Quando Apollo scoprì lo sciopero
A lei, la testardaggine in persona.
Con tanti auguri di cuore.
E un grazie enorme.
Apollo sedeva a gambe incrociate sul freddo pavimento del salotto, la
schiena dritta e lo sguardo compiaciuto.
Non si era più mosso da quando, qualche ora
prima, Pierre gli aveva insegnato una nuova parola.
"Da oggi basta, Silvia" attaccò fissando la
moglie. "Non
finirò mai più con la testa in qualche muro, non
ti
permetterò di psicocinetizzarmi ancora. D'ora in poi sono in
sciopero."
Sciopero.
Apollo adorava il suono di quelle sillabe. Le pronunciava
con
lentezza, quasi assaporandole. Quella parola significava
libertà, non c'era pericolo che la dimenticasse.
"In sciopero" ripetè la principessa.
Il rosso annuì con vigore.
"Esatto. E se dovrò stare lontano da te...
ebbene, lo farò!"
Silvia si ritrovò a pensare che non aveva mai
visto suo
marito tanto risoluto prima di allora. E lo capiva, in fondo. Ogni
volta che litigavano, ogni volta che lui ne faceva una delle sue,
finiva sempre per usare i suoi poteri e spedirlo con la testa nella
parete. Alla lunga poteva anche essere pesante.
"Va bene, sciopera pure."
"Oh, lo farò, puoi starne certa."
"Quindi mi starai lontano.
"Esattamente."
"E' un vero peccato, sai, Apollo?" continuò la
principessa
con un sorriso malizioso. "Avevo appena comprato un nuovo completino e
morivo dalla voglia di fartelo vedere. Ma se tu sei in sciopero..."
Due occhi dorati si posarono su di lei, sbarrati e famelici.
Lo aveva quasi in pugno, ormai era suo.
"Fa niente. Vorrà dire che andrò in
camera a cambiarmi."
Vedendola iniziare lentamente a slacciarsi la camicetta,
Apollo ingoiò a fatica un grumo di saliva.
Il demonio, ecco cos'era. Sua moglie era il demonio. Cercava
di
tentarlo, ma lui non avrebbe ceduto. Non doveva darle quella
soddisfazione. Eppure, quelle dita che si muovevano agili sui bottoni,
quella pelle candida e profumata... no! Doveva mantenere la
concentrazione.
"Un completino nero, di pizzo..."
Quella frase bastò a far crollare tutti i suoi
propositi,
annebbiandogli il cervello e cancellando quel poco che restava della
sua buona volontà.
Si alzò in piedi, lo sguardo puntato sul petto
della
ragazza. Aveva lottato, ma, se ne rese conto in quel momento, quella
con la principessa era un guerra che non poteva assolutamente vincere.
Le si fece più vicino, smanioso di mettere le mani su quel
corpo
che Silvia stava gradualmente scoprendo.
"Apollo?" fece lei con voce melliflua.
"Mmh?"
E in quel momento, quando distolse gli occhi dal reggiseno
per
posarli sul viso della fessa, avrebbe dovuto capire di essere stato
fregato. Avrebbe dovuto capirlo vedendo il suo sorrisetto sardonico, il
suo sguardo furbo. Avrebbe dovuto scappare, allora, ma non lo fece.
Rimase fermo mentre lei stendeva il braccio e gridava:
"Psicocinesi!"
Se ho scritto questa
schifezzuola è solo per augurare un Buon Compleanno a e
r a t o. Quindi, come vedete, ho una
scusa valida.
Quindi... Tanti Auguri, tesoro!! Spero che questo piccolo pensiero ti
piaccia! :)
E che, naturalmente, piaccia anche a voi! Non ci terrei proprio ad
avervi sulla coscienza, sapete :)
Bon, ringrazio anticipatamente chiunque leggerà,
recensirà e/o inserirà questa storia in una delle
tre
liste!
Un baci8!
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