicati e il viso illuminato da due grandi occhi azzurri. Ma quello che catturava di più l’attenzione erano i suoi capelli: lunghissimi e biondi, di un biondo così chiaro da sembrare non vero, erano il vanto di Ino, che li curava in tutti i modi possibili.
Spesso mi sentivo fuori posto accanto a lei, così bella; infatti, non avevo una grande autostima: l’unica cosa che veramente mi piaceva in me erano i miei capelli, lunghi e rosa chiaro.
Già, rosa.
Avevo passato recentemente un periodo di ribellione, per così dire, in cui tra l’altro avevo commesso diverse sciocchezze.
Ora, anche per merito della mia amicizia con Ino, le cose erano cambiate, ma, da ostinata e piena di ideali romantici quale ero, non volevo rinunciare totalmente al mio passato, per cui ero arrivata a un compromesso, lasciando intatto il colore dei miei capelli.
Inoltre, bisognava ammettere che quel colore, sebbene particolare, mi stava bene.
Finalmente Ino si era convinta ad uscire dal bagno.
«Finalmente!» commentai sarcastica, e insieme ci avviammo verso la nostra classe.
Stavamo per entrare –come sempre in ritardo- quando vedemmo una figura minuta davanti a noi.
«Ma guarda chi c’è!» esclamò Ino strafottente.
La ragazzina la ignorò, accelerando il passo.
«Cosa fai, mi ignori?» con uno scatto, Ino la raggiunse.
“Ci risiamo.” Pensai.
«Ino… cosa c’è? Lasciami stare…» piagnucolò l’altra ragazza.
«Cosa? Ma ce l’hai un po’ di voce, Sfigata-Hinata? Ehi, Sakura, tu l’hai sentita?»
Sebbene odiassi Hinata, quella mattina non ero proprio dell’umore giusto per il bullismo.
Mentre cercavo di dissuadere Ino, il preside, a sua insaputa, mi salvò.
«Ino, smettila, arriva il preside! E non è da solo…» mormorai l’ultima parte della frase mentre guardavo lo sconosciuto che accompagnava il preside.
Era un ragazzo alto e muscoloso, con l’aria timida e un po’ spaesata. Seguiva il preside restando leggermente indietro, e apparentemente non stava ascoltando una parola di ciò che diceva.
“Bè, in fondo, chi lo fa?” pensai, sorridendo leggermente.
L’ultima cosa che notai prima di spingere Ino in classe per non essere segnate in ritardo per l’ennesima volta, fu che lo strano sconosciuto aveva dei capelli abbastanza assurdi, da fare concorrenza ai miei: spettinati e color grigio-argento, sembravano dotati di vita propria.
“In fondo non è male. Chissà chi è…”




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