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Disclaimer: tutti i personaggi sono
(c) di J.K. Rowling
di Bloomsbury, Salani e Warner Bros. Questa fanfiction non è scritta scopo di
lucro ma solo per divertimento.
La cella è fredda e umida. Da qualche parte stanno cadendo
delle goccioline d’acqua. Nella nuda stanza dalle pareti di pietra di sentono
solo il gocciolio dell’acqua e il respiro di colui cha la occupa. I pallidi
capelli di Lucius Malfoy gli ricadono scomposti sulle spalle. È ancora più
pallido del solito e gli occhi grigi hanno perso quella lucentezza e quel
pizzico di malizia che li hanno sempre contraddistinti. La schiena appoggiata
contro il muro, le braccia intorno alle gambe piegate, la testa reclinata
all’indietro, gli occhi chiusi. Lucius sta pensando e nell’oscurità della cella
non può far altro che pensare, non può far altro che stare lì a tu per tu con
la sua coscienza e con la sua anima.
Quello che gli fa più paura in quella cella non è la
squadra di auror del ministero fuori dalla porta, non è l’essere chiuso in una
cella buia ed esser privati di tutte le comodità di Malfoy Manor; quello che lo
spaventa davvero è la solitudine. Dopo tanti anni finalmente Lucius Malfoy
ammette di aver paura di restare solo. In 41 anni di vita non si era mai trovato
da solo come in questo momento. Perché anche quando voleva stare solo a
riflettere c’era sempre la figura silenziosa di Narcissa a vegliare su di lui.
Già, Narcissa. Il pensiero torna, come di consuetudine da quando è stato
imprigionato, su di lei, l’unica donna che abbia mai amato. A pensare a lei
prova una fitta al cuore, quel cuore che pensava esser riuscito ad
addomesticare. Ma si sbagliava. Si chiede cosa stiano facendo la sua bella
moglie e suo figlio, che assomiglia così tanto a lui. Con il pensiero ritorna al
momento esatto in cui posò per la prima volta lo sguardo su Narcissa Black. Lui
faceva il terzo anno ad Hogwarts ed era coetaneo di Rodolphus e Bellatrix, la
sorella maggiore di Narcissa. Lei avrebbe cominciato a frequentare la scuola di
magia e stregoneria solo quell’anno. La solita cerimonia dello smistamento
scorreva come al solito, senza che questa attirasse il minimo interesse in
Lucius Malfoy fino al momento in cui aveva sentito il nome “Black, Narcissa”.
Allora aveva sentito Bellatrix dire: ecco, è arrivato il turno di mia sorella.
Lucius si era allora voltato verso lo sgabello verso il quale si stava dirigendo
una ragazzina abbastanza alta per la sua età, la pelle pallida, i lineamenti
delicati, i capelli, di un colore che sembrava quello dell’argento e dell’oro
liquidi, lisci e lunghi fin sotto le spalle, gli occhi del colore del mare in
tempesta, di un profondo blu scuro screziato di grigio, le labbra carnose e
rosse. Il cappello ci mise pochi istanti per smistarla a Serpeverde. La
ragazzina si rialzò dallo sgabello con grazia, e con aria soddisfatta e altera
si diresse con passo sicuro verso la tavolata di Serpeverde, dove l’aspettavano
sorridendo le sue sorelle Bellatrix a Andomeda. Narcissa si sedette vicino a
Bellatrix e Lucius le tese la mano dicendo: Piacere, Lucius Malfoy. Lei aveva
stretto la sua mano e dopo aver pronunciato il suo bel nome abbozzò un sorriso.
Anche se gli anni sono passati, Lucius non può far a meno di ricordare perfino
nei dettagli il loro primo incontro, che cambiò in un certo senso il suo futuro.
Si chiede quando abbia cominciato a provare interesse per quella ragazzina e non
sa dare una risposta precisa, è stata una cosa graduale, però c’è un momento che
rimane impresso nella sua memoria. Lucius frequentava il sesto anno, Narcissa il
quarto; erano tutti in Sala Grande per la cena, che stava finendo. Alcuni alunni
erano già usciti dall’imponente sala dal soffitto uguale al cielo, quella sera
di un grigio plumbeo, simile agli occhi di Narcissa. La ragazza stava sbucciando
un mandarino di un bell’arancio intenso con le dita pallide e affusolate, i
gesti delle mani erano estremamente graziosi e raffinati. Lucius era rimasto
incantato a guardare le mani di lei che si muovevano per qualche istante, poi
aveva alzato lo sguardo sul viso di lei, che teneva gli occhi fissi sul
mandarino e aveva sul volto un’espressione seria e concentrata. In quel momento
Lucius capì di essere attratto da quella ragazza, un’attrazione che andava oltre
dal puro aspetto fisico, ad attrarlo erano i suoi atteggiamenti, il suo
carattere forte e deciso ma debole al tempo stesso che aveva imparato a
conoscere in quattro anni, quel suo modo di parlare pacato ed intelligente ma
più di tutto gli piaceva il modo in cui spalancava gli occhi e serrava le labbra
quando era arrabbiata, e in quei momenti si poteva perfino aver paura di lei.
Quella che si trovava davanti non era più la ragazzina che camminava impettita
il suo primo giorno di scuola, era una giovane donna. Forse fu in quel momento
che decise che l’avrebbe dovuta avere a fianco a se per tutta la vita,a
qualsiasi costo. I ricordi continuano a tenere banco nella mente di Lucius che
si vede scorrere davanti come un film tutta la sua vita ad Hogwarts dopo che era
arriva lei a illuminare le sue giornate buie. Si rivede sedicenne, innamorato di
Narcissa ma timoroso di farsi avanti per paura di un rifiuto credendo che la
ragazza sia innamorata del loro amico comune Severus. Lucius storge la bocca in
una smorfia e si trova a meditare sul fatto che è incredibile il numero di cose
di cui un uomo può avere paura. E poi il suo settimo anno, sono le vacanze di
Natale. Finalmente trova il coraggio di invitare Narcissa al ballo, dopo le dirà
tutto, le dirà quanto è innamorato di lei. Narcissa Black accetta con un
entusiasmo sorprendente di essere la sua dama per il ballo, e Lucius non si
aspettava questa reazione. Fino ad allora era stato così cieco da non accorgersi
delle attenzioni che lei gli rivolgeva, non si era accorto del modo in cui lo
guardava e del modo in cui gli sorrideva con dolcezza e calore. Il ballo di
quell’anno fu il più bello della sua vita ad Hogwarts, perché aveva finalmente
vicino Narcissa con la quale volteggiava al centro della sala tenendola per la
vita sottile. E poi lucius ricorda con piacere il dopo ballo, in giardino. La
sua confessione d’amore, una proposta di fidanzamento accettata e un bacio a
fior di labbra. Ripercorre ancora la sua vita, la pima volta con l’unica donna
della sua vita, il giorno del matrimonio. Di quel giorno ricorda la tensione
palpabile, la bellezza di Narcissa vestita di un bellissimo abito bianco in seta
e pizzo antico decorato da perle e i fiori bianchi tra i capelli di lei, che era
il fiore più bello. Ricorda l’incedere della donna verso l’altare e le promesse
nuziali. E poi lo scambio delle fedi a suggellare un patto eterno con Dio.
Ricorda anche la loro iniziazione a mangiamorte, sempre insieme perfino nel
ricevere il marchio dal Signore Oscuro. E ricorda anche quando, un po’ timorosa
gli si era avvicinata e lo aveva invitato a mettersi seduto perché doveva dirgli
una cosa importante. Gli aveva detto di essere incinta e Lucius ricorda di
essere stato raramente così felice in tutta la sua vita. Perché una nuova vita
sarebbe entrata nel suo cuore che credeva di pietra e invece è di carne. E poi
la nascita di quel piccolo, che piangeva e lo guardava con i suoi vispi
occhietti grigi uguali ai suoi. Vederlo crescere era stata una gioia immensa e
quel figlio poi gli aveva dato così tante soddisfazioni! Ringrazia il cielo per
tutto ciò che gli ha dato, perché son queste le gioie della vita. Gioie di cui
stando rinchiuso in questa cella dall’aria stantia non potrà più godere a men
che non avvenga un miracolo. E Lucius Malfoy ha smesso da tempo di credere ai
miracoli.
Commento dell’autrice: salve a tutti, spero che questa
fanfic non vi abbia disgustati e/o indotti a vomitare, so che è scritta non bene
a livello grammaticale e mi dispiace ma ho scritto di fretta perché dovevo
assolutamente metter giù un paio di righe su Lucius Malfoy.
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